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lunedì 31 marzo 2014

Carispa, perdita di 37,8 milioni


La Cassa di Risparmio ha scelto la cura da cavallo. A fronte di un portafoglio crediti gravato da pesanti posizioni pregresse il cda ha deciso di scegliere la soluzione drastica: ingenti accantonamenti per liberarsene e porre nuove basi in un istituto comunque solido. Risultato? Una perdita d’esercizio di 37,8 milioni di euro sulla previsione 2013 che dovrà essere approvata dall’assemblea di martedì 29 aprile. La cifra è la diretta conseguenza delle rettifiche di valore per complessivi 122,8 milioni, operazioni imposte dall’accantonamento straordinario. Il tutto, però, innestato su un margine di contribuzione lordo di ben 236 milioni di euro, il secondo migliore di sempre nella storia della banca altoatesina. Anche il risultato di gestione lordo, privo quindi dei costi di rischio, sorride con 75,8 milioni di euro. “Abbiamo scelto – la spiegazione del presidente uscente Carispa Norbert Plattner – di liberarci di certi pesi per dare maggiore stabilità alle basi dell’istituto aprendo così un futuro più solido e roseo. Certo non è stata una scelta facile, ci sono state molte discussioni, ma alla fine il cda ha votato all’unanimità”. Pare che le voci più critiche siano state quelle dei piccoli azionisti infastiditi anche dalla mancanza di dividenti per l’annualità.
 Dal punto di vista della liquidità Cassa di Risparmio vanta una raccolta diretta di 6,9 miliardi e indiretta di 3,4 per un totale di 10,3 miliardi in deciso aumento rispetto ai 9,7 del 2012. Bene anche l’indice di capitale, ovvero la quota di patrimonio base, che tocca il 9,7% a fronte di un valore auspicato da Banca d’Italia dell’8%.
Chiaramente la congiuntura ha portato Carispa a toccare asset strutturali e in questo processo rientra l’acquisizione delle filiali di Banca Sella. “In tutto 26 – precisa Plattner – che ci hanno permesso di arrivare a una distribuzione sul territorio di 140 filiali, 20 in più rispetto all’anno passato. Un’operazione in pari nonostante i forti costi”. Cassa di Risparmio ha anche ceduto le partecipazioni in Millenium Sim (60%)e Centro Leasing (2,08%) stipulando i contratti preliminari per la vendita di 8a+. La controllata Sparim, invece, ha centrato un utile record di 27,5 milioni di euro ancora non a bilancio. Rivalutazioni anche sul fronte delle proprietà immobiliari gestite da una società separata.
Chiusura con le ripercussioni occupazionali di piano e bilancio: “Non abbiamo previsto nessun piano esuberi – tranquillizza il direttore generale Peter Schedl che ha già riorganizzato la pianta organica passando da 1400 a 1240 dipendenti – ma il turnover non sarà al 100%. Prevediamo, infatti, un ingresso ogni 3 o 4 pensionamenti”. Qui, almeno, la dose è omeopatica.

Il cda di Cassa di Risparmio ha approvato la proposta di bilancio 2013 con un risultato netto di -37,8 milioni di euro. Le rettifiche di valore per gli accantonamenti gravano per 122,8 milioni di euro a fronte, però, di un margine di contribuzione lordo di 235,9 milioni. Il lordo di gestione, invece, è a quota 75,8 milioni. La raccolta diretta registra 6,9 miliardi, quella indiretta 3,4 per un totale di 10,3. Gli impieghi verso la clientela ammontano a 6,5 miliardi. Il rapporto tra costi e ricavi, infine, si attesta  al 68%. L’assemblea dovrà ratificare il documento e rinnovare i vertici martedì 29 aprile.
Alan Conti

Casanova, presentato il nuovo parco giochi

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Baciato dal sole è stato inaugurato ieri il nuovo parco giochi di Casanova in via Rasmo nei pressi del campetto polifunzionale. Dentro un grande elefante disegnato sulla gomma del pavimento ecco una struttura innovativa adatta anche ai bambini portatori di handicap. Una piccola area di 2.210 metri quadri realizzati dalla ditta “Stebo” di Gargazzone e che ha interessato tutta la zona intorno. Vicino al parco, infatti, sono stati realizzati vialetti pedonali per l’accesso e posate alberature, arbusti e piante perenni. All’azienda il Comune ha chiesto di creare una struttura nuova, su misura e fuori catalogo. Costo totale dell’operazione: 83mila euro, comprensivi dell’area fitness circostante.
 Presente alla piccola cerimonia l’assessore comunale all’ambiente Patrizia Trincanato che ha salutato favorevolmente “un luogo importante per la socializzazione dei bambini da uno a quattordici anni. Molta attenzione è stata posta alla pavimentazione antitrauma in gomma colata capace di attutire qualsiasi urto da caduta. E’ il primo, inoltre, totalmente accessibile grazie alla lunga rampa”. Ad accompagnarla il referente comunale per le disabilità Ubaldo Bacchiega. “Predisporre strutture senza barriere è decisivo perché permette ai bambini di giocare con tutti abituandosi alle differenze. Sono fatti concreti che possono far sperare in un cambiamento positivo delle future generazioni”. Sorridente anche la presidente della Circoscrizione Don Bosco Francesca Gigliotti: “Il parco è davvero molto bello e sicuramente per i residenti si tratta di una novità importante”. Il castello, per la verità, è operativo già da una settimana e qualche scritta clandestina è già spuntata. “Investire in uno spazio così – interviene il direttore del Vke Roberto Pompermaier – è una scelta da applaudire perché oltre alle risorse per costruirlo bisogna prevedere esborsi abbastanza regolari per la manutenzione”. Meglio lo si tiene, dunque, più si risparmia. Tutti.
Alan Conti

Roggia, un libro lo racconta


Per fare il navigatore bisogna essere capaci di guardare oltre. Oltre una curva, oltre una nuvola. Loris Roggia lo ha sempre saputo fare perfettamente e non a caso nel rally è tra i grandissimi campioni del panorama italiano. Il 21 giugno 2013, però, un tremendo muretto di un trullo di Santa Maria di Leuca in Salento ha fermato la corsa nella vita di Loris e costretto la moglie Cristina Larcher, stretta ai figli Matteo, Christian e Alessandro, a gettare oltre l’ostacolo il cuore assieme allo sguardo. Temprata dall’identica passione del marito, Cristina ha sempre tenuto vivo il nome di Roggia e per il decennale ha confezionato un libro che è, al contempo, omaggio e scoperta. Raccogliendo oltre cento racconti di chi Loris lo aveva conosciuto e amato, incastonati tra la prefazione della sorella Loretta Roggia e il toccante epilogo dei figlio, Cristina ha regalato un quadro di aneddoti, scoperte e storie difficilmente sintetizzabile. Un compendio di vita presentato ieri sera nella sala di rappresentanza del Comune davanti a una folla talmente numerosa da aver sconsigliato l’utilizzo della sala di via Grappoli considerata troppo piccola. Un incontro di grande successo fortemente voluto dal Circolo Cittadino. Una presentazione che aveva registrato uguale entusiasmo nella nativa Schiavon nel vicentino certificando un sentimento per Roggia che ad anni di distanza travalica i chilometri.
 Bolzano, dunque, conferma tutto il suo affetto per questo figlio adottivo che ne ha reso famoso il nome nel mondo con l’abbraccio di amici, parenti, semplici curiosi o ammiratori. ”Loris…la semplicità dei grandi” il titolo del volume curato anche da Claudio Carusi, Monica Bellavista e Germano Bollini dello staff di “Rallylink”. Il libro, infatti, non è una semplice celebrazione, ma anche un percorso nella storia del rally con le gesta di personaggi del calibro di Giovanni Del Zoppo, Massimo Ercolani, Micky Biasion, Fabrio Frisiero e Andrea Aghini.
 “Non è vero che il tempo aiuta – il pugno nello stomaco di Cristina – perché serve solo a mangiare i ricordi allontanati negli anni. Non volevo che i miei figli rimanessero privi di una forte memoria di loro padre e così si è innescata la molla per questo volume. Inizialmente ero preoccupata dall’affidare la sua riuscita alla scrittura di altri e la lontananza dalla morte di Loris mi sembrava forse troppa. Poi è arrivato il primo racconto di un pilota delle Canarie: vivido, vero, ho rivisto mio marito. Ho pensato che se gli altri novantanove fossero stati anche solo un decimo intensi ne sarebbe uscita un’opera straordinaria da regalare ai miei figli. Così è stato”. A fare da gran cerimoniere della serata la voce storica dei motori Ezio Zermiani. “Roggia, come Senna, era tra i pochissimi che oltre agli straordinari risultati sportivi cercava sempre quel qualcosa in più per la sicurezza di tutti. La sua morte, come quella di Ayrton, ha salvato sicuramente molte vite”. Presente anche il sindaco Luigi Spagnolli che ha voluto “ringraziare un personaggio sportivo dalla grande umanità che ha dato grande vigore e sviluppo alla comunità cittadina degli amanti delle auto. Sono contento e orgoglioso che Bolzano non dimentichi uomini di valore”.
 Un libro che è un dono di sua madre ai suoi figli e una chiave per guardare un poco più in là nella memoria. Oltre.
Alan Conti



