Cerca nel blog

martedì 9 marzo 2010

L'otto marzo sul Tir Rosa, la camionista dei Magazzini Generali


Alto Adige — 08 marzo 2010 pagina 16 sezione: AGENDA

BOLZANO. Nel giorno della loro festa, ecco la storia di una donna che ha saputo imporsi in uno degli alvei lavorativi più maschilisti dell’immaginario comune: gli autotrasportatori. Lei è Rosa Di Gregorio, camionista fin da ragazzina, nata ad Orziano nel Vicentino, e bolzanina d’adoazione. Tutti i giorni, ma sarebbe meglio dire tutte le notti da dieci anni a questa parte, Rosa fa la spola con il suo camion tra Verona e Bolzano portando principalmente pollame ai Magazzini Generali o all’Aspiag. Il petto di pollo che arriva sulla nostra tavola si è sicuramente fatto un viaggio in compagnia di “Gringhella”. Mentre le compagne di scuola sognavano di fare la parrucchiera o la ballerina, Rosa aveva già deciso: «I miei genitori - racconta - possiedono la ditta di trasporti “Trans Royal” e fin da ragazzina sapevo che ci sarebbe stato bisogno di me una volta finiti gli studi». Chi pensa a un’imposizione, però, è fuori strada: «Ho cominciato a fare da “seconda” a mio padre in Francia, dandogli il cambio e accompagnandolo, poi ho preso la strada in autonomia. Al di là di tutto, comunque, dietro a questo lavoro c’è una passione che ti spinge a viaggiare, scoprire posti nuovi e sentire altre realtà come la tua casa: io la chiamo “camionite”». Rosa, in un solo colpo, sconfigge il tabù delle autotrasportatrici e quello anacronistico che vuole le donne al volante meno dotate. «Già - ride - però all’inizio non è stato per niente facile. I colleghi maschi mi hanno sempre guardato con una buona dose di scetticismo e le difficoltà di manovra dell’autotreno, impegnative anche per un uomo, a me pesavano di più. Credo che sia stato un atteggiamento figlio della nostra mentalità, in altri paesi è diverso. Con gli anni, comunque, le cose sono cambiate, hanno imparato a conoscermi e noi donne del settore siamo leggermente aumentate». Con le colleghe ha fondato un blog e un’associazione che si chiama “Lady Truck”, con il motto “Buona Strada”, che organizza eventi benefici, ma anche incontri cui partecipano camioniste di altri Paesi come l’Olanda o gli Stati Uniti. «Quando siamo vicine ci vediamo tra di noi, ci si sente con il Cb e ci conosciamo tutte. Non è difficile, non siamo mica centinaia». Proprio il Cb, a volte, è il sistema più classico per le avance dei colleghi: «Superato lo smarrimento di trovarsi al cospetto di una signora qualcuno ci prova», racconta divertita. ‹‹Scatta la più classica tempesta di domande, ma se diventano invasive taglio corto. Ho scelto il nome di “Gringhella” proprio per non lasciare adito a dubbi: con me non si scherza». Il carattere è bello forte, ma ha mai avuto paura? «No, mi capita spesso di dormire per strada, ma sinceramente non ho mai avuto timori particolari. Certo, Bolzano è uno dei posti più tranquilli e sicuri dove passare la nottata». In chiusura c’è spazio per una riflessione sull’A22 che in pochi conoscono come Rosa. «E’ davvero tranquilla, peccato per il divieto di sorpasso...». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

