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domenica 26 ottobre 2014

Neruda, voglia di playoff

 L’anno scorso hanno preso quota, quest’anno si dovrà provare a volare definitivamente. In un campionato di serie A2 più stretto di un budello di montagna, dove tra playoff e retrocessione può passare il soffio di qualche punto, il Neruda Volley, presentato ieri ufficialmente, può certamente provare a dire la sua. Tredici le compagini al via (dopo il ripescaggio di Forlì in A2), da nord a sud, per una stagione che vedrà otto squadre agli spareggi promozione. Inutile girarci attorno: questo è l’obiettivo per considerare positivo il campionato della squadra targata Volksbank. Il roster, allestito dal presidente Rudi Favretto e dal coach Fabio Bonafede, è un mix di esperienza e promesse giovanili, tecnicamente valido e attrezzato per provare giocarsela da protagonisti. Fortuna permettendo. Gli infortuni di Valeria Papa (salterà i primi tre match) e Noemi Porzio (fuori tutta la stagione), infatti, hanno costretto la società, arricchita quest’anno dalla presenza di un direttore generale di esperienza come Luca Porzio, a tornare a sondare il mercato in banda. In arrivo, dunque, Lucia Bacchi, stella nazionale ad alti livelli indoor e nel beach volley. “Si tratta – le parole del presidente Favretto - di un innesto importante che ci permette di consolidare un gruppo che ritengo assolutamente in grado di correre per un posto ai playoff. Non voglio nemmeno pensare che una rosa simile possa rischiare la retrocessione”. Aspettative confermate dall’allenatore che, al solito, insiste molto sul tasto di un gruppo capace di forgiarsi nel carattere: “Ho sempre detto che contiamo su 14 titolari senza distinzione e lo stiamo dimostrando. Dalle ragazze pretendo sempre grinta, forza e la voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo. In questo campionato partiamo tutte pari a zero punti: possiamo dire la nostra”. Il Neruda, comunque, affiderà la regia alle mani dell’alzatrice tedesca Lena Moellers, curriculum di spessore tra A1 (l’anno scorso a Novara) e rappresentative nazionali, seguita dalla giovane promessa trentina Aurora Bonafini. Mettere giù i punti sarà compito del vertiginoso opposto estone Anna Kajalina (2.05 metri d’altezza). Nella batteria delle schiacciatrici, oltre al bomber Papa, ecco la mano di Francesca Trevisan, l’orgoglio altoatesino di Kathrin Waldthaler e la versatilità di Sara Bertolini, idolo di casa essendo di Bronzolo. Tra le centrali occhio alla scoppiettante Giuditta Lualdi e alla grinta calabrese di Vittoria Repice. Tanto ci si attende pure da Elena Gabrieli, reduce dalla serie A francese. Chiudono la rosa i liberi con il ritorno di Giulia Bresciani e la crescita controllata del gioiellino di casa Greta Filippin, 16 anni appena. Primo impegno di campionato domenica 2 novembre a Milano contro Club Italia, mentre l’esordio casalingo è in programma la settimana dopo al Palaresia contro Bakery Piacenza.
Alan Conti (www.altoadige.it)

venerdì 9 maggio 2014

Il mercato? In via Claudia Augusta


Il mercato di via Aslago si sente stretto e cerca delle soluzioni. Ieri è andata in scena una giornata importante per le tradizionali bancarelle di Oltrisarco. In programma, infatti, la prova di transito a sorpresa per il mezzo di emergenza dei vigili del fuoco lungo il tratto occupato dalle bancarelle dei vestiti. Tutto sembra andato abbastanza bene, ma il nulla osta definitivo potrà darlo nelle prossime ore solo l’amministrazione comunale di concerto con la polizia municipale. Una criticità nota cui gli ambulanti propongono due vie d’uscita: una più tecnica e l’altra più intrigante.
 La prima è quella testata ieri del passo indietro fulmineo degli espositori in caso di emergenza. “A spostare parti della bancarella – spiega il direttore di Confesercenti Mirco Benetello – ci mettiamo un secondo. Il camion può passare senza intoppi anche con i furgoni posizionati lungo la strada. La prova di oggi lo ha dimostrato e siamo contenti di essere stati noi a proporre un modo per uscire dall’empasse con il Comune”. La seconda, dicevamo, implica più coraggio: spostare il mercato su via Claudia Augusta. Sembra un azzardo eppure potrebbe avere riflessi positivi. “Questo mercato non cresce perché è infilato in una via secondaria e viene avvertito come secondario. In pochi lo conoscono. Il trasloco nel cuore del quartiere, da piazza Bersaglio all’incrocio con via San Vigilio, sarebbe un segnale importante e potrebbe coinvolgere le nuove generazioni delle case appena costruite. L’impatto sarebbe totalmente diverso” l’opinione di Benetello. IL rappresentante di Confesercenti nel mercato, Marco Peverotto, sposa totalmente la causa. “Sarebbe una rivoluzione positiva per noi, ma anche un grande beneficio per le attività lungo via Claudia Augusta che dalla chiusura del transito da sud dell’arteria attendono un’occasione di riscatto”. D’accordo però c’è il problema della viabilità, dei parcheggi, degli autobus. “Il traffico e i bus si possono spostare lungo la via Aslago liberata, dove si possono recuperare posteggi bianchi in buona quantità. Per gli stalli blu ricordiamoci sempre che sotto piazza Nikoletti c’è un parcheggio dimenticato da mesi. Bisognerebbe, invece, pensare a qualcosa per i residenti con l’uscita nel mercato, ma mi sembra che in via Rovigo il problema sia stato risolto brillantemente”. I bar della strada, ovviamente, farebbero ponti d’oro alle bancarelle e la chiusura di via Claudia Augusta viene quasi sempre salutata con entusiasmo dai residenti in occasione dei giorni di festa. L’applicazione sistematica non sarebbe facile, ma se si discute della rivoluzione di un grande areale in Centro di certo lo si può fare anche per quella di una piccola area in periferia.
Alan Conti

Park Fiume, via a ottobre?