Partita la stagione di Castel Haderburg


Il passato e il moderno tornano a vivere in una continua oscillazione tra Medioevo e presente. Partita sabato la nuova stagione del castello di Salorno, generalmente noto con il nome tedesco di Haderburg, sempre all’insegna della tradizione e dello sguardo storico. “Abbiamo ospitato circa 30 cavalieri in arrivo da Germania, Austria e Svizzera – spiega il responsabile Roman Perfler – per una sfilata con rivisitazione in pieno stile medievale. Costumi curati nei minimi dettagli per rendere perfettamente l’atmosfera dell’epoca”. Assieme alla storia, però, spazio anche agli elementi della festa moderna con la musica della banda di Salorno, la presentazione della bandiera da parte della locale compagnia di Schützen e una cerimonia particolarmente sentita. Inaugurato e scoperto, infatti, un monumento in ricordo del Barone Ernesto Rubin De Cervi Albrizzi, proprietario del castello scomparso il 29 marzo del 2013: esattamente un anno fa. Presenti i figli per una figura che, con il contributo della Provincia e della Fondazione Cassa di Risparmio, si è speso molto per la ristrutturazione di questo piccolo gioiello abbracciato alla montagna.
 Oltre sabato e l’emozione, comunque, il castello di Salorno rilascerà in pochi giorni il programma dettagliato all’indirizzo www.haderburgschenke.com ma è lo stesso Perfler a spiegarne i punti salienti. “Torneremo con le classiche cene medievali che amiamo molto poichè permettono davvero di scoprire l’orizzonte culturale dell’epoca standosene comodi a tavola, ma non sottovaluteremo nemmeno l’aspetto musicale. I concerti, infatti, la faranno ancora una volta da padrone con le musiche del passato, ma anche serate jazz in uno scenario comunque suggestivo”. Una di queste sarà affidata alle mani del gruppo del figlio di Roman, Florian Perfler. C’è, inoltre, un fil rouge filosofico che attraversa tutto il cartellone. “Certo, tutto parte dal concetto del rapporto tra uomo e natura. Per me si tratta di un qualcosa di irrinunciabile e assolutamente fondamentale. D’altronde questo castello, fin dalla sua architettura, racconta una storia di simbiosi molto stretta che dobbiamo imparare a coltivare per non perderla mai”. Si iscrive in questo quadro l’iniziativa che insegnerà a tutti i partecipanti a produrre i colori partendo solo da elementi naturali. “Analizzeremo – conclude Perfler – come queste tonalità possano cambiare in base alla luce e agli stati d’animo. Sarà un approfondimento davvero interessante”. I colori, ne siamo certi, saranno tanti perché le emozioni e le suggestioni, quassù, emergono come bolle.
Alan Conti



Questionario razzista, tra scuse e ironia


Fare della distrazione spunto di riflessione. O divertimento. La bufera del questionario universitario con quesiti discriminatori ha scosso le solide fondamenta del nuovo liceo classico Carducci accendendo le discussioni tra i ragazzi, liceali e universitari. Tra loro anche i cabarettisti di Cababoz.
 Ieri mattina, comunque, come da programma il dirigente Andrea Pedevilla ha riunito i rappresentanti di classe per prendere di petto il modulo distribuito tra gli studenti con tanto di marchio dell’Università di Verona. A far discutere le domande a risposta chiusa sulla considerazione verso categorie considerate “altro” come gli omosessuali, i ricchi, i poveri ma anche i tedeschi e l’organizzazione del potere altoatesino. “Ho affrontato questi aspetti direttamente con loro – spiega Pedevilla – e mi sono scusato perché comunque avrei dovuto accorgermi della sbagliata formulazione. Purtroppo sono stato ingannato dal supporto scientifico dell’ateneo veronese e da un controllo a campionatura. In ogni caso gli studenti hanno avvertito queste premesse come estranee o mal poste e lo hanno sottolineato sui documenti che, con calma, analizzerò e trasmetterò”. La reazione dei giovani, in qualche modo, è l’aspetto incoraggiante di una vicenda con alcuni contorni d’imbarazzo. “Vero – conferma Pedevilla – è stata anche l’occasione per fermarci a riflettere sulla visione che si può avere della nostra realtà anche dall’esterno. Personalmente cercherò anche di capire quale possa essere la base scientifica da cui muove questa ricerca. Non siamo solo di fronte a interrogativi discutibili pensati da un giovane studente, Michael Wegleiter, ma di un progetto con una vidimazione accademica”. Certo che gli insegnanti si sono tutti defilati. “Non è proprio così – precisa il dirigente – perché la compilazione è stata chiesta ai ragazzi in forma autonoma. Solo in una classe si è accesa una discussione nel merito che comunque è stato affrontata come tema didattico. Io ho ammesso la mia disattenzione, ma non penalizziamo per un episodio un lavoro di scambio, apertura e civiltà che, giorno per giorno, viene fatto nella nostra scuola e in altre. Questo mi dispiacerebbe”.
 Intanto il formulario discriminatorio è finito sotto gli occhi di alcuni ragazzi di Cababoz che subito hanno attivato le rotelle della creatività per declinarlo in futuro uno sketch (difficile) e subito in una presa di posizione pubblica arrivata, ovviamente, attraverso la parodia da social network. “Siamo molto arrabbiati – spiega Salvatore Cutrì – perché nelle categorie sono totalmente assenti i meridionali. Nessuno che si sia posto il problema della considerazione che i giovani hanno verso i diversi del Sud. Per noi originari del Mezzogiorno uno schiaffo indelebile”. Alberto Brugnoli, dal canto suo, sorride alla richiesta di esprimere un’opinione sui poveri: “Tra tutte le ridicolaggini è la più inascoltabile. Che parametro è? E’ talmente ridicolo da sembrare veramente un nostro spettacolo e chissà di non inserirlo in qualche modo nei nostri sketch. Quereliamo ufficialmente l’Università di Verona perché nel Patto sull’Ironia firmato con Luis Durnwalder noi soli possiamo fare delle battute su tedeschi, omosessuali o poveri. Per ridere di questo bisogna venire ai nostri spettacoli, non andare a scuola”.
Alan Conti

Un successo "con l'arte fra le dita"


D’altronde di bellezza le donne se ne intendono e quindi non c’è proprio da stupirsi nello scoprire come la mostra “Con l’arte fra le dita”, allestita nella biblioteca dei Piani dall’omonima associazione, sia stata un successo oltre le aspettative con decine di visitatori. Curata dalla presidente Marina Michielotto, infatti, questa rassegna ha portato in esposizione opere di donne artigiane e artiste cui è stato chiesto di creare il bello. “Ne è nata una bella passeggiata tra oggetti e riferimenti letterari – spiega Michielotto – con una sua fisionomia eterogenea che ci ha sorpreso già in fase di allestimento. Dal pubblico, poi, è arrivata la conferma di questa sensazione e ne siamo contenti”. Il bello, forse, risiede proprio nell’essere riusciti a intercettare il gradimento dei bolzanini basandosi su un’arte nata dal basso che, senza particolari pretese, ha saputo spaziare dalle composizioni floreali alle opere in vetro passando per le creazioni con le torte, la bigiotteria, i pizzi, i merletti o i più tradizionali quadri. Fortunato anche il piccolo laboratorio di trucco artistico. Tra le espositrici, comunque, ecco la fiorista professionista Patrizia Merlante, la cake designer Patrizia Gamberoni, la fotografa Bianca Cattelan Gottardi, le pittrici Leda Baccega,  Bruna Dal Pozzo e le sarte Mariarosa Gobetti Mele e Mary Raveane. Tra loro anche Mara Marcomin capace di creare gioielli con materiale di recupero e l’artigiana delle borse Patrizia Bianche passando per Ester Brunini che ha trovato nel vetro la sua strada d’espressione. I cosmetici, invece, sono terra di creazione per Silvia Bertuzzi. Per chi volesse infilare lo sguardo nella bellezza proposta da queste donne c’è ancora tempo, ma bisogna affrettarsi. Venerdì, infatti, in via Dolomiti 9 la mostra chiuderà i battenti con il finissage: da qui al 28 marzo, comunque, gli orari sono 8.30-12.30 e 15.30-18.30 con ingresso libero. Le donne se ne intendono e ce lo fanno anche vedere.
Alan Conti 

