Una manifestazione contro le firme in bianco |
Consegnate le adesioni alla campagna per il ripristino della 188. Sindacati uniti: "Una battaglia per le donne e non solo".
BOLZANO. Un migliaio di firme contro la firma in bianco. Anche in Alto Adige i sindacati confederali hanno partecipato ieri alla giornata dedicata alla petizione nazionale “188 firme per la legge 188/2007” consegnando nelle mani del commissario del governo Fulvio Testi centinaia di adesioni alla campagna contro la pratica delle dimissioni in bianco. Cgil, Cisl e Uil provinciali, quindi, marciano unite per ripristinare la norma che imponeva la tracciabilità attorno alle motivazioni della richiesta di dimissioni da parte di un lavoratore. L’obiettivo è disinnescare il giochino per cui i datori di lavoro, all’atto dell’assunzione a tempo indeterminato, impongono al dipendente la sottoscrizione di una domanda di dimissioni priva di data. In sostanza una pistola carica nel cassetto da spolverare in caso di infortunio o, soprattutto, gravidanza. I dati statistici raccontano di 800 mila donne in Italia che tra il 2008 e il 2009 hanno lasciato il lavoro tra la gravidanza e il primo anno del neonato, mentre in Alto Adige la quota tocca le 600 unità nel 2006, con un incremento di 100 rispetto a tre anni prima. L’Astat, però, non ha mai prodotto statistiche dettagliate negli ultimi anni.
"E’ molto difficile dare una dimensione precisa di questo fenomeno – specifica Doriana Pavanello della Cgil – perché da queste statistiche si può solo ragionevolmente desumere che una parte di queste dimissioni arrivino per coercizione. Chiediamo con forza all’Astat che ci fornisca un quadro preciso, dato che finora solo l’Ipl/Afi ha svolto qualche indagine sulla questione". Quindi dobbiamo preoccuparci anche in provincia di Bolzano? "Di sicuro il meccanismo è diffuso e l’abolizione della legge 188 decisa dal governo Berlusconi dopo soli 8 mesi non aiuta a ridurlo. Si colpiscono le donne, il valore sociale della maternità, ma possono essere coinvolti anche gli infortunati e i giovani. Non è un mistero, infatti, che alcune dimissioni arrivino a ridosso del termine del periodo di sgravi fiscali previsti per le assunzioni a tempo indeterminato oppure pochi giorni prima un incidente professionale. Sappiamo bene, infatti, che eventuali infortuni vanno a incidere sui bonus/malus che le aziende devono pagare alle assicurazioni per i propri dipendenti. Questa petizione, quindi, serve a sensibilizzare il ministro Elsa Fornero sulla tematica perché la riforma del lavoro non può ridursi a un semplice referendum per l’articolo 18". Difendersi dalle firme in bianco, però, non è affatto semplice. "Al livello legale – precisa Tila Mair della Cisl – si parte dal presupposto che la firma stessa sia un atto di volontà. Anche solo vergare il documento senza data, infatti, significa di fatto accettare il mancato riferimento al giorno delle dimissioni. L’unica strada percorribile è di consegnare il documento all’ufficio tutela sociale del lavoro non appena viene firmato". Già, ma non è propriamente semplice farsi lasciare l’originale dai datori di lavoro. "Lo sappiamo, infatti si tratta di una procedura delicata. Proprio per questo chiediamo l’introduzione di una legge deterrente che possa tornare utile pure in Alto Adige perché abbiamo la convinzione che anche da noi questa pratica sia adottata. D’altronde abbiamo già raccolto qualche testimonianza in passato". Pensando al mondo imprenditoriale altoatesino, oltretutto, sono le stesse statistiche a incoraggiare qualche sospetto. "Il 53% delle dimissioni delle donne attorno alla gravidanza – dichiara Cristina Girardi (Uil) - avviene in aziende piccole con meno di 15 dipendenti. Il nostro tessuto è composto principalmente da attività di questo tipo. Non solo, gli stessi numeri dimostrano che un lavoratore su quattro si è trovato, nel corso della sua carriera, di fronte a questo compromesso. Attenzione perché spesso ci si dimentica che presentare le dimissioni significa anche perdere il diritto a qualsiasi forma di ammortizzatore sociale. Le neomamme, dunque, si trovano di colpo disoccupate proponendosi su un mercato del lavoro che, purtroppo, non sarà particolarmente “generoso” data la loro condizione. Si tratta, dunque, di un fenomeno molto serio con riflessi sociali preoccupanti".
Alan Conti
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