Fase progettuale ultimata in estate e lavori, nella migliore delle ipotesi, in partenza a settembre. E’ questo il timing che la cooperativa Park Fiume prova a immaginare per la discussa opera del garage sotto le Passeggiate del Talvera. Ieri, infatti, è andata in scena la riunione di approvazione del bilancio: l’occasione per fare il punto con il presidente Guido Ferrari. “Al momento siamo concentrati nell’ottenere il progetto definitivo per arrivare al più presto alla creazione del bando e a tutte le procedure burocratiche necessarie per mettere in piedi davvero il cantiere”. Quando si potrà parlare di scavo? “Per una procedura normale a settembre si vedrebbero i primi lavori. Noi non so”. Non siete normali? “No, mi pare evidente. I tempi dell’amministrazione con noi sono biblici e se per una pratica basta un’occhiata con noi, dato il caso particolare, viene analizzata ogni minuzia”. Intanto la sete di parcheggio in zona, vero motore dell’opera, non sembra placarsi. “Abbiamo 110 soci e altri 35 in lista d’attesa – conferma Ferrari – ed è nostra intenzione provare a non scontentare nessuno. Appena avremo il progetto definitivo passeremo alla scelta dei box o dei posti secondo l’ordine prestabilito”.
 Intanto l’operazione contabile vede un bilancio a pareggio di 55.290 euro tra attività e passività nello stato patrimoniale e di 28.469 euro tra costi e ricavi. “E’ un bilancio inevitabilmente da scatola vuota – il commento di Ferrari – perché finchè non passeremo alla fase operativa non potremmo avere l’ammontare esatto dei costi che, causa le attese, stanno inevitabilmente crescendo di mese in mese”.  La coop, ora, ha fretta.
Alan Conti 

Assistenza, Stocker apre ai privati


Il settore dell’assistenza sanitaria altoatesina dovrà cambiare faccia nei prossimi anni per diventare più elastico e rispondere ad esigenze diversificate. Più lavoro di rete tra le varie strutture, più comunicazione e più capacità di arrivare al paziente anche tra le mura domestiche: questi gli obiettivi. Il tutto, però, senza sicurezze sull’ampliamento della pianta organica e con la porta spalancata all’ingresso di privati. E’ questo il quadro emerso dalla tavola rotonda organizzata dal direttore del Distretto socio sanitario Centro Piani Rencio Alexej Paoli in occasione della visita alle strutture dell’assessore provinciale competente Martha Stocker. Un tour per conoscere i servizi e i collaboratori con particolare attenzione al centro di accoglienza “Conte Forni” e al fenomeno dell’aumento delle richieste di sostegno economico. Al termine, però, un confronto con operatori e direttori che ha permesso di fare la radiografia al settore. Sono  4.838, infatti, i dipendenti impiegati nel tecnico-assistenziale per un totale di 4.045 unità a tempo pieno. Di questi 3.036 sono infermieri o ostetriche, 417 sono gli addetti alla riabilitazione, 450 gli assistenti tecnici come i radiologi, 195 gli assistenti sanitari specializzati in prevenzione, 161 impiegati in mansioni atipiche come i puericultori e 579 gli operatori sanitari tout court. “Una pianta organica di livello – premette Stocker – che tuttavia dovrà svilupparsi verso un maggiore coordinamento delle varie necessità. La Giornata Internazionale dell’Infermiere, il 12 maggio, sarà dedicata proprio a questo tema”. Ci perdoni, ma cosa significa nel concreto? “L’idea è quella di mettere il paziente al centro con i servizi che ruotano intorno senza costringere lui o i suoi famigliari a lunghe peregrinazioni. Vuol dire mettere in piedi sistemi di comunicazione più efficienti tra le varie aree dell’assistenza, ma anche focalizzarsi meglio e prevedere un sempre maggiore intervento tra le mura domestiche. Permettere la cura dei pazienti palliativi a casa, per esempio, è un grande traguardo in determinati contesti”. Bene, sicuri che basterà concentrarsi nella formazione per ottenere questo risultato senza ampliare il numero di dipendenti a fronte di una crescita degli anziani e delle malattie croniche? “Le risorse di bilancio sono quelle che sono nella sanità. Ci metteremo a tavolino con l’Azienda Sanitaria e decideremo quali sono davvero i servizi essenziali che non possono mancare. Sicuramente non si può pensare di allargare tutto”. C’è, infine, una nuova prospettiva. “Penso che dovremmo aprirci al privato per trovare nuovi impulsi. Credo sia una strada percorribile, anche se vanno studiate nel dettaglio le modalità e la relativa organizzazione”. 
Alan Conti

mercoledì 7 maggio 2014

L'italiano sgrammaticato dell'Ipes


“Si tieni presente chè la pulizia scala e piani e la pulizia generale devono essere rispettare, altrimente venga una ditta che vieni pagata dell famiglia del’turno”. Non abbiamo versato del latte caldo sulla tastiera, ma è esattamente il testo che la sede meranese dell’Ipes ha inviato ad alcuni inquilini delle proprie case a Merano. Una comunicazione sul rispetto dei turni della pulizia scale come ce ne sono tante, ma che ha dell’incredibile per l’italiano surreale utilizzato. A postarla su facebook è Paola Zampieri che se l’è ritrovata, sbigottita, nella posta. “Sinceramente ho pensato subito a uno scherzo, poi ho visto il timbro ufficiale dell’Istituto e sono rimasta basita”. Ovviamente per non farci mancare nulla anche il nome della signora da Zampieri si tramuta in Zambiero senza comprenderne bene il motivo.
 In realtà una spiegazione, abbastanza palese, ci sarebbe: prendendo il testo in tedesco (anche questo, incredibilmente, con qualche errore) e incollandolo in uno dei traduttori web più in voga il risultato ottenuto è esattamente quello riportato nella comunicazione ufficiale. Si tratta di una spiegazione intuitiva perché, naturalmente, anche l’Ipes di Merano in questi giorni si è concessa il ponte del Primo Maggio ed è impossibile contattare qualcuno per capire cosa possa essere successo. Sul social network immediata è scattata l’indignazione di un ente pubblico totalmente incapace di esprimersi nella lingua nazionale: una figuraccia anche per chi sventola ostinatamente il vessillo del patentino di bilinguismo a tutti i costi. Qui è palese che l’ufficio incaricato fosse totalmente sfornito di personale in grado di masticare anche solo vagamente la lingua di Dante. Senza contare che un ripassino andrebbe fatto pure su quella di Goethe. Inaccettabile, inoltre, che l’Ipes nemmeno sappia perfettamente i cognomi dei propri residenti: se Zampieri diventa Zambiero in una comunicazione sulla pulizia delle scale c’è da chiedersi, col brivido, cosa accade in documenti ben più importanti e delicati. Resta, dunque, l’incredulità e un suggerimento per il prossimo giorno feriale incastrato tra due festivi: organizzare un paio di corsi di lingua fatti bene. Non faranno male. 
Alan