Vineum, a Cornaiano nasce una stella


Una stella per Cornaiano: la forma stellare del sole nello stemma municipale, quella stella che si costruisce simbolicamente sezionando la conformazione urbanistica del paese e ancora la stella che dovrà brillare turisticamente. Il nuovo Vineum è stato tratteggiato dalle creative matite degli architetti Matteo Scagnol e Thomas Hundt, brissinese il primo e tedesco originario di Stoccarda il secondo. Sono loro, sotto le insegne dello studio “Modus Architects” ad aver vinto il concorso per la riqualificazione, o meglio, valorizzazione di questo sistema di antiche cantine che attraversa in profondità Cornaiano. Arterie da rendere pulsanti architettonicamente, ma  anche dal punto di vista dell’esposizione artistica interna. Così è nata la sinergia di un progetto che ha visto Scagnol occuparsi dell’edificio uscente e Hundt del percorso interno.
 La struttura, dunque, ruota attorno alla stella e al concetto stesso di casa e cantina. “Cornaiano – spiega Scagnol – presenta una mappa che incredibilmente può essere sezionata in un pentagono che ricorda una stella. Abbiamo ripreso questo elemento nella volta e nella concezione dell’opera affiancando il giorno dell’entrata con l’oscurità delle cantine in un richiamo dello scudo municipale. L’architettura dell’edificio non è troppo impattante sul contesto urbanistico, poggia solo sui quattro angoli e lascia grande respiro con ampio uso del vetro mentre gli archi triangolari richiamano i vecchi filari, ma anche i tetti”. Il vetro, chiaramente, gioca un ruolo centrale. “E’ un materiale particolare capace di riflettere un’ampia gamma di colori che renda la struttura cangiante secondo il mutare delle condizioni di luminosità e delle stagioni, tema ripreso nelle cantine. Personalmente amavo l’idea di rendere il tutto dorato con il riflesso del sole perché il vino, le botti e le bottiglie sono da sempre il tesoro di questa terra”. Prevista anche un’area caffè con apertura in terrazza all’esterno vicino alla rete ciclabile e uno shop: tutto senza divisioni nette in una sorta di open air modulabile con l’uso dei mobili. Al piano superiore uffici e spazi amministrativi.
 Il percorso sotterraneo, come detto, è il cuore del progetto e Scagnol lo ha affidato a Hundt, uno a cui Skoda ha messo la chiavi in mano non di una macchina, ma del suo museo centrale in Repubblica Ceca. “Ho pensato di sviluppare attraverso le cantine il succedersi delle stagioni affiancate a una tematica precisa per ognuna di loro. Nel primo complesso, tre spazi paralleli, ho posizionato la primavera abbinata alla cultura con ampie lastre di vetro al pavimento contenenti gli antichi attrezzi del mestiere. Raccordata da un piccolo passaggio ecco una lunga cantina per l’estate caratterizzata dalla cultura tramite una lunghissima tavola interattiva da 90 posti che apre a mille possibilità di utilizzo. Per questo vano potremmo prevedere anche un’entrata autonoma”. Rimangono autunno e inverno. “Il primo – conclude Hundt – è abbinato alla scienza e vedrà la sua cantina ospitare importanti elementi richiamanti le forme del grappolo d’uva con, all’interno, materiale multimediale per una vera e propria immersione in questa cultura. Infine l’inverno va in parallelo con la mitologia in una cantina in cui saranno posizionati grandi libri con la storia della cultura enologica della zona, ma anche impattanti video proiettati sui muri per un’esperienza che sia quanto più totalizzante”.
 Tutti i dieci progetti presentati dal concorso rimarranno in mostra da oggi fino a domenica con orario 9-12 e 15-18 nella cantina comunale K7. Ormai, però, ci sono pochi dubbi: a Cornaiano sta nascendo una stella. 
Alan Conti

venerdì 28 marzo 2014

Salorno, i Carabinieri in visita alle elementari


Giornata particolarmente emozionante per un centinaio di studenti delle classi quarte e quinte della primaria di Salorno che hanno potuto conoscere da vicino i Carabinieri e vedere dal vivo un elicottero per le operazioni militari. Il velivolo dell’Arma, infatti, durante l’espletamento del proprio servizio è atterrato direttamente presso il centro sportivo del paese tenendo letteralmente incollati i nasi dei bambini verso l’alto. Non tutti si aspettavano un simile rumore condito da un deciso spostamento d’aria. Una volta placate le pale agli scolari è stato concesso di analizzare la strumentazione di bordo dell’Augusta AB412 in forza al terzo nucleo elicotteri Carabinieri di San Giacomo. Un appuntamento che rientra a pieno titolo nel progetto “Cultura della legalità” promosso dal Comando Generale per le scuole elementari del territorio. Moltissime le domande rivolte al pilota maresciallo capo Gabriele Sorrentino e al comandante della compagnia di Egna Renzo Tovazzi. Ad attirare più attenzioni, comunque, è stato certamente il cane Batman della cinofili di Laives. Soddisfazione per la buona riuscita dell’iniziativa è stata espressa dal comandante di Salorno Tiziano Trisotto, dal vice maresciallo capo Luca Spina e dai docenti Alessandra Cavarzere e David Wegher. Presenti anche gli assessori comunali Caludio Montel e Silvano Gottardi. 
Alan Conti

Appiano, la scuola media incontra il lavoro


Prima presa di contatto con il mondo alberghiero e dell’artigianato per alcuni studenti della classe seconda della scuola media di Appiano.  In un incontro pianificato da associazioni e istituto comprensivo, infatti, alcuni rappresentanti di Apa e Hgv hanno presentato opportunità e sbocchi professionali nei loro settori. Giusto per cominciare ad orientare. Particolari curiosità ha attirato il presidente comunale Apa di Appiano Markus Pertoll che da 20 anni gestisce una ditta di movimento terra. Immancabile il quesito di quanto sia divertente abbattere un edificio. “Direi che è abbastanza divertente – ha scherzato Pertoll – anche se la polvere non manca di certo”. Lo scherzo, comunque, ha lasciato poi spazio all’esposizione di una tipica giornata lavorativa, dei progetti conclusi e delle possibilità che la sua ditta ha saputo costruirsi negli anni. Decisamente insoliti anche alcuni aneddoti. “Ricordo quando durante uno scavo rinvenimmo uno scheletro e fummo costretti ad aspettare il lavoro degli archeologi prima di poter riprendere i lavori. Un’altra volta ci trovammo davanti a un muro sotto tutela artistica e numerammo tutte le pietre una a una durante la demolizione per poi poterlo ricostruire altrove”. Non è mancato, inoltre, l’invito anche ai ragazzi di vistare la fiera “Appiano Produktiv”  che dal 23 al 25 maggio porterà in rassegna le attività del territorio: una panoramica che può essere utile per scegliere la propria strada.
L’incontro è poi proseguito con la relazione interattiva ad ampio raggio della collaboratrice Apa-Confartigianato Hannelore Schwabl mentre il funzionario Hgv Stefan Dalsasso ha proposto una carrellata di opportunità nel settore degli albergatori e della ristorazione. Chiusura con il presidente comunale dell’Hgv Rudi Christof che ha analizzato più nel dettaglio realtà e necessità dell’impresa turistica sul territorio.  
Alan Conti

A tavola contro la mafia


Certi argomenti, si sa, si affrontano meglio davanti a un piatto fumante. Così il coordinamento altoatesino dell’associazione “Libera” in collaborazione con la cooperativa sociale “Altrocatering” organizza quattro incontri a tavola con operatori impegnati nella confisca dei beni alla mafia. Una rassegna intitolata “La legalità nel piatto” inserita nella piattaforma delle resistenze contemporanee e imperniata sulla filosofia di “Libera Terra” impegnata, appunto, a difendere con ogni mezzo la cultura della legalità.
 Si parte sabato prossimo per una cena siciliana con la cooperativa “Beppe Montana”, commissario catanese ucciso da Cosa Nostra nel 1985 a Palermo, che gestisce terreni tra Catania e Siracusa. Quattro giovani soci lavoratori coordinano la lavorazione di 75 ettari sui Comuni di Belpasso, Rammacca, Motta, Sant’Anastasia e Lentini con il supporto del Consorzio Etneo per la Legalità e lo Sviluppo. Ragazzi che lavorano sulle terre confiscate alla famiglia dei Riela e ai loro fiancheggiatori ora cedute in comodato d’uso dai Comuni. La coltivazione avviene seguendo i dettami biologici di una cooperativa che si inquadra nella tipologia B con il 30% dei soci, quindi, considerati lavoratori svantaggiati. A farla da padrone, chiaramente, sono l’agrumeto, l’uliveto, l’ortiva e il seminativo. Commercializzati con il marchio “Libera Terra”, invece, i prodotti finiti come olio, conserve o farina.
Il 5 aprile fornelli nelle mani dei rappresentanti della coop “Le terre di don Peppe Diana” e le loro prelibatezze campane mentre l’11 aprile spazio alla cena calabra con i prodotti della cooperativa “Valle del Marro”. Chiusura il 18 aprile con la curiosa fusion trentino calabrese proposta dalla coop “Ichora”.
Tutte le cene si terranno nella sede di “Altrocatering” in via Torino 82 e costano 15 euro a serata. Esiste anche la possibilità di sottoscrivere un abbonamento per tutti gli incontri a 50 euro. Prenotazione e informazioni all’indirizzo mail ilmondoinpappa@gmail.com

giovedì 27 marzo 2014

La Comune all'attacco: "Ci vogliono demolire"


