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lunedì 31 maggio 2010

Un sorso di musica all'Osteria dei pensieri


Ubriacarvi di idee. Ecco l’intento di questa band veneziana che porta sul palco la sua “L’ubriaco in contro luce”. Il loro è un laboratorio musicale che tenta di miscelare al meglio un suono caldo a un testo ad alto contenuto poetico. Il brano si apre quasi come una ballata, accompagnato da una voce precisa e narrante di un testo che presenta, come detto, accenni di poesia di buon livello. Il ritornello è costruito, così come il resto della canzone, con grande delicatezza e attenzione sonora. Risulta molto evidente la natura cantautorale di un pezzo costruito per catturare l’attenzione del pubblico e pilotarla sulla storia che viene proposta, senza relegare le parole a semplice orpello decorativo e conferendole, invece, un significato musicale di alto profilo.

L’Osteria dei pensieri ha aperto i battenti da pochissimo tempo, precisamente dal 2009. Il progetto musicale di questi ragazzi, quindi, è nuovo e pesca ad ampie mani dal repertorio cantautorale italiano, senza perdere di vista quanto di più interessante può offrire l’estero per una formazione il più ad ampio raggio possibile. A Bolzano l’”Osteria dei pensieri” si presenterà sul palco delle finali di Upload in programma sui Prati del Talvera con il seguente line-up: Laura Pizzol a piano e voce, Marco Galliolo alle chitarre, Thomas Callegaro con violino, concertina e organetto, Davide Eulogi alla batteria e Claudio Costantini al basso. Una formazione che rende l’idea dell’ampio repertorio sonoro di una band che porta sul palco molteplici strumenti. Per l’”Osteria dei pensieri” il palco di Upload sarà una delle primissime esperienze live dato che l’esordio ufficiale su un palco all’aperto della band veneziana è in programma questo sabato presso l’associazione di volontariato “Catarsi” a Dolo (VE), di cui Claudio Costantini è presidente. Tra meno di una settimana, dunque, la presentazione dei primi brani del cd in uscita. In questi giorni, comunque, l’”Osteria dei pensieri” è stata protagonista del “Befana Rock 2010” di Campolongo Maggiore, sempre nel veneziano, dove hanno presentato un’altra storia “tragicomica” in note intitolata “Il re del malaffare”. La scheda d'iscrizione al contest, al di là del fondamentale contributo musicale, cattura l’attenzione pure per la qualità fotografica delle immagini, scattate dagli stessi componenti del gruppo. Da una parte un’osteria dall’atmosfera vintage illuminata dal più classico occhio di bue e dall’altra il gruppo immortalato in una posa dai connotati fortemente “poetici”. Se in un concorso musicale è l’orecchio a farla da padrone, è bello non dimenticarsi che anche l’occhio vuole sempre la sua parte.

Alan Conti

Per saperne di più:

www.osteriadeipensieri.it

http://www.catarsi.org/2010/05/osteria-dei-pensieri-in-concerto/

Parco Semirurali: via i vandali


Alto Adige — 30 maggio 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. Difendere un gioiello dai vandalismi. E’ questa la richiesta dei residenti di Don Bosco che abitualmente frequentano il parco di Santa Maria in Augia e la zona verde limitrofa alle passeggiate di via Genova. Due opere sorte laddove una volta si trovavano le Semirurali e che, in ideale continuità con il passato, tornano a essere un importante punto d’aggregazione per il quartiere. Mamme, nonni e padroni di cani chiedono, però, che si metta un freno alle scritte sulle panchine, alle birre abbandonate la sera e ai giochi sui reperti archeologici dell’antica chiesa. Non guasterebbe, infine, un’area cani in più e la riqualificazione di strada e marciapiede in via Genova. «Il parco è bello - le parole di Chiara Carnielli - e d’estate è molto frequentato, grazie anche alle tante iniziative proposte. Non so se l’orario di chiusura sia rispettato perché spesso alla sera ci sono gruppi di ragazzini che entrano, bisognerebbe prestare più attenzione. E’ un peccato, infatti, che le sdraio e le panchine vengano danneggiate da micro-vandalismi, così come bisognerebbe smetterla di utilizzare le rovine dell’antica chiesa di Santa Maria in Augia come fossero dei giochi. E’ una questione di rispetto per la storia, ma anche di sicurezza. In estate - conclude Claudia - non guasterebbe un poco di ombra in più». Amedeo Bertesina sposta lo sguardo un poco più in là: «Con la nuova zona verde è stato fatto un bel lavoro, ma si poteva cogliere l’occasione per sistemare anche via Genova, dove l’asfalto della carreggiata e del marciapiede è malridotto e pericoloso per le bici». Incontriamo Luca Cantisani mentre porta a spasso il suo cane: «Ci vorrebbe qualche area cani in più. All’interno del parco, però, spesso si trovano bottiglie di birre abbandonate e rifiuti. Chi finisce sempre nel mirino della critica, però, sono i padroni dei cani, accusati pure per la maleducazione degli altri». Della stessa opinione Bernhard Ebnicher: «Proprio per questo cerchiamo sempre di tenerli al guinzaglio e pulire tutto. Vero che il parco è oggetto di piccoli vandalismi, ma va detto che rappresenta anche un bel luogo d’incontro per il rione ed è molto frequentato». Lorenzo ed Eugenio Solfinetto si riposano su una panchina e promuovono il nuovo polmone verde: «Una bella novità per tutti. E’ vero che qualche inconveniente può capitare, ma è anche una valvola di sfogo per i ragazzi che, anziché fare rumore nei cortili, possono ritrovarsi in uno spazio più aperto. Per questo sarebbe bello tenerlo aperto anche durante la notte. Per i pensionati, inoltre, è una bella opportunità per fare quattro passi». Marcello Mazzoni torna a chiedere nuove aree cani: «Ce n’è bisogno perché qui siamo sempre costretti ad andare lontano. Poi c’è anche chi se ne impossessa per ore e non esce più». Lucia Granello, Idalo Bocchi e Ornella Canali sono vicini di casa in via Alessandria e discutono volentieri del parco che si affaccia davanti al loro condominio. «Finalmente un’opera dove i soldi pubblici sono stati spesi per fare qualcosa di bello e utile per tutti. Dai concerti alle manifestazioni, ma anche solo nei pomeriggi estivi, qua davanti si riunisce gran parte del quartiere e molta gioventù». Non è tutto oro, però, quel che luccica. «E’ indubbio, certo, che vi siano delle criticità che vanno risolte. I piccoli atti di vandalismo potrebbero essere emarginati con qualche controllo in più. Non è bello, inoltre, vedere degli anziani in “micro-slip” prendere il sole sulle sdraio proprio davanti ai bambini piccoli: è una questione di buon costume perché non siamo al Lido. Speriamo, infine - conclude il gruppetto - che gli alberi crescano in fretta in modo da regalare un po’ di ombra in più in uno spiazzo che in estate diventa veramente torrido». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

Lowave, suoni sperimentali dalla Toscana


Alto Adige — 30 maggio 2010 pagina 36 sezione: ALTRE

BOLZANO. Oscillazioni toscane per questo gruppo di Prato che porta un bel rock sul palco di Upload con il brano «Oscillators». Una canzone ben costruita, quella dei «Lowawe», con soluzioni sonore innovative che potrebbero aprirne un futuro radiofonico. Un brano che ingrana immediatamente lungo suoni sperimentali, quasi da sonar marino. La prima strofa lascia presto spazio alla sezione più strumentale del pezzo e al ritornello. Una struttura che viene ripetuta a chiusura ideale della prima parte. Nel refrain interessante l’utilizzo delle voci, con accenni di cori e variazioni che conferiscono ritmo e melodia. Si nota una certa perizia tecnica, invece, nella parte finale del brano, dove la sperimentazione sonora diventa predominante e le soluzioni trovate quantomai sorprendenti per un orecchio «tradizionale». I «Lowave» si presenteranno a Bolzano con Ivano Arrighetti alla voce, Loris Colangelo alla chitarra, Matteo Benelli a basso e tastiere e Tommaso Chiani alla batteria. Il gruppo nasce nel 2005 e già nel 2006 pubblica il demo «Plug It!», quattro brani registrati e mixati direttamente dai quattro ragazzi toscani. Il brano «Oscillators», contenuto nell’ep, viene trasmesso nel programma «Demo Rai» di Radio 1 e incluso nella compilation «From the Underground» di «MillionDollarBands.it». Non solo, è proprio il demo d’esordio a permettere ai «Lowave» di partecipare alle selezioni regionali dei concorsi «Italia Wave» (cui sono iscritti anche per l’edizione 2010) e «Rockcontest» di «Controradio». L’atmosfera di un festival come Upload, insomma, non è nuova per questi ragazzi. Nel 2009 esce l’album «Warpage», con l’aiuto prezioso di Paolo Benvegnù nella fase di mixaggio e post-produzione, recensito ottimamente da parte delle maggiori webzine musicali. Il lavoro dei «Lowave», comunque, procede a ritmi serrati visto che attualmente sono impegnati nella realizzazione di uno studio di registrazione nella loro Prato dove poter comporre in totale indipendenza: una sfida davvero originale che dimostra l’amore di questi giovani per la città d’origine. WWW.ALTOADIGE.IT Votano anche i nostri lettori Sono già vicini al primo migliaio i voti dei nostri lettori per i dodici finalisti del concorso Upload: ieri si è raggiunta la cifra di 875, che di ora in ora sale, dimosrandio l’interesse dei nostri lettori per la possibilità di decidere qualche sarà la band che grazie ai voti del pubblico potrà approdare alla finalissima del 18 e 19 giugno ed esibirsi sul palco ai Prati del Talvera. Per votare basta entrare nel sito www.altoadige.it, poi nella “finestra” dedicata al concorso e votare. La classifica provvisoria vede in testa una band locale, i rapper Homies 4 Live, al 2º posto i Med in Itali. - Alan Conti

domenica 30 maggio 2010

Dave Le Blanc, un camaleonte bolzanino


Alto Adige — 29 maggio 2010 pagina 51 sezione: ALTRE

BOLZANO. Nessun fotografo grigio, ma uno “Spektrum” ampio di colori. Può essere sintetizzata con un gioco di parole la partecipazione alla finale di Upload dell’altoatesino Dave Le Blanc, al secolo David Thaler, con la sua “Not Grey Photograph”. Thaler è conosciuto nell’ambiente artistico provinciale come ballerino nell’opera “Elektra” di Richard Strauss, prodotta dalla Fondazione Teatro Comunale di Bolzano, e frontman della band “Spektrum”. Il brano presentato da solista è molto curato e radiofonico, ritmato da bassi continui con tratti di ripetizioni ossessive, quasi meccaniche. Dopo la prima strofa ci si trova al cospetto di un cambio di ritmo che porta dritti al refrain, molto orecchiabile con rimandi a suoni anni ’80. A circa metà canzone riprende il ritmo più serrato anticipato nell’intro, senza troppi interventi strumentali pronti, invece, a entrare melodici nel ritornello. A tre quarti, spazio a una singola voce accompagnata da suoni più “classici” e la scomparsa, per qualche secondo, di base e batteria: un espediente che regala una variazione in più al brano. Il testo, come lascia intendere il titolo, è un inno ai colori della vita e un monito a evitare un grigio background esistenziale. Simpatica, infine, la chiusura con il rumore di un otturatore di una macchina fotografica. Il curriculum di David Thaler riflette una natura da artista poliedrico. Detto della partecipazione allo spettacolo “Elektra” non si può non citare la sua partecipazione a “Bolzano Danza”, così come il periodo da cantante del gruppo “BlackCherries”, cover band incentrata sul classic rock e il punk. Le ispirazioni di musica classica sono invece frutto di una preparazione musicale basata sullo studio giovanile del pianoforte e un’autentica passione per la musica da camera, coniugata con i suoni moderni. Un sincretismo che non può che promettere bene. David Thaler, in conclusione, si presenta sul palco di Upload come uno degli artisti più completi. WWW.ALTOADIGE.IT Votano anche i nostri lettori Sono già vicini al primo migliaio i voti dei nostri lettori per i dodici finalisti del concorso Upload: ieri si è raggiunta la cifra di 875, che di ora in ora sale, dimosrandio l’interesse dei nostri lettori per la possibilità di decidere qualche sarà la band che grazie ai voti del pubblico potrà approdare alla finalissima del 18 e 19 giugno ed esibirsi sul palco ai Prati del Talvera. Per votare basta entrare nel sito www.altoadige.it, poi nella “finestra” dedicata al concorso e votare. La classifica provvisoria vede in testa una band locale, i rapper Homies 4 Live, al 2º posto i Med in Itali. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