Art May Sound, un balloon di eventi


Come un grande balloon che si allarga partendo da un fumetto, torna questo fine settimana il festival  Art May Sound. Nata come una festa per gli amanti dei comics oggi questa manifestazione è un giro artistico nella creatività giovanile. Mentre si alzava progressivamente il livello di sceneggiatori e disegnatori coinvolti crescevano anche la musica, la scrittura e la pittura. Non a caso per questo Art May Sound 2014 si aprono le prestigiose porte di un Museion che ha sempre sete di iniziative che possano coinvolgere il territorio, ma che di certo non si concede facilmente.  Tutto, dunque, al Museion Passage.
 Nel concreto si parte giovedì con l’inaugurazione alle 20 (programma completo su www.artmaysound.com) e subito un live painting condotto da Armin Barducci con giovani promesse locali e disegnatori più affermati. Contestualmente ci sarà l’apertura dell’esposizione delle opere originali di Claudio Sciarrone, Giacomo Bevilacqua, Marco Villa, Fabiano Ambu, Andrea Freccero e lo stesso Barducci. Per la musica un accompagnamento di duetti leggeri con Roberta&Davide e Twins Unchains.
 Venerdì sveglia presto per andare a scuola. Alle 9, infatti, in programma il workshop di fumetto alla scuola primaria Manzoni con due mostri sacri di casa Disney come il sceneggiatore Giorgio Salati e Claudio Sciarrone. I maghi di paperi e topi, dunque, incanteranno i bambini. Per i più grandi del liceo artistico Pascoli lezione sabato mattina con Davide Aicardi e Sciarrone. Nel pomeriggio, invece, l’avvio ufficiale di tutte le aree creative di Art May Sound con i giochi, da scatola e di ruolo, oltre ai diversi progetti e percorsi proposti e da scoprire. La serata di venerdì, infine, sarà all’insegna del reggae con l’esibizione degli Skankin’ Drops, costola dei sciolti Ragareggae, e il noto trentino Anansi impegnato nella promozione del suo nuovo album. In caso di pioggia show al chiuso del Pippo Stage.
Sabato andrà in scena la collaborazione con le biblioteche civiche di Bolzano e Merano che chiederanno ai ragazzi di ideare un disegno per il segnalibro ufficiale della prossima stagione. Alle 9, inoltre, Museion proporrà ai giovani il Sabato dell’Arte in una curiosa fusione di stili. Fissata per le 15.30, invece, l’attesa sfilata di Cosplayer che, come spesso accade in questi casi, si trasformerà in un contest per premiare i migliori. Curioso come Bolzano abbia cominciato a conoscere questa arte dell’immedesimazione proprio con le prime edizioni di Art May Sound. Musica in primo piano anche per  sabato sera con le note acustiche di Tynnitus e Color Collectif. Soul e funky nei concerti di chiusura con il giovane gruppo D.F.M.C.  e la Homeless Band particolarmente affezionata al festival. 
 “Quello che ci sorprende di questa manifestazione – ha spiegato Giacomo Morello, responsabile del complesso reticolo d’organizzazione che muove dai centri giovanili Charlie Brown e Villa delle Rose supportati dall’associazione La Strada – è sempre la capacità di fare rete in modo abbastanza naturale tra varie realtà del nostro territorio. E’ la voglia di crescere, di dare qualcosa in più e tirare fuori qualcosa in più dai ragazzi, dai quartieri e dalla città”.
Alan Conti 

martedì 6 maggio 2014

Artioli contro la Lega: "Affonda Bolzano"


Se la costituzione di Team Autonomie aveva il placet di Roberto Maroni oggi, a mesi di distanza, Elena Artioli scarica completamente quella Lega Nord che contribuì a darle un seggio provinciale nella scorsa legislatura. Sono sempre le alleanze a giocare un ruolo chiave in questa rottura. Se prima l’avvicinamento di Artioli a Forza Italia per le Provinciali non era andato giù al carroccio ora è la consigliera provinciale a criticare il patto Lega Nord-Freihietlichen, con Südtiroler Freiheit inclusa per estensione. “Sono finiti i tempi in cui si lavorava per un progetto di convivenza tra i gruppi linguistici. Oggi spunta l’alleanza con Pius Leitner che vuole togliere i fondi a Bolzano perché troppo italiana e torna in auge Eva Klotz ospitata a Pontida. Ecco il nuovo volto della Lega di Matteo Salvini, il milanese so tutto mi”. La rasoiata è servita, così come l’avvertimento ai bolzanini. “Chi tra loro voterà la Lega segnerà un clamoroso autogol. E’ una politica che vuole togliere tutto al capoluogo e continuare la vecchia politica degli scontri etnici. Nella nostra città serve investire di più per diventare un vero laboratorio di convivenza. Non si può buttare via tutto il lavoro fatto finora”. 
Alan Conti

Funzionano le cooperative scolastiche


I meccanismi della cooperazione come metro didattico per insegnare ai ragazzi delle medie come concepire e portare in porto un progetto comune. E’ l’obiettivo che si sono poste le scuole secondarie di Salorno ed Egna per l’anno scolastico che si incammina verso il tramonto. Un percorso, impostato con l’aiuto di Confcooperative, che ha conosciuto molte e diverse tappe, tutte piuttosto partecipate e di successo. Fil rouge il cammino tra solidarietà e divertimento per un cartellone che, alla fine, si è dimostrato particolarmente vario.
 Si è partiti con un classico nell’ottobre scorso: torneo di calcetto a Bronzolo organizzato dalla classe 3A di Egna. A fine novembre ecco che sempre la 3A, stavolta della scuola “Mameli” di Salorno, si è infilata alla fiera vendendo dolci e tè caldo per un banchetto che ha fatto seguito a una rassegna cinematografica pensata per piccoli alunni e studenti. La 2A di Salorno, invece, ha messo in piedi un vero e proprio mercatino di manufatti realizzati in diversi corsi laboratoriali finalizzato al sostegno economico del progetto “Missione Baba Camillo” in Tanzania. Considerevole e meritata la somma raccolta. Originale anche l’idea della 3B della scuola “Calvino” che ha realizzato un vero e proprio concorso di idee dal titolo “Reinventiamo il cortile della scuola” per riqualificare gli spazi comuni a misura di studente. I tanti progetti sono stati visionati e giudicati da una commissione formata da professori e genitori che ha infine assegnato ai primi tre classificati alcuni e-book e diversi libri messi a disposizione dall’assessorato alla cultura di Egna guidato da Giorgio Nones. Tutti i lavori rimarranno esposti nella biblioteca pubblica del paese fino al termine dell’anno scolastico.
 Questo quanto già portato a termine, ma il calendario delle iniziative delle “cooperative” scolastiche ha ancora qualche data cerchiata di rosso. A fine maggio, per esempio, la 3B di Salorno presenterà ai piccoli della primaria uno spettacolo teatrale sui diritti dei bambini. A Egna, invece, tutti gli studenti della scuola potranno vivere una giornata all’insegna dei giochi organizzati dalla 2A spaziando dalla tombola alla caccia al tesoro passando per la battaglia navale. Per la chiusura si torna nel campo degli spettacoli teatrali con la 2B di Egna che il 13 giugno porterà in scena un pezzo di “Plauto Aulularia”.
“Oltre al divertimento – spiega l’insegnante Marisa Zanin – il fine di tutti questi percorsi è che i ragazzi riescano a scoprire attraverso il lavoro di cooperativa un’attività di progetto che richiede un confronto, l’ascolto dell’altro, la collaborazione, la fatica di rinunciare alle proprie aspettative, il mettersi in gioco e la responsabilità di portare a termine un disegno. Tutti aspetti che rivelano la bellezza del lavorare uniti con uno scopo unico”. Remare insieme nella stessa direzione: servirà anche in futuro.
Alan Conti