“Siamo di fronte a un totale asservimento della cultura alla politica per cui se ti allontani dall’ala dell’assessorato diventi un qualcosa da eliminare”. La linea rovente tra il circolo “La Comune” e la Ripartizione Provinciale alla cultura diventa qualcosa più di una pesante diatriba legata allo sfratto esecutivo dal Pascoli fissato al 31 marzo e alla sforbiciata dei contributi. Dalla riunione del direttivo di ieri sera, tenuta alla presenza di stampa e interessati, partono siluri fischianti contro la politica del Dipartimento nelle mani di Christian Tommasini e le accuse sono pesanti.
“Ci vogliono demolire – attacca senza mezzi termini la direttrice artistica Elisa Forcato – perché siamo indipendenti e perché non prestiamo sempre il fianco alle volontà politiche. Fanno con noi quello che hanno fatto al circolo Masetti e ad altre attività culturali con una propria autonomia: eliminarle con la leva economica”. Come, secondo il circolo, è presto detto. “Il 31 marzo la polizia arriverà a metterci alla porta dalla nostra sede in via Longon perché c’è fretta di sgombrare l’edificio per iniziare i lavori del polo bibliotecario che, sicuramente, non sono imminenti. Abbinato a questo ecco in arrivo un’altra sforbiciata del 10% ai contributi per l’associazione. Passeremo così da un totale di 180.000 euro a 162.000 euro: prima che arrivasse Tommasini eravamo a 215.000 euro. Ovviamene si tratta di voci di corridoio perché l’amministrazione trasparente non si è degnata nemmeno di risponderci sulle cifre esatte e non lo ha fatto nemmeno di fronte alla richiesta ufficiale avanzata da funzionari della presidenza della Provincia. Serve ricordare che abbiamo speso un milione di euro per la candidatura a Capitale della Cultura?”. Il problema è che la cesoia arriva in un momento delicato proprio per lo sfratto. “Dobbiamo andare sul mercato privato come ci ha consigliato il sindaco, ma questo significa affrontare costi più alti con entrate minori. In prospettiva ci strangolano”. Dall’amministrazione comunale, per la verità, viene rimarcato come due soluzioni erano state prospettate al circolo che le ha però rifiutate giudicandole inadeguate.
 Chi non va per il sottile politicamente è Lidia Menapace, membro del cda. “La cultura viene usata come strumento di accrescimento del proprio potere per cui uno tiene in mano il volante dei soldi e condiziona ogni mossa. E’ un restringimento della libertà gravissimo”. Rasoiata finale è quella sfoderata da Andreas Perugini, presidente del Cineforum. “Il Masetti fu annientato per problemi economici, ma anche per la mancata voglia di creare un nuovo direttivo. La Comune viene strangolata. E’ sempre lo stesso modus operandi di un assessorato che impone alle associazioni di fare quello che chiede e se non ottiene risposta positiva sfodera tutte le pressioni che può permettersi dirottando milionate di euro in progetti di dubbio successo inscritti nel cerchio magico di chi è sempre disponibile”. Non è più questione di soli soldi e affitto.
Alan Conti

Artioli: "Troppi 13 milioni ad Alphabeta"


In un momento di tagli a pioggia su tutti i settori 13,5 milioni di euro di finanziamento provinciale non passano a lungo inosservati e ben presto gli occhi di Team Autonomie hanno preso in esame questa consistente somma di denaro girata da Palazzo Widmann all’associazione Alphabeta. A stonare nelle orecchie della consigliera provinciale Elena Artioli, del collega comunale Claudio Degasperi e del presidente dei giovani Lorenzo Barzon è anche la parte di questa somma finalizzata ai corsi in carcere. La somma, chiaramente, è un cumulo dei contributi ricevuti negli anni. “Dal 1987 ad oggi la cassa pubblica ha versato esattamente 13.547.916,29 euro – scrive Artioli – in incarichi conferiti per corsi di seconda lingua per disoccupati oltre a misure di educazione permanente e progetti di tipo culturale nella prigione di Bolzano”. I dati arrivano da una risposta dell’assessore competente Philipp Achammer a precisa interrogazione presentata in Consiglio Provinciale. Nello stesso documento Team Autonomie avanzava decise perplessità sulla presenza nel settore lingue dell’ufficio educazione permanente di una collaboratrice legata da stretto grado di parentela con un dirigente della stessa Alphabeta. “Nessun rischio di conflitto d’interesse perché la persona in questione non ha alcun ruolo nel processo decisionale che spetta ai dirigenti” ha tagliato corto Achammer.
 “Non è in discussione che Alphabeta debba esistere ed è giusto così – conclude Artioli – ma di fronte a cifre importanti e in tempi in cui si taglia su corsi rivolti agli altoatesini dovrebbe essere obbligatorio mantenere una certa pluralità nei finanziamenti evitando ogni rischio di monopolio. Ad usufruire di questi soldi, infatti, sono in larga parte cittadini stranieri se pensiamo che nella Casa Circondariale bolzanina sono almeno il 70% dei carcerati”.
Alan Conti

Prezzi, Bolzano la più cara


Bolzano è la più cara, ma ci sono margini per tamponare l’inconveniente. I dati pubblicati da Astat al capitolo trimestrale dell’Osservatorio Prezzi certificano anche per il 2013 una statistica purtroppo conosciuta, ma regalano anche qualche spiraglio di controffensiva in mano ai consumatori. In ogni caso il primo colpo basso è servito al costo totale del classico paniere di prodotti di vario genere, dal riso al tonno passando per olio, uova e burro. A Trento troviamo il minimo di 86,38 euro a Bolzano ci si impenna a 185,69 euro. Chiaramente la somma viene fatta in base al prezzo medio registrato, ma nel capoluogo altoatesino si trovano alcuni prodotti come i biscotti o le bevande con un costo minimo più conveniente, a patto di scovarli nel negozio giusto. E’ il prezzo massimo, insomma, a tirare per i capelli la città e alcune voci lo certificano. Un chilo di riso, per esempio, oscilla alle nostre latitudini tra i 2,32 euro e i 4,10 euro mentre a Trento si limita a una forbice 2,36/3,29. Lampante anche il raffronto con l’olio che a Bolzano tocca i 7,50 euro di “massima” e a Trento si ferma a 5,54. La punta più alta, va da sé, trascina la media ma le quote minime non sono distanti, ergo se si fa la spesa con attenzione si rientra nelle normalità. Altalena, invece, per frutta e verdura che registrano oscillazioni piuttosto ampie nei prezzi: anche qui è bene avere buona memoria o prendersi qualche appunto quando si va al supermercato.
 Chi parla di inutilità della concorrenza nell’alimentare ecco un paniere di numeri a dimostrare il contrario e l’indicazione arriva dall’analisi geografica dei prezzi. L’Astat, infatti, ha diviso i Comuni analizzati nelle categorie centri maggiori, centri principalmente non turistici, centri marginali e centri turistici. Ebbene le più convenienti sono le grandi realtà con un monte totale di 128,74 euro, seguono i centri principalmente non turistici (130,60 euro), i centri marginali (131,60 euro) e chiudono i turistici (134,59 euro). E’ lo stesso istituto provinciale a parlare di concorrenza e presenza dei discount come elementi calmieranti.
 Bolzano, comunque, non è per forza la più cara in tutto perché un’analisi settoriale più dettagliata dimostra che nella ristorazione il capoluogo altoatesino è più competitivo di quello trentino: 27,58 euro contro 31,81 euro. Per il simbolico caffè al bar la due città viaggiano vicine: 1,05 Trento e 1,11 Bolzano. Per consolarsi basta gettare uno sguardo oltreconfine con Innsbruck che fa i conti con un paniere salatissimo di 151,73 euro e il caffè lo paga 1,90. Anche qui, però, attenzione al dettaglio perché la rosa dell’Astat è in buona parte formata da prodotti mediterranei che, per motivi di lontananza, hanno costi più pesanti in Austria.
 In un quadro in chiaroscuro, però, c’è spazio per il più classico dei dulcis in fundo ovvero la lieve flessione dei prezzi dei carburanti che registra per il 2013 un -1,9% per la benzina senza piombo e un -2,4% per il diesel. Il buono c’è, basta cercarlo.
Alan Conti 