lunedì 8 marzo 2010

Cgil: pensioni svalutate del 25%


Alto Adige — 07 marzo 2010 pagina 11 sezione: CRONACA

BOLZANO. Prezzi troppo alti in Alto Adige per pensioni rivalutate sull’inflazione nazionale. Risultato: una perdita del potere d’acquisto negli anni del 25%. I dati sono stati snocciolati al congresso dei pensionati Cgil, 14 mila iscritti in continua crescita. «Gli anziani hanno bisogno di chi li difenda». Potere d’acquisto in picchiata e carovita altoatesino in costante decollo: il risultato? L’inadeguatezza, ormai cronica, delle pensioni. La denuncia arriva direttamente dal congresso del sindacato Pensionati della Cgil (Spi-Lgr) tenutosi ieri. Dalle parole della relazione del segretario generale riconfermato Alfred Ebner e dalle testimonianze dei pensionati emergono tutte le difficoltà nell’arrivare alla fine del mese. Da una parte i tecnicismi politici che limitano l’assegno mensile, dall’altra i racconti di vita quotidiana di chi se la cava a pianificare la classica spesa alimentare, ma boccheggia di fronte agli esborsi straordinari, prevalentemente di carattere sanitario. Uno scenario che spiega la quota di 14mila iscritti Spi con un trend di crescita continua. «Le pensioni - esordisce Ebner - soffrono di un agganciamento all’inflazione nazionale che è penalizzante per gli altoatesini. A fronte di un adeguamento dello 0,7%, infatti, nella nostra provincia registriamo un aumento del paniere pari a 2,3%: significa che negli ultimi anni si è avuta una perdita di potere d’acquisto del 25%. Lo stesso paniere, poi, andrebbe ripensato quando si rapporta alle pensioni: che senso ha dare un peso relativo alle spese alimentari e tenere ampiamente conto di computer, tecnologie, pizzerie e ristoranti? Tutti conosciamo lo stile di vita dei nostri anziani, tranne chi governa questi calcoli. Altra questione importante è l’apprendimento permanente dei pensionati, specialmente nei rudimenti d’informatica. La vita quotidiana, intanto, è difficile e in tanti vengono a raccontarci le loro fatiche, spesso sconfiggendo un sottile velo di vergogna». Walter Bernardi auspica cambiamenti nel meccanismo politico: «Dal ‘93 le pensioni non vengono rivalutate, ma solo adeguate all’inflazione programmata, nemmeno reale. Solo in Italia, poi, il carico Irpef e la tassazione partono dai 7.500 annui, mentre in altri paesi europei redditi fino ai 10 o 12mila euro sono esentasse. Chiaro che così veniamo strozzati». Fabio Degaudenz inquadra la situazione altoatesina: «Nella nostra provincia abbiamo il dato record del 40% di pensioni al minimo. Abbinatelo al carovita bolzanino e la situazione di sofferenza è già spiegata». Gianluigi Marchi, infine, racconta il mondo degli anziani: «Da noi vengono spesso a lamentarsi. Se si tratta della spesa alimentare mensile riescono a pianificare bene le uscite, ma se subentrano complicazioni sanitarie diventa davvero difficile. E’ vero che la sanità provinciale è tra le migliori per assistenza, ma alcuni pagamenti vanno fatti comunque, le liste d’attesa sono lunghe e quelle private non stiamo nemmeno a parlarne. Si fatica persino per una visita dentistica». Nel paniere, intanto, si conteggiano notebook, auto nuove, pizze e cene in compagnia. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

venerdì 5 marzo 2010

100 medaglioni nel marciapiede dell'hotel Laurin


Alto Adige — 04 marzo 2010 pagina 28 sezione: AGENDA

BOLZANO. Per i suoi cento anni il Laurin si ritocca... il marciapiede. Inaugurata ieri la particolarissima passerella davanti all’albergo. Una serie di 100 cerchi di bronzo affogati nell’asfalto e riportanti una serie di vocaboli relativi al viaggio e alle emozioni di questa esperienza. Se vogliamo, un’autentica rivisitazione artistica del concetto americano della “Walk of fame”. L’iniziativa, firmata dalla facoltà di design della Lub nelle persone del preside Kuno Prey e del docente Roberto Gigliotti, la nuova installazione rientra nell’ampio cartellone degli eventi previsti per il centenario dello storico albergo nel cuore di Bolzano. L’obiettivo è di gettare un ponte ideale immediato tra il Laurin e la popolazione, un segno evidente dei festeggiamenti legati al primo secolo di vita. In questo senso il percorso delle parole, in quattro lingue e legate ai due concetti di “Emozioni di viaggio e viaggio nelle emozioni”, è soggettivo e permette a ciascuno di creare i collegamenti concettuali che predilige. Così, anche solo passeggiando, si possono costruire ponti narrativi nella propria testa. La storia che vi viene in mente, inoltre, potrete riportarla nel libro degli ospiti on-line presente sul sito dell’albergo www.laurin.it. La parte più “letterale” del progetto, chiamato “L-100”, è stata affidata all’artista Annemarie Laner. La collaborazione tra l’albergo intitolato a Re Laurino e la facoltà, comunque, proseguirà anche con altri workshop, il primo dei quali è previsto dal 15 al 20 marzo e vedrà un gruppo di creativi intenti a origliare i rumori e le voci più tipiche dell’hotel per analizzare le composizioni acustiche e comporre nuovi suoni che suggeriscano il concetto di albergo. «Volevamo - le parole di Franz Staffler, proprietario del Laurin - dare un segno esterno riconoscibile per la festa dei cent’anni. Pensavamo di intervenire sulla facciata e così abbiamo pensato alla facoltà di design della Lub. Dopo tanti anni di lotta per l’ateneo e dopo l’atteso decisionismo della Provincia, oggi possiamo finalmente collaborare con una realtà sempre più importante per il nostro territorio. Lo stesso Comune, infine, è stato straordinariamente zelante nel concederci l’opportunità di bucare l’asfalto per questa installazione». Non a caso a tagliare il nastro ci hanno pensato ieri il sindaco Luigi Spagnolli e l’assessore Klaus Ladinser. L’idea, però, era di intervenire sulla facciata: «Già - ammette Kuno Prey - ma noi designer amiamo mettere tutto in discussione, così abbiamo deciso che era troppo bella per essere toccata e ci siamo concentrati sul marciapiede. Un raccordo ideale tra l’albergo e la città». Un’idea trasformata in progetto, spiegato nel dettaglio da Roberto Gigliotti: «Il marciapiede raccoglie tracce, dalle gomme ai mozziconi, così anche questi 100 medaglioni di lega di ottone e bronzo, rielaborati graficamente dalla “Granit”, rappresentano tracce delle sensazioni del viaggio. Tutto nel contrasto tra l’umiltà dell’asfalto e il luccichio degli inserti». La scelta dei vocaboli non è stata casuale: «Abbiamo cercato - spiega Annemarie Laner - una certa musicalità e suggestione». Per chiudere un curioso aneddoto: uno dei medaglioni, dal peso di 5 chili, è stato rubato durante i lavori. Staffler è pronto a offrire un pernottamento per chi lo riporterà. Il vocabolo impresso? Tentazione. - Alan Conti