lunedì 5 maggio 2014

Si rinnova la croce bianca di Salorno


Quando si assiste a un ricambio puntare sui giovani diventa quasi un riflesso naturale. E’ quanto sta accadendo alla sezione di Salorno della Croce Bianca che nell’assemblea dell’altro giorno ha rinnovato i propri organi direttivi. La novità più consistente, naturalmente, arriva con il cambio al vertice della sezione dove al posto dello storico capo Erich Pichler arriva Stefan Franceschini, volontario della Croce Bianca da 15 anni. Pichler, come detto, lascia la plancia di comando dopo quasi vent’anni: un periodo che, sui 25 di vita della sezione di paese, rappresenta praticamente un libro di storia. Franceschini, dunque, raccoglie un’eredità pesante e sarà affiancato dal vice confermato Roberto Amort e dai tre nuovi innesti del direttivo Laura Del Fabbro, Matthias Delvai e Stefan Nicolodi. Completano il vertice Marco Didonè, già capo servizio, e la responsabile per i giovani Daniela Michelon. “In questi quattro anni – le prime parole di Franceschini – intendiamo investire molto su progetti che possano coinvolgere i ragazzi ampliando la base dei volontari su cui possiamo contare”. In ogni caso la Croce Bianca di Salorno conta già 58 soccorritori volontari, 6 dipendenti, 23 ragazzi del gruppo giovani e una persona in servizio civile volontario. Sono 16.000, invece, le ore di servizio prestate alla popolazione a titolo gratuito: numeri ragguardevoli.
 Presenti all’assemblea anche il sindaco Giorgio Giacomozzi e l’assessore comunale per la protezione civile Roland Lazzeri a testimonianza della vicinanza del Municipio all’associazione. In sala pure il membro della direzione provinciale Stefan Fink e il responsabile del Comprensorio Patrick Lageder. Per coinvolgere le giovani generazioni ci sarà bisogno delle istituzioni anche oltre le presenze in assemblea.
Alan Conti 

venerdì 2 maggio 2014

Un documentario sui tirolesi brasiliani


Partivano per il sogno americano. Non quello moderno di carriera e libertà al Nord, ma quello di terra che permettesse di sfamare le bocche di famiglia al Sud. Nel 1850 il Brasile divenne meta di un’emigrazione massiccia dal Tirolo austroungarico, tedesco e italiano. Partirono per primi i tirolesi del Nord e fondarono Dorf Tirol, poi fu la volta dei trentini che nel 1875 posarono la prima pietra di Nova Trento, entrambe nello Stato meridionale di Espirito Santo.
 L’eco di una storia incredibile che è risuonato fino ad Egna dove il regista Luis Walter ne ha fatto un progetto professionale. Il 5 maggio, infatti, sarà in Brasile con il fidato cameraman di Laives Marco Sonna per girare il film “Tirolesi nella foresta”. Per Walter un ritorno. “Ho già realizzato un primo documentario su questa vicenda che trovo davvero suggestiva. Tornarci mi fa davvero molto piacere”. La prima opera si intitola “Dove le caramelle crescono sugli alberi” e già il titolo è un racconto. “Il responsabile tirolese dell’agricoltura – spiega Walter – era fermamente convinto che l’emigrazione potesse essere una risposta alla crescente crisi dell’agricoltura. Così arrivò prima in Uruguay e poi in Brasile, ma non era soddisfatto. Temeva che la sua gente patisse troppo il caldo. Così salì su un’altura a 600 metri sopra il livello del mare e visitò il cimitero del vicino paese verificando a spanne la mortalità infantile. Una volta convinto tornò in Tirolo per magnificare le possibilità e le bellezze di questa nuova terra. Lo fece talmente bene che qualcuno si immaginava le caramelle sugli alberi”.
 Ora, dunque, si torna a raccontare le storie di questo viaggio di speranza in queste città davvero molto particolari. “Ho la fortuna di potermi basare su un solido aiuto scientifico che mi arriva dal professore dell’università di San Paolo Everton Altmayer laureatosi proprio su queste tematiche”. Gli abitanti di Dorf Tirol e Nova Trento, infatti, non  hanno certo dimenticato le proprie origini e accanto all’ovvio portoghese continuano ad alimentare lo studio del tedesco e del trentino, chiamato semplicemente dialetto tirolese. Non solo, Nova Trento è oggi addirittura il secondo centro di maggior turismo religioso in Brasile per i tanti pellegrini che visitano la città dove visse Santa Paolina Visintainer, considerata la prima santa brasiliana e originaria di Vigolo Vattaro in Trentino. Lo stesso scudo municipale riporta il sole brasiliano e l’aratro di origine agricola, ma anche il bastone vescovile di San Vigilio scelto come patrono in omaggio a Trento.
Per un film sempre più completo, però, ci vogliono delle storie e Walter invita espressamente chiunque abbia conoscenze tra gli emigranti (o anche di ritorno) a farsi vivi all’indirizzo info@studiowalter.it. Entrare in un racconto affascinante e in un film da seguire con curiosità: l’opportunità e ghiotta. 
Alan Conti 

Salorno, cercasi fisioterapista bilingue


La ricetta per trovare lavoro velocemente? Specializzarsi in fisioterapia e superare il patentino di bilinguismo di grado B. E’ quanto emerge dalla vicenda della casa di riposo di Salorno “Kofler” costretta, ormai da anni, ad assumere professionisti di assistenza sanitaria tramite ordinanza sindacale anziché concorso. Una prassi resa necessaria dal deserto dei bandi degli ultimi anni: senza intervento amministrativo la struttura chiuderebbe i battenti. Un orizzonte logicamente impensabile considerato ijl parco anziani che la casa di riposo assiste in edificio e a domicilio. Fatto sta che con cadenza periodica il sindaco Giorgio Giacomozzi si trova a nominare l’assunzione per chiamata diretta attraverso ordinanze che fanno richiamo, addirittura, agli atti di igiene urgente pena  il mancato mantenimento del servizio di assistenza geriatrica. Lo stesso documento parla apertamente di  “compromesso per la mancanza di personale qualificato”. La qualifica assente, manco a dirlo, è quella del certificato di bilinguismo.
“E’ un meccanismo decisamente comune alle strutture come la nostra - precisa il direttore della “Kofler” Roberto Panizza – e deriva dall’effettiva incapacità di trovare candidati con il patentino”. Non è difficile comprendere come il fenomeno possa essere diffuso, ma a Salorno assume contorni simbolici data l’incollatura al confine trentino e la difficoltà di attirare lavoratori tedeschi da altri territori altoatesini più distanti. La fisioterapista recentemente confermata con un contratto part time all’80%, per dire, è nata a Cles e vive a Mezzocorona. Non si tratta nemmeno di una soluzione straordinaria dato che nella casa di riposo di Salorno praticamente tutta la sfera assistenziale di primo livello ne è coinvolta. “Le assunzioni per ordinanza interessano la fisioterapia e le infermiere”. Naturalmente il servizio pubblico, in questo caso, deve muoversi come un’azienda privata.  “Per scegliere a chi affidarci operiamo una selezione interna tra eventuali candidati multipli. Poi la nomina spetta al sindaco”. Colloqui, esperienza, curriculum e preparazione: tutto il menù degli incarichi privati. Il tutto, però, intervallato costantemente da bandi andati deserti: “A breve dovremmo ufficializzarne un altro – continua Panizza – e ci aspettiamo che qualcosa possa muoversi. D’altronde la formazione si è mossa perché in futuro possano tranquillamente arrivare candidati specializzati e in possesso del patentino”. Il rovescio della medaglia, però, sarebbe dare il benservito a dipendenti che hanno apportato un contributo buono viste le frequenti conferme. “Purtroppo questa è una situazione che può capitare e non possiamo esserne contenti dato che si tratta di personale apprezzato che conosce le dinamiche della casa di riposo” conclude il direttore. La logica del concorso pubblico, chiaramente, predomina. Tutta la vicenda, però, lascia il solito quesito che galleggia in sospeso: è necessario sapere il tedesco per essere di ottimo supporto a un anziano che già da anni si è affezionato?
Alan Conti