Cai Bolzano, stasera assemblea elettiva


Si terrà domani sera l’annuale assemblea dei soci della sezione bolzanina del Cai. Appuntamento alle ore 20 al Circolo Unificato del Presidio Militare in viale Druso 20 per una riunione piuttosto densa. All’ordine del giorno, infatti, le nomine del presidente, del segretario dell’assemblea e della commissione di scrutinio. Spazio anche alla consegna dei distintivi d’oro a 45 soci e alla valutazione dei conti di bilancio prima delle richieste di discussione avanzate dagli stessi iscritti oltre a un parziale rinnovamento del direttivo. In crescita, comunque, il numero dei soci dato che al 31 ottobre 2013 il Cai nel ha contati 2031 contro i 2006 dell’anno precedente. Per il 2014 le prospettive sono altrettanto buone dato che in molti stanno già rinnovando il bollino come previsto per la nuova annualità degli amanti della montagna. Questa, in ogni caso, la composizione del direttivo 2013 guidato dal presidente Riccardo Cristofoletti: Cesare Cucinato, Carlo De Santis, Stefano Febbroni, Sergio Massenz, Mariaclara Pagano, Claudio Sartori, Walter Schenk, Gentile Zadra. Completano la squadra i consiglieri in scadenza di mandato Anna Assereto, Carlo Buglio, Luigi Cavallaro, Lucia Nardelli e il dimissionario Giorgio Zani.
Alan Conti

martedì 25 marzo 2014

Baumann e Heller: la bellezza ci salverà?


“Cosa significa che la bellezza ci salverà? Cosa è il concetto di bellezza?”. E’ con questi interrogativi che la filosofa Agnes Heller ha spaccato subito l’incontro organizzato ieri sera nell’aula magna dell’Università di Bolzano. Senza tanti fronzoli, senza troppi indugi. Domande affilate affrontate davanti a migliaia di bolzanini assieme al sociologo Zygmunt Baumann in un appuntamento preso letteralmente d’assalto: lunghe code per entrare e una sala in collegamento video per soddisfare l’ampissima richiesta. C’è, insomma, grande sete di trovare un bello cui aggrapparsi.
“La bellezza non è immutabile, ha affrontato mutazioni, è cambiata nel tempo. Pensiamo alla bellezza di un paesaggio o di un panorama: a noi toglie il fiato, agli antichi non interessava per nulla” riflette Heller passando in rassegna il pensiero filosofico dei grandi nello scorrere del tempo. “E’ importante, però, concentrarsi su cosa provoca in noi la bellezza. E’ un aspetto ben diverso dal suo concetto: Theodor Adorno lo spiegava come promessa di felicità collegata in larga parte alla contemplazione”. La promessa, però, non è realtà. “Sicuri? Nei tempi moderni credo che la felicità possa trovarsi proprio nel momento della sua promessa” il contropiede della filosofa ungherese. Può questo salvarci? “Non ci può condurre alla salvezza in senso religioso perché non ci porta via dalla sofferenza o dalla morte, ma ci può senz’altro salvare dalla disperazione nell’esperienza del momento, nel vivere l’istante del bello”.
Fai in tempo ad accomodarti sulla poltrona della filosofia che arriva la sociologia a scuoterti nuovamente. “Credo che la salvezza del mondo possa ridursi a uno scopo etico: più essere umano e meno riduzione della persona a un polo del processo commerciale. Meno mare e più morale” la stilettata di pensiero sfoderata da Baumann. “La discussione della bellezza, di fatto, va considerata sostanzialmente come una nota a piè di pagina sulla riflessione di Immanuel Kant con la sua distinzione tra bellezza naturale e artificiale”. E’ la seconda che interessa il sociologo ungherese. “L’arte è in grado di attivare da sola il meccanismo di miglioramento morale, con più spazio per il bene e meno per il male? Se vogliamo che sia così dobbiamo cercare di lottare per fare in modo che questo piacere  vada ricercato in un qualcosa di diverso dalla semplice sensazione. Qualcosa che ci consenta davvero di separare il male dal bene “. La conclusione, dunque, è quasi una cruda presa di coscienza. “Dobbiamo, insomma, trovarci di fronte alle forme della bruttezza, dell’assenza di piacere, per innescare un’irrequietezza che porti alla reazione che possa, quella sì, portarci alla salvezza del mondo”.
 “Abbiamo assistito a un evento storico” le parole finali di Francesco Comina, organizzatore dell’incontro con il Centro per la Pace.  “Siamo rimasti positivamente sorpresi dall’entusiasmo dei bolzanini per questo dialogo tra giganti”. C’è, però, una piccola magia che riesce a Baumann e Heller: dopo l’incontro con questi giganti anziché piccini ci si sente più grandi.
 Alan Conti

Astat, bene le bilbioteche della Bassa Atesina


Il profumo delle pagine, il fascino di storie passate di mano in mano, forse arricchite dallo scorrere degli occhi di lettori precedenti. In una congiuntura economica dove si cerca di mettere le pezze a tutto, il sistema delle biblioteche regge benissimo in Bassa Atesina e Oltradige e a certificarlo sono i numeri dell’ultima approfondita ricerca realizzata dall’istituto di statistica provinciale Astat.
 Sono 280.803 i libri che formano il patrimonio totale delle 34 strutture del Comprensorio. Un bacino in grado di alimentare la bellezza di 293.433 prestiti nell’anno 2013: entrambi trend in incoraggiante crescita. Le biblioteche, insomma, assecondano sì il futuro con acquisizioni massicce e promozioni di nuovi materiali digitali ma rappresentano anche un baluardo vincente della pagina stampata. Doveva soccombere e invece si rafforza. Il computo totale, per di più, vede un incremento di 14.874 libri e un decremento di 13.402: fuor di “statistichese” significa che le collezioni si allargano, che la fame di lettura c’è.
Particolare anche la riflessione sull’articolazione dell’offerta in senso fisico. In tutto l’Alto Adige, infatti, ben il 52% dei volumi sono custoditi e messi a disposizione da biblioteche pubbliche. Un tratto che sul territorio del Comprensorio è ancora più evidente dato che si contano 30 raccolte pubbliche supportate da 4 con la funzione di centro di sistema. Entrando ancora più nel dettaglio si scoprono diverse curiosità nell’analisi per Comune. A fare la parte del leone sul territorio è certamente Appiano con 4 biblioteche, un patrimonio di 40.887 libri e la bellezza di 76.237 prestiti. Quattro raccolte le ha anche Egna che vanta più volumi, 56.842 in totale, ma meno della metà dei prestiti: 35.994. Straordinaria la fame di lettura diffusa a Terlano dove a fronte di un’offerta di 16.633 opere si registrano addirittura 35.743 storie portate a casa: praticamente ogni libro ha avuto due lettori. Un ottimo rapporto che viene mantenuto anche nella biblioteca di Caldaro con 29.400 prestiti spalmati su meno della metà dei libri a disposizione: 12.892. Particolarmente ricco, invece, il patrimonio culturale della raccolta di Salorno che presenta un catalogo con 17.881 voci sfruttato, però, appena 8.170 volte. Nel campo dei piccoli centri sotto i 5.000 volumi buono l’interesse nelle biblioteche di Anterivo (4.126 prestiti per 4.960 libri totali) e Trodena (2.976/2.114). Certificata la voglia, insomma, i margini di crescita sembrano essere proporzionali: non resta che sfruttarli.
 Alan Conti