Un Comitato contro la clinica Bonvicini


Alto Adige — 04 marzo 2010 pagina 16 sezione: CRONACA

BOLZANO. «L’ampliamento della clinica Bonvicini è un abuso edilizio». «Solo le paure di un manipolo di vicini». Si infiamma la polemica tra il Comitato per la salvaguardia delle pendici del Guncina e Paolo Bonvicini, proprietario dell’omonima clinica privata in odore di ampliamento dopo l’approvazione del progetto da parte della commissione urbanistica. Lo scenario del dibattito è la presentazione alla stampa del Comitato di Gries, che conta una quarantina di sostenitori, al quale ha partecipato anche il dottor Bonvicini che, con signorilità, ha accettato di rispondere ai giornalisti solo al termine della conferenza. Sullo sfondo un fascicolo di documenti distribuito dai residenti. «L’aumento di cubatura - spiega il portavoce e vicino di casa della clinica Mario Vascellari - non è di soli 5.000 metri cubi. Bisogna aggiungere i 4.000 già concessi e i 7.300 già in essere, per un totale di 16.500. A questi vanno aggiunti quelli sotterranei, non conteggiati, e la possibilità di ampliare visivamente di altri 5.000 addossando la struttura alla montagna per un computo globale monstre di 30mila metri cubi». Tutto confermato dalle relazione tecnica firmata dal tecnico comunale Fulvio Rizzolo, meno che l’effettiva possibilità di un ampliamento visivo. «Non solo, non esiste alcun obbligo per la clinica di adeguarsi alle nuove norme per l’accreditamento». Qui la questione si fa spinosa e la replica di Bonvicini è pronta: «Non esiste ancora l’attuazione della delibera, ma pende come una spada di Damocle. Dovesse entrare in vigore, non sapremmo come fare». In realtà la delibera provinciale del 21 luglio 2008 prevede lo specifico esonero delle strutture già esistenti. Solo in caso di ristrutturazione, quindi, la Bonvicini dovrebbe adeguarsi ai parametri di 12mq per la camera singola e 9mq per la doppia. Per ora è sufficiente non avere 4 pazienti per camera. «Credo - prosegue Vascellari - che l’ampliamento nasconda la volontà di aumentare il numero di posti letto, forse fino a 200». «Una tesi - la risposta di Bonvicini - che non sta in piedi: i posti rimarranno 89 come adesso e noi faremmo addirittura un investimento senza ritorno». Sulla questione non esistono specifiche nei documenti. Delicata, invece, la questione parcheggi sollevata da Vascellari: «Via Pacher è senza marciapiede e la clinica dispone per il pubblico di soli 14 parcheggi, con un garage interdetto e le fermate del bus troppo lontane. Con l’ampliamento diventerà tutto insostenibile». Accondiscendente Bonvicini: «E’ un problema, cercheremo di fare qualcosa. Stiamo pensando a un bus navetta da piazza Vittoria». La relazione comunale, però, prevede lo specifico obbligo di realizzazione dei parcheggi. Non solo, un pool di esperti ha redatto un’analisi del traffico in cui si quantifica un disavanzo dell’offerta di parcheggi attuale pari al -22%, con un traffico parassita del 75% e un’emissione di Co2 in eccesso pari a 35.000 chili. In caso di ristrutturazione il disavanzo arriverebbe a -100% e l’incremento di traffico sarebbe tra il 17 e il 46%. Ci sono, infine, le questioni dell’ambiente e dei lavori. «La zona è di pregio naturale e paesaggistico - chiude Vascellari - e lo scavo di 30 metri nella montagna significa l’estrazione di 12.000 tonnellate di roccia per una stima di 1.000 camion di passaggio». Nelle carte, però, non si accenna allo scavo. «Non esiste niente del genere - conferma Bonvicini - ma i lavori dovranno essere il più silenzioso e innocuo possibile per permettere la nostra attività». Esiste, però, un rapporto ambientale comunale che integra la relazione tecnica, entrambe del tecnico Rizzolo, in cui si evidenzia “la mancanza di indicazioni specifiche nel progetto per la salvaguardia della stabilità del versante”, il pericolo di frane e la possibilità di portare a estinzione alcune specie della flora protetta. (a.c.)