Dissertori: "Kompastcher ci lascia indietro"


“Kompatscher non può fare il cavallo che scappa via e lascia la carrozza nel fango”. Ci sono politici che hanno le metafora pronta: gli scappa via, forse, senza nemmeno volerla. Werner Dissertori, sindaco di Termeno in quota Svp, è certamente tra questi e così una chiacchierata sul bilancio comunale appena approvato scivola veloce su accese considerazioni di finanza locale. Non è solo Bolzano ad alambiccarsi con crucci vari per far quadrare i conti e la sensazione che i tagli sulle tasse finiscano per riflettersi sulle amministrazioni comunali comincia a farsi spazio anche nelle fila della Stella Alpina.
“Sì, l’ho detto ad Arno. La politica dell’abbassamento delle tasse piace a tutti, ma lui non può fare lo scatto in avanti mediatico e poi lasciare noi impantanati a districarci con le ristrettezze di bilancio. Deve essere più ponderato, ma credo sia questione di esperienza”.
Cosa farebbe lei?
“Io vorrei tanto una clausura tra tutti i sindaci del Consorzio dei Comuni e la giunta provinciale. Si mette tutto sul tavolo e si esce con un programma condiviso. Inutile fare gli annunci e poi aggiustare il tiro: le retromarce fanno male a tutti. Luis Durnwalder in questo era più accorto”.
Per questo il bilancio è arrivato più tardi?
“Per forza. La Provincia non ci ha dato cifre certe e abbiamo dovuto aspettare. I nodi, però, vengono al pettine. Kompastcher sa bene quale difficoltà sia amministrare un Comune con 400.000 euro in meno. Avrebbe avuto grosse difficoltà anche lui a Fiè”.
Veniamo proprio a Termeno: bilancio approvato con 14 voti a favore, 2 contrari e 1 astenuto. Spesa corrente di 4,1 milioni, investimenti a quota 3,6 milioni e debiti sui 2 milioni di euro. Tutto come previsto?
“Sì, abbiamo dato via libera in un’ora. Credo sia un record. Sono particolarmente contento della situazione debitoria considerando che negli ultimi anni ci siamo molto impegnati per rifare, tra le altre, l’asilo, la scuola elementare e media, la palestra e la casa di riposo. Senza contare che abbiamo appena finito i lavori sulla Strada del Vino relativi a illuminazione e gestione dell’impianto delle acque. Cantieri chiusi prima di Pasqua: era importante per non compromettere la stagione turistica”.
 Il paese ha una faccia praticamente nuova. Curioso per un periodo di crisi.
“E’ stato tutto impostato prima e abbiamo goduto dell’80-90% di contributo provinciale per ogni intervento. Le associazioni, inoltre, hanno fatto la loro preziosa parte. In ogni caso i patti sono chiari, anche con i miei cittadini: abbiamo avuto i sette anni di vacche grasse, ora arrivano i sette di quelle magre. Giusto per fare una citazione biblica”.
Nulla che rimanga indietro?
“No perché i progetti li terminiamo. Abbiamo già impostato la ristrutturazione della caserma dei vigili del fuoco che oggi è troppo stretta e piccola. Ci servirà pure come magazzino centrale e unico del Comune perché oggi abbiamo il materiale sparso in vari punti e non è un sistema efficiente. Questo è l’obiettivo della prossima legislatura”.
Che voglia essere lui a pilotarla non lo dice, ma si intuisce. Annunciarlo sarebbe come fare il cavallo che scappa dalla carrozza.
Alan Conti

Pascoli, protesta anche l'Aquilone


Un “Aquilone” in picchiata verso il suolo destinato a frantumarsi in piccoli pezzetti. E’ il destino della storica scuola dell’infanzia che da decenni trova spazio nelle aule del complesso Pascoli Longon avviato, come le sedi di alcune associazioni, allo sfratto e alla cancellazione. Già perché questo asilo con una monosezione integrata di 22 bambini sarà scorporata e smistata nelle altre strutture della zona cancellando, così, un pezzo di storia che risale alla costruzione stessa della scuola magistrale quando si chiamava “Giardino dell’infanzia”. Ieri, però, è andata in scena la manifestazione di alcuni genitori per chiedere la salvezza di una sezione che marcia unita da tempo. “Purtroppo siamo destinati a sparire – le parole della rappresentante Roberta Ridolfi Rompietti – in nome di una demolizione per un progetto ancora del tutto fumoso. Tutta questa fretta di cacciarci a fronte di un milione già accattonato per l’abbattimento è assurda. Il tutto mentre qui vicino si erge un palazzo anonimo, in gran parte vuoto, al posto dell’ex cinema Corso”. Il trasferimento, però, non è nemmeno ipotizzabile, naufragato come le altre ipotesi unitarie alternative. “Potevamo avere una sezione all’Hansel e Gretel, ma sono cresciuti i bimbi tedeschi ed è saltata, poi si è aperta la possibilità del Città dei Bambini che si è presto rivelata complicata”. In realtà non tutti i genitori erano convinti di andare fino in viale Venezia e degli undici iscritti necessari al mantenimento della sezione ne erano rimasti solo nove. Gli  ispettori della Sovrintendenza, poi, ci hanno messo del loro nel dire no a qualsiasi nuova iscrizione, anche se potevano bastarne un paio. Così pure il destino delle maestre è incerto: “Il 14 giugno faremo l’ultima festa poi rientreremo nella graduatoria di chi non ha una sede e saremo dirottate in altre strutture” il commento di Tiziana Leli.
 Ieri, dunque, la protesta dei genitori si è presto innestata su quella degli ormai noti figuranti de “La Comune” con uno striscione che ringraziava Dario Fo per il sostegno. “Attendiamo – spiega la direttrice artistica Elisa Forcato – che l’assessorato dia seguito ai propositi di mettere un freno allo spaventoso taglio di 64.000 euro negli ultimi due anni, il 30% della nostra attività”. Intanto è stata individuata la nuova sede in via Mendola. “Ci siamo rivolti al mercato privato come voleva il sindaco e avremo un esborso di 9.000 euro in più l’anno. Se le cose rimangono così il cartellone de “L’arte del far ridere” non potrà rimanere come lo abbiamo conosciuto”. Il primo cittadino, per la verità, auspicava la vostra autosussistenza. “Possiamo pensare di ottenerla solo mettendo i prezzi dei biglietti per gli spettacoli a 60,70,80 o 100 euro. Questo sarebbe davvero un bene per i bolzanini?”.
Alan Conti