Sospesi i Pas, tutti i dubbi dei docenti


Inaspettate incertezze giuridiche. E’ questa la motivazione che ha portato la Libera Università di Bolzano e l’Intendenza scolastica italiana a sospendere i Pas, i Percorsi Abilitanti Speciali o più prosaicamente l’abilitazione all’insegnamento per i docenti che ancora non l’hanno conseguita. I Pas sono il lasciapassare all’inserimento in graduatoria previsto da alcuni decreti ministeriali, ma un procedimento aperto da alcuni insegnanti della scuola primaria li ha fatti sgonfiare come palloncini. Nel dettaglio, infatti, i maestri rivendicano il diritto di inserimento anche in base al solo diploma di maturità: in caso di accoglimento significherebbe rendere del tutto inutili i Pas. Un risvolto non da poco dato che il percorso accademico costa alle tasche dei docenti 2.500 euro in totale di cui 1.000 da trovare all’atto delle iscrizioni, aperte per il breve periodo di due settimane. Un dettaglio che già aveva fatto inviperire molti insegnanti alle prese con un esborso consistente e il preavviso di un battito di ciglia. < 
adottato dalla Lub è quello usuale, ma sicuramente l’esborso è rilevante>>. Va detto che in altre zone d’Italia se la passano anche peggio. <>. In ogni caso ora basta contattare la segreteria studenti della Lub per chiedere il rimborso di quanto già pagato.
La questione, comunque, di certo non lascia indifferente l’ateneo che da questo passaggio normativo potrebbe incamerare risorse importanti. Gli ammessi ai Pas dall’intendenza scolastica, infatti, sono 219 (di cui 2 con riserva) che si traducono in 547.500 euro in totali: una fettina della torta del bilancio complessivo dell’università, certo, ma sicuramente un’entrata ragguardevole. I Pas, però, non sono proprio come un corso universitario tout court dato che è stata la stessa Lub a sollecitare l’Intendenza scolastica e le dirigenze dei singoli istituti comprensivi per trovare insegnanti qualificati che potessero essere “imprestati” all’ateneo. In parte, dunque, non si tratterebbe di lezioni tenute da accademici.
 Un gruppo di insegnanti, comunque, aveva preso carta e penna scrivendo direttamente a Intendenza e assessore Christian Tommasini per chiedere la revoca del congelamento triennale delle graduatorie stabilito con delibera il 4 febbraio 2014. Al momento, infatti, l’abilitazione verrebbe riconosciuta solo per l’anno 2016/2017. Un percorso parallelo al procedimento che tiene fermi i corsi.
C’è, infine, un ultimo aspetto che inquieta diversi tra maestre e professori: l’inglese. Senza una conoscenza della lingua anglosassone di livello B2, infatti, l’abilitazione non viene rilasciata. Per intenderci: il corrispondente del patentino B. Un problema non insormontabile per le nuove generazioni, ma un cruccio vero per chi ha messo qualche anno tra sé e il diploma. L’inglese, per esempio, fino al 1999 non varcava le aule delle Magistrali. “Si era pensato – conclude Califano – di allungare il corso annuale proprio per permettere a chi ha difficoltà un avvicinamento più agevole a questa certificazione. Di certo chi non lo ha fatto a scuola o con successivi corsi specifici avrà di fronte a sè un ostacolo alto: speriamo che la nostra università possa garantire un buon livello di assistenza in quest’ottica”. Sarà curioso, infine, verificarne il vantaggio pratico: un insegnante che recita Parmenide nella lingua di Shakespeare farà comprendere meglio la filosofia?
Alan Conti

lunedì 24 marzo 2014

I cuccioli degli sci alla conquista dell'Italia


Saranno tre giovanissimi atleti della Bassa Atesina a rappresentare la nostra provincia ai campionati italiani di sci per cuccioli in programma a Piancavallo in Friuli. Philipp Perntisch, Alexia Tabarelli (Salorno, Ski Club Auer Ora Raiffeisen) e Philipp Terleth (Aldino e Montagna, Asc Jochgrimm) sono tutti classe 2003 e hanno appena terminato le gare per le qualificazioni al criterium nazionale per le classi di età 2002 e 2003. Il completamento di una stagione che già aveva visto questi giovanissimi atleti imporsi con buoni risultati nelle gare zonali. Tabarelli, per esempio, si è qualificata vincendo due delle tre gare in programma e centrando il primo posto nella classifica provinciale in modo convincente. Terzo Perntisch che insieme alla “collega” risulta anche il vincitore della quarantacinquesima edizione della gara della Bassa Atesina per la categoria cuccioli. A preparare queste promesse ci hanno pensato gli allenatori Julian Gabalin della Asc Auer Ora Raiffeisen e Wolfgana Perntisch della Ash Jochgrimm: tanto sacrificio che sarà ripagato da questa prima prestigiosa partecipazione alla kermesse nazionale. 

Pinot Bianco e Nero: annata eccezionale


I primi vini del 2013 cominciano a vedere la luce e a stappare le bottiglie arrivano i responsabili della cantina di Colterenzio. A quanto pare, infatti, l’annata si presenta particolarmente positiva per i bianchi che dimostrano un’acidità croccante una freschezza d’aromi come mancava da un po’. Soddisfazione, comunque, anche per i primi vagiti dei rossi, Pinot Nero in testa. “Vero – conferma l’enologo Martin Lemayr – negli ultimi mesi i vini bianchi hanno maturato in modo eccezionale. Dal punto di vista organolettico si tratta di un’annata particolarmente fresca e fruttata. Il Pinot Bianco, in particolare, mi ha stupito per la sua intensa mineralità”. C’è gloria, come detto, anche per il gemello Nero. “Il Pinot Nero 2013 ha un aroma particolarmente pronunciato con un bouquet fruttato e più ampio delle scorse annate”. Una riflessione di mercato, invece, se la concede il direttore della cantina di Colterenzio Wolfgang Raifer: “Da diversi anni il Pinot Bianco è inserito tra i bianchi altoatesini tipici e gode di una certa attenzione nel settore. Il Pinot Nero, invece, è da sempre un nostro alfiere occupando il 10% della quota mercato. Credo si tratti di un successo legato alla sua versatilità e alla sua capacità di adattarsi ai palati accompagnando moltissime pietanze”.
Alan Conti

Assistenza a domicilio: solo un direttore per il Comprensorio


Di due uno. Quello che potrebbe sembrare un dimezzamento legato all’ormai imperante spending review si trasforma nel Comprensorio di Bassa Atesine e Oltradige in una piccola rivoluzione. Il campo è quello del servizio di assistenza domiciliare e il battito di farfalla che attiva il turbine è la pubblicazione del bando per il reclutamento di un nuovo coordinatore socio sanitario. La ratio è semplice: riunire in due singole mani quello che prima veniva suddiviso in più teste rispondendo, logicamente, a una logica di risparmio ma anche alla ricerca di più efficacia.
 Un cambio di orizzonte sostenuto dal direttore dei servizi sociali del Comprensorio Bernhard von Wohlgemuht: “Avremo una persona sola che gestirà una pianta organica di 24 dipendenti con una visione unica andando a semplificare, per esempio, il raddoppio di questa funzione che avevamo nella Bassa Atesina. Risparmieremo e saremo più efficienti”. Ci perdoni, direttore, ma l’equazione della più efficienza con meno personale ha del miracoloso. “Non è così e si tratta proprio di concentrarsi sull’organizzazione. Noi seguiamo complessivamente 347 utenti su un bacino di 25.000 e 27.000 abitanti nelle due aree del Comprensorio. Sono numeri che possono essere gestiti da un coordinatore senza panico”. I cambiamenti, però, sono nella pratica quotidiana. “Esattamente - continua il direttore - e le faccio un esempio concreto. Fino ad ora in Bassa Atesina avevamo la divisione dei due settori “monte” e “valle” che procedevano in modo abbastanza indipendente tra loro. Ora se capita una giornata in cui monte ha più lavoro e valle meno si può tranquillamente organizzare un travaso di risorse temporaneo senza troppi passaggi burocratici.  Anzi, senza nessuna trafila perché la competenza sarà tutta del singolo coordinatore”.
Nello specifico c’è ancora tempo per proporsi all’assunzione dato che il bando scadrà il 26 marzo. Attenzione ai requisiti minimi che rispondono alla V qualifica professionale ovvero patentino di bilinguismo di livello C e diploma di assistente geriatrico o di operatore socio-assistenziale. Necessaria, inoltre, un’esperienza almeno biennale nell’assistenza agli anziani nei centri di degenza o nell’aiuto domiciliare. Tutti i titoli o le esperienze superiori vanno bene e portano, chiaramente, a inquadramenti migliori. L’assunzione avviene come copertura di una funzione e non di pianta organica: piccolo sofismo burocratichese per incatenare il contratto alla pura gestione del servizio senza altri orizzonti.  In ogni caso l’occasione è ghiotta: gestire una piccola rivoluzione non è affare da tutti i giorni. 
Alan Conti

Biblioteca, passione altoatesina


La biblioteca e la lettura di volumi in prestito piace parecchio agli altoatesini. In un momento storico in cui molti indicatori puntano sempre al segno meno l’ultima ricerca Astat regala un sorriso culturale. Sono ben 3 milioni, infatti, i libri del parco biblioteche altoatesino con un incremento delle acquisizioni pari a 1,8%. Investimento giustificato dai 2.731.917 prestiti registrati nel 2013 per un’incoraggiante crescita del 3,5%. Si prendono, insomma, più libri e si presume, dunque, si legga anche qualcosa in più di due anni fa. D’altronde la rete predisposta sembra ampia e facilmente accessibile con 300 strutture sparse sul territorio e ben il 42,2% del patrimonio nelle mani delle raccolte pubbliche: particolare non secondario. A fare la parte del leone, comunque, è il capoluogo dato che si concentra a Bolzano la maggioranza dell’offerta con ben 1.196.333 volumi e una densità di diffusione pari a 11,5 libri per abitante. Fuor di statistica potremmo tranquillamente concederci una dozzina di letture all’anno senza intralciare nessuno. Il tutto impreziosito da 44.266 nuove acquisizioni nelle biblioteche del capoluogo.
Una passione che si autoalimenta dato che addirittura l’85,5% degli occupati in questo settore lo fa in forma di volontariato. A portare avanti il carrozzone, insomma, sono gli innamorati dello scricchiolio della pagina che guadagnano il semplice piacere di coltivare e diffondere la lettura. Comunque non poco. Libro, in ogni caso, non vuol dire per forza antico e la rete bibliotecaria altoatesina cerca di stare al passo con i tempi dato che il 35% dei cataloghi è consultabile anche sul computer. Non tantissimo, ma va tenuto conto delle raccolte che non possono mettere sul piatto grandi investimenti in un sistema, come abbiamo visto, retto sulle gambe del volontariato. Chiusura sugli orari di apertura: in media si contano 3,7 giorni di porte aperte al pubblico. Anche qui ci si potrebbe aspettare di più, ma non scordiamoci di poggiare sulle spalle del volontariato. Non scordiamoci, dunque, nemmeno di ringraziarlo. 
Alan Conti