giovedì 4 marzo 2010

Doppio weekend per la fiera arredo


Alto Adige — 03 marzo 2010 pagina 12 sezione: CRONACA

BOLZANO. La casa come un bunker dove rifugiarsi dalla crisi e dalle difficoltà. È questa la filosofia, ma anche la fortuna del settore dell’arredo che tiene botta alla contrazione dei consumi generale dell’ultimo periodo. Punta di prestigio del settore è senza dubbio la fiera bolzanina “Arredo 2010”, in arrivo in via Buozzi dal 5 al 7 marzo e dal 13 al 14 marzo dalle ore 10 alle 18, abbinata nel primo weekend alla rassegna internazionale di arte moderna e contemporanea “Kunstart”. “Arredo” arriva così alla sua decima edizione a 18 anni di distanza dalla prima, con la capacità di coinvolgere diverse realtà locali. Dal mobile classico al design di ultimo grido, dalla pelle al legno passando per la ceramica: i 170 espositori, distribuiti su 14.000 metri quadri, porteranno all’attenzione del pubblico quanto di meglio possa offrire il mercato della casa, con particolare attenzione alla sfera altoatesina. “Kunstart”, invece, allargherà l’offerta espositiva durante il primo weekend con i suoi 70 stand organizzati su una superficie di 5.000 metri quadri. Accessibili i prezzi d’ingresso fissati a 6 euro per il biglietto singolo, 3 euro se acquistato on-line e 15 per il pacchetto Family. Tra le diverse collaborazioni della fiera, significativa è quella con gli artigiani dell’Apa che coinvolge 19 aziende del territorio. Focus sull’industria del legno che, come precisa il presidente dei falegnami Klaus Egger «cresce nonostante la crisi dato che il 56% dei lavori di mobilio nella nostra provincia sono eseguiti da falegnami altoatesini». Walter Pichler, presidente dell’Apa, precisa: «Questa fiera è l’occasione per distinguerci dalla grande produzione di massa. Il futuro dell’artigianato passa dalla qualità e da sinergie come questa». Spazio anche per gli studenti della facoltà di design della Lub che presenteranno una serie di sedute modulari per spazi interni: «Un progetto chiamato “Stereomodul” - spiega il preside Kuno Prey - realizzato dagli studenti Julia Fellner, Werner Gasser e Paul Voggenreiter in modo autonomo al di fuori delle richieste didattiche. Per i ragazzi un’occasione unica per tastare con mano le dinamiche del contatto con il pubblico. La crisi? Si batte investendo». La Fondazione degli architetti, invece, inviterà i visitatori a lasciare idee e sensazioni sul concetto di spazio su una parete predisposta appositamente. Colore leader delle case moderne, secondo gli esperti, è il bianco ma “Arredo 2010” punta deciso sul verde in generale e sulla natura in particolare. Nasce così “Arredare con il verde”, mostra a tema creata da Martina Schullian dell’omonima giardineria bolzanina che esplora nel dettaglio tutte le soluzioni per fare delle piante e del legno i protagonisti delle quattro mura. Citazioni anche per “Famos”, progetto della comunità comprensoriale Bassa Atesina che presenta prodotti realizzati da persone disabili o con problemi psichiatrici, “Back-Up”, mobili di materiali naturali tra design e artigianato, “Arredo nel tempo”, rivisitazione storica di questa fiera e “La casa perfetta”, esposizione compendio di tutti gli errori da evitare nella costruzione di una casa. “Kunstart”, infine, getterà un ideale ponte tra l’arredo e l’arte, con implicazioni nel campo del design, della comunicazione e della produzione industriale. Reinhold Marsoner, presidente della fiera, chiude soddisfatto: «Ricordo che “Arredo” fu la prima esposizione che curai e oggi ha raggiunto livelli di qualità eccelsi. L’anno scorso questo evento ha portato in via Buozzi oltre 30 mila visitatori, ma speriamo di crescere ancora». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