Piazza Erbe: sì alle telecamere


Alto Adige — 29 maggio 2010 pagina 25 sezione: CRONACA

BOLZANO. Telecamere sì, ma a patto che siano accompagnate dalla certezza della sanzione. Gli esercenti di piazza Erbe si compattano attorno alla proposta lanciata da alcuni titolari delle bancarelle del mercato per mettere un freno alla consueta discarica del sabato e domenica mattina. Pollice alto, dunque, per le riprese video come deterrente contro chi urina, vomita e sporca dove poche ore dopo vengono vendute frutta e verdura, costringendo i commercianti a pulizie extra alle prime ore dell’alba. Il tutto, però, non deve essere solo un Grande Fratello del mercato, ma uno strumento per colpire chi sgarra e aumentare i controlli da parte delle forze dell’ordine. La lettera con la proposta è già pronta, gli esercenti aspettano solo di accompagnarla con un congruo numero di firme prima di inviarla al sindaco Luigi Spagnolli. «I vetri sono ormai la nostra croce - spiega Alfred Lahner del chiosco “Fruit Oase” - ma non dimentichiamo il problema dei mendicanti durante il giorno: alcuni clienti, addirittura, hanno paura a tirare fuori il portafoglio. Speriamo che le telecamere possano servire da deterrente anche per questo». Maria Russo di “Mück” allarga le braccia: «La situazione è sempre critica e non si riesce a venirne mai fuori. Riprendere i ragazzi? Certo, però bisogna anche poterli sanzionare e aumentare i controlli delle forze di polizia, altrimenti è solo una boutade. Perchè non istituire un posto di controllo fisso?». Petra e Johanna Perathoner rispondono entusiaste: «Finalmente si muove qualcosa. Siamo assolutamente favorevoli a una misura che permetta di arginare la discarica che troviamo ogni mattina». Fulvio Butterer, titolare del ristorante “Oca Bianca”, analizza la situazione: «Sarebbe un problema di educazione da affrontare con il dialogo, ma a volte c’è bisogno di mostrarsi duri quando si supera la linea della decenza. L’ordinanza del sindaco contro il vetro, spiace dirlo, si è rivelata una scatola vuota: i ragazzi le bottiglie se le portano da casa e in piazza non è cambiato proprio nulla». Shahid Javaid è più possibilista: «Buona la proposta delle telecamere anche se ultimamente troviamo meno sporco di prima». Domenico Marchese, invece, è appena arrivato in piazza Erbe: «Ho sentito dei problemi che ci sono in questo mercato. Spero che le registrazioni video possano essere la strada buona per convivere tutti più serenamente». Irma Gamper, poco più in là, è dura: «L’idea è valida, ma noi in Comune contiamo meno del due di briscola visto che tutte le nostre richieste sono state ignorate. Davanti ai banchetti la mattina troviamo urina, vomito, ultimamente pure le feci e non nascondiamoci che, oltre all’alcol a fiumi, su questi marciapiedi passa la droga. Si può andare avanti così?». Luca Galante è il titolare del tabacchino che si affaccia sulla piazza: «Molto favorevole alle telecamere perché la situazione, soprattutto per chi ha la bancarella, è sempre più insostenibile. L’ordinanza sul vetro? Come non esistesse». Chiude il giro di opinioni Birgitta Puustinen, titolare del bar “Banco 11”: «Forse abbiamo trovato una soluzione che tuteli sia i ragazzi che vengono a divertirsi in modo civile ed educato sia i commercianti. Individuare chi non rispetta l’attività e il duro lavoro delle altre persone, inoltre, può significare un civile passo avanti. Le sanzioni? Devono essere previste per non costruire un sistema fine a se stesso, ma potrebbero essere originali. Io, per esempio, piuttosto che una pena amministrativa costringerei questi giovani a venire tutte le mattine per una settimana a pulire la piazza, in modo che possano rendersi conto di cosa comporta il loro sporco. Non solo, perché non costringerli ad aiutare, per esempio, i panettieri nelle ore mattutine così che tastino con mano la fatica di alzarsi e lavorare all’alba?». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

sabato 29 maggio 2010

Scuola a ottobre: coro di no


Alto Adige — 28 maggio 2010 pagina 20 sezione: CRONACA

BOLZANO. Una bocciatura arriva dal mondo della scuola altoatesina per la proposta di legge firmata dal senatore Pdl Giorgio Rosario Costa, con l’avvallo dal ministro Mariastella Gelmini, di far slittare la riapertura delle scuole a ottobre. Una mano tesa verso il turismo che lascia perplessi i “tecnici” della scuola come insegnanti o studenti, incontrando, invece, qualche timida apertura di alcuni genitori. Tante le perplessità, dalla riorganizzazione dell’anno scolastico alla didattica, passando per la maturità sotto il sole estivo. Davanti al liceo scientifico Torricelli, alcuni studenti intenti a confrontarsi sulla proposta. «Non cambierebbe molto - dice Giacomo Mattei - ma bisogna valutare come riorganizzare i 200 giorni necessari per l’Ue. Se ciò significa tagliare le vacanze di Natale, allora potrebbe essere un problema. Tutto sommato, però, va bene la cadenza scolastica attuale». Davide D’Ambrogio pensa alla maturità: «Non ha nessun senso farla alla fine di giugno o ai primi di luglio, con una situazione climatica difficile e la testa logorata. Non vedo una grande necessità di stravolgere tutto». Chiaro anche il niet di Giacomo Gatti: «Una proposta da respingere prima che diventi seria. Gli esami di Stato spostati sarebbero un danno per gli studenti, ma è la stessa impostazione del governo a essere sbagliata, con la scuola che viene sempre dopo gli interessi di economici e privati come il turismo». Il rappresentante dell’istituto Ayyoub Elhilaa si allinea: «Non toccherei il periodo natalizio che per noi studenti rappresenta uno stacco necessario. Su Pasqua e Carnevale, forse, se ne può parlare: di certo non sarebbe bello continuare fino a giugno inoltrato. Gli unici vantaggi sarebbero legati alla possibilità di concludere meglio i corsi di recupero estivi». L’insegnante Loredana Trotta motiva la sua contrarietà: «Spero non si vogliano abbassare i 200 giorni col rischio di incorrere in una sanzione europea per una proposta dalla ratio discutibile. I problemi, anche di ordine didattico, rimarrebbero tali pure in caso di una traslazione nel calendario dei giorni scolastici». Passando alla scuola primaria è netta la posizione della dirigente dell’Istituto comprensivo Bolzano VI Mirca Passarella. «E’ prima di tutto una questione di diritto all’uguaglianza dell’istruzione. Dobbiamo garantire i 200 giorni per dare la possibilità di apprendimento anche a quegli alunni che non hanno in famiglia la disponibilità economica per coprire gli eventuali giorni di ferie in più con soggiorni studio o vacanze programmate dai genitori. Bisogna ragionare sulla scuola nella sua funzione sociale, prima ancora che a livello concreto sull’organizzazione di istituti e famiglie. Non è ammissibile che la nostra istituzione venga subordinata agli interessi del turismo». Scettica anche l’insegnante di tedesco Franziska Dezini: «Presupposto fondamentale è che non si tocchi il monte totale di 200 giorni, poi ci sarebbero da affrontare alcune criticità legate alla programmazione». Qualche apertura, come detto, arriva dai genitori. «Potrebbe essere una novità positiva a patto, però, di non allungare il periodo estivo e finendo le lezioni a fine giugno», dice Annamaria Bua. «Quando andavo a scuola io - racconta il nonno Mario Rossi - il periodo scolastico era quello proposto dal ministro e le cose funzionavano senza intoppi». Contrarie, invece, Monica Bonomini e Ivano Berto: «Le famiglie devono trovare il modo di organizzarsi e, lavorando entrambi i genitori, diventa difficile coordinare 15 giorni di vacanza in più a settembre. Non ci sembra una soluzione né necessaria né utile». Chiusura con le critiche di Irene Ghiotti: ‹‹Prima ancora che sulla questione del “parcheggio” dei figli bisognerebbe valutare la proposta a un livello più alto. I giorni dedicati alla scolarizzazione sono già pochi: evitiamo il rischio di vederli diminuire ulteriormente». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

Atto IV, se il rock sa essere tenero


Alto Adige — 28 maggio 2010 pagina 41 sezione: ALTRE

BOLZANO. La vetrina dei dodici finalisti del concorso Upload prosegue oggi con la band di Busto Arsizio “Atto IV”. La musica spesso è questione di...atti. Non a caso ne avrà uno speciale anche la finale di Upload 2010 con gli “Atto IV” scelti dalla giuria per il loro brano “A Second”. Loro sono in quattro: Valerio Rizzoti alla voce e chitarra, Francesco Fabris alla batteria, Christian Moro alle tastiere e Nicolò Colombo al basso per un rock progressive di classe, attento alla composizione e alla scrittura della canzone. Ambizioso il loro progetto di ‹‹essere una band di riferimento mondiale del prog/rock››. Il primo passo, senz’altro, può essere il palco del Talvera nelle serate del 18 e del 19 giugno. Il brano “A Second” ingrana subito la marcia dell’energia, trascinando l’orecchio in una sequenza di rock ed elettronica che lascia intendere un certo eclettismo. La voce sostiene bene il ritmo per cadenzare il prosieguo del brano sulla falsariga energica dell’intro, salvo poi rallentare in prossimità del refrain, curato e orecchiabile con un bell’effetto megafono nel canto. La sezione più melodica della canzone tranquillizza l’andamento e lascia emergere una delicatezza di suono apprezzabile. Un brano, in generale, capace di rendere molto bene nella registrazione e chiamato alla prova live che, se ripetuta, può garantire orizzonti rosei alla band lombarda. La tecnica su cui posa l’intera canzone è senza dubbio solida e frutto di studi e sperimentazioni approfondite. Gli Atto IV nascono nel 2002 ed è del 2003 la prima registrazione di un ep intitolato “Stati Alterati”. Datato 2005, invece, il primo album “A parte”, un’opera che riceve apprezzamenti dall’Italia, ma anche da paesi stranieri come Spagna, Francia, Stati Uniti e Giappone. Gli otto brani del disco vengono, a differenza di “A Second”, cantati in italiano, screziando il progressive anni ‘70 di base con note di fusion. Nel 2006 il gruppo è protagonista delle date italiane del “Resonator World Tour” di Tony Levin, aprendone le date italiane. L’anno scorso, invece, gli Atto IV hanno lavorato al nuovo album e la candidatura a finalisti di Upload può essere considerata una bella iniezione di entusiasmo. I lettori dell’“Alto Adige” intanto possono ascoltare i dodici brani finalisti sul sito www.altoadige.it e votare il loro preferito. La band più votata entrerà di diritto nella rosa dei finalisti che si esibiranno il 18 e 19 giugno. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

