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sabato 29 gennaio 2011

Tagnin su Ae: la corrente doveva restare


BOLZANO. «Azienda Elettrica doveva muoversi con molta più cautela perché staccare la corrente e il riscaldamento a tutto un condominio nel pieno dell'inverno bolzanino non è di certo una scelta ragionevole». Così Mario Tagnin, consigliere comunale del Pdl, che è stato il primo ad avvertire le istituzioni dell'interruzione della fornitura elettrica per 40 famiglie residenti dal civico 28 al 32 di via Don Narciso Sordo a Firmian. Da via Dolomiti, infatti, è partito l'ordine di sospensione la sera di martedì quando la corrente è mancata per tutta la nottata e parte della mattinata di mercoledì. «Appena mi hanno informato di cosa stava accadendo a Firmian - riprende Tagnin - ho cercato di mettermi in contatto con il sindaco Spagnolli per chiedere il suo immediato intervento. Attraverso il suo segretario di gabinetto Uwe Staffler, quindi, siamo riusciti a sbloccare la situazione e restituire il riscaldamento a queste persone. Si sono accorti tutti che forse si era passato il limite». L'atteggiamento di Ae, dunque, ha lasciato perplesso il consigliere comunale. «Si potevano tranquillamente trovare altre soluzioni, al di là dell'inghippo e delle responsabilità delle varie amministrazioni. Perché, per esempio, la municipalizzata non ha inviato qualcuno per un incontro con i residenti che chiarisse bene i termini del debito, portando così un avvertimento diretto ai residenti prima di adottare contromisure pesanti? La stessa richiesta fatta dall'azienda di 1.000 euro per ciascuna famiglia, da pagare in poche ore, è evidentemente un aut aut molto pesante. Può non essere semplice, infatti, sopportare da un momento all'altro una spesa inaspettata di questa entità. Non si discute, sia chiaro, il merito di un debito che va sicuramente saldato, quanto il metodo con cui si è cercato di forzarne la riscossione».

La giornata della memoria: strade e piazze


BOLZANO. La Memoria è anche questione di strade. L’e odonomastica cittadina, ovvero l’elenco dei nomi delle vie, magari senza che ce ne si renda conto ma ci invita tutti i giorni a riflettere su alcune figure che hanno scritto la storia della resistenza e della lotta al nazifascismo nella nostra terra. Eppure, di alcune di tali figure magari alcune persone poco sanno.
Vediamo alcune schede sintetiche, allora.
Ada Buffulini. Via poco distante da via Genova. Laureata in medicina, fu particolarmente attiva come antifascista. Nel 1944 organizzò un giornale clandestino rivolto alle donne socialiste ma durante un incontro con alcuni studenti fu arrestata e rinchiusa due mesi a San Vittore. Da qui fu trasferita al campo di transito di Bolzano, dove riuscì ad attuare forme di resistenza interna e attività di sostegno ai prigionieri. Nel febbraio 1945, però, le SS scoprirono la sua attività e fu rinchiusa nel blocco celle fino alla liberazione.
Bruno Buozzi. Pochi sanno che la Fiera si affaccia sulla strada intitolata a una vittima del fuoco dei fucili tedeschi. Bruno Buozzi fu un sindacalista che prima si trasferì in Francia per sfuggire al regime fascista e poi fu arrestato e ucciso dai tedeschi in fuga da Roma nell’eccidio di La Storta, sulla via Cassia.
Giuseppe Di Vittorio. Via vicina a via Buozzi, intestata ad un altro noto sindacalista antifascista arrestato e mandato al confino a Ventotene nel 1941.
Laura Conti. Vicino al servizio veterinario provinciale troviamo via Laura Conti: internata anche lei nel campo di via Resia dopo una riunione tra studenti socialisti. Ebbe la fortuna di evitare la deportazione in Germania e riuscì a sopravvivere.
Toni Ebner. Strinse una forte amicizia con il leader della resistenza antifascista e antinazista in Alto Adige, Michael Gamper.

Romano Guardini. Filosofo della religione, fu spinto alla pensione forzata dal regime che mal sopportava il suo lavoro da intellettuale. E’ nello stradario di Oltrisarco.
Gianantonio Manci. Eroe della resistenza pure Giannantonio Manci, che morì gettandosi dal terzo piano del palazzo della Gestapo e al quale oggi è intitolata la via dove per anni si trovò il Liceo classico “Carducci”.
Franz Innerhofer. Gli è stata intestata una piazzetta, che ricorda il maestro di Marlengo che di fatto fu la prima vittima del fascismo a Bolzano, nel 1921.
Hans e Sophie Scholl. A loro è intestata la piazzetta - parcheggio fra viale Trieste e via Roma. Furono attivisti del gruppo tedesco antinazista “La Rosa Bianca” e trovarono la morte sotto la ghigliottina della Gestapo nella prigione di Monaco. (a.c.) 28 gennaio 2011

Nuova espansione tra via Druso e via Resia Gli abitanti: che non sia un altro Casanova


BOLZANO. Nei pressi dell'incrocio tra viale Druso e via Resia abitanti ed esercenti cominciano a interrogarsi sul volto che assumerà il rione una volta che arriveranno i nuovi alloggi nelle aree sbloccate dalla Provincia e permutate da verde agricolo a zona di espansione. Le cifre non sono irrisorie dato che si tocca quota 870 appartamenti, conteggiando pure le previsioni sulla zona artigianale. La somma è presto fatta: 450 tra le case delle infermiere e la caserma dei vigili del fuoco, 100 tra il Bivio Mendola-Merano e le case delle infermiere, 300 nella zona artigianale e 20 nel parcheggio dietro la pizzeria Metro. Un afflusso che crea qualche apprensione in chi tutti i giorni affronta le code in via Resia o viale Druso, mentre spalanca le speranze dei commercianti e di chi aspetta da tempo una casa in cooperativa. «Sono inserita in una coop di Confcooperative - premette Marika Consolini, titolare del centro estetico "Body Style"- quindi sono forzatamente di parte e spero che il Comune dia un'accelerata a questo progetto. Professionalmente, inoltre, ci aiuterebbe essere inseriti in un contesto più residenziale e il traffico non deve preoccupare più di tanto perché saranno adottate delle contromisure». Concorda sull'aspetto commerciale Laura Rizzi di "Sidera": «Sicuramente spostare il limite della periferia è comodo e comporta dei vantaggi. Certo che se penso al già cospicuo traffico di viale Druso qualche perplessità mi viene». Netto, invece, il giudizio di Erica Mair e Rosa Atiensia: «Già così le code sono infinite e la viabilità insostenibile. Pensare di aggiungere altre 800 famiglie che insistono sulla strada è una pazzia». Erio Rach osserva l'evolvere della situazione direttamente da casa sua vicino al liceo sociale "Pascoli". «Siamo in tanti qui, bisogna muoversi con attenzione perché gli equilibri urbanistici sono precari e i problemi dei nuovi quartieri, come sappiamo, già tanti». Intanto, nell'area verde, alcune serre sono in fase di smantellamento: il 90% della superficie, infatti, sarà destinato a residenziale, di cui il 55% all'edilizia agevolata e il 45% a disposizione dei privati. «Difficile dare una valutazione complessiva - ammette Andrea Volcan - perché comunque bisogna considerare che in Alto Adige siamo fortunati e di verde ne abbiamo tanto. Il traffico, invece, potrebbe risentirne. Già oggi, infatti, Firmian paga in parte l'arrivo della scuola e l'aumento dei transiti tra automobili e bus. Gli studenti, chiaramente, devono raggiungere le classi in qualche modo, ma inserire centinaia di famiglie in un contesto già delicato può essere rischioso». Più entusiasta Iris Planinschek: «Il Comune può tranquillamente darsi una mossa. Il verde pubblico a Bolzano è parecchio e a Firmian abbiamo già un nuovo bellissimo parco, quindi possiamo rinunciare a una parte di zona agricola. Sull'aumento delle automobili, poi, non sarei così drastica, perlomeno per quanto riguarda via Resia. Difficilmente, infatti, chi va in Centro passa di qua, così come la direttrice per Merano non ci tocca minimamente. La novità positiva, semmai, è un progressivo spostamento del confine della periferia urbana che può aiutare pure noi a sentirci meno isolati». Diametralmente opposte le convinzioni di Enrica Papace: «Ci stanno levando tutto il verde. Gli amministratori intendono complicare ulteriormente la viabilità e le criticità di questa zona aggiungendo residenti senza mostrare delle proposte che risolvano i nostri dubbi». Per la verità qualcosa sul tavolo ci sarebbe, ma di decisioni nessuna. «Bisognerebbe - conclude Sergio Ossana, titolare del benzinaio "Ip" - capire se c'è lo spazio per installare una rotonda all'incrocio tra via Resia e viale Druso, così come andrebbe verificata la fattibilità del metro di superficie fino all'innesto con la ferrovia Merano-Bolzano oppure del tram per l'Oltradige. Tutte soluzioni che potrebbero cambiare lo scenario legato al traffico. Guardandola sotto un'ottica commerciale, invece, è evidente come i nuovi insediamenti siano una vera boccata d'ossigeno». (a.c.)
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Amianto, segnalazioni all'Appa


BOLZANO. Nella caccia all'amianto deteriorato l'Agenzia Provinciale per l'Ambiente adesso chiede aiuto ai cittadini. Dopo la mappatura con il cannocchiale e l'avviata collaborazione con il Consorzio dei Comuni per passare ad analisi più approfondite dei tetti, ora chiunque potrà inviare una segnalazione sospetta all'Appa e ricevere risposta sulla presunta pericolosità del materiale. In caso di dubbi sarà sufficiente, infatti, spedire una fotografia digitale all'indirizzo paolo.battisti@provincia.bz.it. L'operazione, in realtà, rientra in un più ampio processo di mappatura globale. «Abbiamo passato ai Comuni - specifica Luigi Minach - i primi dati sulle coperture ritenute potenzialmente pericolose, ma rilevate con una semplice visione dall'alto. Ora, infatti, è necessario passare ad analisi più approfondite che possono avvenire solo tramite sopralluoghi specifici in cui ci aiuteranno gli uffici igiene comunali. Nel concreto, infatti, alcuni tetti potrebbero non essere di amianto come lascia intendere la fotografia dall'alto». In tutto questo, però, come possono essere d'aiuto le segnalazioni dei cittadini? «L'amianto - conclude Minach - non un materiale che troviamo solo sulle coperture, ma può essere presente pure sui balconi, nei pannelli termoisolanti, addirittura in alcuni pavimenti. Ecco, in questi casi una foto può essere molto utile. Poi, logico, il discorso è lo stesso per chi ha sospetti su qualche tetto nelle vicinanze». Insomma, in caso di dubbi di coperture in amianto deteriorato che possono sprigionare le pericolisissime fibre, meglio informare subito i tecnici. Sulla questione, intanto, è intervenuto il presidente della Circoscrizione Europa-Novacella Carlo Visigalli. Via Rovigo, infatti, è tra le zone più soggette al rischio date le tante coperture in eternit ancora presenti. «Nella zona i dati sono stati già passati agli uffici comunali che ora si interesseranno di effettuare delle verifiche sul posto». Alcune misure, però, sono già state adottate: «Stiamo sensibilizzando gli amministratori condominiali in modo che propongano ai condomini la sostituzione dei tetti. A lavoro di mappatura concluso, comunque, il Comune imporrà la completa bonifica nei siti vicini a zone sensibili come le scuole o i parchi».
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Skatepark: continui incidenti