Centri giovanili in crescita


Alto Adige — 03 marzo 2010 pagina 29 sezione: AGENDA

BOLZANO. Un ragazzo altoatesino su cinque frequenta i centri giovanili perché si trova bene e cerca occasioni di svago al di fuori della scuola. Un’abitudine ben accetta dai genitori che vedono in questi centri la classica ora d’aria, ma che si aspettano anche opportunità culturali e, in parte, sostegno scolastico. Tra gli operatori è forte il coinvolgimento, tanta l’attenzione ai giochi, da sviluppare ulteriormente quella sulle attività culturali, scolastiche e ricreative. Buono il dialogo con le istituzioni, latitante quello con le scuole. Per sommi capi sono questi i dati più significativi che emergono da uno studio affidato alla Lub dall’assessorato provinciale alla cultura e scuola italiana per sondare in profondità il mondo dei centri giovanili. Una pubblicazione di 50 pagine che si basa sui dati Istat, Astat e sulle nuove rilevazioni della Lub. Una pioggia di numeri che aiuta a capire meglio il mondo dei nostri ragazzi. Tra il 21 e il 24% dei giovani italiani, dunque, frequenta uno dei 23 centri giovanili in oggetto, di cui 12 a Bolzano. Il 63% sono maschi e il 37% femmine. Una cifra che va misurata al netto della “concorrenza” dell’extrascuola che porta il 29% dei ragazzi a sostenere di non aver tempo per i centri giovanili e solo il 26,7% ad esprimere una netta preferenza per altro. L’età media è compresa tra i 13 e i 18 anni e quasi tutti vivono in famiglia frequentando la scuola, rarissimi i lavoratori. Il 36% sceglie i centri perché ci si trova bene, superando a sorpresa la classica motivazione degli amici, ferma al 29%, mentre solo il 9% lo sceglie per le attività. La frequenza è settimanale, raramente quotidiana e le attività ricreative libere attirano di più di quelle strutturate rigidamente: al top sala giochi e feste di compleanno, meno entusiasmo per l’extra-scuola. La partecipazione propositiva è carente: il 43% dei ragazzi suggerisce attività, corsi, laboratori (34%) oppure gite, feste e concerti (28%), ma il 57% non si espone. Il 79%, inoltre, sceglie un centro e non si sposta in altri: fidelizzazione massima. Centrale anche per i genitori l’aspetto ricreativo, atteso dal 33% di loro, ben prima del supporto scolastico, al 21,9%. In una scala da uno a cinque, infatti, mamme e papà mettono al primo posto l’organizzazione dei compleanni (3,19% per gli uomini e 2,93% per le donne), ma tra le madri si desidererebbe anche qualche bel corso di cucina (anch’esso al 2,93%). Staccato l’aiuto nei compiti scolastici, fermo a 3,01% nei maschi e al 2,52% nelle femmine. Anche tra i soggetti non direttamente coinvolti trionfano al 60% tra gli adulti e al 68% tra i ragazzi lo svago e il supporto alla scuola, mentre precipita a 21% e 29% l’attenzione alla cultura. L’84%, comunque, è soddisfatto delle attività dei centri e per l’81% rappresenta argomento di dialogo con i propri figli. Interessante l’opinione degli operatori, dove si ripropone l’intento creativo, fondamentale per il 30%, davanti al 29% dell’educativo, al 14% del culturale e al misero 6% del formativo-scolastico: uno scarto rispetto alle aspettative sui compiti registrate tra i genitori. La sala giochi (4,3 su scala da 1 a 5) e il gioco (4,15) le attività più proposte mentre, per la tristezza delle madri, fermi a un misero 1,92 i corsi di cucina. Ampio il dialogo con l’Ufficio giovani provinciale, buono con l’assessorato comunale, appena sufficiente tra i centri e con le associazioni e davvero scadente il rapporto con le scuole. Il primo intento del 59,7% degli operatori è di ricreare; per il 46%, invece, centrale è la cultura, anche qui seconda. Volantini e passaparola, infine, i metodi principali di promozione. Tommasini: serve più offerta formativa «Questa ricerca commissionata dalla Provincia alla Lub - sono le parole di introduzione dell’assessore Christian Tommasini - ci offre una panoramica esauriente di questo mondo dei centri giovanili, che ora intendiamo sviluppare in modo deciso. L’obiettivo, adesso, è quello di incrementare l’offerta formativa e culturale dei centri giovani che devono affiancarsi sempre più alle tradizionali istituzioni come la scuola. Da questo studio partiranno le prossime linee strategiche dell’assessorato». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