Quella pagina "controcorrente"


Alto Adige — 28 maggio 2010 pagina 39 sezione: SPETTACOLOCULTURA E SPETTACOLI

Contro corrente per dare una voce in più. E’ questo il destino storico della pagina in lingua tedesca che fino al 1999 faceva parte del quotidiano “Alto Adige” e che oggi viene raccontata in un libro edito da Raetia e intitolato, per l’appunto, “Contro corrente”. Eva Klein, storica caposervizio, e i redattori Renate Mumelter e Günther Pallaver sono gli autori di un volume che attraversa, nel profondo delle spaccature etniche e sociali, la storia della nostra terra dagli anni Sessanta al Duemila. Una testimonianza di un mondo tedesco meno granitico di quanto si possa credere dove, però, le voci contrarie trovavano spazio in quella che molti consideravano “la tana del nemico”. Nata nel 1958 come “Das Blatt für deutsche Leser” e pubblicata per l’ultima volta nel 1999 come “Deutsches Blatt” questa pagina negli anni non è stata solo un servizio alla comunità tedesca, ma ha rappresentato concretamente una voce alternativa alla comunicazione monolitica del quotidiano “Dolomiten”. Un’avventura editoriale raccolta oggi in 391 pagine di pura storia. Ieri la presentazione ufficiale di “Contro Corrente” nella sede del giornale “Alto Adige” per un tuffo nel passato, quando la trincea etnica era profonda e varcarla significava complicarsi la vita. ‹‹Nel 1962 entrai all’Alto Adige quasi per caso - racconta Eva Klein - grazie alla conoscenza di un tedesco molto pulito che avevo imparato nella natia Praga. Era un aspetto su cui il direttore di allora, Servilio Cavazzani, puntava molto. Il bilinguismo, in questo senso, fu determinante all’interno di un giornale che cominciava a volgere lo sguardo verso una dimensione interetnica››. Il battesimo, però, è di fuoco: ‹‹Era aprile e pochi mesi dopo ci sarebbe stata la famosa “Notte dei fuochi”: la situazione politica di questa terra era difficile e noi giovani leve del giornalismo ci trovavamo ad avere delle responsabilità pesanti. Lo stesso Benno Steiner, che mi precedette alla “Deutsches Blatt”, lavorava sotto scorta per essersi azzardato a scegliere una strada alternativa a quella imperante nel gruppo tedesco››. Klein, però, non è una giovane politicizzata: ‹‹Inizialmente non avevo molto interesse per la politica, è stato lavorando per il giornale che ho maturato delle convinzioni. La mia educazione, in un contesto di tensioni etniche come quello di Praga, mi permetteva di guardare alla realtà altoatesina con occhio esperto. Non ho mai amato l’eccessivo nazionalismo e l’esasperazione delle identità: ero già perfettamente in sintonia con il significato della nostra pagina››. I rapporti col mondo tedesco, però, restano difficili. ‹‹Il “Dolomiten” ci accusava di essere traditori al soldo del gruppo italiano, riflettendo una mentalità chiusa che caratterizzava la Svp in quel periodo. Il direttore Cavazzani, invece, da figlio del Trentino austriaco aveva una visione più aperta individuando nella Stella Alpina il grosso sbaglio di non aprirsi a una mentalità più europea. In questo senso anticipò la storia››. Sulle colonne del quotidiano targato “Athesia”, però, le bordate verso la “Deutsches Blatt” divennero prassi quotidiana: ‹‹Ci facevano una guerra a mezzo stampa perché noi davamo voce a chi non condivideva la loro linea. A essere sinceri persino gli Arbeitnehmer si rivolgevano a noi e, tra gli altri, il figlio di Mayr Nusser ci ha pubblicamente ringraziato per aver dato rilievo a suo padre. Tutte le accuse e le offese mi sono scivolate addosso, ma la sola cosa che mi faceva arrabbiare era quando Toni Ebner bollava il nostro tedesco come “brutto e inascoltabile”. Non mi andava giù››. Nel 1960 la frequenza della pagina tedesca è finalmente quotidiana e l’”Alto Adige” diventa palestra di giornalismo pure per il gruppo tedesco. ‹‹Tutti i giovani - conclude Klein - che avevano un orientamento più aperto o di sinistra si rivolgevano a noi. Sono tanti quelli che poi hanno fatto strada, da Florian Kronbichler a Richard Gasser, passando per gli stessi Renate Mumelter e Günther Pallaver, oggi apprezzato politologo››. E’ proprio Renate Mumelter, che oggi lavora all’ufficio stampa comunale, a continuare il racconto della “Deutsches Blatt” negli anni più recenti. ‹‹Quella pagina ha avuto un senso finchè ha rappresentato una voce alternativa. Con la nascita di altre pubblicazioni come “Ff” o “Tageszeitung” ha perso di significato. Certo, è vero che in parte era uno specchio per capire l’orientamento dei tedeschi più vicini al mondo italiano, ma era un aspetto secondario››. Klein e Mumelter, però, sono esempi di un giornalismo al femminile che ancora non era comune qualche decennio fa. ‹‹Più che la presenza di donne - conclude Mumelter - sono le tematiche trattate che hanno portato una novità nel mondo dell’informazione. L’apertura del consultorio Aied e la nascita della Commissione Pari Opportunità in Provincia, per esempio, sono battaglie che questa pagina, e il giornale con lei, ha portato avanti e vinto, nonostante le correnti contrarie››. Ancora una volta, come tutta la storia di una pagina unica nel mondo della comunicazione italiana e tedesca, un successo che va contro corrente. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

venerdì 28 maggio 2010

Dolcemente...dal Salento


Un legame sanguigno con Lecce e la Puglia pronto a sbarcare sotto le Alpi. Porteranno nel festival di Upload i suoni e i colori del Meridione i “Dolcemente” con la loro “L’esploratore astronauta”. Un brando indie-pop ( che loro definiscono “finto-pop”) che avvolge, per l’appunto, immagini e sensazioni della regione di origine di questa band, patria di gruppi molto conosciuti tra i giovani, Negramaro in primis. Caratteristica peculiare dei “Dolcemente”, però, è la ricerca costante di un testo rarefatto per le loro canzoni, atteggiamento prontamente riproposto nella canzone in concorso che, fin dal titolo, invita la mente a delle riflessioni più approfondite. Dentro questo panorama musicale si innestano svariati suoni che rimandano a una certa ricerca nel campo dell’elettronica. In un ideale ponte con la scorsa edizione del festival si può scorgere una continuità, con le dovute proporzioni, della band pugliese con la musica di Max Gazzè, nel segno di un accurato studio della canzone e della sua struttura. Il resto della produzione di questa band, comunque, rimanda costantemente a una sensazione di leggerezza, nonostante le asperità linguistiche di talune canzoni, sintetizzata perfettamente nell’avverbio da cui prendono il nome: Dolcemente. Si colgono passaggi di musica colta, quasi new wave, oltre al già citato indie con rimandi, più o meno evidenti, a Tom Verlaine o Sonic Youth.
I “Dolcemente” si formano, nello schieramento attuale, nel 2007 e da subito si mettono al lavoro per produrre il primo ep “Il temporale estivo” che prende forma negli studi “Pure Rock” del produttore brindisino Nanni Surace tra fine febbraio e fine marzo 2008. Recentemente hanno superato la prima fase del contest “Gmp” indetto da “Keep On” in collaborazione con il “Mei” di Faenza e sono stati selezionati per le finali regionali di “Martelive”al teatro “Kismet Opera” di Bari”. Autentico fondatore del gruppo è il cantante chitarrista Simone Pellegrino che sarà affiancato a Bolzano da Alessandro Fiore al basso e Andrea Rizzo alla batteria. “La nascita del nostro gruppo – spiegano – più che un’idea per divertirsi è proprio una nostra necessità di coniugare l’amore per la musica con l’hobby della scrittura. Non siamo mai partiti, comunque, con la volontà di seguire un genere predefinito, ma abbiamo lasciato che fossero le canzoni e nascere spontanee. Rispetto agli inizi, comunque, i nostri brani propongono dei testi molto più immediati, tralasciando la tendenza all’eccesivo ermetismo. La nostra ambizione, comunque, è semplicemente di fare musica con gusto, nulla più”. C’è anche una ridefinizione del pop nel loro lavoro. “Certo, è giusto ridare al pop quello che era un significato originario fin dai Beatles: musica popolare, ma di un certo spessore culturale”. Simone Pellegrino inquadra meglio la scena dei “Dolcemente”: “In Salento ancora mancava una valida offerta di indie-pop e noi cerchiamo di occupare anche questo settore in una terra ricca di ispirazioni musicali”. In questo periodo i “Dolcemente” sono in fase di elaborazione del nuovo album e chissà che non sia proprio la finale di Upload a offrire l’ispirazione per qualche nuova canzone, a metà tra le note e la poesia.

In coda, ma contenti se l'officina mobile ti ripara la bici gratis


Alto Adige — 27 maggio 2010 pagina 36 sezione: AGENDA

BOLZANO. La nostra è davvero la città della bici non solo per i tanti chilometri di ciclabile srotolati nel territorio cittadino ma pure per l’opportunità di fare un rapido pit-stop. A permetterlo è l’iniziativa “L’officina mobile delle biciclette”, realizzata ormai più volte, stagionalmente, in sinergia fra Comune e cooperativa sociale Novum. Ora l’officina mobile sta toccando una piazza in ogni quartiere. Un team di meccanici della cooperativa, coordinato da Nello Pellegrini, offre a tutti la possibilità di revisionare gratuitamente la propria bici. «Effettuiamo - ci spiega Pellegrini - controlli generali, ma anche piccole riparazioni come la sostituzione del filo dei freni, della luce, la sistemazione delle lampadine, dei pattini dei freni, dei catarifrangenti o dei campanelli. Una proposta che incontra il favore dei cittadini, offre un’opportunità di lavoro ai ragazzi della cooperativa e migliora la sicurezza sulle strade. Incontriamo entusiasmo in tutti i quartieri, ma anche nel resto del territorio provinciale quando ci capita di uscire da Bolzano con la nostra officina». Sotto il gazebo, ieri “di turno” in piazza Mazzini, c’è pure la possibilità di marchiare la bici con un codice di sicurezza: «E’ il “Bike Security Code”, un numero identificativo a livello nazionale che viene inciso sul telaio per rendere la bicicletta identificabile in caso di furto. Costa cinque euro». Quali sono le richieste dei ciclisti bolzanini? «In generale chiedono di poter fare una revisione di massima. Il vero cruccio, però, sembrano essere le luci: si rompono spesso». In coda troviamo alcuni ciclisti che salutano con gioia l’iniziativa. «L’ho scoperta per caso perché passavo e ho visto questo gazebo. Mi piacerebbe dare una fissata al cavalletto che non regge il peso della bici», dice Mattia Signorini. Celestino Girardi, invece, si appresta a un controllo di rito: «Iniziative come questa fanno il bene della città. Se si vuole puntare su un minore utilizzo delle auto è bene che i ciclisti possano sentirsi tutelati e, perché no, anche coccolati. Abbiamo la fortuna di vivere a Bolzano, dove tutto è raggiungibile con qualche pedalata, ed è nostro dovere cercare di sfruttare al meglio quest’opportunità». Haxmirai Ghenzi si mette in fila stupito: «Non pensavo di trovare una simile proposta. Per i piccoli dettagli e le riparazioni minime è una fortuna poter contare su quest’officina mobile. Un modo per venire incontro alle famiglie meno abbienti in un momento di difficoltà». «Questi ragazzi sono davvero bravi e lavorano bene - chiude i commenti Liana Poliandri - facendoci un grosso favore. La mia bicicletta, in dieci minuti, è tornata come nuova e io, per strada, mi sento molto più sicura. Pensare che ho scoperto per caso l’iniziativa...». Detto che sull’Alto Adige il tour è sempre annunciato, per non farsi trovare impreparati ecco le ultime due date primaverili dell’officina: martedì 1 giugno sarà in piazza Santa Maria in Augia a Don Bosco, giovedì 17 giugno appuntamento nella centralissima piazza Municipio, sempre dalle 9 alle 16. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