BOLZANO. «I divieti di accesso allo skate park del Talvera vengono elusi quotidianamente e gli incidenti sono ormai all'ordine del giorno». A lanciare l'accusa, prima su Facebook e poi direttamente all'Alto Adige, è Andrea Marcellino, fruitore delle rampe e tra i bmx'er più conosciuti in città. «Le transenne posizionate in seguito alla dichiarazione di inagibilità del Comune sono state levate dopo poche ore e oggi, a diversi mesi di distanza, tutti continuano a usare le rampe senza che nessuno muova un dito. Il pericolo è grande perché il deterioramento della struttura è continuo: spuntoni, irregolarità e ostacoli sono decine. I ragazzi cadono e rischiano fratture oppure si graffiano. L'ultimo episodio ha colpito un bambino portato via dall'ambulanza perché si è fatto male a una caviglia: avrà avuto 10 anni ed era accompagnato dal padre, assurdo». Il dito è puntato verso l'amministrazione: «Ci avevano coinvolto per procedere con una demolizione immediata a ottobre. Bastava un'assicurazione per noi volontari e tutto sarebbe potuto partire, creando al più presto le condizioni per un passaggio del terreno dalla società "SSV Bozen" alla Provincia e poi al Comune. Siamo a febbraio e nulla si è mosso, mentre bimbi e ragazzi continuano a farsi male. Ora sento di progetti che completino il polo dello skate park come la pista di pattinaggio artificiale, ma a noi interessa solo che venga ripristinata una zona di socializzazione, integrazione e cultura giovanile che ha sempre funzionato». Prova a rispondere l'assessore comunale Mauro Randi: «Vero che dopo il decreto di inutilizzabilità la situazione è precipitata. La demolizione, comunque, è stata posticipata perché abbiamo chiesto un preventivo a una ditta specializzata per sapere quanto poteva costare una semplice riqualificazione. La cifra si è rivelata troppo alta, quindi adesso la procedura burocratica per il rifacimento completo sta andando avanti. L'8 febbraio abbiamo in calendario un incontro in cui avremo probabilmente un progetto molto vicino a quello definitivo. Il tutto, chiaramente, sarà realizzato consultando gli stessi skater in una riunione che terremo molto probabilmente al centro giovanile "Pippo". Sulle tempistiche mi auguro che entro il 2011 si possa consegnare alla città la nuova struttura». A segnalare per primi i pericoli dello skate park furono,la scorsa estate, i consiglieri comunali Tobias Planer (Verdi-Projekt Bozen) e Angelo Gennaccaro (Udc). «Il Comune - risponde il consigliere dei Verdi - non è fermo: il gruppo di lavoro sta procedendo con l'elaborazione di un progetto in coordinamento con l'associazione "Sk8 Project". I lavori potrebbero tenersi durante l'estate. (a.c.)

Bollette non pagate: Ae stacca acqua, luce e riscaldamento a 40 famiglie di 2 condomini


BOLZANO. Un'intera notte senza luce né riscaldamento e un risveglio privo di acqua calda con docce e lavaggi al gelo. Non sono state ore semplici quelle vissute dai residenti dei condomini in via don Narciso Sordo a Firmian. Martedì sera, infatti, Ae ha staccato l'energia elettrica degli spazi comuni dal civico 28 fino al 32 riallacciandola solo ieri in mattinata: un forte disagio per una quarantina di famiglie. Una nottata passata al freddo per tutti, bambini piccoli e anziani compresi. La colpa? Secondo alcuni residenti sarebbe da ascrivere a un mancato pagamento di 38.000 euro ad Azienda Energetica mai segnalato dagli ex amministratori di condominio. LA PROTESTA Lo studio dell'amministratore, che da poco ha rassegnato le dimissioni irrevocabili nella gestione dell'edificio, dal canto suo nega con forza ogni coinvolgimento. «Ci siamo affidati a loro con fiducia - ricorda Renato Lucchi che abita proprio nel condominio - ma evidentemente sono sorte delle complicazioni gravi. Tutto a un tratto, infatti, ci siamo ritrovati senza la corrente in comune. Il problema, chiaramente, è legato al riscaldamento centralizzato e alla fornitura di acqua calda. Non dimentichiamoci, infatti, che qui abitano anziani e genitori con bambini appena nati. Meno male che ci hanno lasciato l'illuminazione delle scale e l'ascensore: i servizi essenziali per un minimo di sicurezza». Di solito, però, prima dell'interruzione della fornitura partono diversi avvisi. «Non abbiamo mai saputo nulla - continua Lucchi - e l'amministratore non si è mai degnato di metterci in guardia nelle riunioni condominiali. Addirittura avevamo un bilancio approvato. Il pagamento delle rate era normale, quindi nessuno si aspettava che ci fosse un'esposizione tanto cospicua. Ora abbiamo cambiato amministratore, ma rimane la beffa e la sensazione che non tutto sia stato gestito bene». La corrente, però, è tornata solo nella mattinata di ieri: «Certo. Abbiamo cominciato a pagare in banca e ogni famiglia sta mettendo una cifra tra 700 e 1.100 euro. Siamo una cooperativa dell'Acli e ci conosciamo tutti abbastanza bene: chiediamo solo venga fatta chiarezza su come sia potuto accadere un disguido simile». Denise Fischnaller n: «Ci hanno staccato tutto lasciandoci al freddo. L'unica cosa che sappiamo è che ci siamo trovati di fronte a un grosso pasticcio amministrativo». Situazione di disagio testimoniata pure da Sabrina Seppi: «Vengo qui a fare le pulizie in casa a una signora anziana e ho trovato davvero fuori luogo privarla del riscaldamento per diverse ore. Sono sollevata dal fatto che ora Ae abbia provveduto a riallacciare la corrente, ma forse la situazione poteva essere gestita in modo differente». Chiude Franco Battistini: «Per una notte siamo riusciti a cavarcela abbastanza bene, nonostante le temperature all'esterno non siano state clementi. L'acqua fredda, invece, ha comportato un certo disagio: non è bello fare la doccia in queste condizioni».
GLI AMMINISTRATORI Pronta la replica che arriva dagli uffici dell'ex amministratore di condominio: «Non accettiamo che ci venga tirata la croce addosso così facilmente. A fine novembre abbiamo fatto il passaggio di consegne alla nuova società amministrativa e tutti i bilanci erano a posto, con tanto di estratti conto e fatture originali. Il 18 ottobre, oltretutto, abbiamo avuto l'ultima riunione del condominio e l'esposizione di 38.000 euro non esisteva proprio. L'unica scopertura, piuttosto normale, era di 8.458 euro basata più che altro su un'ipotesi di consumo. Con noi, comunque, tutte le fatture di luce e gas erano in ordine. Avevamo, però, trovato delle spese che dovevano essere restituite dalla cooperativa del condominio, forse c'entrano qualcosa. Considerando, infine, che in un anno il condominio ha pagato di consumi 30.000 euro tra il 2009 e il 2010, la somma di 38.000 euro è francamente troppo cospicua e potrebbe essere giustificabile solo con un eventuale conguaglio». Netta, la presa di posizione della nuova amministrazione: «I residenti sapevano benissimo di questo debito, forse c'era bisogno di una svegliata dato che dopo il sollecito dei pagamenti nella posta di ieri mattina in molti sono corsi a saldare la loro posizione. Il disagio, comunque, è limitato alle sole 4 ore del mattino perché di notte il riscaldamento è praticamente LA VERSIONE DI AE «Abbiamo semplicemente seguito le normali procedure - così il vice direttore generale di Ae Paolo Acuti -. Si tratta, prima di tutto, di un'utenza generale con allacciamento una centrale di calore per il riscaldamento. Azienda Energetica ha seguito le normali procedure inviando i solleciti all'amministratore che, però, nessuno ha pagato: purtroppo, come avviene regolarmente e come ci è imposto dall'Autorità, abbiamo provveduto alla sospensione della fornitura. Mi spiace sia successo durante nottate così gelide e so che alcuni residenti sono andati a lamentarsi in Comune». Ora, appunto, tra amministratori e una parte dei condomini è cominciato il reciproco scambio di accuse. «Noi non possiamo incolpare nessuno, ma possiamo dire che tra il mancato pagamento e l'interruzione della luce passa parecchio tempo. Trenta giorni sono il margine massimo per saldare regolarmente la fattura, altri 20 sono a disposizione da quando parte il sollecito e in mezzo bisogna conteggiare le giornate che impieghiamo per verificare i pagamenti nei nostri sistemi. Non si tratta, certamente, di una scelta improvvisa». Come funziona, però, nei casi di passaggio di consegne tra amministratori di condominio? «Provvediamo a modificare l'indirizzo della fattura non appena ne abbiamo comunicazione. Può essere che l'inghippo sia lì, ma da quando sono arrivati i regolari pagamenti, ieri mattina, la corrente è stata riallacciata». (a.c.) 27 gennaio 2011

