Il ravvedimento, come
sottolineano Andrea Zanoni e Caterina Rosa Marino della Lega per l’abolizione
della caccia, è sostanzialmente figlio delle norme europee stringenti.
“Finalmente anche l’amministrazione regionale si è piegata a una direttiva
continentale che fin dal 1979 tutela un bene transnazionale che non conosce
confini”. Il concetto è semplice: i migratori si spostano continuamente e non
possono essere considerati parte integrante di un solo territorio. Ergo niente
reti per fare di pochi quel che è di tutti. “Questo sistema di uccellagione è
proibito perché assolutamente non selettivo e capace di danneggiare seriamente
pure le specie protette”. Specie che, per inciso, non è affatto detto soffrano
meno di un comunissimo passerotto da balcone.
La vittoria delle
associazioni, in ogni caso, è anche un momento per godersi la fine di una lunga
battaglia. “E’ dal lontano 1995 che ci diamo da fare per evitare questa
barbarie – ricorda Zanoni che è anche deputato a Bruxelles – con controlli in
veste di guardie volontarie, denunce alla magistratura penale, ricorsi al Tar,
al Consiglio di Stato, petizioni e manifestazioni pubbliche. Senza dimenticare
l’intensa attività all’interno del Parlamento Europeo e gli incontri con la
relativa commissione ambiente”. Una vittoria che, ovviamente, è anche politica.
“La giunta Zaia ha dovuto gettare la spugna perché non aveva più argomenti per
difendere questo sistema di annientamento. Oltre a questo, comunque, credo che
abbia un grande valore morale e normativo il riconoscimento di questi animali
come bene internazionale. Una ricchezza che spetta a tutti e che, come tale, va
difesa da tutti”. Nessuno, insomma, può considerare suo il cielo e chi lo
sorvola.
Alan Conti (www.altoadige.it)
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