La proprietaria: "Sfratto ai Piani inevitabile"


"La proprietaria dell'immobile è tanto vittima quanto gli inquilini che sono costretti a lasciare la propria abitazione". A intervenire sulla delicata questione dello sfratto esecutivo di Renzo Placchi dagli alloggi della cooperativa "Casa Haus" in via Pfannenstiel è direttamente la proprietaria dell'immobile ai Piani attraverso il suo avvocato Alberto Boscarolli. "Siamo davvero molto dispiaciuti della situazione che si è creata, ma va detto che la cooperativa era in una situazione di morosità critica che ha chiaramente messo in difficoltà la mia assistita”. Una situazione difficile innescata, secondo la coop, dal mancato arrivo di alcuni finanziamenti da parte di Assb. “Capisco – risponde l’avvocato – ma non può essere responsabilità della proprietaria che, peraltro, non ha alcun contatto con gli inquilini. La situazione ha cominciato a farsi grave nel 2013 e abbiamo addirittura accettato una riduzione per rientrare degli arretrati”. Boscarolli snocciola anche le cifre: “Il canone totale per cinque appartamenti è fissato a 40.800 euro annuali, una media di 680 euro mensili ad appartamento. La prima esposizione era di 28.500 euro, più del 50% del monte annuale. A febbraio è stato abbattuto a 7.200, oggi si attesta a 10.838 euro. Purtroppo si tratta di soldi dovuti e necessari che hanno portato a scelte drastiche e dolorose”. 

Nicotera, calzolaio del mondo


Le scarpe servono per camminare e la passione della famiglia Nicotera di strada ne ha fatta parecchia. Un mestiere che germoglia con l’intreccio di alcuni sandalini per bambini a Serrastretta in Calabria e passa per Milano e l’Australia prima di atterrare a Bolzano in via Milano: regno dei calzolai Nicotera, Angelino prima e Raffaele poi, dal 1969. “E’ una storia lunga – sorride Raffele che oggi gestisce l’attività con immutato entusiasmo – e il primo ricordo che ho dell’amore per questo mestiere è proprio durante la preparazione di una colonia per noi bambini in provincia di Catanzaro. Mi aggiravo tra i banchi di mio papà, che lavorava lungo la strada, e guardavo affascinato i sandali che realizzava per tutti noi”. Una punta d’orgoglio che diventa il battito di farfalla per un percorso che cresce attraverso l’apprendistato e la professionalità vera e propria imparata da un papà mastro che cercò, come detto, fortuna anche in Australia. “Fu a Bolzano, però, che trovammo l’ambiente ideale e dopo un anno di via Resia ecco nel ’68 via Milano, qualche metro più avanti rispetto alla bottega di oggi”.
 Già, oggi. Si è quasi portati a pensare che la grande distribuzione e l’ampia offerta di calzature segni il tramonto di questo antico mestiere. Troppo facile cambiare la scarpa se è rotta. Cosa ci spinge ad aggiustarla? “Sono ancora tantissimi coloro che chiedono questi interventi. Non solo sulle scarpe eleganti o di pregio, ma anche su calzature che non hanno un particolare valore. Il lavoro c’è ed è molto”. Due i motivi forti. “Da una parte – continua Nicotera – la crisi che spinge a mantenere bene quello che già si ha e dall’altra il non volersi staccare da scarpe in cui ci si cammina comodi. Sembra una banalità, ma non lo è affatto”. Naturalmente le donne giocano in casa. “Sì, certo, per loro c’è un rapporto particolare perché amano avere ampia scelta e fanno in modo di poterla mantenere. L’uomo è più abitudinario e si attornia di meno paia, ma quando trova quelle giuste le cura con altrettanta passione”. Perché, allora, di botteghe di calzolai non ne nascono più? “Perché i giovani non vogliono fare questo mestiere. Interessa poco come poco interessano alcune mansioni artigiane storiche. Attenzione perché si tratta di un discorso molto diverso dalla carenza di lavoro. La mia clientela giovane mi lascia tranquillamente supporre che ci sia un certo orizzonte di tranquillità”. Anche le figlie di Raffaele, Sara e Marta, hanno preso strade diverse ma il sangue è sangue. “Marta ogni tanto viene in negozio, si mette le borchie sulle scarpe e segue il mio lavoro. Le piace anche se non l’ha scelto come professione. Ho anche una piccola nipotina, Nina, che già si aggira per le macchine ad appena un anno e mezzo”. Chissà, magari il gene del calzolaio è diventato come quello dei gemelli e salta una generazione.
 Decine di anni di esperienza, però, non possono rispondere a un dilemma che strappa solo una risata senza risposta a Raffaele:  “Perché le scarpe piacciono nettamente più alle donne, ma i calzolai sono quasi tutti maschi?”.

venerdì 21 marzo 2014

In strada con i moblili a causa di uno sfratto


“Una settimana per trovare un posto alternativo dove abitare”. Un lampo nel cielo già agitato del cinquantenne Renzo Placchi è piovuto ieri mattina al civico 1 di via Pfannenstiel ai Piani. Dopo un passato difficile, infatti, Placchi aveva trovato con l’aiuto della cooperativa “Casa Haus” questa piccola abitazione, 22 metri quadri. Un canone di 650 euro, affitto da privati gestito dalla coop, con una relativa tranquillità per mettere ordine in una vita con difficoltà familiari e fisiche. Poi un problema di finanziamento tra l’Azienda Servizi Sociali Bolzano e la cooperativa crea una  difficile situazione di contrasto con la proprietà dell’immobile ai Piani e apre crepe economiche in “Casa Haus” tanto da portare alla dismissione degli alloggi e relativo sfratto. Qui la vicenda si biforca in due distinte versioni.
“Io sono disperato e arrabbiato” attacca Placchi che da ieri mattina ha disseminato la piccola strada di catene utilizzate dal nonno  per il bestiame, ma ha portato all’esterno anche il divano, alcune scarpe, uno scatolone e una piccola valigia scozzese. “Non credo sia tollerabile vedersi piombare all’improvviso il direttore dei servizi e le assistenti sociali che ti comunicano di avere appena sette giorni di tempo per trovare una nuova sistemazione. Sono su una strada senza uno straccio di soluzione e chi mi ha sempre seguito non ha saputo darmi nessun consiglio. Mi hanno lasciato solo, ma io ho sempre pagato l’affitto e non ho mai creato problemi nella zona o alla casa. Anzi, l’ho persino ristrutturata a spese mie”. Di sicuro la gente delle case vicino prova dell’affetto per quest’uomo: si fermano per una pacca sulla spalla, un augurio, un incitamento o una carezza ai suoi due cani Taro e Ascar. “Pensi che mi hanno detto di portarli al canile comunale. Ma come si fa? Io sono rimasto incatenato da un meccanismo più grande di me e ora cerco solo un monolocale in città per uscire da una situazione nera. In questi due giorni rimarrò lungo la strada per protestare: non voglio più entrare in quella casa nemmeno per dormire. Ho due figli, una dignità da difendere anche ai loro occhi”. I suoi, al pensiero, si appannano.
“ Tutti gli inquilini di quelle case sono stati avvisati il 9 gennaio che lo sfratto sarebbe arrivato” la replica del presidente della cooperativa “Casa Haus” Rocco Maurizio Moretti. “Purtroppo stiamo incontrando diverse difficoltà economiche in seguito al mancato passaggio di finanziamenti da parte di Assb e non possiamo più permetterci di rimanere in quell’immobile”. D’accordo, ma il vostro servizio è diretto a persone che contano qualche difficoltà in più. “Vero, ma da quanto mi risulta l’affitto è sempre stato pagato con l’aiuto dei servizi e una soluzione alternativa è già stata predisposta da Assb. Rispettiamo assolutamente la dignità del nostro utente e personalmente mi sono speso perché lo sfratto di stamattina non fosse esecutivo concedendo un’altra settimana di tempo. Una scelta che costa alla cooperativa altre perdite sostanziose ma fatta proprio per rispettarlo”.
La questione, insomma, è di quelle complicate e il gioco assomiglia a quelli brutti dove a perdere sono tutti. 
Alan Conti  