I commercianti chiedono parcheggi vicino a via Roma


di Alan Conti
BOLZANO. Via Roma centro dello spaccio è un'etichetta che non piace ai commercianti. L'arresto di un tunisino che spacciava eroina concluso l'altro giorno in una palazzina della strada dai carabinieri ha lasciato una scia di amaro nelle parole di residenti ed esercenti, che adesso chiedono qualche considerazione in più. La sicurezza, ben inteso, non è messa in discussione, ma le possibilità per migliorare la via, da più controlli a un ripensamento generale della viabilità, ci sono ed emergono nelle parole di chi vive il rione tutti i giorni. «La sicurezza ce la garantiamo da noi - rompe il ghiaccio Flora Maria Kruger del bar "Il Brigante" - perché di controlli non ne abbiamo mai visti. Abbiamo montato un sistema di telecamera a circuito chiuso che ci fa stare tranquilli: ci siamo arrangiati. Scoraggerei, però, gli allarmismi eccessivi perché comunque in questa via possiamo ritenerci abbastanza sicuri e fortunati. Importante, invece, sarebbe la possibilità di catalizzare più persone e quindi più movimento attraverso un sistema di parcheggi che sia finalmente all'altezza di un'arteria come via Roma». «Qualche anno fa - le fa eco Sergio Bottura dell'omonima agenzia immobiliare - abbiamo subito una spaccata in agenzia, ma si trattò di un errore perché i ladri volevano, con ogni probabilità, entrare nel vicino bar avendo come obiettivo le macchinette dei videopoker. Questo, però, è solo un vecchio episodio che non può fare tendenza: via Roma è sempre una strada di passaggio, ma dotata di grandi servizi e appeal commerciale che sarebbe sbagliato negare. Preciserei, inoltre, che non si tratta certo di una superstrada, ma di una normale arteria cittadina. Dal punto di vista immobiliare, invece, episodi singoli di microcriminalità come l'arresto per spaccio non inficiano in modo determinante l'attrattiva o il valore di una zona. Chi si immagina un'atmosfera di poca sicurezza generale, insomma, è fuori strada. Il problema, semmai, può insorgere quando i reati sono sistematici, ma non è il caso di allarmarsi». Concreto pure il dipendente Sergio Toccacieli: «Guardi, qualsiasi zona di Bolzano trova qualcuno che ne evidenzia un aspetto negativo. Via Roma, in realtà, ha sofferto durante i lavori del ponte per il traffico intasato e su quello si sta cercando di intervenire in modo proficuo». Meno serafico è Luigi Violante, titolare dell'orologeria sulla via: «Bisogna impegnarsi per attirare le persone e rendere questo un percorso di passeggio e visita. Non è possibile che persino i bolzanini si rechino solo in piazza Walther per fare shopping. Il primo passo per valorizzare meglio la strada, dunque, è creare un parcheggio di quartiere aperto al pubblico nei pressi dell'uscita dell'arginale. La stessa illuminazione e promozione di via Roma potrebbe essere gestita meglio, anche perché l'offerta è molto ampia data la lunghezza che abbiamo a disposizione. Solo così, infatti, potremmo preoccuparci di meno quando escono certe notizie di cronaca». «Diciamo che siamo abbastanza sicuri - le parole di Andrea Nerini di "Gourmet 82" - anche se certi episodi lasciano perplessi. Sulla richiesta di più parcheggi, invece, mi allineo volentieri». Dietro al bancone del bar "Elena", infine, sorridono invece Elena Xiao e Shehu Qeram: «Ogni tanto si rincorrono delle voci di alcune piccole truffe che vengono messe in atto nella zona. Francamente, però, non sappiamo quanto ci sia di pettegolezzo e quanto di verità. Quel che è certo, semmai, è che la strada ha vissuto questo arresto con un pizzico di apprensione. La vera limitazione di via Roma è che ormai è sempre più una passeggiata per automobili e nessuno ha voglia di fare quattro passi qui da noi. Lavorare con i residenti, chiaramente, è sempre soddisfacente, ma trovare un modo per attrarre di più i nostri concittadini sarebbe bello. Il parcheggio è una soluzione, ma anche qualche manifestazione in più potrebbe concederci nuove opportunità».
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La lezione di Memoria: 150 studenti altoatesini in viaggio ad Auschwitz


28 gennaio 2011 — pagina 45 sezione: Agenda


BOLZANO. Ripercorrere i chilometri della sofferenza con l’entusiasmo della giovane età e la consapevolezza di andare incontro a un’esperienza forte. Il treno della Memoria, organizzato dall’associazione “Terra del fuoco” è partito ieri alle 14 dalla stazione bolzanina, in occasione della Giornata della Memoria, caricando in varie tappe anche studenti di Trento, Verona e Trieste. Il convoglio porta gli studenti delle superiori a Cracovia per qualche giorno, con la visita ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau come momento di riflessione sulla tragedia dello sterminio nazista.
E’ un’atmosfera a metà tra gita scolastica e scoperta storica dolorosa, quella che ha accompagnato ieri mattina il saluto ufficiale ai 150 ragazzi altoatesini a Palazzo Widmann. Nel cortile incontriamo Alessio Cecere, Elyes Ouerghi, Matthias Kirchler, Patryk Cieloch ed Erdi Mehmeti, tutti pronti a viaggiare. «Sarà un momento di profonda riflessione e crescita culturale - ci raccontano - che ci porterà a visitare luoghi dove la crudeltà dell’uomo ha causato immenso dolore. E vogliamo dire che siamo contenti di affrontare un viaggio simile con tanti coetanei di diverse città italiane: stringeremo nuove amicizie e vivremo un’avventura da raccontare».
Chi sul treno della Memoria ha già viaggiato è Valentina Gecele: «Con più della metà dei partecipanti dello scorso anno ci sentiamo regolarmente. Questo viaggio, infatti, ti segna in modo particolare e con i compagni si stringono rapporti che fa piacere coltivare».
Saluta i ragazzi l’assessore provinciale alla scuola, Christian Tommasini che li raggiungerà sabato e domenica in Polonia. «Leggete le pagine di Primo Levi e con la vostra testimonianza rendete giustizia a chi ha sempre combattuto il negazionismo considerandolo un incubo. La vostra esperienza serve a difendere i valori e i principi democratici».
A incontrare i ragazzi in partenza, erano presenti, fra gli altri, anche Lionello Bertoldi, presidente dell’Anpi, Radames Gabrielli, presidente dell’associazione “Nevo Drom”, Claudia Giacomozzi, responsabile dell’archivio cittadino, che ha esortato i giovani «a fare domande, incuriosirvi, rompere le scatole e ottenere quante più informazioni possibili per elaborare al meglio quello che vedrete», il sindaco Luigi Spagnolli che ha colto l’occasione per rilanciare la necessità «di una storia condivisa da tutti, specialmente in una terra come la nostra», e Franz Thaler, il celebre contadino di Sarentino che disse no alle SS e venne internato.
I ragazzi arriveranno a Cracovia oggi a mezzogiorno e visiteranno la città; domani visita al ghetto ebraico di Kazimierz e spettacolo teatrale serale; domenica il clou emotivo con le visite ad Auschwitz e Birkenau mentre la giornata di lunedì sarà dedicata alle attività di rielaborazione a gruppi, l’assemblea plenaria e la serata musicale; martedì partenza alle 13 da Cracovia, con arrivo previsto a Bolzano mercoledì alle 13. I ragazzi si potranno seguire sulle pagine di Facebook dedicate, ma anche sul profilo dell’associazione “Terra del Fuoco”. Tutti, insomma, possiamo viaggiare un po’ assieme a loro.

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Alan Conti

I bolzanini: sui monumenti siamo stati svenduti cattivo esempio per i giovani


28 gennaio 2011 — pagina 06 sezione: Cronaca


BOLZANO. “Vergogna”, “svendita del gruppo italiano”, “mercato delle vacche” e “pessimo esempio per i giovani”. Non vanno per il sottile i bolzanini - al di là degli schieramenti politici - nel commentare il patto Svp-Pdl che, per salvaguardare la fiducia al ministro dei beni culturali Sandro Bondi, prevede la rimozione del Duce a cavallo di piazza Tribunale e il blocco dei lavori di restauro al Monumento di piazza Vittoria. Di fronte al palazzo degli uffici finanziari incontriamo Remo Vanzo, intento a osservare il rilievo di Piffrader: «Che brutta figura. Il ministro Sandro Bondi, e con lui tutto il Pdl nazionale, si è rivelata persona poco corretta, disposta ad assecondare un ricatto per salvarsi. Al di là di ogni discorso precedente, basterebbe questo atteggiamento per giustificare un voto di sfiducia. Il gruppo italiano è stato svenduto». Natalino Dainese scuote la testa: «Guardi, io sono di tutt’altro colore rispetto a chi ha sempre sostenuto il Duce a cavallo, ma qui si è passato il limite. Il frontone va lasciato dov’è: non possiamo piegarci a logiche che ci riportano indietro di un secolo». «La storia è storia - interviene Monica Carnacina - e qualunque nazione annovera pagine belle e brutte nel proprio passato. I simboli dei periodi bui vanno lasciati, anche come monito per le nuove generazioni». Stessa lunghezza d’onda per Alba Saturnini: «Gli errori del passato non si cancellano e non si nasconde la polvere sotto i tappeti. Le trattative condotte sottotraccia, poi, lasciano un alone inquietante su cosa veramente ci sia ancora di nascosto in tutto questo mercanteggiare. Forse si guarda con interesse alle prossime provinciali». Chi si discosta dal sentimento generale è Stefano A., ebreo. «Si tende a limitare il discorso a un dualismo tra italiani e tedeschi, ma chi è ebraico come me soffre nel vedere queste celebrazioni. Sono d’accordo, quindi, con Svp e Bondi: via il Duce a cavallo e via pure il Monumento alla Vittoria». A sorpresa, invece, arriva la critica di Toni Kipperberg: «Sono tedesco, ma questo accordo è solo un contentino gettato dalla Svp per arginare la fuga di voti a destra. Io avrei lasciato monumenti e simboli dandogli, però, una nuova cornice esplicativa». Giuseppe Farina parla apertamente «di mercato delle vacche, dove gli italiani sono stati calpestati. Il Monumento deve rimanere ed essere restaurato per depotenziarlo una volta per tutte, ma rendendo giustizia alla nostra storia comune». Se la cava con una battuta, amara, Giorgio Marcato: «Certo che il Duce a cavallo lo leverei. Immediatamente. L’importante, però, è che al suo posto si metta una rappresentazione del presidente della Provincia Luis Durnwalder. Scherzi a parte, credo che eliminare la storia sia un atto di ingiustizia, al di là delle convinzioni politiche. Il frontone va lasciato e il Monumento restaurato e, magari, riconsegnato alla città con l’apertura di un museo sulla Grande Guerra. Da bolzanino, per esempio, non ho mai avuto l’opportunità di visitarlo. Assurdo. Questo accordo è un pessimo esempio per i giovani: veicola il messaggio che per salvare al poltrona si può vendere tutto». A portare avanti le istanze di parte del gruppo tedesco che non vuole più vedere i simboli fascisti troviamo Gottfried Rungger: «Per me sono da levare immediatamente. Personalmente non mi sento insultato o infastidito, ma è ora di superare queste polemiche per andare avanti e la rimozione mi sembra l’unica soluzione che possa garantire la fine delle discussioni». La verità dei fatti, però, sembra un’altra. «E’ un accordo vergognoso e infame - non usa mezzi termini l’avvocato Paolo Mitolo, nipote di Pietro, storico dirigente di An - che offende la comunità italiana, quel simbolo ricorda solo la vittoria nel primo conflitto mondiale». Monica Rezmüves regala uno sguardo sulla sua Romania «dove i monumenti storici non vengono toccati per nessun motivo al mondo. Magari non c’è molta attenzione nella conservazione, ma un discorso come quello che fanno i nostri politici sarebbe impensabile». Sempre all’Europa dell’Est, infine, guarda la testimonianza di Polda Jeni ed Elisa Zhobe, bariste del bar “Otto e mezzo”. «Siamo polacche e nel nostro Paese il discorso è ancora più delicato. Abbiamo Auschwitz e monumenti che riportano addirittura le svastiche, ma è molto importante che rimangano al loro posto e vengano spiegate per filo e per segno. Le targhe esplicative sono fondamentali basti pensare che a Varsavia, quasi completamente distrutta dai bombardamenti bellici, ogni casa o edificio riporta un cartello col numero e i nomi dei caduti. A Bolzano si sbaglia a voler eliminare la testimonianza storica del Monumento che, bisogna avere il coraggio di dirlo, è anche esteticamente bello».