Mignone: "Sassi pericolosi"


Alto Adige — 27 maggio 2010 pagina 20 sezione: CRONACA

BOLZANO. «Si sieda qui che di cose da fare in questo parco ce n’è una lista»: ci accolgono così le mamme che quotidianamente affollano il parco Mignone, a Oltrisarco, con i loro bambini. Un’area verde da sempre tra le più chiacchierate della città e i motivi sono tanti. «Ci rivolgiamo alla nuova giunta: molto presente in questa zona durante la campagna elettorale e oggi praticamente irraggiungibile», la premessa combattiva delle interpellate. Sylvia Gall, Margit Ebner e Yvonne Parlanti aprono le danze: «Sono anni che chiediamo due panchine e un tavolo di legno e mai che li abbiano portati. C’è stata pure una raccolta di un centinaio di firme indirizzate all’amministrazione, ma niente. La giustificazione ufficiale è il rischio di furto pressochè immediato. Non solo, va migliorato l’aspetto dei controlli e della sicurezza perché qui di notte gli schiamazzi sono continui, i ragazzini vengono a ubriacarsi e poi orinano sulle nostre macchine». Il parco, però, dovrebbe essere chiuso nelle ore serali? «Lo è, ma è troppo semplice scavalcare. Lo fanno addirittura i padroni con i cani di taglia grossa». Cosa fare, allora, per salvare il Mignone notturno? «Perché non organizzare qui il cinema sotto le stelle? O la festa dei bambini, senza dover poggiare sempre sull’encomiabile lavoro della Casagioco del Vke? Nel quartiere, infine, mancano offerte ricreative per i giovani». Altro tasto dolente, sottolineato da tutti, riguarda i grandi sassi posizionati davanti alla sabbiera per i più piccoli. «Un pericolo incredibile - racconta Laura Manea e Simonetta Rizzi - perché i bambini non si rendono conto, perdono l’equilibrio e ci finiscono contro». La questione pulizia è un altro argomento caldo. «Una volta, bisogna essere sinceri, era molto peggio - le parole di Marianna Manea e Sara Isetta - con tutte le siringhe che trovavamo nell’erba. Oggi capita ancora, anche se raramente, tuttavia sono aumentati gli escrementi dei cani che, pur avendo il loro recinto dedicato, vengono portati nel prato da padroni maleducati. Il parco, però, nel complesso è molto bello e andrebbe sfruttato al meglio per far vivere il quartiere con iniziative in più». Un papà ci avvicina e riporta l’attenzione sul tema dei “massi pericolosi”: «O si decidono a fare qualcosa o saremo costretti a spostarli con la forza». Che la questione preoccupi, e non poco, lo conferma un gruppo di mamme poco distante. «Davvero troppo pericolosi» dice Irene Negri, «da eliminare» le fa eco Alessandra Previato, «possibile che nessuno si sia ancora degnato di rimuoverli?» chiudono Barbara Malfatti e Sara Arnese. Tutte insieme, poi, sottolineano un altro aspetto controverso: i lavori dietro all’edificio della posta di via Aslago, con tanto di giochi montati, recintati e lasciati alle intemperie. «Che senso ha un cantiere che è qui da più di un anno e dovrebbe ampliare il Mignone? Hanno già costruito parte dei giochi mesi fa, pur essendo la zona ancora inaccessibile. Una mossa perfetta per deteriorarli ancor prima che qualsiasi bambino possa utilizzarli». In realtà, però, qualcuno è già riuscito a testarli. «Già, perché la rete di protezione è effimera e puntualmente viene tagliata per accedere nella zona». Gli adolescenti tornano, infine, d’attualità: «Magari non lo fanno con cattiveria, ma a volte sfrecciano con le bici dalla discesa di via San Vigilio a velocità impressionanti. Se ogni tanto qualcuno passasse a controllare farebbe bene». Se le mamme piangono, le nonne non ridono, come conferma la signora Annamaria, seduta alla panchina con il marito Dino. «Il viottolo di accesso a questo parco sarebbe da riasfaltare, così è troppo pericoloso e s’inciampa facilmente. La piccionaia posta a metà percorso, poi, è un ricettacolo di parassiti, guano e malattie che bisognerebbe limitare». Finita la campagna elettorale per fare bella figura basterebbe passeggiare al Mignone con un bloc-notes. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

giovedì 27 maggio 2010

Med in Itali, da Torino rock d'autore


Alto Adige — 26 maggio 2010 pagina 47 sezione: ALTRE

BOLZANO. E se fosse Torino a sbancare Upload? Potrebbe essere la domanda nascosta del brano “Se” presentato dai torinesi “Med in Itali” e approdato alla selezione per le finali del contest. Matteo Bessone alla batteria, Milton Minervino al basso, Luca Zannaro al sax e Niccolò Maffei a voce e chitarra: questo il line-up sabaudo che ha convinto i giurati con un brano strumentalmente ben costruito, dalle variazioni innovative notevoli e un testo curato in modo particolare. Una canzone coinvolgente che si è imposta nel magma musicale dei 192 partecipanti al concorso, approdati in 12 alla semifinale live e dei quali presentiamo da oggi i singoli ritratti. In “Se” è forte l’impronta del sax nella fase iniziale, alla ricerca quasi di uno swing moderno che apre a un passaggio più acustico con l’ingresso degli altri strumenti. La voce è ben dosata con alcuni effetti di eco proposti pure in strofa. Il testo sfiora la natura emotiva dell’amore, lanciandola in una dimensione ipotetica che non dimentica, però, di ancorarsi a elementi estremamente concreti come l’”innaffiatura dei fiori”. A tre quarti del brano il sax è spezzato per cedere il passo a un giro di chitarra e voce interessante che anticipa una chiusura del brano più ritmata e attiva, con un sax martellante e la nota finale “tirata” in modo energico. Non bisogna risalire di molti anni per ripercorrere la storia dei “Med in Itali”. E’ datato 2008, infatti, il loro primo demo intitolato “Soluzione”, capace di vincere e approdare alla finale di vari concorsi. Quest’anno, ha fatto il suo debutto il nuovo ep “Bruco”, arricchito della preziose componente del sax e nuovi arrangiamenti. ‹‹Il sax è stato l’ultimo strumento che abbiamo inserito in studio - raccontano - e ci abbiamo messo una cura particolare ››. Se c’è una cosa, insomma, che i “Med in Itali” sono abituati a fare, comunque, è solcare i palchi dei maggiori festival italiani. Upload rappresenta il proseguimento di questo cammino. Il loro simbolo, intanto, riporta le ali di una farfalla blu: tanto per non farsi trovare sorpresi, loro si preparano al volo. Mentre prosegue il conto alla rovescia verso le finali del festival - tendone ai Prati del Talvera, 18 e 19 giugno - i lettori dell’Alto Adige possono continuare a votare per le 12 canzoni finaliste su www.altoadige.it, scegliendo una band che andrà alla finalissima anche se non fosse fra le quattro scelte dalla giuria il 17 giugno. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

mercoledì 26 maggio 2010

Dave Le Blanc, quando in finale ci va l'intero mondo dell'arte


Nessun fotografo grigio, ma uno "Spektrum" ampio di colori. Può essere sintetizzata con un gioco di parole la presentazione dell'altoatesino Dave Le Blanc, al secolo David Thaler, che con la sua "Not Grey Photograph" ha conquistato la finale del festival di Upload. Thaler è conosciuto nell'ambiente artistico provinciale come ballerino nell'opera "Elektra" di Richard Strauss, prodotta dal Teatro Stabile di Bolzano, e frontman della band "Spektrum", dalla quale ha ricevuto un aiuto anche per la produzione del prodotto da solista che ha convinto i giurati del concorso. Il suo curriculum, però, racconta di un ragazzo che non disdegna di mettersi alla prova con qualsiasi forma di espressione artistica, dal canto al ballo.

Il brano presentato per Upload è molto curato e radiofonico, ritmato da bassi continui con tratti di ripetizioni ossessive quasi meccaniche. Dopo la prima strofa ci si trova al cospetto di un cambio di ritmo che porta dritti al refrain, molto orecchiabile e che riporta alla mente suoni anni '80. A circa metà canzone riprende il ritmo più serrato anticipato nell'intro, senza troppi interventi strumentali pronti, invece, a entrare melodici nel ritornello acuendo il confronto tra strofa e refrain. A tre quarti spazio a una singola voce accompagnata da suoni più "classici" e la scomparsa, per qualche secondo, di base e batteria: un espediente che regala una variazione in più al brano e un'atmosfera diversa, eludendo il pericolo di ripetizione e ridondanza. Il testo, come lascia intendere il titolo, è un inno ai colori della vita, alla ricerca delle emozioni e un monito a evitare un grigio background esistenziale. Simpatica, infine, la chiusura della canzone con il rumore di un otturatore di una macchina fotografica. Riporta al senso profondo della canzone anche il logo che accompagna l'iscrizione: due scatti di una stessa foto in cui il blu dell'una si scontra con il grigio dell'altra. Una scelta grafica e stilistica molto fine e elegante.

Il curriculum di David Thaler, comunque, riflette una natura da artista poliedrico. Detto della partecipazione allo spettacolo "Elektra" non si può non citare il brano da solista che il maestro Gustav Kuhn gli ha affidato nel pezzo teatrale "Bettelstudent". Nel suo curriculum si scopre anche una partecipazione a "Bolzano Danza", oltre al periodo da cantante del gruppo "BlackCherries", cover band incentrata sul classic rock e il punk. Le ispirazioni di musica classica che si colgono nel brano iscritto al contest sono dunque frutto di una preparazione culturale che vede Thaler partecipare in concerto al "Südtiroler Landesmusikfest" dedicato al mondo dell'Opera, con particolare attenzione a compositori come Wagner, Smetana o Nicolai. Da ragazzo, quindi, Thaler studia pianoforte e si immerge totalmente nel mondo del classicismo musicale, per poi coniugarlo in modo convincente con il pop, il jazz, il rock e, più in generale, con i suoni moderni. Un sincretismo temporale che non può che promettere bene e lasciare intravedere un progetto musicale delineato e stimolante. Non mancano, infine, corsi di teatro approfonditi e partecipazioni sul palco a manifestazioni come "Teatro in Cortile". David Thaler, in conclusione, si presenta sul palco di Upload come uno degli artisti più completi del lotto e con il sostegno di tutto il mondo dell'arte altoatesina.