mercoledì 3 marzo 2010

Bolzano è casa nostra


Alto Adige — 02 marzo 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. Don Bosco e Bolzano sono anche la casa degli italiani. Nei bar, nei tabacchini e per le strade del quartiere più popolare della città la ricerca che il nostro giornale ha affidato al sociologo Luca Fazzi è sulla bocca di tutti. Opinioni contrastanti, ma solo su una questione si trova un fronte compatto: malgrado tutto, i residenti si sentono a casa. Luca Delisi è il primo a prendere posizione: «Sono arrivato da Palermo 35 anni fa e non vedo come non possa sentirmi a casa. Il disagio non è italiano, semmai bisogna prestare attenzione ad altri dati, come quello relativo alla microcriminalità giovanile, se non vogliamo che l’isola felice svanisca del tutto. Non denigrerei, infine, le classifiche del “Sole 24 ore” o “Italia Oggi” che, comunque, rendono onore alla città». Il 31% dei minori in difficoltà abita a Don Bosco, di cui il 63,7% arriva da famiglie autoctone: se ci sono giovani bolzanini a disagio, facile che si trovino in questo quartiere. «Purtroppo - puntualizza Santina Costa - è una realtà problematica. Credo che il nodo sia educativo e la progressiva debolezza del concetto di famiglia incide parecchio». Giovani come Arianna Tiozzo che conferma: «Uscire alla sera col cane non è sempre un’attività tranquilla. Non sono d’accordo, comunque, con chi dice che i giovani non si sentano a casa qui a Bolzano: è vero, mancano locali e punti di ritrovo, ma questa è anche la nostra città». I dati, però, rimangono e raccontano di un 20% di italiani a disagio, soprattutto tra i giovani e nel quartiere. Paolo Costa, però, guarda allo sviluppo edilizio del quartiere: «Forse portare così tante famiglie è stato un azzardo. I ragazzini? Spesso sgarbati». Amabile Passadore, invece, considera il dato che vuole l’8,8% degli abitanti con un reddito insufficiente: «Si tratta di una criticità evidente. I tanti inquilini Ipes sono testimonianza di redditi non elevati e la crisi, ovviamente, fa la sua parte». Marina Bianchi è scettica: «Un’analisi che non mi rispecchia. Io mi sento a casa e ho un figlio quattordicenne che si trova bene con tutti: i genitori devono essere molto presenti». Gianfranco Vignozzi fornisce un’interpretazione storica: «Gruber, alla firma del trattato, disse che ci eravamo presi una bella rogna. Aveva ragione: l’italianizzazione forzata non ha fatto bene, ma la stessa chiusura del mondo tedesco, dove i giovani parlano poco la nostra lingua, non facilita. Non solo, tra scuole separate e scambi difficili è arduo trovare momenti di aggregazione. Rimaniamo, invece, ancorati al falso problema dei relitti fascisti dove, in realtà, basterebbe cancellare una scritta». I monumenti fascisti, dunque, non interessano e qui i dati della ricerca di Fazzi sono confermati. Tullia Rosanelli è drastica: «A Don Bosco si sta bene, io mi sento a casa mia». Ivano Moltrer, invece, interpreta il dato: «Non penso che sia un questione di lingua o di luogo, ma alquanto soggettiva. Può succedere qui, come in altri quartieri e lo stesso vale per i giovani, dove il discorso va ampliato all’aspetto sociale e familiare in cui sono inseriti. Lo sviluppo edilizio del quartiere, invece, è discutibile ma attenzione a descrivere Don Bosco come una periferia degradata perché quelle sono realtà che troviamo a Roma, Milano o Torino, non certo a Bolzano». Manuela De Bortoli, titolare del tabacchino “da Manuel e Daniel” in via Bari conferma: «Il problema non è del quartiere, ma squisitamente legato alla densità abitativa». Chiude la rassegna Nicola Commisso: «Parlare di disagio italiano mi sembra esagerato, a Bolzano si sta bene. I giovani, invece, vanno aiutati e non si può buttare sempre la croce addosso alla scuola o ai genitori che, il più delle volte, devono lavorare entrambi. Verissimo, invece, che la questione dei relitti fascisti è affare che interessa soprattutto la politica e lontano dalla gente». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

http://www.upload.bz.it/it/insights/ecco-i-fuximile-la-doppia-coppia-del-rock.htm