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Alan Conti

giovedì 27 gennaio 2011

I dati nascosti sotto il tappeto


Il circolo didattico delle scuole dell’infanzia tedesca blinda i dati e fa calare il silenzio sul numero di bambini italiani iscritti nei vari asili della città. La decisione è arrivata ieri mattina quando l’Alto Adige ha deciso di quantificare con valori statistici un fenomeno giudicato da tutto il mondo scolastico provinciale in continua espansione. Le famiglie italiane che iscrivono i propri figli nelle scuole dell’infanzia tedesche, infatti, sono sempre di più e sono la spia di una voglia di bilinguismo precoce che sboccia inevitabilmente nella richiesta di un sistema scolastico che possa coniugare le due anime linguistiche del territorio. I primi numeri raccolti, comunque, confermano il trend e parlano di 7 bambini su 25 presso l’asilo “Max Valier” nell’omonima via e addirittura 11 alunni su 22 al “Castel Weinegg” di Aslago. Un dato pari al 50% che, preso simbolicamente, conferma una realtà di struttura bilingue nel concreto dell’insegnamento quotidiano, anche se negata formalmente. Le stesse maestre della scuola confermano: "C’è un buon clima di lavoro, senza pregiudizi e un apprendimento piuttosto naturale della lingua tedesca da parte dei bimbi italiani. Chiaro, all’inizio incontrano qualche difficoltà, ma dopo un po’ non avvertiamo particolari differenze". Giunti alla scuola materna “Roen”, però, scatta il primo avvertimento: "Per questi dati bisogna avvertire il Circolo didattico". Immediata la telefonata in via Brennero: "Impossibile – la risposta – fornire numeri precisi sul dato aggregato con le iscrizioni aperte". Il sondaggio, però, si concentra sui bambini che frequentano gli asili nell’anno scolastico in corso, non il prossimo. "Nemmeno questa cifra può essere fornita: si può comunque, parlare direttamente con i singoli istituti se avranno tempo e modo di rispondere". Ottenuto il nullaosta, dunque, la ricerca continua e strappa un'altra percentuale dal popoloso “St.Johann”: "Difficile fare una stima, ma a spanne ci aggiriamo su un 10-20% di bambini italiani su un totale di 125 frequentanti>>. Prendono tempo, invece, i responsabili del “Fratelli Grimm” e “Dolomiten”. La doccia fredda, però, arriva una volta passati agli asili privati: è da due di loro, infatti, che riceviamo la comunicazione del secretamento dei dati. "Il Circolo didattico ci ha informato – la risposta al nostro quesito – di non rispondere alla vostra domanda per nessun motivo. Siamo entrati in contatto con loro e ci hanno spiegato che si tratta di una comunicazione fatta a tutte le scuole dell’infanzia". Il diktat del silenzio stampa, insomma, piomba dall’alto e lascia il conteggio fermo al parziale di circa 38 bambini su 172 iscritti totali, pari alla ragguardevole stima del 21,7%, ovvero un alunno su 5 di lingua o famiglia italiana nell’asilo0 tedesco. Il resto è polvere sotto il tappeto.

Gli abitanti: ridiamo dignità a piazza Vittoria. Va liberata dalle auto


BOLZANO. Il punto fermo è che il Monumento alla Vittoria non si muove e deve essere risanato. Nei giorni in cui nei palazzi romani irrompe l'arco di Piacentini nelle trattative Pdl-Svp, fanno sentire la loro voce i bolzanini. E arriva un'idea: un museo della Grande Guerra sotto al monumento. Potrebbe ridare respiro a una piazza pedonabile e il sorriso ai commercianti, ripagati dal più che probabile richiamo turistico. «Per rendere onore alla bellezza di questa piazza - rompono il ghiaccio Alfonso e Licia Sputore - sarebbe necessario darle un'unità architettonica. Potrebbero funzionare uno spiazzo pedonabile ampio o l'allargamento del parco. Il Monumento, invece, deve rimanere dov'è, senza divenire oggetto di uno squallido mercanteggiare politico. Per molti anziani, infatti, al di là delle sue implicazioni storiche rappresenta un ricordo e, come tale, va salvaguardato». «Capisco fossimo a Roma dove ovunque ti giri trovi un reperto importante - interviene ironica Daria Bertagnolli - ma qui a Bolzano non possiamo fare troppo i sofisticati. Il Monumento alla Vittoria, infatti, ha una sua valenza che spinge anche il turismo a vederlo: sarebbe controproducente toglierlo definitivamente. Escluderei l'idea bislacca che ho sentito di farci un bar, ma inizialmente si potrebbe cominciare a rivalutarlo conferendogli un'illuminazione degna. La piazza libera dalle automobili, invece, sarebbe un grande successo e noi residenti, prima ancora della comodità di un garage, auspichiamo una soluzione simile». Chi conosce bene questa porzione di città è Lino Stefani, proprietario di diversi negozi affacciati su piazza Vittoria. «I cambiamenti andavano portati avanti anni fa, quando ancora non era necessario districarsi tra le tutele delle belle arti. Oggi è tutto più difficile e anche il discorso dei garage sotterranei è campato in aria. Il mercato, però, non può porre veti perché ogni sabato noi sopportiamo il disagio di essere messi in disparte, con i portici che si trasformano in parcheggi per scooter e biciclette. A tutto questo dobbiamo aggiungere che siamo stati privati di piazzole per il carico e scarico. Sul Monumento, invece, appoggio totalmente la proposta di insediarci un museo sulla prima guerra mondiale, curato da un grande esperto e collezionista come Corrado Pasquali che sarebbe capace, attraverso documenti nazionali e dell'impero austro-ungarico, di donare un equilibrio tra i due gruppi linguistici. Il ritorno turistico, inoltre, sarebbe assicurato: a Caoria, in Trentino, si trova il piccolo comune di Canal San Bovo che gode di grande considerazione proprio per la presenza di un museo simile di grande successo». Più cauti Laura Sanfedele e Paolo Pallabazzer che rispondono direttamente dal bancone del bar "Tiffany". «Commercialmente non possiamo nascondere come la situazione odierna sia la più vantaggiosa. Grazie ai parcheggi o il mercato, infatti, il passaggio di gente è sempre cospicuo. L'unica cosa che manca, semmai, è una macchina cambia monete perché il pellegrinaggio di chi chiede a noi spiccioli per banconote è continuo. Le voci, però, continuano a parlare di cambiamenti e di una piazza destinata al solo passaggio pedonale. Capiamo l'entusiasmo, ma attenzione che a Bolzano sono già diversi gli spiazzi urbani simili che sono diventati un deserto, basti pensare a piazza Tribunale o Matteotti. Le stesse esigenze del mercato durante i lavori vanno tenute in considerazione. Intervenire tanto per intervenire, infatti, non porta vantaggi a nessuno». Chi vorrebbe una realtà immutabile, in conclusione, è Arturo de Prezzo, artigiano calzolaio che da anni lavora da "Mister Ok". «Sono qui da tre decenni e mi auguro che piazza Vittoria rimanga tale e quale per molto tempo. Commercialmente funziona bene e ai bolzanini piace: non esiste tutta questa necessità di cambiamento. In questo discorso, ovviamente, trova posto pure il Monumento». (a.c.)
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mercoledì 26 gennaio 2011

Viabilità, farmacie, scuole Tempi lunghi per il Centro «Mancano soldi e permessi»


di Alan Conti
BOLZANO. L'accesso alla Ztl del Centro regolamentato da telecamere? Subordinato alla compartecipazione economica di un privato. I lavori alle scuole "Von Aufschnaiter"? Bloccati da procedure burocratiche. La farmacia ai Piani? In attesa della variazione di organico provinciale e della scelta dei locali. Troppi i pullman a Rencio? Bisogna tutelare chi si dirige al distretto socio-sanitario di Cardano. Sono progetti a singhiozzo quelli affrontati nell'incontro tra la Circoscrizione Centro-Piani-Rencio con la giunta comunale tenutosi ieri sera a Maso Premstaller. ZTL E VIABILITÀ Al centro del vertice il traffico e la sua regolamentazione. «L'orientamento - ha spiegato l'assessore alla mobilità Judith Kofler Peintner - è sempre quello di dotare gli accessi alla Ztl di telecamere di controllo. L'esborso, calcolato in circa 800 mila euro, è però troppo consistente e necessita di un aiuto da parte di privati. E' nostra ferma intenzione, invece, intervenire in via Vintola per garantire il doppio senso a favore di chi possiede il garage». Rencio, nel frattempo, lamenta un eccessivo transito di pullman della Sad. «Ne contano 250 - riprende Kofler Peintner - che non sarebbero molti, ma data la conformazione della strada sono un problema. Ne ho parlato con l'assessore Widmann e cercheremo di intervenire, ma va tenuto conto che molte di queste linee vengono utilizzate per raggiungere il distretto socio sanitario di Cardano». Possibili novità, invece, per la pista per il pattinaggio sul ghiaccio del Talvera che potrebbe perdere... il ghiaccio. «Stiamo valutando di renderla un'attrazione stabile, inserendola nel ragionamento sullo skate park per il tempo libero. Questo comporterebbe la sostituzione del ghiaccio con un materiale sintetico dalle caratteristiche molto simili». LAVORI NELLE SCUOLE Matassa intricata quella relativa alle scuole "Von Aufschnaiter" e la richiesta della Circoscrizione di intervenire immediatamente è destinata a rimanere inevasa. «Su questo tema dobbiamo muoverci di concerto con la Provincia - ha spiegato l'assessore ai lavori pubblici Luigi Gallo - che vuole l'edificio per l'ampliamento dell'Università. Inizialmente, infatti, volevamo semplicemente spostare le "Von Aufschnaiter" alle "Gasteiner" di via Weggenstein durante i lavori e poi riportare gli studenti nella ristrutturata scuola di via Leonardo Da Vinci, ma ora non è più possibile. Allo stato attuale, infatti, la struttura è di Palazzo Widmann e noi aspettiamo la disponibilità patrimoniale dell'area dietro all'anagrafe per costruire. Contestualmente abbiamo il problema di fornire una sede più adeguata alla scuola dell'infanzia "Girasole" che troverà posto proprio alle "Gasteiner" dove, chiaramente, andranno calibrate le strutture sulle esigenze di bambini di 4 anni. In questo caso speriamo di poter aprire una sezione già a settembre 2011». ARREDO URBANO Prospettive più rosee per la piazzetta ai Piani nella risposta di Gallo ai dubbi del consigliere del Pdl Stefano Lucchi. «Ho fatto un sopralluogo e devo dire che oggi è proprio brutta: un cantiere inagibile. Abbiamo stanziato 350 mila euro a bilancio per il suo completamento e intendiamo farcela entro l'anno. Piccoli interventi arriveranno anche al Premstallerhof che, con la chiusura del centro civico in via Catinaccio ospiterà le sue funzioni nel rione dei Piani, così come la Casa dell'Agnello a Rencio e il Municipio per il Centro». Polemica destinata a sgonfiarsi, invece, quella sui finanziamenti: «Il Centro - conclude Gallo - ha sempre chiesto qualcosa in meno perché gode delle manifestazioni organizzate nel quartiere. La richiesta, comunque, è 3-4 mila euro in più: cifre che possiamo trovare senza grossi patemi».FARMACIA AI PIANI Tasto delicato oltre via Renon è sempre quello della farmacia, dove si procede con l'iter burocratico. «La delibera comunale arriverà il 3 febbraio in Provincia - ha promesso l'assessore alle politiche sociali Mauro Randi - per decidere l'ampliamento della pianta organica. Nel frattempo stiamo eseguendo indagini di mercato con l'evidenza pubblica per individuare i locali: speriamo, quindi, che l'amministrazione provinciale assecondi la nostra fretta». PROSTITUZIONE Chiusura, infine, sul capitolo prostituzione, uscito dall'agenda politica. «Abbiamo ricevuto garanzie da parte del sindaco Luigi Spagnolli - precisa il presidente della Circoscrizione Rainer Steger - e aspettiamo l'ordinanza senza fretta».