mercoledì 5 marzo 2014

Polizia, sindacati dal prefetto

Una razionalizzazione senza ragione ha ben poco senso. E' questo il messaggio che le organizzazioni sindacali di polizia hanno portato al tavolo del Commissario di Governo Elisabetta Margiacchi. Entro il prossimo dieci marzo il Questore è chiamato a dare un parere su un piano di tagli che prevede la chiusura del Commissariato di Bressanone, della Postale di Bolzano, della stradale di Merano e della Polfer di Brennero, Fortezza, San Candido e Merano.
La delegazione composta da Deriu (Siulp), Gravina (Sap), Bussolati (Siaip), Nava (Silp), Bonaldo (Ugl), Coslovi (Coisp), Palmarin (Consap) ha riproposto punto per punto le necessità operative legate al mantenimento di questo controllo sul territorio a fronte di un Ministero che è ancora silente.
Ora saranno decisivi i prossimi passi.
Entro il 10 marzo vanno fornite delle risposte ufficiali e si attende di sentire la voce del Questore perchè le sirene suonano già da qualche giorno.  

Urzì chiama Renzi: "Abolire l'uninominale in Alto Adige"

L'uninominale riduce la dispersione, ma anche la partecipazione. In Alto Adige, secondo il consigliere provinciale di Alto Adige nel Cuore Alessandro Urzì, sostanzialmente l'annienta. La riforma elettorale entra prepotentemente anche nella cronaca altoatesina oltre a quella nazionale. Sotto i riflettori e oggetto di preoccupazione è l'imposizione anche in provincia dei collegi uninominali previsti dalla riforma. Una scelta che per Urzì, ma anche per molti altri leader del centrodestra come il coordinatore regionale di Forza Italia Enrico Lillo, riduce sostanzialmente a zero il coinvolgimento della comunità italiana in tutti i collegi che non siano Bolzano-Bassa Atesina. Cancellando le liste, questo il ragionamento, si consegnano a scatola chiusa i seggi parlamentari alla Svp in ossequio a una forza elettorale e linguistica pressochè schiacciante. “Questo non avviene a Bolzano – insiste Urzì – dove la minoranza tedesca può essere determinante nell'orientare l'elezione”. La recente vicenda di Francesco Palermo, per dire, ne è testimonianza abbastanza lampante. Chiara, dunque, la richiesta di Urzì che ha scritto tutte queste considerazioni in una mail indirizzata al premier Matteo Renzi con richiesta di incontro urgente. “Si deve prevedere – scrive – un unico collegio plurinominale per garantire la piena partecipazione nel rispetto delle specialità locali e del pluralismo linguistico del territorio”. Naturalmente la Stella Alpina si è guardata bene da avanzare qualsiasi emendamento in questo senso quindi la battaglia istituzionale pare piuttosto in salita con l'Italicum ormai sull'uscio delle Camere. L'obiettivo è quello di semplificare, il rischio di farlo troppo.
Alan Conti  

Epidurale a Bolzano, un parto di contraddizioni

Partorirai con dolore, d'accordo, ma mica per forza tutte le mamme devono essere della stessa idea. Nasce così l'avvicinamento e la possibilità di quella anestesia particolare per il parto che si chiama epidurale, o meglio analgesia peridurale. Nelle intenzioni si dovrebbe trattare di un'opzione che si offre alle donne, libere di richiederla previo percorso di preparazione. A Bolzano, però, l'epidurale è anche un centro di un intreccio di contraddizioni. La prima è che per poterla richiedere bisogna essere subito bravi educatori e convincere il proprio piccolo a nascere solo in un giorno feriale e dalle 8 alle 20 altrimenti meglio rassegnarsi alla buona sorte. Il servizio, insomma, non è affatto garantito in modo continuativo. Fare il corso con un incontro al mese e tutto il necessario per poi non avere nemmeno la possibilità di scelta è sicuramente la prima beffa, ma è situazione piuttosto condivisa dato che l'assoluta certezza di disponibilità è garantita solo nel 16% delle strutture italiane. Tra queste, comunque, Merano, Silandro, San Candido e Vipiteno che hanno anche ottenuto il bollino rosa dall'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna. Il problema del capoluogo altoatesino, però, pare paradossalmente legato a motivi che non attengono, come da altre parti, a questioni di bilancio. Gli anestesisti specializzati nell'epidurale, infatti, sembra vengano in parte o totalmente reclutati a chiamata da fuori provincia in numero non sufficiente a coprire più turni. Perchè non disponiamo totalmente di locali? Per l'imperituro ostacolo del patentino di bilinguismo che chiude le porte a chi magari vorrebbe stanziarsi a Bolzano. Così, per una mera questione linguistica si sottrae una scelta ad alcune mamme rispetto ad altre secondo criteri del tutto casuali e, quel che pare probabile, si paga un servizio esterno che potrebbe trasformarsi in interno. Perlomeno le spese di spostamento sarebbero risparmiate. Il costo dell'epidurale a richiesta, inoltre, è di 103,30 euro secondo la tariffa provinciale: seppur piccolo è anche un guadagno per le casse sanitarie, fatte salve le ovvie emergenze che sono gratuite. Costringere le donne a farlo in una clinica, invece, potrebbe arrivare a costare alla Provincia anche il rimborso di metà prestazione: intorno ai 400 euro. La mancanza della struttura pubblica, per estensione, costa circa 300 euro a mamma che decide di rivolgersi alla sanità privata: altro costo aggiuntivo.
Se si pensa che nei giorni scorsi la Provincia ha previsto dispense dal patentino per concorsi finalizzati a posti nei vigili del fuoco o tecnici informatici forse uno strappo per venire incontro alle donne si può anche ipotizzare. Specie pensando che, ed è l'ultima delle beffe, in tedesco epidurale si dice Epidural. Sarà sacrilego, ma sarebbe sufficiente far cadere una vocale.

Alan Conti  

martedì 4 marzo 2014

Vitalizi, esplode la protesta di piazza

Il mal di pancia diverrà mal di piazza. La sensazione che questo, prima o poi, potesse accadere c'era e si è concretizzata questa mattina in piazza Magnago con l'iniziativa dell'Asgb per dire no ai vitalizi d'oro. Tanta rabbia con finte banconote da 500 euro lanciate da sacchi degni di Paperon de' Paperoni. Una vera e propria protesta di piazza che ha avuto il suo culmine nei colloqui accesi con i consiglieri provinciali Eva Klotz e Hans Heiss e, sopratutto, il presidente della Provincia Arno Kompatscher. 
Rasoiate basse, dunque, accompagnano una sostanziale presa in carico del problema da parte del Landeshauptmann. Per ora si è arrabbiata, e tanto, la rappresentanza tedesca: se si uniscono anche gli italiani il mix è esplosivo. (a.c.)

Oetzi protagonista di un libro fantasy

Quindici anni sulla carta d'identità, almeno una ventina di più nei modi e nella testa. Maria Zanchetta è una giovane ragazza di San Zeno di Cassola in provincia di Vicenza che da due anni è Alfiere della Repubblica, parla quattro lingue e coltiva una passione sfrenata per il mondo tedesco. Il suo ritratto emerge dalle pagine del Corriere della Sera di oggi e il fascino per la Germania la porta a intrattenere un rapporto epistolare addirittura con la cancelliera Angela Merkel cui ha anche dedicato il suo ultimo e terzo libro edito dall'Editrice Artistica Bassano. E' qui che la cosa si fa interessante per gli altoatesini perchè quest'opera, dispiegata nella bellezza di 288 pagine, si intitola “Le avventure della mummia Oetzi”. Un fantasy dalla trama bella intricata dove l'Uomo del Similaun diventa depositario della complessa missione di far evolvere il genere umano verso un Nuovo Sole. Con lui sei ragazzi trasportati nello spazio e nel tempo ed espressione di sei differenti civiltà con valori antichi e scomparsi. Ad ostacolarli nell'impresa la maligna divinità egiziana Seth. Tantissimi ingredienti per un percorso tra battaglie e avventure che portano le mummie in primo piano come testimonianza del passato e guida per il futuro. Un'impostazione che è figlia della passione per le mummie coltivata dalla giovanissima quindicenne: “Di Oetzi mi affascina tutto il settore dello studio dei tessuti che potrebbe portare a importanti risvolti terapeutici importantissimi per la cura delle malattie”. Il suo sogno? Lavorare all'Università Ludwig Maximilian dove hanno studiato tutti i più assidui ricercatori di Oetzi. Dove? A Monaco, in Germania. Naturalmente.
Alan Conti