Il Galilei inventa la bici che fa il frullato

Una pedalata nel mondo dell’energia e nella sua complessità. Gli studenti dell’Istituto Tecnico “Galilei” hanno portato ieri in piazza Matteotti il divertente risultato di un progetto curato negli ultimi mesi dalle classi 5C degli elettronici e 2A dei meccatronici nuovo ordinamento. In sostanza una bicicletta in grado di produrre un gustoso frullato da servire ai visitatori del Festival delle Resistenze. “La pedalata dei cittadini che vogliono collaborare – spiega lo studente Luca Zontin – attiva un alternatore in grado di produrre energia elettrica come quella che utilizziamo nelle abitazioni. Con quella alimentiamo il frullatore. Non solo, il sistema attiva anche un processore con una piccola schede elettronica di tipo “Arduino” che permette di utilizzare un display con quattro differenti funzioni”. Un’idea semplice con le sue belle difficoltà tecniche che sono servite per mettere i ragazzi alla prova sul piano tecnico, ma anche per costringerli a riflettere sulla tematica del risparmio energetico. “Abbiamo cercato di scegliere soluzioni che fossero il meno dispendiose possibili proprio per fare tesoro dell’energia prodotta dalle pedalate” le parole di Mirko Gallo e Davide Gottardi.
 Nel dettaglio la sezione di meccatronica si è occupata dell’assemblaggio meccanico delle biciclette, mentre i “colleghi” elettricisti hanno predisposto il meccanismo di alimentazione. Una sinergia che ai bolzanini è piaciuta parecchio considerando l’interesse dei passanti. In diversi si sono cimentati di buon grado con la pedalata considerato il frullato premio.
 Importante nella realizzazione del progetto è stato anche il centro giovanile “Sub” di Appiano che ha seguito da vicino lo sviluppo e ha fatto dell’approfondimento energetico uno degli obiettivi del proprio lavoro.  “Non è semplice affrontare certe tematiche con i ragazzi – le parole della referente Elena Dobosz – perché si tende a pensare che sia sufficiente premere un bottone per risolvere la questione”. Si tende, insomma, a uniformare il concetto di energia con quello di elettricità? “Esattamente, mentre è più difficile figurarsi la produzione da materia prima o la necessità di risparmiare quanto possibile”. Si entra a piedi uniti nel campo del superfluo. “Già, però è difficile concretizzarlo quando ti basta avere in mano uno smartphone per avere accesso a tutto. Questi ragazzi sono bravi perché hanno dimostrato notevole sensibilità abbinata a un autentico interesse tecnico. In occasione della Settimana dell’energia ad Appiano, sempre nell’ambito della piattaforma delle Resistenze, avevano realizzato un bel pannello solare. Si danno da fare e ci incoraggiano nel nostro lavoro”. C’è ancora molto da imparare: gli adulti non si sentano esclusi. Meglio pedalare.
Alan Conti


mercoledì 30 aprile 2014

Giovani volontari per 72 ore

Appunti di viaggio per chi ama prendersela con i giovani disinteressati: affrontare un piccolo tour dei luoghi lambiti dall’iniziativa “72h senza compromessi”. Da mercoledì pomeriggio e fino a sabato scorso decine di ragazzi dai 14 anni in poi sono sparpagliati tra parrocchie, case di riposo, strutture della Caritas e luoghi di assistenza per sviluppare, del tutto gratuitamente, progetti di solidarietà. Bonificare un campo da calcio, abbellire un muro con un disegno, creare una festa multietnica, pulire un giardino, predisporre corsi di pittura per disabili oppure semplicemente tenere compagnia agli anziani: sono solo alcuni dei progetti proposti. I giovani si iscrivono ma non scelgono di cosa occuparsi: lo scoprono all’ultimo momento e nessuno mugugna. Maniche arrotolate e darsi da fare, dormendo in brande e sacchi a pelo all’interno di oratori o strutture. Arrivano da Trentino e Alto Adige e oltre a lavorare, diciamocelo, si divertono pure perché comunque quattro giorni e tre notti fuori casa all’avventura sono sempre qualcosa di stuzzicante.
 “E’ divertente – spiega Elisa Chemolli impegnata a disegnare un murales alla casa di riposo Villa Armonia di viale Trento – perché non sapevamo di cosa ci saremmo dovuti occupare ed è stata una piacevole scoperta”. Il suo gruppo è formato da ragazzi delle scuole professionali di indirizzo grafico di Trento: la scelta degli organizzatori è stata ponderata. “In una sala interna, utilizzata anche per le messe, creeremo un muro di mattoni affacciato su un prato verde con delle spighe e il sole alto in cielo. Il muro rappresenta la solida esperienza degli anziani, il prato la loro giovinezza che dentro non sparisce, le spighe il sostegno degli animatori e il sole Dio che accompagna le messe”. Finito l’interno passeranno all’esterno per dipingere un albero che contiene in sé tutte le 4 stagioni.
 Arrampicandosi per Aslago ecco che a Casa Freinademetz incontriamo un altro gruppo di ragazzi trentini, parrocchia di Gardolo. Un mix di universitari e studenti delle superiori che, armati di badili e falci, stanno disboscando la zona dell’antica piscina. La presenza delle cantine sotterranee impedisce di riempirla nuovamente con l’acqua così i ragazzi eliminano le erbacce e srotoleranno le coperture di plastica riconsegnando, di fatto, uno spazio del tutto nuovo alla struttura. I responsabili se li coccolano con gli occhi e all’interno fanno borbottare una grande caffettiera per regalare ai giovani una pausa. Quasi bisogna strapparli dal loro lavoro. “Sono davvero da applausi – ammette un’assistente – in poco più di un pomeriggio hanno ottenuto risultati strabilianti”. Tutto a bassa voce che i giovani, si sa, sono facili all’entusiasmo da complimento.
Spostandosi a San Giacomo incontriamo un gruppo di ragazzi altoatesini che brulica nel campo adiacente l’oratorio. Sarebbe un grande prato per il calcio, ma il cantiere per la riqualificazione della parrocchia lo ha trasformato in un percorso costellato da sassi enormi ed erba alta. I giovani in arrivo da Bressanone, Bassa Atesina e persino val Passiria non si sono fatti spaventare. “Abbiamo cominciato dalle piante che dall’esterno si infilavano pericolosamente nelle reti – spiega la capogruppo Ancilla Lechner – e poi siamo passati alla rimozione di tutti i sassi e delle piante. Alla fine dovremmo restituire alla parrocchia uno spazio molto ampio da usare come meglio credono”. Del campo si interesserà in particolare il neonato centro giovanile che approfitterà della notevole superfice per organizzare manifestazioni, feste, incontri o anche partite da calcio acquistando e montando la porta che manca.
 Il filo conduttore di queste 72 ore, dunque, è impegnarsi in un percorso che continuerà a dare i suoi frutti anche in futuro lasciando, al contempo, ai ragazzi una bella esperienza e la soddisfazione di aver contribuito a qualcosa che da soli è praticamente impossibile fare.
Alan Conti