Via Leonardo da Vinci lavori rinviati al 2012 «Comune poco chiaro»


25 gennaio 2011 — pagina 17 sezione: Cronaca

BOLZANO. I lavori in via Leonardo da Vinci non si faranno nel 2011: tutto rimandato, forse, al 2012. Il Comune si affretta a fare chiarezza dopo la protesta dei commercianti che, dal canto loro, dopo la riunione organizzata da Confesercenti non escono affatto rinfrancati. Il cantiere, infatti, prima o poi si farà, ma ancora non esiste una specifica su tempistica, modalità e durata. Il comunicato comunale, infatti, parla di generica ripavimentazione senza entrare nei dettagli che, viene annunciato, saranno comunicati per tempo agli esercenti.
I negozianti, però, per essere tranquilli pretendono comunicazioni almeno un anno prima e per questo il segretario provinciale Confesercenti chiede «un incontro con l’assessore Luigi Gallo, in modo da concordare e non subire le loro decisioni». Sullo sfondo si smarca l’Unione commercio che con il responsabile Pietro Perez tranquillizza i commercianti: «Sono certo che nessun lavoro verrà eseguito nel 2011, possono stare tranquilli che mi occuperò di informarli per tempo».
Dietro le casse, però, il malcontento e l’incertezza rimangono palpabili. Così il Comune: «Nel corso del 2011 la ripartizione Lavori Pubblici non ha in programma lavori stradali in via Leonardo Da Vinci. Un intervento per l’eliminazione del marciapiede, come già fatto in altre parti del Centro, è possibile nel 2012. Nel caso, comunque, saranno comunicati tempo, tempistica e durata dei lavori alle associazioni di categoria e ai negozianti».
Dello stesso tenore la lettera che il responsabile dei pubblici servizi dell’Unione Pietro Perez invia ai commercianti: «Si tratta solo di un grande equivoco scaturito da una lettera di permesso di occupazione di suolo pubblico. Nel 2011 non ci sarà nessun lavoro di ripavimentazione: sarà mia cura informare gli esercenti non appena si avrà una data esatta».
Nella sala bel bar Gallery all’imbocco di galleria Europa, però, l’umore dei negozianti punta sempre sul preoccupato. «Equivoco un bel nulla - la replica stizzita di Rosa Vigl, titolare del bar “Baccus” che ha ricevuto la prima lettera con la comunicazione dei lavori - perché nessuno ci aveva accennato questa volontà. Anzi, ora tutti ammettono che il cantiere, prima o poi, ci sarà. Pretendiamo un coinvolgimento attivo nella discussione e più chiarezza sul progetto». Poco incline alla mano tesa è pure Francesca Talassi, titolare di “Aerosol”: «Visto che l’Unione è così bene informata poteva comunicarci immediatamente quello che stava accadendo. Abbiamo dovuto aspettare una lettera comunale per ricevere un segnale». Durante la riunione tra i negozianti, comunque, spunta fuori qualche divergenza da appianare: i periodi morti da suggerire all’assessorato per la realizzazione dei lavori, infatti, differiscono a seconda dell’attività, mentre è ancora dibattito aperto se richiedere, con l’occasione, lo spostamento delle raggiere per la sosta della biciclette. A cercare una posizione unitaria c’è il segretario di Confesercenti Paolo Pavan: «Incontreremo l’assessore Gallo direttamente qui in via Leonardo Da Vinci e chiederemo a lui che tipo di cantiere si intende adottare. Ma non ci accontenteremo di ricevere le loro informazioni, perché intendiamo sottoporre una nostra piattaforma di proposte per arrivare a un’opera concordata e non imposta».
A cercare di chiarire i termini della questione, infine, interviene Enrico Lillo, consigliere comunale del Pdl all’interno della commissione lavori pubblici contattato da qualche negoziante della strada. «Confermo che nel bilancio 2011 non è previsto nulla, quindi non si farà alcun intervento. Da lì in poi tutto è avvolto nella nebbia perché molto dipenderà dalle disponibilità economiche, considerato che esistono altre priorità». (a.c.)
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martedì 25 gennaio 2011

Casanova: ok la stazione ma è la scuola materna la priorità del rione


23 gennaio 2011 — pagina 18 sezione: Cronaca

BOLZANO. Casanova promuove la stazione dei treni ed è pronta ad accogliere il collegamento su rotaia con il Centro, ma non dimentica che le priorità del rione sono altre. Già la proposta di adibire degli spazi Ipes per bambini, in attesa del completamento delle scuole, si avvicina maggiormente ai desiderata di immediata necessità. A ruota, ciclicamente, tornano le richieste di servizi, negozi e supermercato. La mobilità pubblica, però, è certamente un aspetto che comincia a funzionare per le famiglie che si sono insediate nella zona di espansione. Difficile, infatti, trovare delle critiche alla linea 3 della Sasa che collega Casanova con la stazione dei treni: il grande cruccio, semmai, sono i tempi di percorrenza. Nel complesso, comunque, l’interessamento di Provincia e Comune per il quartiere incoraggia residenti e passanti, ma ai proponimenti si pretende ben presto un seguito concreto.
«Non possiamo non essere contenti di una soluzione che ci permetterebbe di essere maggiormente raggiungibili - interviene Elisa Mendicino - e più agganciati al resto della città. Anche chi abita qui da poco, infatti, si accorge della necessità di un collegamento veloce e comodo per un rione che, una volta ultimato, sarà particolarmente popolato. La stazione, quindi, potrebbe pure ospitare un piccolo negozio considerando il probabile forte flusso di passeggeri».
Plaude all’idea anche Fabio Demetri: «Qui manca tutto e cominciare a colmare le lacune con i trasporti è incoraggiante. Io, poi, vengo a trovare mio figlio da Lana, quindi sarei particolarmente contento di poterlo fare utilizzando il treno». Sintetico il commento di Barbara Federzoni: «Sarebbe un’ottima opportunità per tutti. Auspichiamo quindi che si possa portare a termine i lavori in tempi brevi».
Entusiasmo puro, invece, nelle parole di Frida Burkhard: «Magari. Sarebbe una splendida notizia per noi che abitiamo nella zona più periferica della città. Mio figlio lavora a Merano e chiaramente sarebbe molto avvantaggiato da una soluzione simile, senza contare che, al di fuori della quotidianità, una stazione dietro casa è comoda per partire o tornare dai viaggi. Muoversi in automobile, infatti, è molto complesso perché nelle ore di punta gli sbocchi sono tutti bloccati dalle code. Casanova sta crescendo e in futuro arriveranno altre famiglie: quello della mobilità è un problema che è giusto cominciare a porsi. Non dimentichiamoci, comunque, che esistono altre priorità come i servizi o i negozi. Lo stesso supermercato è particolarmente lontano per gli anziani: sarebbe il caso di incoraggiare gli imprenditori a scommettere sul nostro mercato. Bene, invece, la proposta di ospitare i bambini in spazi dell’Ipes in attesa del completamento della scuola materna». Intento ad aggiustare un cancello automatizzato incontriamo il tecnico Ipes Arno Zanotto: «Conoscendo gli umori degli inquilini posso sicuramente affermare che sarebbero molto contenti della realizzazione della stazione ferroviaria. Basterebbe solo una struttura come quella realizzata per la Fiera, con collegamenti alla stazione centrale e quindi al Centro storico. Sui piccoli asili interni all’Ipes, invece, credo si tratti di una formula che può funzionare e a cui l’Istituto ha già pensato in passato. L’esempio, chiaramente, sarebbe sulla falsariga delle coop che operano privatamente a Bolzano e a Don Bosco. Come soluzione tampone in attesa delle strutture definitive può certamente essere attivata».
Chiude il giro di opinioni Monica Gallina, a passeggio con la figlia: «La stazione non è assolutamente la priorità di una zona che aspetta ancora servizi essenziali e alcuni negozi. La linea 3 della Sasa, per ora, può tranquillamente essere sufficiente a soddisfare i bisogni di trasporto pubblico. Il problema per chi abita qui, a dire la verità, è la necessità di frequentare altre zone della città, per lavoro o per scuola. Passare tutto il tempo nel rione, oltretutto, può anche diventare alienante e penso soprattutto agli anziani che solitamente svolgono una vita più sedentaria». (a.c.)
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Il volo aereo Bolzano-Roma è il più caro d’Italia


23 gennaio 2011 — pagina 17 sezione: Cronaca

BOLZANO. La rotta aerea Bolzano-Roma è la più cara d’Italia. In pratica un uomo d’affari bolzanino che deve andare e tornare a Roma in giornata spende quasi tre volte più di un suo collega torinese e due volte e mezzo quanto spende un catanese. Ed è inutile, per chi vive a Bolzano, ricorrere alle prenotazioni anticipate: le tariffe da Bolzano sembrano sfuggire alla regola “prima compri, meno spendi” e sono carissime sempre, anche con ampi anticipi. Facciamo un esempio pratico comparando tre rotte sostanzialmente identiche, tutte vendute da Alitalia: la Bolzano-Roma (521 chilometri in linea d’aria), la Torino-Roma (523 chilometri) e la Catania-Roma(538). Cominciamo con simulare un viaggio in giornata, con partenza col primo volo della mattina (da tutte e tre le città si decolla intorno alle 6,30) ed il rientro da Roma con l’ultimo volo della sera (il volo di rientro parte in tutti e tre casi intorno alle 21,30). Prendiamo poi un giorno lontano a caso, che non abbia particolari implicazioni di data (quindi niente grandi fiere o grandi avvenimenti), ad esempio il mercoledì 16 marzo. Bene l’andata-ritorno da Torino è venduto a 98 euro, quello da Catania a 101 euro, mentre da Bolzano si schizza a 262 euro. E nei prossimi cinque giorni, quindi sotto data, non esistono combinazioni di andata-ritorno a meno di 323 euro, con punte sino a 413 euro. Per una comparazione ricordiamo che un biglietto sola andata Bolzano-Roma Termini su uno dei due Freccia Argento quotidiani (durata viaggio 4h 50 minuti) costa 102 euro in prima classe e 76 in seconda.
Bolzano patisce ovviamente il fatto che il volo Alitalia sia operato da Air Alps Aviation con un Fairchild Dornier 328-100 da 32 posti. E’ un aereo piccolo, poco parco nei consumi, con alti costi operativi. E’ però un jet che garantisce sulla rotta un tempo di volo breve, intorno all’ora. Gli riempimenti appaiono buoni sul primo e sull’ultimo volo della giornata, mentre sono talvolta scarsi nei due centrali. I voli full non sono rari, spesso anche indotti da contingenze turistiche (come al sabato in arrivo e la domenica in partenza nel periodo invernale).
Difficile anche trovare le strade per “calmierare” questi prezzi. L’aeroporto non consente l’impiego di aerei più grandi, che sono complessivamente molto più economici ma che vanno comunque riempiti. Una strada potrebbe essere l’impiego di un turboelica (ad esempio l’Atr42), molto più economico, ma anche più lento e più rumoroso. A vantaggio dell’Atr ci sarebbero una dozzina di posti in più, preziosi nei voli negli orari di punta. (a.c.)

