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giovedì 17 ottobre 2013

Dolorini da maltempo? Previsioni scientifiche

La mamma, la nonna, persino voi stessi. A chi non è capitato di valutare il difficile enigma dell’evolversi del tempo ascoltando la propria schiena, il proprio osso fratturato o la propria cicatrice o su quella di un familiare? Più o meno a tutti. Un misto di sensazioni e paganesimo come tanti, si pensava, e invece tutto questo ha un suo fondamento scientifico e a dirlo, oltre le solite intrepide università americane, ci sono anche atenei di spessore come Harvard ma ad ipotizzarlo fu addirittura Ippocrate: il primo della classe insomma. Prima indiziata a rendere la diceria fatto medico è la pressione atmosferica che, naturalmente, incide sul corpo umano. A raccogliere queste convinzioni in un piccolo compendio è Roberto Vincenzi di Repubblica che passa in rassegna alcuni dei dolorini meteorologici più classici. Prendiamo il mal di schiena: gli studi dimostrano che l’80% di chi ne è colpito avverte peggioramenti in prossimità di freddo e temporali. Proprio i temporali, più precisamente i fulmini, sono capaci di aumentare il dolore da mal di testa del 31% se cadono in un cerchio di una ventina di chilometri. Circa da Bolzano a Lana per intenderci: non poco. Reumatismi accentuati dalla pioggia? Certamente perché umidità e freddo aumentano il volume della articolazioni. Avvertono gli sbalzi anche le cicatrici, mentre il dato più preoccupante è quello legato agli infarti: le temperature basse facilitano la coagulazione aumentando il rischio di infarto del 7%. Tutto questo ha portato in questi mesi alcune televisioni americane ad affiancare al meteo uno specifico bollettino dei dolori: avanti così e toccherà adeguarci. 
Alan Conti

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