Arriva l'hackathon altoatesino


Spariscono posti di lavoro e questo lo sapevamo, ma se ne creano anche di nuovi. L’esempio più classico è quello dei creatori o sviluppatori di applicazioni per gli smartphones: una figura considerata troppo spesso lontana e astratta. In realtà non serve per forza essere dei piccoli fenomeni informatici per portare a galla l’idea giusta e le iniziative pensate in sinergia da Tis e Università per il weekend del 10 e 11 maggio potrebbero dimostrarlo.
 Il Centro Free Software&Open Source dell’Innovation Park, per dire, proporrà una 24 ore senza sosta dedicata a programmatori, giornalisti, designer, creativi o startupper a caccia di una app capace di migliorare la vita quotidiana. Il termine moderno è “hackathon”, una crasi inglese tra hacker e marathon, e mette tutti nelle condizioni di sviluppare la propria idea nel tempo di un giro intero della terra attorno al sole. Tutte le squadre, alla fine, dovranno avere in mano una demo capace di funzionare per almeno 30 secondi: in termini informatici non proprio uno scherzo, ma nulla di impossibile. A organizzare il tutto assieme al Tis arriverà l’azienda specializzata “Angelhack” e i vincitori avranno la possibilità di partecipare a una hackathon a San Francisco. Attenzione perché non si tratta solo di un divertente giochino perché il governo degli Stati Uniti organizza direttamente questi eventi per sondare le menti creative a guarda assai attentamente quello che ne scaturisce. “E’ un’ottima possibilità – spiega il manager Tis Patrick Ohnewein – per trasformare un’idea in prototipo in sole 24 ore”. E’ un’esperienza, ma anche un possibile sbocco professionale. Il sito per iscriversi è http://hackathon.opengisdata.eu
Altra maratona, stavolta formativa, è quella organizzata dalla Lub per 20 giovani donne che da venerdì 9 a domenica 11 maggio potranno seguire la bellezza di 52 ore di corso per sviluppare applicazioni all’interno del progetto internazionale “Rail Girls”. Necessario un computer portatile e creatività: nulla più e nessuna conoscenza pregressa. Il che la dice lunga sulle potenzialità. “Vogliamo spronare le giovani donne ad entusiasmarsi per le nuove tecnologie –l’intento del decano della facoltà di informatica Pekka Abrahamsson – e questa ci sembra la strada migliore sotto la guida di coach informatici che si sono formati proprio alla Lub”. Anche qui iscrizioni on line al sito http://tinyurl.com/railsgirls54-bolzano
 Le nuove opportunità professionali sono lì: coraggio, si possono andare a prendere con la giusta dose di grinta e inventiva. 
Alan Conti

martedì 29 aprile 2014

De Castro: "L'Europa aiuta i contadini altoatesini"

Alle Provinciali si puntò sul nome, alle Europee si va sui temi ma in ogni caso l’occhiolino al mondo tedesco del Partito Democratico continua. L’agricoltura, dunque, come focus centrale dell’incontro tenuto la scorsa settimana nella sede di piazza Domenicani con Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento Europeo ed ex ministro dell’agricoltura. Una conferenza che muove dall’ondata anti europeista montante. “Spesso – spiega De Castro, candidato per la riconferma -  ci sono delle idee sbagliate dell’ente continentale. E’ sbagliato pensare di affossarlo”. Spazio, poi, all’aspetto agricolo vero e proprio. “Nella scorsa legislatura, per la prima volta, abbiamo potuto intervenire fattivamente nel settore con tre regolamenti che hanno sensibilmente cambiato la situazione”. Inevitabili i riflessi locali. “La montagna è un’eccellenza del nostro sistema, non solo per la frutta ma anche per vino e formaggi. Sono tutti comparti in crescita per fatturato, esportazione e occupazione: in un momento di crisi è motivo d’orgoglio”. In arrivo, comunque, aiuti preziosi. “Oggi anche le superfici altoatesine passeranno, nel campo dei contributi europei, da 56 euro a ettaro a più di 200 euro a ettaro. Un aiuto sensibile per un territorio che ha una fortissima vocazione all’export”. Dovrebbe essere più semplice gestire anche i rischi di mercato: “Abbiamo introdotto assicurazioni sul reddito oltre a quelle già esistenti sulle calamità”. Candidato di origine bolzanina, invece, è Andrea Pardi che accompagnerà De Castro nei vari incontri altoatesini. “Dobbiamo riuscire a riempire di contenuti la politica e l’Europa avvicinandola ai cittadini. L’integrazione economica deve riuscire a sfociare nell’integrazione sociale dei popoli”.
Alan Conti

lunedì 28 aprile 2014

Bolzano, arriva ultra Internet di Telecom


La diffusione delle rete internet ormai vale come un’opera di infrastruttura e l’annuncio che arriva da Telecom per Bolzano ha sicuramente potenzialità interessanti. Il capoluogo, infatti, è stato scelto dall’azienda tra le città adatte al lancio della nuova fibra ottica per i servizi “Ultrabroadband”: un nome da supereroe che rappresenta un salto in avanti in termini di velocità di connessione. Questo collegamento, realizzato con tecnologia FttCab (Fiber to the Cabinet) per comporre la nuova rete Ngan (Nex Generation Access Network), permette una navigazione a 30 megabit al secondo in download. Utilizzando i più comuni Megabyte significa 3,75 Mb al secondo per un potenziale di 225Mb al minuto. Mezzo minuto circa per scaricare un minuto di video in altissima definizione 1080p. Il nome commerciale, più masticabile, sarà “Ultra Internet”.
 Case e uffici della città, dunque, potranno viaggiare più spediti nelle loro operazioni: dalla creazione di documenti in Hd al semplice gaming on line multiplayer tanto sviluppato dalle consolle moderne per i videogiochi. Impulsi, chiaramente, anche per i contenuti multimediali di smartphones, tablet e smart tv. Nel campo aziendale maggiore celerità per le soluzioni professionali di It Impresa Semplice. Proprio la tv è un elemento determinante nell’accelerata che Telecom sta dando alla diffusione della nuova fibra: viaggerà per questi cavi, infatti, il ricco accordo siglato con Sky per diffondere la pay tv con questo mezzo. Non a caso analoghi annunci sono stati fatti recentemente dall’azienda di telefonia a Piacenza, Novara, Bologna e Pisa. Un investimento che nel complesso costerà 2,7 miliardi di euro nel biennio fino al 2016 tra messa a punto, sviluppo e diffusione. Non pochi.
 Attenzione, però, alle applicazioni legate strettamente all’amministrazione della città. La nuova rete, infatti, permette una più facile gestione di software per servizi di telepresenza, videosorveglianza e monitoraggio. Si calpesta, insomma, anche il delicato campo delle telecamere per la sicurezza: la loro gestione sarebbe più facile, perlomeno in potenza. L’aiuto  verso un modello di città intelligente, però, non si esaurisce qui perché  la nuova connessione consente pure di controllare meglio la mobilità sul territorio e una più efficace rete sensoriale per il telerilevamento ambientale sui dati che si intendono trasmettere alla popolazione.
 La messa in opera per funzionare deve essere piuttosto diffusa sul territorio e Telecom prevede di raggiungere 35.000 unità abitative grazie a 80 chilometri di cavo utile a collegare 185 armadi stradali alle rispettiva centrali. Un lavoro complesso e di impatto per una tecnologia che in futuro, secondo l’azienda, potrebbe arrivare a una velocità di connessione di addirittura 100 megabit al secondo: un’enormità. I costi, al momento, rimangono abbastanza accessibili con un canone mensile di 29 euro al mese per la clientela consumer e 35 euro per quella business in promozione per i primi 6 e 12 mesi. Necessario, quindi, farsi stilare un piano tariffario preciso di quanto potrà avvenire anche in futuro.
Alan Conti