Alan Conti

Romagnolo, la "piazza" in piazza


Alto Adige — 25 maggio 2010 pagina 34 sezione: AGENDA

BOLZANO. Se la vita sociale di piazza Matteotti resiste, gran parte del merito va al Bar Romagnolo. Incastonato nella storia del rione, piace a tutte le fasce d’età. Per i giovani le partite di calcio su maxischermi; per gli adulti le grigliate estive con musica; per gli anziani due chiacchiere mattutine davanti a un caffè tra la spesa e la preparazione del pranzo. Per tutti, un’offerta di 38 tipi di panini che ha reso famoso il Romagnolo. Lo stesso staff, connubio tra le famiglie Bianchi e Bonato, copre del resto tutte le età. L’anima storica del bar è Francesco “Franco” Bianchi, padre putativo del fenomeno panini. «Il segreto sono gli ingredienti, tutti italiani. Il quartiere risponde sempre bene e lo dimostrano le affluenze». Nonostante una piazza che ha perso smalto? «Sì, anche se i problemi sono diversi: dall’eliminazione dei parcheggi che c’erano una volta al crescente appeal del centro, che fino a una decina d’anni fa di sera era vuoto. Oggi dobbiamo differenziare l’offerta per essere competitivi. Funzionano molto bene, per esempio, le grigliate estive con concerto, non fosse che alle 21.05 ho già i vigili che controllano per le segnalazioni. Offrirei un soggiorno a San Genesio per due giorni a questi signori, pur di non dover sempre fare i conti con la loro insofferenza», scherza. Poco più in là il figlio Davide, appassionato di pesca a mosca. «Ho portato questo sport al bar, con associazioni che vengono a fare le riunioni. Dietro al bancone siamo due famiglie e due dipendenti, un gruppo compatto. Lavorare con mamma e papà? Ha i suoi vantaggi quando si trova uno spirito allegro e collaborativo». Impressione confermata da Antonella Gramegna e Lorena Sebastiani, le due lady del bancone: «L’atmosfera è ottima e i clienti la percepiscono. Si tratta più che altro di gente del quartiere, molto abitudinaria: noi in testa abbiamo una sorta di tabella personale e questo fa piacere a chi cerca un punto di riferimento». I clienti confermano. Bruna Tononi, per esempio, è un’affezionata «da lungo tempo. E’ gradevole un attimo di relax nella mattinata. La maggior parte di noi viene qua perché la compagnia è di quelle veramente piacevoli». Giuseppe Montalti loda «il macchiato, davvero ottimo. Per chi abita qui vicino, il Romagnolo è da sempre un punto di riferimento e fa piacere scoprire che lo stia diventando anche per le nuove generazioni». Al tavolino ecco Gina Mattei e Gina Rosso che difficilmente rinunciano alla chiacchierata quotidiana in piazza Matteotti: «Un caffè o una bibita dopo una passeggiata sono un toccasana. Scambiamo due parole in amicizia, anche con il personale: è l’atmosfera a fare la differenza e decidere le sorti di un bar». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

Pascoli, inaugurazione senza studenti e genitori. Ordine della Preside


Alto Adige — 22 maggio 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. S’inaugura la scuola e gli studenti vengono invitati a restare a casa insieme ai genitori. E’ successo ieri al nuovo “Pascoli”, dove è andato in scena il vernissage ufficiale della struttura senza, però, i legittimi “inquilini”: i ragazzi. Ammessi alla cerimonia, infatti, solo i rappresentanti di classe del triennio, bandito il biennio e lezioni sospese. Ordine della preside Laura Canal, che si è premurata di raccomandare ai professori un vestito elegante, possibilmente scuro, e ai pochi ragazzi presenti di non arrivare coi jeans a vita bassa. Polemiche e proteste al Pascoli. Inaugurazione (la seconda in quattro mesi) in pompa magna. Con il presidente della Provincia Luis Durnwalder, gli assessori Cristian Tommasini e Roberto Bizzo, e i vertici della scuola altoatesina di lingua italiana, nella grottesca situazione di rivolgersi, nei discorsi ufficiali, in particolar modo agli studenti che, tuttavia, si trovavano ben lontani dalla loro scuola. Una scelta avvallata dal Consiglio d’Istituto e difesa dalla dirigente Laura Canal in nome dell’insufficienza di spazio e posti a disposizione. Numeri alla mano, infatti, gli invitati di ieri erano trecento e gli studenti toccano quota seicento: impossibile rinunciare a qualche tecnico, funzionario o politico pur di aprire qualche spiraglio a chi porta i libri tutti i giorni. A sollevare la questione sono proprio gli studenti rimasti fuori: «La dirigente ci ha specificatamente vietato di partecipare alla cerimonia, ammettendo solo i rappresentanti di classe del triennio. Nulla da fare per il biennio. Chiaro che siamo molto amareggiati perché quella è soprattutto casa nostra e noi siamo dovuti rimanere a casa. Il personale docente, invece, è stato ammesso tutto». Perché il messaggio fosse chiaro è stato pure ripetuto nei giorni scorsi. «All’interfono, quotidianamente, eravamo invitati a non presentarci». Severo nella critica Alessandro Bertoldi, studente del “Pascoli” e presidente di “Alternativa Studentesca”: «Ancora una volta nel mondo della scuola noi veniamo dopo i politici, i funzionari, i dirigenti e gli insegnanti. E’ ovvio come non si volesse tra i piedi i ragazzi più piccoli per paura di fare brutta figura. Gli stessi professori, oltretutto, sono stati invitati caldamente a presentarsi solo se vestiti di nero. Di fronte ai mugugni e a chi, giustamente, rivendicava la capacità di sapersi vestire autonomamente per una cerimonia, il diktat del vertice è diventato l’obbligo di abito elegante. Il tutto con le lezioni sospese per un’inaugurazione che, oltretutto, era già stata fatta». Che la cerimonia non fosse poi così necessaria l’ha lasciato intendere anche il presidente Durnwalder, chiamato per la seconda volta in pochi mesi in via Deledda: «In alcune circostanze - ha detto ironicamente - vale la pena di trovare il tempo per festeggiare. Se è il caso pure due volte in pochissimo tempo...». Scocciata e piccata la replica della preside Canal a chi la accusa di aver lasciato a casa i legittimi padroni di casa: gli studenti. «Prima di tutto - sottoliena - non è stata una scelta personale, ma del Consiglio d’Istituto, poi non c’era modo di permettere a tutti di partecipare perché non avremmo saputo dove metterli». Fatto sta, però, che gli insegnanti c’erano tutti: «Mi hanno chiesto di poter partecipare in blocco e questo, evidentemente, non permetteva nemmeno il regolare svolgimento delle lezioni. I ragazzi, a questo punto, sono stati lasciati a casa». Ammessi solo i rappresentanti del triennio, fuori il biennio forse troppo indisciplinato. «Non è questo il motivo. Con i posti contingentati abbiamo semplicemente privilegiato i ragazzi più grandi e quelli coinvolti nelle manifestazioni. C’è anche, comunque, chi ha potuto partecipare a livello personale». Insegnanti sono stati invitati a vestirsi di scuro. I rappresentanti di classe a ecviatre vite absse e vestiti eccentrici. Paura di abiti un po’ troppo “estivi”? «E’ stata un’indicazione per dare un’immagine elegante. Non vedo che importanza possa avere questo aspetto. Ricordo, comunque, che la scuola ha una sua autonomia e non è tenuta a dare spiegazioni di alcun tipo». - Alan Conti

A ruba le magliette dell'Inter


Alto Adige — 22 maggio 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. La febbre del tifo, ma anche quella dell’anti-tifo, sale a Bolzano dove la finale di Champions League, in programma questa sera tra Inter e Bayern Monaco, influenza la vendita dei prodotti delle bancarelle in Centro. A raccontarlo è Majkl Dinga, commesso nello stand “Mineral Market” di piazza del Grano: autentico feudo delle magliette da gioco dei calciatori. Majkl ha assistito in questi giorni a un vero e proprio assalto alle casacche nerazzurre o biancorosse. «In questi giorni stiamo vendendo solo quelle e abbiamo dovuto dare fondo a tutte le scorte perché la richiesta è stata veramente altissima. Ci aspettavamo una forte domanda, ma non a questi livelli».In una città divisa tra Dante e Goethe o, per meglio dire, tra Balotelli e Lahm, la sfida di Madrid rappresenta qualcosa in più di una semplice partitissima. Chi si immagina, però, italiani e tedeschi fedelmente schierati in difesa dell’onore nazionale sbaglia di grosso. «Tantissimi italiani hanno fatto incetta di magliette del Bayern: sono tutti juventini, milanisti, romanisti, ma anche laziali, sampdoriani, genoani, addirittura qualche granata del Torino. Posso dire che tutti i tifosi italiani non interisti questa sera incroceranno le dita perché la coppa dalle grandi orecchie possa godersi la prossima Oktoberfest. Stesso discorso per tutti i clienti tedeschi che non possono vedere la squadra di Monaco e che si sono già attrezzati per correre in piazza Vittoria a festeggiare l’Inter...». Se italiani e tedeschi sono i clienti, non altrettanto si può dire per i giocatori scelti, quasi tutti stranieri. Vero che per la squadra di Milano risulta arduo scegliere un campione nazionale, stupisce di più la scelta dei fan del Bayern. «Nessuna maglietta di Lahm, per esempio, ci è stata chiesta. Tutti vogliono Robben, Gomez e qualcuno anche Ribery, nonostante non sia della partita. Tra gli interisti, invece, spopolano Milito, Eto’o e Cambiasso». La questione, comunque, sembra tutta bolzanina: «Pochissimi turisti comprano le maglie, sono più i residenti a sentire il match in modo così passionale». L’austera Bolzano, quindi, si rivela per una volta più calda che mai e solo su una cosa si può scommettere: comunque vada questa sera saranno in tanti a fare festa. (a.c.)

martedì 25 maggio 2010

Via della Vigna, torna la sbarra


Alto Adige — 22 maggio 2010 pagina 14 sezione: CRONACA

BOLZANO. La sbarra è rimasta alzata giusto il tempo delle elezioni. Chiuse le urne la stanga di via della Vigna si ripresenta abbassata per bloccare il passo di pedoni, ciclisti e invalidi che puntano ad andare in ospedale senza affrontare la gimkana di viale Druso. La strada consorziale di via della Vigna è tornata infatti off-limits a tutti i bolzanini - a meno delle solite prestazioni ginnico-contorsionistiche - a sole 48 ore dallo scrutinio delle Comunali, dopo l’apertura in pompa magna datata 14 maggio, a due giorni dalle elezioni. Una coincidenza che ha insospettito chi si batte ormai da mesi, o meglio da anni, per la riapertura definitiva. «Si trattava di un bel bluff elettorale - dice Carlo Benvenuti, anima della petizione e del movimento contro la chiusura della strada - e di un’autentica presa in giro. Si era parlato di una sperimentazione, addirittura di un contabici elettronico, ma dubito fortemente che un periodo lungo poco meno di una settimana possa essere considerato un campione statistico attendibile». Ad occhio la situazione non sembrava molto cambiata dalla routine normale. «Mi sembra - continua e precisa - che l’afflusso di persone non fosse aumentato, anzi, era lo stesso degli altri periodi, con il dettaglio che nessun anziano era costretto a spaccarsi la schiena». E intanto monta la protesta dei cittadini che si sentono gabbati: «Altro che soluzione a portata di mano, ci hanno preso in giro». (a.c.)