Un curriculum che è lungo come un calendario da appendere al muro. Il primo gruppo non locale che si mette in lizza per “Upload 2010” è di quelli abituati al palco e si presenta come autentica “bestia da concorso”. Loro sono i Fuximile e arrivano dalla provincia di Modena con un rock italiano alternativo, melodico e al tempo stesso potente. “Cuore di legno”, realizzato nel 2006, è il brano in lizza: un pezzo ben costruito, strutturato secondo canoni abbastanza classici del rock e con una particolare cura del suono, del ritmo e del bilanciamento delle voci in alcuni tratti. Si nota una certa predisposizione al gusto della melodia. Dal punto di vista testuale, invece, la canzone viaggia lungo il binario del dialogo ipotetico con la persona amata. La composizione dei Fuximile, comunque, sembra una mano di poker: doppia coppia. Il quartetto, infatti, è formato dai due fratelli Busi, Alberto alla voce e alla chitarra ed Enrico al basso, e dai Bernabei, Mario alla chitarra e Annalisa alla batteria. Una band nata dalle domeniche pomeriggio passate insieme tra Enrico e Mario a comporre brani: un gioco che ben presto coinvolgerà anche fratelli e sorelle per dare la stura a un percorso importante e costellato da importanti affermazioni. I Fuximile, infatti, hanno calcato il palco di almeno una quindicina di concorsi e festival, mentre davvero tante sono le esibizioni e i concerti. Tra i contest, comunque, va citata la vittoria al “Rock Contesti Live”, il secondo posto all’ “Atlantide” (proprio con “Cuore di legno” arrangiato da Raffaele Chiatto, chitarrista di Tozzi ed ex dei Ladri di Biciclette), la finale del “Mirandola Rock” di Modena, il premio per il miglior arrangiamento al “Guglia Rock”. Da un punto di vista professionale la carriera dei Fuximile ha già registrato qualche successo importante. Dal primo demo di quattro brani del giugno 2003, infatti, si è passati al primo cd di 10 tracce intitolato “Homo Faber” e al lavoro per il nuovo album. Non solo, da segnalare la realizzazione del videoclip della canzone “Empireo” postato nell’iscrizione a Upload e che evidenzia una certa cura per l’aspetto espressivo e comunicativo della loro musica. Da non dimenticare la collaborazione con l’agenzia SoundSpettacoli e le esibizioni in qualità di gruppo d’apertura ai concerti di artisti noti come Omar Pedrini e il gruppo Il Nucleo. In questo periodo, invece, il gruppo collabora con Daniel Ursini della “Clip Studio”che produrrà interamente il nuovo album Un gruppo, insomma, che si sa muovere nel modo giusto sotto l’aspetto della promozione, abbinando questa capacità a una fattura musicale notevole. Si avvertono le influenze della musica rock anni ’60 e ’70 che i Fuximile tentano di declinare con le aspettative melodiche della musica moderna e con asperità avvertibili di punk. Piccola chicca finale è la vendita delle magliette griffate “Fuximile” sul profilo myspace della band (www.myspace.com/fuximile). A proposito del nome: quella che sembra un’assonanza del concetto fac-simile è verosimilmente la parodia del più greve “fuck-simile”. Molto rock. – Alan Conti Per saperne di più: www.fuximile.net www.myspace.com/fuximile http://www.facebook.com/home.php?#!/pages/FUXIMILE/40084792555?ref=search&sid=1540814267.1024007954..1 Per farci sapere di più: conti.alan@yahoo.it