Amata, primo cucciolo di lama altoatesino


Galline, cavalli e…lama. O alpaca, secondo i gusti. Questo animale particolare è ormai principe incontrastato di una porzione di Soprabolzano, costellata da pascoli, che circonda il maso Kaserhof. La bellezza di 138 esemplari attirano ormai da anni curiosi, bambini e adulti per vedere da vicino un animale insolito, tanto curioso quanto diffidente. Da qualche giorno, però, la gita si arricchisce di un particolare in più perché è venuta alla luce la piccola Amata, la prima cucciola di lama dell’annata. Grigia con gli occhiali neri e una spruzzata di bianco il frugoletto guarda con simpatia quelle strane bestie umane che la visitano, ma non si allontana mai troppo dalla mamma. Allegra il nome della madre, Amata quella della figlia: un inno all’ottimismo per la famiglia Mair che per prima ha aperto a questi animali le porte altoatesine e italiane. Bene, come Amata ne aspettano altri 60 quest’anno.
 “Sì – ride Walter Mair – Amata è solo la prima dell’annata che già si presenta come ottima. D’altronde siamo un allevamento ed è normale sia così. Certo, ogni nascita è un’emozione e quando arriva il primo cucciolo anche di più”. Da profani scopriamo che si tratta di un lama e non di un alpaca. “Il lama è più grande e con le orecchie a banana mentre gli alpaca sono più piccoli con le orecchie appuntite”. Ci perdoni Mair, ma cosa se ne fa di 60 nuovi arrivi? “In parte li teniamo e in parte li vendiamo. Il mercato si è molto ampliato e abbiamo clienti anche in Alto Adige: gli ultimi sono tre esemplari finiti al lago di Monticolo. Altrimenti arriviamo nel nord Europa, ma anche Bergamo, Alessandria, Sicilia, Calabria e molta Inghilterra. C’è che li utilizza per attività turistiche e chi li sceglie come animale domestico”. Scusi? Come un cane? “Sì, esatto. Chiaramente parliamo di persone con appezzamenti di terra però è così”. Poniamo che io mi voglia portare a casa Amata, quando devo sborsare? “Ci sono vari fattori da considerare. Un lama, di norma, parte dai 2.000 euro in su”. Questo animale, poi, è famoso per il suo sputo ma in realtà è un gesto che compiono solo in stato d’allarme: difficile accada nella tranquillità del loro recinto. Meglio, comunque, non stuzzicare.
 Mair è da 24 anni allevatore di cavalli arabi e da 18 ha scoperto lama e alpaca. Un amore viscerale, certo, ma anche il fiuto per un investimento importante. “Ero all’estero per vedere uno stallone quando ho incontrato un allevatore con dei lama. Mi piacevano, ero curioso e ne ho comprati due. Mi sono accorto di quanto fossero belli e utili: posso tranquillamente dire che senza di loro non ci sarebbe il Kaserhof”. Come si guadagna con questi animali? “Vari modi. Dalla vendita diretta alle escursioni passando per la lana che è di ottima qualità. Noi facciamo la tosatura poi mandiamo la materia prima in Austria  e Toscana dove la lavorano trasformandola in vari prodotti. I copriletto, per esempio, sono molto morbidi e azzerano qualsiasi problema di allergia”.
 In Italia, intanto, l’attenzione del settore comincia ad essere alta: a settembre proprio al Kaserhof si terrà una mostra internazionale e il primo premio interamente italiano. Il 7 giugno, invece, porte aperte per tutti all’agriturismo.  Per quel giorno Amata avrà tanti amichetti da presentare.
Alan Conti 

Colorcloud, un'occhiataccia al razzismo


Gli occhi fanno quel che possono, niente meno niente più. Lo canta Ligabue e questa volta possono tanto. A dare loro questa occasione è il progetto “Colorcloud, prestaci il colore dei tuoi occhi” ideato dal giovane fotografo bolzanino Giacomo Flaim, assieme ai colleghi studenti  dell’università di Trento Kastriot Sula e Federico Carotta. Una forma d’arte contro il razzismo che ha trovato concretezza nella giornata di ieri in occasione del Festival delle Resistenze e che muove da un’idea originaria tanto immediata quanto spiazzante. “Hai mai discriminato qualcuno per il colore dei suoi occhi? – la domanda che Flaim, diplomato al liceo scientifico e iscritto alla facoltà di Interfacce e Tecnologie dell’Informazione, pone ai partecipanti – Perché farlo, allora, per il colore della pelle?”. Una buona riflessione, però, funziona meglio se si porta dietro un riflesso concreto ed è qui che si nasconde il divertente. “Fotografiamo il primo piano degli occhi di tutti i cittadini che vogliono prestarsi e li mettiamo insieme in un video aumentando progressivamente la velocità della successione degli scatti. Dopo un po’ la mente si concentra sul colore dell’iride e dimentica completamente il colore della pelle dei soggetti: è un riflesso naturale, ci si concentra sulla variabile più evidente”. Provare per credere: è esattamente il meccanismo inconscio che si attiva. La tecnologia utilizzata in post produzione è quella dello stopmotion. Un’idea che Flaim covava da tempo: “A dire la verità ho cominciato a ragionarci sopra due o tre anni fa, ora ho trovato il modo e l’occasione pe realizzarla”:
Quella di Bolzano è stata in realtà la terza puntata di “Colorcloud” che è stato già sperimentato in due date a Rovereto e una a Trento. In tutto sono 400 le persone che hanno offerto nelle scorse settimane i loro occhi: un totale di 800 bulbi. L’effetto è assicurato. Anche a Bolzano, infatti, sono stati diversi i cittadini a presentarsi nel piccolo set allestito in piazza Matteotti nonostante una giornata che nel pomeriggio si è incupita. Tutti i partecipanti, oltretutto, possono ricevere il proprio scatto via mail come testimonianza di un piccolo gesto nella lotta contro il razzismo. Lasciarsi immortalare in un bel primo piano: in fondo non è difficile per una battaglia di civiltà che è sempre bene incoraggiare. “Cosa vuoi che sia” si intitola la canzone di Ligabue. Appunto.
Alan Conti