Parte la stagione al Lido e si ricrea la compagnia degli abbonati «storici»


Alto Adige — 23 maggio 2010 pagina 34 sezione: AGENDA

BOLZANO. Ieri si è ripetuta una di quelle giornate che cambiano orari e abitudini della città: quella che segna l’apertura ufficiale del Lido, o la spiaggia dei bolzanini, insomma il “parco con piscina” in viale Trieste. Porta aperta alle ore 9.30, e da subito sciamano a bordo vasca gli abbonati storici e bastano pochi minuti per capire che la distribuzione per zone, anche quest’anno, sarà sempre la stessa: giovani verso i campi a ridosso di ponte Roma, famiglie nei pressi delle piscine per bambini, affezionati storici dirimpetto alle loro cabine, in entrata. Il vernissage stagionale, come sempre, è appannaggio di chi frequenta “la spiaggia incastrata tra i monti” da anni, ma qua e là spunta già qualche bambino con un sorriso brillante. Puntuali, tra gli elogi, anche le piccole magagne, in particolare sul rialzo dei prezzi. Bruno Furlan esce dalla sua cabina: «un poco stretta per sette persone, ma quanta voglia di venire al Lido! Da oggi le nostre giornate cambiano: mattina in piscina, pranzo e pennichella a casa e poi di nuovo tutti qui. Prezzi alti? E’ vero, si paga il 30% in più, ma noi possiamo sempre contare sullo sconto per i pensionati, quindi la tariffa resta accettabile per i servizi offerti». Renato Capon è allegro: «Abbonato da quando avevo 16 anni, cioè un paio di anni - scherza - e ogni stagione trovo l’impianto migliorato. La nostra è una piccola comunità che si ritrova dopo i mesi invernali e il primo giorno è comunque un’emozione. Il rialzo dei ticket, invece, credo che pesi di più sulle famiglie con tanti bambini». Poco più in là si aggira Katia Sani, soprannominata la “Baronessa del Lido” per i suoi 48 anni di fedeltà. «E’ sempre un’emozione per un impianto che si conferma pulito, bello e ordinato. Lo ricordo con la sabbia: oggi è un altro mondo, sicuramente migliore. Il primo giorno, comunque, regala gioia ogni stagione». Giancarlo e Daniela De Marchi, sul prato, sono impegnati nella delicata sistemazione delle sdraio: oggi è il gran giorno di riassetto per l’intera estate. «E’ un peccato - dichiarano - che non ci abbiano permesso di venire già ieri a sistemare le cose. Il Lido, comunque, rimane una bellissima novità dopo i rigori invernali e per noi cambia, in meglio, le giornate. La piscina è bella, pulita, a volte si ha anche la fortuna di non trovarla troppo affollata. C’è poi tutto un aspetto legato alla comunità degli abbonati: magari non ci si vede per mesi e ci si rincontra su questo prato salutandosi come se non ci si fosse mai persi d’occhio». Pasquale Borsci, nel frattempo, si concede il primo caffè con lettura dell’Alto Adige al bar principale: «Il primo di una lunga serie. Trovo il Lido migliore ogni anno di più ed è capace di soddisfare le esigenze di adulti e bambini, perfetto per la famiglia. Sono particolarmente contento, inoltre, del ripristino delle feste serali: buona musica in un’ambientazione unica». E’ contagiosa l’allegria dei fratelli Gabriele e Giulia Bianco, che guardano estasiati la piscina sotto un casco di cappelli rossi: «Ci piace tutto qui, dalla piscina al campetto da calcio, passando per lo scivolo e gli amici. Speriamo di venire spesso. Poi bisogna dire che l’apertura del Lido è bella anche perché si avvicina la fine della scuola..» e ci salutano con la fretta dell’entusiasmo. Chiude Antonio Gulli, responsabile commerciale della coop Cs2a che gestisce l’impianto, con una novità: «Al ristorante abbiamo varato i piatti a chilometri zero. Alcune pizze vengono fatte con i latticini della Mila e il prosciutto locale, mentre per i piatti di carne utilizziamo tutte materie prime della macelleria bolzanina “Schrott”, di gran qualità. Un segnale di novità per dare ancora più valore al nostro territorio». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

"Parcheggi blu in ospedale"


Alto Adige — 22 maggio 2010 pagina 15 sezione: CRONACA

BOLZANO. «C’è una bella differenza tra chi va a passeggiare per fare shopping e chi deve andare a fare le analisi in ospedale, ma l’amministrazione non sembra curarsene. Speriamo che adesso, la nuova giunta, si dia una mossa e ripristini, come promesso prima delle elezioni, i parcheggi in superficie a 0,50». È questo il leit-motiv che riecheggia nei pressi delle casse del parcheggio del San Maurizio, uno dei maggiori crucci dei bolzanini. La tariffa di 1,20 euro l’ora, rimane decisamente troppo alta. Gli scatti ogni mezz’ora sono un miraggio ed i posti blu in superficie ad O, 50 l’ora, promessi prima delle elezioni dall’assessore comunale Klaus Ladinser, non c’è nemmeno l’ombra. Se la giunta comunale è nuova, dunque, i problemi dei bolzanini rimangono sempre gli stessi e le botte di 8, 10, 15 euro alla cassa continuano incessanti. La signora Martina taglia corto: «Lasciamo perdere, ogni volta non capisco come si possa arrivare a chiedere di pagare una cifra simile a chi va a farsi curare o trovare parenti e amici». Matthias Furlani, invece, punta il dito contro gli scatti della tariffa: «Assurdo pagare un’ora e due minuti come fossero due ore piene. E’ un’ingiustizia perché il mio posto viene liberato e qualcun altro può tranquillamente rilevarlo, causando così il pagamento doppio per un solo servizio. E’ un problema questo che deve essere risolto». «Per fortuna - interviene Rosmarie Tschigg - hanno avuto la decenza di non far pagare i pazienti sottoposti a chemioterapia, altrimenti al fastidio di una tariffa carissima si sarebbe aggiunto pure lo scandalo. Ciò non toglie che dalla nuova amministrazione ci aspettiamo tutti delle risposte». Annalisa Luchi guarda alla politica: «La promessa di ripristinare in parte i vecchi parcheggi c’è stata. Non so se è servita a raccogliere qualche voto, ma adesso auspichiamo si trovi una soluzione. Chiaro che il prezzo è alto, come è vero che la comodità di essere così vicini e la possibilità di trovare sempre posto non possono essere sottovalutate... ma quel che è troppo è troppo». Massimo Delogu conferma che si lamentano tutti e i motivi sono chiari: «In campagna elettorale si è parlato di tutto, ma questa è una questione che andava affrontata. Speriamo nel ripristino dei vecchi posteggi e, perché no, del parcheggio a disco orario». «Già la tariffazione tarata sulle mezz’ore sarebbe un grande passo avanti» gli fanno eco Gianluca e Giorgio Nizzoli «perché pagare 2,40 euro per un’ora e un quarto è proprio una scorrettezza. Per di più verso persone che vengono all’ospedale, non certo ad un parco divertimenti». «Sono impiegata in ospedale - spiega Elfriede Frisch - e ritengo che non sia giusto pagare una simile cifra. Al contempo, però, sarebbe scorretto non ammettere che degli aspetti positivi ci sono, come la possibilità di non lasciare la macchina sotto sole, pioggia o neve». Per Luigia Di Biasi, invece, 0,50 centesimi l’ora sarebbero stati più che sufficienti, altro che lo sproposito di questa tariffa: «Mi dispiace, oltretutto, constatare come l’offerta di posteggi a prezzo calmierato in superficie fosse solo una promessa elettorale. Oltre al danno, anche la beffa e la presa in giro». Chi trova anche degli aspetti positivi in questa storia è Francesca Davarda: «Certo, il prezzo è alto, ma arrivando dalla Val di Fassa ed essendo abituati al caos di Trento possiamo dire di essere felici di pagare pur di trovare posto». Chiude la carrellata di protesta Sharif Patwary: «Per chi viene tutti i giorni, anche tre o quattro ore, l’obolo diventa insopportabile. Benissimo tenere i prezzi alti in Centro dove si va a svagarsi o a fare shopping ma qui, dove la gente soffre o non sta bene, mi sembra proprio fuori luogo chiedere certe cifre. Così come non piace a nessuno sentirsi preso in giro da promesse che nessuno ha il coraggio e la voglia di mantenere». Insomma si stava meglio, forse, quando si stava peggio. (a.c.) © RIPRODUZIONE RISERVATA

Strada sprofondata:540 giorni di lavoro


Alto Adige — 23 maggio 2010 pagina 16 sezione: CRONACA

BOLZANO. Una ventina di alberi abbattuti, vecchie aiuole cancellate: le ruspe hanno trasformato via Riva del Garda in un grande cantiere. I disagi si annunciano lunghi, perché i lavori dureranno 540 giorni. L’Ipes promette che verranno effettuati a lotti per non creare troppi problemi ai residenti, ma l’intervento ormai non poteva più attendere. «Il terreno quando pioveva non riusciva più ad assorbire l’acqua - spiega l’ingegner Gianfranco Minotti, direttore dell’Ufficio tecnico dell’Istituto -: ogni volta era un disastro. Per questo si è deciso di intervenire (nel complesso ci sono molti alloggi Ipes ma anche alloggi privati, ndr). Il progetto prevede di rifare completamente la linea della raccolta delle acque bianche e quella del gas, i marciapiedi, l’illuminazione, i posti auto e quindi rimettere a nuovo i cortili: alla fine saranno tutti contenti. La decisione è stata presa nelle assemblee di condominio e gli inquilini dell’Ipes sono perfettamente informati di quanto sta avvenendo. Si tratta di un lavoro complesso che richiederà tempo e provocherà dei disagi, ma si farà il possibile per contenerli al massimo. Certo, nessuno possiede la bacchetta magica». Nonostante le rassicurazioni dell’Ipes, gli inquilini, informati dell’intervento con una lettera dell’Istituto datata 5 maggio, protestano. «E’ un’operazione che non capiamo - dice un residente che desidera rimanere anonimo - perché nessuno ci ha avvertito e perché gran parte degli alberi era sanissima. Qui siamo tutti anziani, ex operai, e non è bello quando le decisioni passano sopra le nostre teste». Chi invece ci mette nome e cognome è Franca Viaro: «Non è stata una bella sorpresa ed è chiaro che un poco ci dispiace. Nessuna comunicazione, comunque, ci è pervenuta su cosa faranno e come intendono trasformare il nostro cortile. L’unica cosa che sappiamo, e che non è citata nella lettera, è che verranno creati dei posti macchina, ma non per tutti. Io, per esempio, che ho un’abitazione come tutti gli altri, non ne avrò diritto perché non possiedo una macchina, con buona pace dei miei figli che quotidianamente vengono ad assistermi». Sergio Albanese e Alma Pagliarini allargano le braccia di fronte agli imponenti macchinari della ditta Oberosler: «Cosa possiamo fare? Per certe decisioni non veniamo interpellati. 540 giorni però sembrano davvero tanti». Giuseppe Tornetta rivolge uno sguardo ai tronchi ormai tagliati e sistemati in un angolo: «In poco meno di un giorno hanno tirato giù tutto. Si trattava in gran parte di betulle: che peccato, erano davvero molto belle. Posso confermare che si trattava di piante sanissime». Maria Pompanin si affaccia al balcone e ammette: «Dopo 50 anni che abito qua questi alberi facevano parte della mia vita. Per abbatterli si sono inventati una loro malattia». Che gli alberi non fossero proprio destinati a morte certa, come annunciato nella lettera del 5 maggio, lo conferma indirettamente anche il funzionario dell’Ipes Stefano Grando: «Poco importa della loro salute - spiega - e del numero di esemplari abbattuti. A noi interessa consentire il passaggio ai mezzi di soccorso e riqualificare tutta la zona che, ogni volta che pioveva, diventava un acquitrino. Così non si poteva andare avanti e a lamentarsi erano proprio gli inquilini dell’Ipes». Per quanto riguarda la durata dei lavori Grando la giustifica così: «Non è un cantiere come gli altri, siamo in mezzo alle case. In condizioni normali sarebbero durati sei mesi, ma qui ci vuole almeno il doppio del tempo. Chi abita qui deve avere un po’ di pazienza, non ci sono alternative». L’ultima battuta è per chi rimpiange il verde: «Non si preoccupino, rimetteremo qualcosa che possa piacere anche a loro e alla fine saranno contenti tutti». Difficile si possano riportare gli alberi decennali. © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