Nuovo cantiere in via Vinci: no dei negozi


BOLZANO. Ancora tensione tra i commercianti del Centro e il Comune: dopo la polemica sui gazebo di piazza Walther, questa volta tocca a via Leonardo da Vinci. In modo del tutto casuale, gli esercenti hanno saputo che la strada verrà chiusa per lavori di ripavimentazione. «Sarebbe il secondo cantiere nel giro di un anno - spiegano - dopo quello dell'estate scorsa che ha fatto calare il giro d'affari del 40 per cento». Grande fastidio per non essere stati consultati e informati. «Questi lavori vanno concertati, e non calati dall'alto». «Avvertiamo che l'autorizzazione all'uso della pedana non verrà rinnovata una volta cominciati i lavori di ripavimentazione di via Leonardo Da Vinci». E' questo stringato messaggio, inviato al bar "Baccus" con una raccomandata a firma della direttrice comunale dell'ufficio attività economiche e concessioni Fabiola Petilli, ad allarmare e indispettire i commercianti di via Leonardo Da Vinci che hanno richiesto l'intervento di Confesercenti. Gli interrogativi che la lettera apre sono tanti: "Quali lavori?", "Per quanto tempo dureranno?" "Quando cominceranno?" e, soprattutto, "Perché l'amministrazione non ha comunicato la novità in modo formale a tutti gli esercenti della strada?". La via, infatti, esce da un'estate in cui ha dovuto ospitare il cantiere per l'ammodernamento della filiale della "Volksbank" che per qualcuno è costato addirittura il 40% del fatturato. L'idea di replicare l'esperienza, quindi, non piace a nessuno. Tutto parte da una richiesta di Rosa Vigl, titolare del bar "Baccus". «Ho la necessità di sistemare la pedana in legno, un lavoro da circa 800 euro. Ho chiesto la licenza comunale e nella risposta è comparsa la novità della ripavimentazione. Ora, personalmente non intendo affrontare un investimento che non so nemmeno quanto possa durare e, a livello generale, noi esercenti pretendiamo che venga specificato che lavori si intende fare, quando e come interverranno». Disappunto pure nelle parole di Marco Biasi dell' "Osteria del Bugiardo" che definisce meglio alcuni contorni della questione: «Sei anni fa feci la stessa identica richiesta e mi sconsigliarono di rinnovare la pedana perché avrebbero rifatto la pavimentazione, con l'eliminazione del marciapiede e un plateatico unico. Il tutto, però, solo per via verbale e informale. Ora sembra che si voglia veramente procedere con l'opera, ma dopo il calo del fatturato del 40% dovuto ai lavori nella banca di quest'estate la prospettiva ci inquieta. Mi sembra corretto che ci vengano forniti dettagli e tempistiche dell'intervento». Per ora, infatti, si procede a tentoni: «Ci fosse un avvertimento con almeno una stagione di anticipo - spiega Francesca Talassi, titolare di "Aerosol" - potremmo organizzarci chiedendo ai fornitori ordini meno dispendiosi. Sapendo di andare incontro a un periodo difficile, infatti, abbasseremmo le pretese. Gli affitti, però, rimangono identici, quindi le difficoltà sono evidenti». Karin Stuefer e Monica Mattei rispondono dalla cassa di "Boutique Jolì": «E' evidente che se intendono toccare pure le tubature sotterranee si andrebbe incontro a un cantiere che potrebbe rimanere aperto per dei mesi. I danni sarebbero consistenti. Non ci sembra fuori luogo chiedere delle spiegazioni». «Solo il rumore frastornante - le fa eco Morena Pozzobon di "Mya" - fa passare la voglia di fare acquisti. Poter calibrare gli ordini con anticipo sarebbe già un passo avanti». Preoccupato, infine, Adriano Vian di "Pizza Sprint": «Importante sapere l'ubicazione e l'estensione del cantiere». A prendere in mano la situazione, però, ci pensa il segretario di Confesercenti Paolo Pavan. «Nei prossimi giorni chiederemo al Comune tempistiche e modalità. Non è possibile, infatti, che non vengano fornite queste indicazioni ai commercianti. Gli esercenti non chiudono la porta a priori a un possibile miglioramento, ma chiedono venga fatto cercando di apportare il minor danno possibile ad attività che da anni subiscono cantieri più o meno grandi. Vorremmo la garanzia, inoltre, che non si vada incontro a proroghe continue potendo organizzarsi, quindi, su un lasso di tempo ben determinato. La presenza di grandi attività tessili e di abbigliamento, oltretutto, introduce una problematica importante legata agli ordini stagionali».

Giornata della Memoria In città da lunedì sette giorni di eventi


22 gennaio 2011 — pagina 35 sezione: Agenda


BOLZANO. Meglio una settimana di un singolo giorno, specialmente quando si tratta di Memoria. È questo l’orientamento del Comune di Bolzano che onorerà le celebrazioni della Giornata della Memoria fissata per giovedì 27 gennaio con una «sette giorni» di mostre, manifestazioni ed eventi culturali che alimentino la riflessione storica e morale sul dramma della Shoah. Curato in prima persona da Carla Giacomozzi dell’Archivio storico cittadino, il cartellone degli eventi si spalma, come detto, da lunedì a sabato. Si parte il 24 gennaio alle 10 con l’inaugurazione della mostra fotografica «The Labyrinths» di Marian Kolodziej al teatro Cristallo: «Un’esposizione di disegni - spiega Giacomozzi - in cui l’autore racconta con viva disperazione la sua esperienza di deportato nel Lager di Auschwitz 1. Oltre al teatro di via Dalmazia le opere saranno ospitate al centro Pierino Valer e in alcune biblioteche cittadine». Martedì 25 sarà la volta della mostra del Fondo documentario Franco Ciusa alle 10.30 nel foyer del Comune in vicolo Gumer. «Libri, film e materiale raccolto da Ciusa e donato all’archivio cittadino. Troviamo anche reperti molto preziosi di difficile rintracciabilità. Alle 11, invece, passeremo nella sala di rappresentanza per un incontro pubblico dal titolo “Vedere la memoria” dove proietteremo filmati inediti, realizzati dallo stesso Ciusa, sul ghetto di Varsavia e la liberazione del lager di Buchenwald».
Il giorno dopo ci si sposta in via Pacinotti dove, alle 10.30, ci sarà la presentazione dell’opera di risistemazione dell’area attorno al binario della deportazione, in corrispondenza dell’entrata della Metro. «Da lì - specifica Cecilia Baschieri del Servizio tecnico ambientale e progettazione del verde del Comune - partirono la gran parte dei 13 viaggi che da Bolzano portarono i deportati nei vari Lager nazisti. Abbiamo posizionato, in prossimità del binario a vista, la tipica ghiaia delle aree ferroviarie restituendo un’atmosfera seria e rispettosa di un simile ricordo. La zona di parcheggio è stata regolamentata e il monumento ai deportati realizzato da Christine Tschager sarà valorizzato maggiormente».
Si passa così alla Giornata della Memoria ufficiale, fissata per giovedì 27 gennaio, anniversario della liberazione di Auschwitz. Si comincia dalle 9 alle 11.30 con commemorazioni ufficiali con deposizione di corone in piazza Wilhelm Alexander Loew-Cadonna, in via Resia davanti al muro del Lager, al cimitero ebraico e a quello maggiore in prossimità della tomba di Manlio Longon. Alle 11.30 a palazzo Widmann andrà in scena l’assemblea degli studenti del Treno della Memoria: ragazzi che si uniranno ad altri giovani per ripercorrere parte del tragitto dei deportati. Chiusura delle manifestazioni sabato 29 quando, alle 18, in Comune si terrà il concerto di musica in Aulis «Suoni...parole...per ricordare» con musiche di Aldo Salottini e voce recitante di Maria Luisa Crosina. «Per Bolzano - ha chiuso il sindaco Luigi Spagnolli - la Giornata della Memoria riveste sempre un’importanza particolare, legata anche alla presenza del Lager in via Resia».

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Alan Conti

Oltrisarco chiede: «Distretto sanitario all'ex Claudiana»


BOLZANO. L'ex Claudiana spacca gli abitanti di Oltrisarco. Abbattere o meno l'edificio è la prima grande domanda cui dare una risposta concreta e, in qualunque caso, decidere cosa costruire o "infilare" nell'edificio. Posto che al momento la vecchia caserma Mignone ospita la scuola di economia domestica e il "Dna Lab" dell'Eurac, la richiesta forte è di portare nell'edificio ristrutturato dalla Provincia o all'interno di una nuova struttura il distretto socio sanitario del quartiere. Una soluzione sulla quale è decisa la volontà dei vertici della Circoscrizione. In subordine fanno capolino le necessità di spazi per i lungodegenti e alloggi convenzionati per anziani. Sullo sfondo il progetto "Albertoni" della zona che, di fatto, non prevede la presenza dell'ex Claudiana e che in caso di mantenimento andrà ricalibrato. «L'abbattimento o meno - le parole della presidente della Circoscrizione Wally Rungger - non ha per noi molta importanza, quel che davvero conta è la priorità di un distretto socio sanitario. La sede, infatti, deve spostarsi da via Pietralba per arrivare nel nuovo rione. C'è un accordo che va rispettato». Concetto ribadito dal vicepresidente Giuliano Gobbetti: «La richiesta del quartiere è forte. Resta l'assoluta necessità del distretto socio sanitario, così come esiste una domanda per i lungodegenti. Sembrano sacrificati gli alloggi per gli anziani che meriterebbero una collocazione certa». A puntare forte su quest'ultima soluzione è Dario Caldart: «L'edificio dell'ex Claudiana andrebbe abbattuto come previsto. Così si potrebbe trovare lo spazio per il distretto, i lungodegenti e favorire una cooperazione concreta tra pubblico e privato. Gli anziani, infatti, potrebbero contribuire con finanziamenti al sociale in cambio di una sistemazione più adeguata e un benessere complessivo. Non ci starebbe male nemmeno la partecipazione delle cooperative. La scuola di economia domestica, invece, dovrebbe essere trasferita in via Castel Flavon». Elena Dal Mestre dalla sua edicola osserva il rione: «A livello commerciale, sarò sincera, la scuola di economia domestica è come non averla. Le ragazze della Claudiana, infatti, erano molto più presenti. Detto questo, credo che l'edificio debba rimanere perché sono stati fatti investimenti importanti. Speriamo, però, possa arrivare finalmente il distretto». Edificio da salvare anche per Loredana Bordato e Lidia Magnani: «I locali sono grandi, la struttura bella e con un discreto valore artistico. Non sarebbe un bel segnale buttare giù le cose belle. Bisogna trovare, però, spazio per i lungodegenti». «Quello che più mi incuriosisce del nuovo rione - interviene Corrado dal bancone del bar "Express" - è la possibilità che il mercato venga spostato proprio di fronte all'edificio della Claudiana». Chiusura per Pietro Biorio: «Fa ridere scoprire che Spagnolli gonfia il petto per aver salvato l'ex Claudiana dalle ruspe quando decide solo la Provincia».
Alan Conti