Scuola superiore, con la riforma nessun taglio


Alto Adige — 02 marzo 2010 pagina 11 sezione: CRONACA

BOLZANO. La riforma della scuola superiore è in Italia ai blocchi di partenza, ma lascia dietro di sé un cumulo di interrogativi in attesa di soluzione. Risposte che in provincia di Bolzano si cercherà di trovare approfittando del rinvio della riforma di un anno. Ieri, comunque, in un convegno organizzato dalla Cisl si è dibattuto proprio sui dubbi e le perplessità che la riforma sta portando nel mondo della scuola. Dalle inquietudini sui livelli occupazionali, alla fusione degli indirizzi e delle classi di concorso fino alla maturità professionale. Sandro Fraternali, della Cisl, prova a circoscrivere le criticità: «A livello occupazionale si può stare relativamente tranquilli perché da una parte i dati Astat confermano lo stesso numero di iscritti nelle scuole fino al 2018 e dall’altra la Provincia ha competenza primaria e le assicurazioni degli assessorati sono state convincenti». Rimangono, però, altre questioni irrisolte: «Bisogna capire in che modo si integrerà l’insegnamento del tedesco e come si intende reagire alla mancanza di diritto e economia nei licei in una terra che punta molto sulla condivisione dell’autonomia di una cittadinanza attiva. In ultima analisi c’è tutta la questione che si riferisce alla maturità professionale». Alberto Delcorso, dirigente dell’Itc “Battisti” conferma come nelle scuole i dubbi siano tanti: «Rimangono delle zone indefinite che andranno chiarite - ha detto il dirigente scolastico - sull’insegnamento per competenza, per esempio, dobbiamo ancora capire come muoverci perché i costi dell’attuazione sono inevitabilmente alti». (a.c.)

martedì 2 marzo 2010

http://www.upload.bz.it/it/news/i-ruined-wings-arrivano-primi.htm

Un successo l’hanno già ottenuto: sono i primi iscritti al concorso. Arrivano dalla vicina Merano i “Ruined Wings”, la prima band che sul filo di lana si guadagna la palma della prima partecipante a “Upload 2010”, battendo di poco i modenesi “Fuximile”. Un concentrato di hard-rock che spalanca alla grande i battenti dei contest e si guadagna la possibilità di esibirsi nelle manifestazioni legate al cartellone “Waiting 4 Upload”. Si chiama “Can’t stop the tears” (non posso fermare le lacrime) il brano postato da questo gruppo che in riva al Passirio sfodera tutta l’anima dell’hard rock, infondendola dei colori scuri del metal, ma anche di evidenti tinte progressive. Un gruppo che ha passato una fase embrionale che dal 2007 ha comportato diversi cambi di line-up, salvo sbocciare nella sua conformazione definitiva che poi è quella attuale. Un simposio perfetto, dove i ruoli sono ben definiti. Alla stesura delle frasi solistiche e dei cori troviamo il chitarrista Simon “Ray” Gillmann, alla voce e alle linee di basso Michele “Savage” Febbraio, il ritmo è affare della chitarrista Alissia “Maho”Sartorio e del batterista Gabriele “Gabry” Battistotti. Un gruppo che ha già alle spalle un primo album autoprodotto, intitolato “Unconscious Memories” (memorie incoscienti), foderato da una copertina con una raffigurazione di un albero spoglio (nella foto) e acquistabile a cinque euro sul ben curato sito www.ruinedwings.tk. Una prima esperienza fortemente basato sull’hard-rock con accenni di metal e progressive, accentuati nel lavoro di studio sul prossimo disco in corso in questo periodo. Paggio dell’iscrizione un interessante video di “Can’t stop the tears”, realizzato live dal palco del Jungle di Merano, dove fa bella mostra di sé l’estroversa chitarra bianco-rosa di Alissia. Un brano che sintetizza bene l’anima di questa band, con un ritmo ben definito e un’armonia orecchiabile. Da ascoltare l’assolo di Simon Gillmann a circa metà del brano. Alle spalle del gruppo una bandiera nera con il marchio della band in bianco e al centro una cartellonistica abbastanza “infernale”: tutto molto rock. Diverse le esibizioni in provincia dei “Ruined Wings”, reduci da una recente esibizione a Montebelluna. Un curriculum rispettabile e il grande merito di essere stati i più reattivi di tutti. Iscriversi così presto comporterà per i “Ruined Wings”, così come per le altre band, la possibilità di esibirsi al fianco di nomi noti della musica locale, nazionale e internazionale sui palchi di “Waiting 4 Upload”. Il primo anello di una lunga catena, dunque, è stato agganciato. – Alan Conti Per saperne di più: www.ruinedwings.tk www.myspace.com/ruinedwings http://www.facebook.com/pages/Ruined-Wings/99334436847?ref=ts&v=wall Per farci sapere di più: conti.alan@yahoo.it