venerdì 21 maggio 2010

L'Atto (IV) nella manica


La musica spesso è questione di..atti. Non a caso ne avrà uno tutto suo anche la finale di Upload 2010 con la band "Atto IV" di Busto Arsizio, approdata nei fantastici dodici con il brano "A Second". Loro sono in tre: Valerio Rizzoti alla voce e chitarra, Francesco Fabris alla batteria e Nicolò Colombo al basso per un rock progressive di classe, attento alla composizione e alla scrittura della canzone. Ambizioso il loro progetto di "essere una band di riferimento mondiale del prog/rock". Il primo passo, senz'altro, può essere il palco del Talvera nelle serate del 18 e del 19 giugno. Il brano "A Second" ingrana subito la marcia dell'energia, trascinando l'orecchio in una sequenza di rock ed elettronica che lascia intendere un certo eclettismo pregevole. La voce sostiene bene il ritmo per cadenzare il prosieguo del brano sulla falsariga energica dell'intro, salvo poi rallentare in prossimità del refrain, curato e orecchiabile con un bell'effetto megafono nel canto. La sezione più melodica della canzone tranquillizza l'andamento e lascia emergere una delicatezza di suono apprezzabile. Un brano, in generale, capace di rendere molto bene nella registrazione e chiamato alla prova live che, se ripetuta, può garantire orizzonti rosei alla band lombarda. La tecnica su cui posa l'intero peso della canzone è senza dubbio solida ed evidentemente frutto di studio e sperimentazioni approfondite. Si nota soprattutto nei repentini cambi di ritmo e tempo.

Gli Atto IV nascono nel 2002 ed è del 2003 la prima registrazione di un ep con quattro tracce intitolato "Stati Alterati". L'inizio è di quelli col botto visto che Radio Rai1 trasmette l'intero cd considerando la band varesotta "all'altezza di grandi maestri come Pfm e Banco del Mutuo Soccorso", mentre in febbraio conquistano le semifinali del "Sanremo Rock". Datato 2005, invece, il primo album "A parte", grazie alla collaborazione con l'etichetta "VideoRadio". Un'opera che riceve apprezzamenti dall'Italia, ma anche da paesi stranieri come Spagna, Francia, Stati Uniti e Giappone, dove radio e riviste specializzate dedicano attenzioni e buone recensioni al lavoro degli "Atto IV". Gli otto brani del disco, di cui quattro inseriti dal vecchio ep, vengono, a differenza di "A Second", cantati in italiano screziando il progressive anni ‘70 di base con note di fusion. Un lavoro di non immediata lettura che richiede più ascolti per coglierne le varie sfumature e inclinazioni in modo approfondito. Nel 2006 il gruppo è protagonista delle date italiane del "Resonator World Tour" di Tony Levin, aprendone le date italiane. Nell'anno scorso, invece, gli Atto IV lavorano al loro nuovo album e la candidatura a finalisti di Upload può essere tranquillamente considerata un fantastico propellente e una bella iniezione di entusiasmo. Sul sito ufficiale www.attoquarto.it è comunque possibile acquistare l'album "A Parte" (10 euro) e l'ep "Stati Alterati" (3 euro). I concerti degli "Atto IV", invece, sono diventati famosi per la capacità dei ragazzi della band di inserire vari stralci di pura improvvisazione che rendono ogni esibizione live un unicum differente dal resto. Non resta che aspettarli per cogliere la sorpresa bolzanina.

Alan Conti

Per saperne di più:

www.attoquarto.it

giovedì 20 maggio 2010

"Se" trionfassero i Med in Itali?


E se fosse Torino a sbancare Upload? Potrebbe essere la domanda nascosta del brano “Se” presentato dai torinesi Med in Itali e approdato alla finale del contest. Matteo Bessone alla batteria, Milton Minervino al basso, Luca Zannaro al sax e Niccolò Maffei a voce e chitarra: questo il line-up sabaudo che ha convinto i giurati di Upload con un brano strumentalmente ben costruito, dalle variazioni innovative notevoli e un teso curato in modo particolare. Una canzone piuttosto coinvolgente che ha colto nel segno e si è imposta nel magma musicale dei 192 partecipanti al concorso. Forte l’impronta del sax nella fase iniziale, alla ricerca quasi di uno swing moderno che apre a un passaggio più acustico con l’ingresso degli altri strumenti, in particolare della chitarra. La voce è ben dosata con alcuni effetti di eco proposti anche in strofa. Il testo sfiora la natura emotiva dell’amore, lanciandola in una dimensione ipotetica che non dimentica, però, di ancorarsi bene a elementi estremamente reali e concreti come l’”innaffiatura dei fiori”. A tre quarti del brano il sax è spezzato per cedere il passo a un giro di chitarra e voce interessante che anticipa una chiusura del brano più ritmata e attiva, con un sax martellante e la nota finale “tirata” in modo abbastanza energico. Nel video postato con l’iscrizione del brano “Ticu Ticu” i “Med in Itali” si propongono in una veste più movimentata, da concerto. Un brano ritmato che lascia però spazio all’aspetto spettacolistico della band con la presentazione dei musicisti, ma, soprattutto, un video posteriore che rilancia una certa attenzione anche al “confezionamento” dell’esibizione live.
Non bisogna risalire di molti anni per ripercorrere la storia dei “Med in Itali”. E’ datato 2008, infatti, il loro primo demo intitolato “Soluzione”, capace di vincere la settima edizione del concorso di “Torino Sotteranea e raggiungere la finale dei contest “Green Age”, “3d Contest” (dove aprono il concerto di Mokadelic+Niccolò Fabi e Morgan), “Aclin”, “Gruppo della settimana di Kataweb”, “Gruppo della Rockoff Mixtape”. La nascita effettiva del gruppo, però, risale al 2007 quando Niccolò Maffei e Matteo Bessone buttano lì l’idea di formare un gruppo. A differenza di quanto si possa immaginare le prime esibizioni non avvengono per le strade del capoluogo piemontese, ma nelle streets dublinesi, con un repertorio di cover e inediti tipico, per l’appunto, degli artisti di strada. A Torino, poi, viene affinata la natura acustica del gruppo, lucidando le idee grezze nate in Irlanda: così viene a galla “Soluzione”. Quest’anno, precisamente il 29 aprile, ha fatto il suo debutto il nuovo ep “Bruco”, arricchito della preziose componente del sax e nuovi arrangiamenti, che ha già centrato il terzo posto al “Miscela Rock Festival”. "Il sax è stato l’ultimo strumento che abbiamo inserito in studio – raccontano – e ci abbiamo messo una cura particolare. L’ep è formato da sei canzoni, di cui quattro nuove e due rielaborazioni approfondite, accompagnate da una grafica e un look che abbiamo cercato di rendere moderno". Se c’è una cosa, insomma, che i “Med in Itali” sono abituati a fare, nonostante la mancanza di un’etichetta che ancora abbia investito su di loro, è creare musica e solcare i palchi dei maggiori festival italiani. La natura musicale di questo gruppo, comunque, sembra rifarsi a un indie particolarmente elegante, con pop-rock segnato da venature jazz e funk. Lo stesso sax rappresenta davvero uno step superiore anche nella rivisitazione dei due brani, “Soluzione al tempo” e “Svanita Paura”, già presenti nell’ep precedente. I testi rimangono appassionati e poetici, tendenti alla ricercatezza, con una ritmicità enfatizzata dal canto, ma anche dall’accompagnamento musicale non banale.
Upload, ovviamente, rappresenta il proseguimento di un cammino fino adesso foriero di soddisfazioni che si spera possa portare lontano. "Il nostro sogno – dichiarano – è quello di riuscire a campare da musicisti, senza dover svolgere mille altri lavori. Questo, ovviamente, significherebbe scrivere belle canzoni da mettere su un disco vero e proprio, girare l’Italia con gli strumenti in mano e molto altro". A Upload i “Med in Itali” arriveranno dopo tre serate al Festival Letterario “Collisioni” di Cuneo, a dimostrazione di una vena artistica piuttosto spiccata del gruppo torinese. Nella originaria a Torino e in Lombardia gli altri concerti direttamente antecedenti l’esibizione bolzanina.
Il loro simbolo, comunque, riporta le ali di una farfalla blu: tanto per non farsi trovare sorpresi, loro si preparano al volo.
Alan Conti
PER SAPERNE DI PIU’
www.medinitali.info
www.myspace.com/medinitali
http://www.upload.bz.it/it/mp3/med-in-itali_168.htm

mercoledì 19 maggio 2010

...e con l'Alto Adige il giurato sei tu!


E' la natura insita alle decisioni di qualsiasi giuria: non possono piacere a tutti. Ora, però, Upload vi offre l'opportunità di diventare voi stessi arbitri del destino dei dodici finalisti scelti l'altro giorno da Claudio Astronio e il suo gruppo. Ciascuno di voi potrà esprimere la propria preferenza e spedire la propria band dritta dritta alle serate finali del 18 e del 19 giugno. Il tutto grazie alla collaborazione, ormai pluriennale, che il festival allaccia con il quotidiano "Alto Adige", leader della comunicazione sul territorio della provincia di Bolzano. Basterà, quindi, andare sulla pagina del sito del giornale appositamente creata per l festival di Upload per ascoltare tutti gli mp3 dei 12 finalisti e votare quello che più si addice al vostro gusto personale. Se quattro nomi delle band che si esibiranno live arriveranno dalle audizioni live della giuria specializzata (rinforzata dagli autorevoli Paola De Angelis e Cristiano Godano), il quinto potrebbe essere proprio quello più votato da voi. In caso di scelta comune con quella della giuria, ca va sans dire, i nomi di chi spalleggerà i concerti degli Echo and the Bunnymen e U.N.K.L.E. rimarranno quattro.