Il rione: «Qui il disagio è forte»


BOLZANO. «Prima poi qualcosa doveva succedere, ce lo aspettavamo». Sgomento, ma anche consapevolezza di una situazione difficile dati i tanti casi di disagio concentrati nello stesso complesso residenziale. Via Resia reagisce così all'accoltellamento dell'altra notte nel cortile sotto i palazzi ai civici 57 e 59. L'episodio, come testimoniato da alcuni residenti, è solo l'ultimo anello di una catena lunga di screzi, vandalismi e minacce che hanno caratterizzato il cortile nell'ultimo periodo. Abitanti e passanti confermano le difficoltà di gestione di un condominio "vivace", ma non vogliono convivere con l'etichetta di bronx cittadino per il gesto di uno «sbandato noto a tutti, che andava tenuto sotto controllo». All'entrata del civico 57 una ditta di imbianchini sta pulendo le macchie di sangue, ancora evidenti, causate dalla ferita di Marcianò. Francesco Ezechiele abita nella scala che è stata teatro dell'aggressione. E' sconvolto: «Non pensavamo si potesse arrivare a questi livelli. Conosco il ragazzo arrestato, con me si è sempre comportato bene. I fatti, però, lasciano perplessi. Sappiamo di abitare in un cortile delicato dove le voci sui casi di droga si rincorrono. Tutto questo, però, non può alterare una realtà dove i rapporti di buon vicinato esistono e non è certo prassi quotidiana la rissa o il litigio». Nel vicino bar "Roby" il titolare Andrea Guriato e il barista Gigi scuotono la testa: «I caseggiati Ipes sono delicati e sappiamo come talvolta ci si trovi a fare i conti con episodi di particolare gravità. La verità è che hanno concentrato troppe situazioni di difficoltà nel medesimo posto e i risultati sono sotto gli occhi tutti. Alcune famiglie alimentano un clima di tensione continuativo e non sempre è semplice adeguarsi alla situazione. Il resto del quartiere, però, non merita di essere criticato perché garantisce un buon tenore di vita». Convinzione ripresa da Roberto Carti: «A Don Bosco si vive bene, meglio rimarcarlo. Quello che è accaduto l'altra notte poteva succedere benissimo a Gries se si costruissero anche lì palazzoni con un alto indice di disagio tra i residenti. La zona non ha responsabilità specifiche». Cristina Stampfer allarga le braccia: «Quando ci sono di mezzo droga e alcol non si può addossare la colpa a via Resia. Abito qui da 30 anni e non cambierei zona di residenza per nulla al mondo. Certo, qui come a Firmian ammassare casi difficili nello stesso condominio è stata una scelta sbagliata, ma proprio nel nuovo rione è stato realizzato uno splendido parco a disposizione della città. Nel cuore di Don Bosco, insomma, ci sono certamente delle zone particolarmente critiche, ma si stanno sviluppando nuove realtà degne di incoraggiamento». Le difficoltà di integrazione vengono tirate in causa pure da Enrico Picchi: «E' davvero complesso pensare di gestire e coordinare così tante culture, lingue e modi di pensare la vita e la casa in uno spazio singolo. Se a tutto questo aggiungiamo le problematiche sociali di alcune persone parcheggiate nelle case Ipes, ecco che il quadro di un complesso residenziale difficile da gestire è servito. Normale, quindi, che si registrino incomprensioni, tensioni, fino a piccole risse. Certo, con l'accoltellamento si è superato ogni limite». D'accordo Enzo Vinegon: «L'errore dell'Ipes è stato quello di non procedere ad un'attenta pianificazione delle situazioni sociali che si andavano ad inserire. Si è creata una potenziale polveriera negli anni passati e non a caso le assegnazioni che vengono fatte in questo periodo sono più ponderate». (a.c)

Insegnanti precari: ricorsi entro il 22 gennaio


21 gennaio 2011 — pagina 15 sezione: Cronaca

BOLZANO. Il tribunale di Siena apre una porta importante per tutti gli insegnanti: è sufficiente maturare tre anni di servizio nel comparto di riferimento per aspirare alla trasformazione del rapporto di lavoro da determinato a indeterminato. Tradotto: si può legittimamente richiedere l’assunzione in ruolo per i docenti con un triennio di servizio regolare. «E’ un’occasione importante - sottolinea Giannina Facca della Uil scuola - ma i tempi sono molto stretti: gli insegnanti devono rivolgersi ai sindacati entro sabato perché la legge 183/2010 che entrerà in vigore il 23 gennaio 2010 stabilisce il venir meno di ogni possibilità di fare ricorso sui contratti avuti in passato e già scaduti». Cos’è successo, però, tecnicamente per aprire una porta insperata per chi ogni estate fa i conti con le graduatorie? «A Siena - continua Facca - il tribunale, richiamando la direttiva comunitaria 1999/70/CE sul lavoro a tempo determinato, ha ordinato la trasformazione a indeterminato del rapporto di un insegnante precaria in servizio da più anni sullo stesso posto. Questo suggerisce la possibilità di avviare identiche vertenze di cui, è bene dirlo, gli esiti sono comunque incerti e non esistono garanzie di successo». Ci sono, però, dei paletti da rispettare: «Prima di tutto l’aver prestato servizio per tre anni nel comparto di riferimento, poi possedere i requisiti previsti dalla legge per ottenere l’assunzione a tempo indeterminato e aver lavorato occupando posti vacanti e disponibili».

Svolta alle scuole tedesche Pestalozzi prime lezioni veicolari in italiano


di Alan Conti
zoom . BOLZANO. «Evidente che le sezioni bilingui della scuola italiana siano motivo di interesse per il mondo tedesco: su questo non ci sono dubbi». Heidi Niederkofler Imperiale, dirigente del Circolo scolastico Bolzano-Europa che comprende le scuole (tedesche) primarie "Stifter" e medie "Pestalozzi", conferma la sostanziale apertura verso il potenziamento linguistico registrata nell'ambiente scolastico tedesco in questi giorni dal nostro giornale. I muri che sembravano eretti tra i due sistemi linguistici, dunque, mostrano qualche falla. «Anche noi - conferma Niederkofler Imperiale - adottiamo l'italiano come lingua veicolare, anche se in modo meno sistematico rispetto a quello che è il piano, per esempio, della sezione bilingue alle "Manzoni". Al primo anno della primaria, comunque, prevediamo laboratori in cui la lingua di Dante serve a introdurre concetti semplici di arte, musica, sport o informatica. In terza e quarta, invece, gli insegnanti di lingua concorrono alla didattica di altre materie e così nelle ore di lingua si parla degli antichi romani, delle regioni d'Italia o dello sport del Belpaese». La commistione, insomma, arriva proprio dall'istituto tedesco che più è inserito in un quartiere a storica presenza italiana. «Certe scelte, chiaramente, sono dettate dai cambiamenti sociali. La conoscenza della seconda lingua nelle nostre famiglie è talmente eterogenea che in prima elementare abbiamo bambini che pensano e sognano in italiano e altri che nemmeno sanno la dire "la palla è rossa". Ecco, i laboratori veicolari ci permettono di portare tutti su un livello simile, per poi procedere al meglio nel cammino scolastico». Imparare l'idioma dei vicini, insomma, è un problema pure per l'altra metà del cielo altoatesino. «Certo - conferma Niederkofler Imperiale - e c'è uno studio dell'Eurac che testimonia come i ragazzi tedeschi sappiano peggio la seconda lingua rispetto agli italiani. Il nostro sistema scolastico, chiaramente, paga lo scotto delle zone rurali dove il contesto d'uso è praticamente azzerato. Bolzano, logicamente, è un'altra dimensione e il nostro stesso rione è facilitato da un'apertura mentale invidiabile. Ecco perché pensare di introdurre una scuola bilingue tout court su tutto il territorio può essere difficoltoso. Si parla, chiaramente, di questioni tecniche». Anche a Europa-Novacella, però, ci sono delle belle gatte da pelare e sono strettamente legate al fenomeno, sempre più dilagante, delle famiglie italiane che cercano di iscrivere i propri figli negli asili o elementari tedesche alla ricerca di un bilinguismo precoce. «Va fatta una distinzione - precisa la dirigente - perché chi arriva dalla materna tedesca generalmente non incontra problemi, anche se di madrelingua italiano. I genitori che decidono di iscrivere il bambino a sei anni in un ambiente tedesco, invece, mi lasciano perplessa. Cerco sempre, infatti, di dissuaderli perché il piccolo rischia di soffrire la frustrazione di un gap linguistico già evidente, sia a livello scolastico sia di rapporti interpersonali, e noi non possiamo pretendere che l'intero gruppo classe rallenti per aspettare il loro pieno recupero. Non si tratta di discriminazione, ma di semplice constatazione dei fatti. Per spiegarlo alle famiglie, comunque, mi prendo anche delle ore». Richieste, però, che lanciano un segnale preciso. «Certo. La quota di mistilingui, però, è da noi pari a tutto il resto della città, così come ci sono genitori stranieri: si tratta delle nuove sfide per il nostro sistema. Il plurilinguismo, però, rimane un caposaldo anche alle medie, dove abbiamo un gemellaggio con le "Ada Negri". Intendiamo, oltretutto, concedere ai ragazzi di abbellire la sopraelevata di viale Europa come simbolo ideale del ponte che unisce i due gruppi ma anche, nel concreto, le due scuole».
21 gennaio 2011

Piazza Tribunale: deserto da rivitalizzare «Dateci verde e gazebo»


BOLZANO. Un passaggio pedonale largo come una piazza. E' questa la definizione che i bolzanini danno di piazza Tribunale: semplicemente un raccordo da percorrere a piedi per raggiungere corso Italia da via Duca d'Aosta e viceversa. Di vita sociale, però, nemmeno l'ombra. La chiave del rilancio, però, è individuata da residenti ed esercenti nell'arredo urbano: un tocco di verde in più, qualche panchina, magari un gazebo, possono restituire la voglia a famiglie ed anziani di fermarsi un attimo a riposare e scambiare due chiacchiere. Il modello da seguire viene offerto direttamente da un'altra porzione di città: la piazzetta Marcella Casagrande. In mezzo continua a essere sentita la polemica relativa al Duce a cavallo sul palazzo degli uffici finanziari: nessuna voglia di cancellare il passato, ma il desiderio di depotenziarlo passando per una maggiore vita sociale della piazza. «E' così da tempo - comincia Mangesh Gandini - ma nulla viene fatto per migliorarla. E' anche vero che non si possono avere troppe pretese su uno spiazzo che è comunque consacrato al passaggio pedonale e alle mansioni giuridiche, non certo un parco giochi». Meno accondiscendente è Maria Elena Barcatta: «Forse negli anni è mancata la voglia di voler mettere a posto e concedere nuove opportunità a questa piazza. Qualche manifestazione in più, per esempio, non guasterebbe e contribuirebbe a far vivere di più uno spazio molto ampio che andrebbe sfruttato viste le sue dimensioni. Difficile, invece, pensare a un aumento del verde pubblico, ma la scelta di farci un parking interrato sinceramente contribuisce a portare un poco più di ordine nella zona. C'è, comunque, un esempio che si potrebbe seguire ed è la piazzetta Marcella Casagrande tra via Palermo e viale Europa dove, senza troppe pretese, si è creata una piccola comunità che frequenta le panchine. La bellissima fontana che arreda piazza Tribunale potrebbe essere un buon inizio per migliorare e abbellire la situazione». Pensa al passato e allarga la riflessione Maria Uliva: «A Bolzano, purtroppo, le piazze non vengono più considerate. Anni fa erano il centro della vita sociale, oggi tutto questo non esiste più. L'esempio più lampante sono certamente piazza Matteotti e Domenicani, ma davanti al Tribunale troviamo la più ampia, in senso letterale e fisico, rappresentazione di questo decadimento. La speranza sarebbe quella di ottenere un poco di verde in più, ma l'avanzata del cemento a tratti sembra inarrestabile». «Avevano provato - le fa eco Enrico D'Inzeo - a posizionare qualche panchina, ma dopo poco tempo è sparita. C'è poco da fare, questo spazio urbano è sempre stato unicamente un raccordo pedonale tra le due vie e si anima solo per la vita del tribunale. Sarebbe auspicabile, certo, poter ospitare qualche manifestazione o mercatino in più, ma bisogna concentrarsi sul quotidiano, non sull'"una tantum" di alcune iniziative. Tanto per cominciare auspicherei una ripulitura degli uffici, sia del tribunale, dove i lavori interminabili della scalinata hanno stufato, sia del palazzo degli uffici finanziari. Il Duce a cavallo? Lasciamolo dov'è, contestualizziamolo, ma non nascondiamo il passato». Chi da 45 anni conosce bene la piazza sono i coniugi Lorenzo Brillo e Gisella Gostner: «Sempre uguale il clima da deserto, purtroppo. Bisognerebbe partire da un progressivo rilancio dell'arredo urbano con panchine, gazebo, fazzoletti verdi e ombra. Nulla di eccessivo. Poi, chiaramente, sarebbe auspicabile una ripulitura dei palazzi che hanno anche il loro valore artistico. Il tutto per attirare soprattutto anziani e le famiglie con i bambini che possano vivere questa porzione di città nei mesi più caldi. Attenzione, infine, ai piccoli vandalismi dei ragazzini». Chiusura per Davide Trappin, titolare dell'omonimo negozio di tappeti orientali. «La zona va senza dubbio potenziata e abbellita perché da questo trarrebbe vantaggio il commercio, ma anche tutta la popolazione. Le manifestazioni, inoltre, possono renderla viva e il successo delle esposizioni d'auto d'epoca ne sono una conferma. Una bella idea, infine, sarebbe quella di prevedere uno stand turistico in piazza durante i periodi di maggiore affluenza: con una buona scelta stilistica e volontà imprenditoriale potrebbe rappresentare un rilancio a basso costo».
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lunedì 24 gennaio 2011

Planer (Verdi): sottopasso sì, ma per le auto


"Sulle criticità legate al traffico davanti alla stazione bisogna rovesciare le soluzioni e mandare le automobili sotto la superficie". A ribaltare i termini della discussione circa l’auspicato sottopassaggio pedonale che permetta ai pedoni di non attraversare la rotonda tra via Renon e via Marconi è il consigliere comunale del gruppo Verdi/Projekt Bozen Tobias Planer. "Non vedo per quale motivo – le sue parole – a rimetterci debbano sempre essere i pedoni o chi decide di muoversi a piedi senza inquinare. Posto che il problema dell’intasamento per i continui attraversamenti, specialmente in occasione dell’arrivo di convogli molto frequentati, è reale, non vedo perché non si possa spostare il traffico motorizzato in un sottopassaggio per le macchine". La proposta, chiaramente, oltre che essere premiante per chi cammina ha un suo riflesso urbanistico importante. "Capisco – riprende Planer – come un intervento del genere possa avere un impatto delicato sulla mobilità. Durante i lavori di esecuzione, infatti, andrebbero trovate delle soluzioni temporanee forse poco gradite ai cittadini, ma il gioco vale la candela. Alla fine, infatti, la città potrebbe contare su uno spiazzo libero davanti all’edificio storico per una bella e degna piazza Stazione, completamente a disposizione di ciclisti e pedoni". A proposito di due ruote, inoltre, c’è un evidente deficit di pista ciclabile che coinvolge proprio la stazione dei treni: "Non esiste – conclude Planer – un collegamento né dalla parte di via Marconi e via Garibaldi né arrivando da via Brennero, tutte zone a grande concentrazione di traffico automobilistico. Si tratta di un pericolo aggiuntivo per chi si reca a prendere il treno utilizzando le due ruote".
Alan Conti

«Più attenzione a cultura e tecnologie»


BOLZANO. Il manifesto elaborato dai ragazzi di "Liberamente" non tocca solo il mondo della scuola, ma fornisce spunti sull'immagine dell'Alto Adige del futuro che hanno i nostri giovani. Un messaggio forte inviato alle amministrazioni. Molteplici, quindi, gli ambiti toccati, a cominciare dalla cultura. «Si chiede - si legge nel documento - un incentivo alle attività culturali bilingui e la riscoperta delle piazze, sia in senso fisico sia in senso metaforico come luogo di confronto e discussione. Va posto un freno, inoltre, ai tagli scolastici e alla cultura in generale». Tema caro alle nuove generazioni sono le tecnologie d'avanguardia e qui l'Alto Adige ha forse qualche posizione da recuperare. «Ci vogliono più incentivi nel loro uso, ma anche più trasparenza con l'informazione diretta on-line delle attività istituzionali, con cui si deve poter interagire. Chiediamo, oltretutto, l'educazione all'uso dei nuovi sistemi fin dalle elementari e la connessione minima a internet per Costituzione come avviene in Finlandia. Spazio, infine, alle dichiarazioni dei redditi in rete. Troppo spesso, infatti, la nostra provincia paga il prezzo del digital divide, delle aziende monopoliste e di una classe politica non qualificata sull'argomento». Molto diretti i desiderata sulla classe politica e relativi all'etica pubblica: «E' necessaria più meritocrazia, l'abbassamento dell'età degli amministratori e il cessare di raccomandazioni, clientelismo ed evasione fiscale». Il manifesto, dunque, tocca svariati ambiti della politica provinciale ed è l'assessore Christian Tommasini ad aprire le porte della giunta alla richieste dei giovani. «Avranno un loro ufficio con cui potremmo relazionarsi, ma sono certo che sia da parte del presidente che degli altri assessori ci sia la massima disponibilità ad aprire un dialogo anche con loro», chiude l'assessore. (a.c.)
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I ragazzi: dateci la scuola bilingue


di Alan Conti
zoom . BOLZANO. «Entro il 2020 non vogliamo più vedere la divisione tra scuola italiana e tedesca, ma una sola istituzione educativa per tutti». E' un'affermazione netta quella che arriva dai giovani protagonisti del progetto "Liberamente", organizzato dal dipartimento provinciale della cultura italiana. Presentato ieri il manifesto programmatico elaborato in un anno di lavoro da ragazzi tra i 16 e 25 anni dei due gruppi linguistici. Tutti i settori della società e delle politica altoatesina vengono toccati da un documento che si prefigura il territorio del futuro e chiede la stessa considerazione dell'omologo presentato da Assoimprenditori nei giorni scorsi. Sulla questione, comunque, si esprime anche il rettore della Lub Walter Lorenz che ammette come in ateneo «si formino insegnanti per la scuola primaria in un'ottica che prevede un possibile sviluppo bilingue del sistema altoatesino». E' l'istruzione, dunque, il settore dove il manifesto giovanile esprime posizioni forti: «Guardare in avanti - le parole di Jacob Mureda e Daniel Benelli - significa cercare di superare le divisioni che ci sono attualmente e orientarsi verso una scuola che sia realmente paritetica e senza troppi steccati». L'assessore alla scuola Christian Tommasini è promotore del progetto "Liberamente" e annuisce alle richieste dei ragazzi: «Abbiamo tenuto conto delle loro richieste quando si è trattato di discutere sullo scambio di docenti. Le nostre scelte nel promuovere una sezione di potenziamento linguistico in tutte le primarie, e in futuro alle medie, sono figlie di queste riflessioni». Il mondo scolastico italiano, insomma, apre le porte alle proposte della sua stessa utenza. «Il dialogo tra tutte le componenti - precisa la sovrintendente Nicoletta Minnei - è molto importante e stiamo dimostrando con i fatti che teniamo conto delle loro richieste, coniugandole con una necessaria visione tecnica». La riflessione sulla scuola dei ragazzi, comunque, non si ferma alla sezione bilingue. «Necessario - si legge nel manifesto - aumentare i contatti tra l'università e le scuole superiori, contare su insegnanti retribuiti e motivati e utilizzare di più le nuove tecnologie». Proprio sul rapporto con gli atenei prende la parola il rettore della Lub Walter Lorenz: «I contatti delle nostre facoltà con i vari indirizzi delle scuole superiori sono proficui e mirano alla creazione di progetti comuni che possano garantire una certa continuità tra i gradi d'istruzione. Le stesse Intendenze sono interlocutori regolari per le nostre attività». La Lub, però, con scienze della formazione primaria è anche la fabbrica di insegnanti che potrebbero trovarsi a fare i conti con l'aumentare delle sezioni bilingui. «Stiamo guardando con attenzione - continua Lorenz - a quanto accade nel mondo italiano. Evidente come i due corsi, italiano e tedesco, rimangano al momento divisi, ma è naturale che un ateneo con le nostre caratteristiche si debba far trovare pronto alla spinta plurilingue della società. Proprio in quest'ottica attiviamo precisi corsi di potenziamento che compenetrino i due gruppi linguistici. Non solo, da quando è stata abolita la scuola di specializzazione all'insegnamento Siss tutte le nostre facoltà diventano potenzialmente generatrici di docenti per la secondaria e, come sappiamo, si tratta di corsi naturalmente plurilingui, adatti a fornire personale adeguato a tale esigenza». Al centro dell'attenzione, però, sono proprie le convinzioni dei ragazzi. «Siamo consapevoli - le parole di Sharoom Torres, Shadi Davoodi ed Eleonora Daino - che strutturare una scuola comune ai due gruppi linguistici non è certo una passeggiata, ma vale la pena di provare. Non possiamo nasconderci che le lingue sono armi da spendere nel mondo del lavoro, evidente che dobbiamo insistere perché siano il più precise possibili». C'è, però, quel nodo importante chiamato "identità". «La chiave - spiegano Gianluca Iocolano e Maria Laura Moschella - è cominciare a considerarci europei senza radicalizzare l'estrazione nazionale».
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