Vale la pena ricordare, comunque, che non solo della gloria del concerto finale si pasce il vincitore di Upload, ma i premi sono davvero sostanziosi. Fanno gola, infatti, il buono acquisto per strumenti musicali e le opportunità di suonare al Granittrock Festival di Oslo e al Mei di Faenza riservato ai vincitori assoluti, così come il seminario con David Lenci finalizzati alla produzione di un Ep per la migliore band locale. Tutti i finalisti, inoltre, potranno frequentare la Summer School di Upload con seminari e incontri con musicisti a cura dell'Istituto Vivaldi.

Questi, comunque, i nomi dei 12 finalisti: Ferbegy?, Atto IV, Dave Le Blanc, Dolcemente, Biagio Conte e i Maggiordomi, Homies4Live, Lowave, Management del dolore post-operatorio, Med in Itali, Osteria dei pensieri, Passogigante, Sugar from Soul. Non resta che l'imbarazzo della scelta perché adesso il giurato siete voi.

Alan Conti

IL LINK DEL QUOTIDIANO "ALTO ADIGE" DOVE ASCOLTARE GLI MP3 E VOTARE IL VOSTRO PREFERITO:

http://altoadige.gelocal.it/dettaglio/upload:-ecco-i-12-gruppi-finalisti-vota-il-tuo-preferito-sondaggio/2012577

Facilmente raggiungibile anche dalla home page www.altoadige.it

martedì 18 maggio 2010

Decisi i Fabolous Twelve!


Il tam-tam su internet è destinato a crescere sempre più d’intensità, mentre il quotidiano “Alto Adige” in edicola oggi già annuncia la notizia che moltissimi aspettavano da tempo: la giuria di Upload ha comunicato la lista dei “Fabolous Twelve” che approdano alla fase finale del concorso. Dei 192 iscritti, infatti, solo 12 hanno timbrato il cartellino per quella che sarà l’audizione live del prossimo 17 giugno. Sotto il tendone dei Prati del Talvera, infatti, la giuria deciderà in base alle esibizioni dal vivo i quattro gruppi da spedire direttamente al fianco degli Echo and the Bunnymen e degli Unkle nelle serate finali del 18 e del 19 giugno. Saranno proprio questo quattro, infine, a giocarsi il podio e la vittoria finale davanti al pubblico. Oggi, comunque, vi comunichiamo ufficialmente i nomi dei 12 finalisti, ma non perdete nei prossimi giorni gli approfondimenti dedicati a ciascuno dei gruppi che, da tutta Italia e da dietro casa, raggiungeranno il capoluogo altoatesino per questa splendida festa della musica giovanile.

Arriva da Varese la carica rock delle finali con gli “Atto IV” e la loro “A Second”. Un rock di qualità che presenta soluzioni innovative apprezzabili, con passaggi davvero notevoli di chitarra e batteria. Un sound robusto e compatto che ha fatto guadagnare alla band lombarda la copertina dei concerti d’apertura di Tony Levin durante il suo “Resonator World Tour”. Originale e divertente il brano “Che ridere mi fa” presentato dalla capitolina “Biagio Conte e i Maggiordomi”: melodia apprezzabile che strizza l’occhio al rock d’autore e agli scenari del Sud Italia. Il primo dei tre bolzanini è il sofisticato “Dave Le Blanc”, al secolo David Thaler, che, con “Not Grey Photograph”, presenta una canzone molto curata e orecchiabile. Un’impronta radiofonica di genere dance-elettronico con ampie concessioni alla capacità espressiva. Thaler è personaggio conosciuto nell’ambiente musicale bolzanino avendo ballato nell’Elektra e essendo frontman della band “Spektrum”: l’eccletismo, di certo, non gli fa difetto. Lungo il viaggio che faranno le note del brano “L’esploratore astronauta” presentato dai leccesi “Dolcemente”, capaci di sintetizzare sapientemente varie estrazioni sfuggendo al facile etichettamento del mondo della musica. Chi torna sul palco di Upload per la seconda edizione consecutiva sono i bolzanini “Ferbegy?”, cresciuti ulteriormente con la loro “Back on my track”, dove la tecnica musicale si fonde con un piacevole utilizzo delle voci. Il loro è un progressivo tentativo di modernizzare il sound rock degli anni ’70. Bolzanino pure l’originale hip-hop degli “Homies 4 live”: in un mondo dove, talvolta, le banalità si rincorrono alla critica forzata “Graue Sonne” presenta, invece, una spietata analisi della realtà provinciale in tedesco. Gli imbarazzi della “Märchenland” vengono messi a nudo in un pezzo coraggioso e dalla fattura musicale più che accettabile.

Ricomincia il tour della Penisola con i “Lowave” in arrivo da Prato con la loro “Oscillators”: un rock espressivo con soluzioni sonore davvero interessanti. E’ enciclopedico, invece, il nome della band in arrivo da Chieti: “Management del dolore post-operatorio”. Ne “I Palazzi” le tentazioni punk vengano screziate da una sonorità tambureggiata e da un modo di cantare tanto ossessivo quanto originale. Dal punto di vista testuale, oltretutto, il brano si presenta in grande spolvero. Rock torinese quello presentato dai “Med in Itali” in “Se”, dove le variazioni innovative e la buona struttura della canzone la fanno da padroni. Promettono gozzoviglie i veneziani “L’Osteria dei pensieri”, in finale con “L’ubriaco in contro luce”, raffinata canzone d’autore con tentazioni world e funk. Sette fiorentini, invece, fonderanno la black music con la forma canzone italiana, il tutto sullo sfondo della musica dance che approda sul palco di Upload: loro sono i “Passogigante” e presentano “Eureka”. In chiusura la punta esotica che regala un carattere internazionale al festival: i “Sugar from Soul”, infatti, porteranno sul Talvera il loro rock convincente, curato e originale in “Femme Fatale” direttamente dalla tedesca Mainz.

Presieduta da Claudio Astronio, la giuria che ha scelto i “Fab12” è composta da: Piergiorgio Veralli (Rai), Fabio Zamboni (quotidiano Alto Adige), Silvia Alfreider, Walter Eschgfäller, Aurelio Pasini (Mucchio), Christine Cizek (Live Award di Vienna), seleziona i finalisti e i due vincitori di Upload: il vincitore assoluto di Upload e il primo classificato tra gli altoatesini. Alla fase finale delle selezioni live si aggiungeranno, in qualità di giurati d’onore, Paola De Angelis (Radio Rai) e Cristiano Godano (Marlene Kuntz). Tra i premi, un buono acquisto per strumenti musicali, tour in tutta Italia, esibizione al Granittrock festival di Oslo e al Mei di Faenza e naturalmente l’opportunità di fare da spalla agli headliner del festival Upload. Per il vincitore local l’opportunità inoltre di seguire un seminario con il produttore David Lenci per la registrazione di un EP. I finalisti avranno la possibilità di frequentare la Summer School di Upload, seminari e incontri con musicisti a cura dell’Istituto Musicale Vivaldi.

I primi verdetti, comunque, non regalano ancora il nome del vincitore, ma sanciscono, questo sì, la salita di un ulteriore scalino sulla scena nazionale e internazionale di Upload. Tutta Italia, e non solo, guarderà verso il Talvera. Non è cosa da poco.

Alan Conti

PER SAPERNE DI PIU’

www.attoquarto.it

.www.biagioconte.it

www.dolce-mente.com

www.myspace.com/ferbegy

www.h4l.it

www.myspace.com/lowavenet

www.myspace.com/managementdeldolore

www.medinintali.info

www.osteriadeipensieri.it

www.myspace.com/passogigante

www.sugarfromsoul.com

Vetro bandito dalle vie, i baristi sono scettici:"Uno spot elettorale"


Alto Adige — 15 maggio 2010 pagina 20 sezione: CRONACA

BOLZANO. I bicchieri di plastica dividono i locali del centro. L’argomento principe di ieri era la nuova ordinanza del sindaco che vieta possesso e utilizzo di bottiglie e bicchieri di vetro tra le 22 e le 6, così come mette al bando gli happy hour con sconti sugli alcolici. Se al secondo provvedimento sono pochi quelli che si considerano interessati, sull’embargo del vetro per le strade le perplessità sono tante. In linea di principio tutti concordi nel voler intervenire sull’ordine notturno, ma tanti dubbi solleva l’applicazione e la controllabilità di una simile ordinanza. Senza contare la tempistica, a ridosso delle elezioni, che per qualcuno significa semplicemente trovarsi davanti a un grande spot. «Credo che fosse necessario fare qualcosa, soprattutto per piazza Erbe, e questo primo passo può essere una buona proposta. Chiaro che qualcuno non sarà d’accordo, ma anche con la legge contro il fumo sembrava dovesse succedere il finimondo e invece ci siamo abituati», le parole di Filippo Bortolamedi del “Walther’s”. Concorde pure Alessandro Marchesini, titolare del “Domino”: «Noi chiudiamo prima, ma in alcune zone il centro era ormai un macello. Certo, se ci fosse anche qualche controllo in più non sarebbe male». Fabrizio Franchi, titolare del bar “Assenzio” è, invece, molto critico. «Quest’amministrazione ha ridotto piazza Erbe a un porcile e adesso cerca di porre rimedio danneggiando solo i locali. Tutto il problema, comunque, è figlio delle licenze libere consegnate a chiunque». Daniele Turrina del “Down Town” propone una riflessione più articolata: «In linea di principio va bene, però il problema vero, a mio parere, non sono i clienti dei bar. Ci sono parecchi gruppi di ragazzini che vengono qua con le bottiglie di vetro e sfuggono al controllo. Pulendo mi capita molto spesso di vedere prodotti che noi non vendiamo, eppure rimangono lì e la colpa ricade sui gestori. Non solo, la polizia è molto solerte quando deve controllare musica e orari, ma quando mi è capitato di richiederne l’intervento nessuna pattuglia si è fatta viva». Dello stesso tenore le dichiarazioni di Verena Trenner del “Nadamas”: «Noi, pur essendo tra i più colpiti per i pochi tavolini, siamo favorevoli. Certo che il problema del vetro “privato” rimane tale e quale. Speriamo solo che i controlli siano attenti e di non andarci di mezzo noi». Volti contrariati al bar “Haidi”, dove l’happy hour carnevalesco c’è stato e ha fatto pure rumore. «Non intendiamo commentare niente dato che, in tutto questo, siamo solo vittime di una gogna mediatica senza precedenti», la dichiarazione di Patrick Stampfer. Chi è più loquace è Helmut Tutzer, titolare del “Salina’s”: «La concomitanza con l’appuntamento elettorale fa ridere i polli. Se l’ordinanza ha valore fino alla revoca, per una nuova giunta diventa un gioco da ragazzi eliminarla. Non credo, personalmente, che sia questa la strada per eliminare il problema di piazza Erbe. Ci sono, poi, due nodi da risolvere. Il primo riguarda la qualità: se servo un ottimo vino in bicchiere di plastica, il cliente mi ride in faccia. Il secondo è che i tavolini sono un discrimine ingiusto che colpisce chi, come me o il “Nadamas”, non possono averne. Leviamo, allora, le bancarelle che abbiamo di fronte e concedete anche a noi di aprire un eventuale dehors». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti