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lunedì 30 giugno 2014

Salorno, la sfida del rinnovamento


SALORNO. Rinnovare senza buttare l’esperienza, pescando a piene mani nel campo dell’associazionismo . Impegno per Salorno ha fatto la sua scelta nel salutare, dopo tre legislature, il sindaco uscente Giorgio Giacomozzi e mettere sul piatto dei candidati il 44enne Ivan Cortella. Agricoltore pragmatico con grande voglia di confrontarsi: con i sostenitori della lista civica, con i cittadini, ma anche con un futuro che lo vedrà parecchio impegnato.
«Cerchiamo un passaggio generazionale appropriato e che sia il meno traumatico possibile. Stileremo una lista equilibrata andando a cercare le persone giuste nel mondo delle associazioni, con capacità di stare in un direttivo e prendere le decisioni. Abbiamo entusiasmo, ma non dimentichiamo chi ha esperienza politica».
Perché puntare così forte sulle associazioni?
«Salorno ne ha 60. Se ci pensa per un paese di 3.500 abitanti è un numero incredibile e quasi tutte sono floride e attive. Significa che ci sono delle capacità non indifferenti e molte di queste sono concentrate in mani giovani e curiose».
Il vostro Comune è un po’ il cuore della Regione, a cavallo tra Trentino e Alto Adige, ma la sensazione è che questo venga sfruttato poco, per esempio, dal punto di vista turistico. Sviluppo ingarbugliato?
«Abbiamo un numero di strutture alberghiere limitate, questo forse è vero. Godiamo, però, di un transito di biciclette invidiabile: mi piacerebbe trovare delle formule che portino questi appassionati a fermarsi in paese, dirottandoli sulle nostre attività».
Qual è invece la sua idea sullo sviluppo generale del paese?
«E’ ancora presto per un programma che è tutto da definire confrontandosi. Sono orgoglioso, comunque, di far parte del gruppo di lavoro dell’Eurac per lo sviluppo del Masterplan di Salorno in rappresentanza degli agricoltori. Si tratta di un documento che potrà darci una traccia importante per il futuro. Il metodo che stiamo seguendo, con interviste e raffronto continuo, mi pare vincente».
Parliamo, allora, di due opere avviate che sconfineranno nella nuova legislatura: la stazione e la bretella per bypassare le frane sulla Statale al sud.
«Il primo è un progetto ottimamente condotto da Giacomozzi e c’è poco da aggiungere. La seconda è assolutamente importante realizzarla il prima possibile perché con la sicurezza non si scherza. Ho visto un video dove i massi sfiorano le auto: non possiamo accettare una situazione così e dobbiamo essere rapidi».
Ci racconta della sua azienda agricola?
«Nel 1993 la morte di mio padre mi ha costretto a prenderla in mano senza alcuna preparazione. Abbiamo mele e vino, due grandi classici. Ero spaventato: non sapevo nemmeno guidare un trattore. Con il tempo, però, mi sono accorto che si tratta di un lavoro che ti può garantire sicurezze e soddisfazioni. Sarebbe importante trovare maggiori sponde nazionali per le regole sul controllo del prodotto italiano».
Tra le altre attività nel suo curriculum spunta pure un impegno nella direzione dell’Us Salorno Calcio. Passione?
«Sì, amo il calcio e questa squadra è il fiore all’occhiello del nostro movimento. Mi rendo conto, però, che seguirla e gestirla è qualcosa di estremamente impegnativo. Praticamente un secondo lavoro».

Alan Conti (www.altoadige.it)

domenica 29 giugno 2014

Cartelle cliniche digitali, why not?


BOLZANO. Archiviazione digitale di tutte le cartelle cliniche chiuse.
A un neofita parrebbe la soluzione logica di ogni ospedale o clinica e invece ancora oggi, anche nella nostra provincia, siamo abbastanza lontani da questo traguardo.
Eppure una soluzione ci sarebbe addirittura in casa. Si chiama Syncro-Med, infatti, l’azienda di applicazioni sanitarie che dal 2001 cresce costantemente tanto da essere acquisita da un colosso come Fujifilm nel 2008.
Un’azienda che conta quattordici dipendenti, undici sviluppatori, due responsabili di prodotto e l’amministratore delegato. Per parlare di creazione di lavoro tanto vale andare a scoprirla direttamente sul campo.
“Abbiamo cominciato - spiega Nicola Nardino, ceo di Syncro-Med - realizzando software di lettura, visione e catalogazione di file di attività diagnostica in diversi ambiti. Radiologia e cardiologia tra tutte ci hanno dato una spinta essenziale”.
I programmi dell’azienda bolzanina, dunque, hanno cominciato a diffondersi negli ospedali italiani aprendo una breccia che ha portato allo sviluppo di un prodotto che potrebbe davvero abbattere una buona dose di spese amministrative. “Le strutture sanitarie – premette il project manager Carlo Benvenuti – hanno l’obbligo legale di conservare tutte le cartelle cliniche e i documenti dei pazienti per sempre. Come facile immaginare si tratta di un carico burocratico mastodontico che viene ancora gestito, in larghissima parte, con il supporto cartaceo”. Significa stanze di ampia metratura riservate ai faldoni, risme consumate a pioggia, personale impegnato in ore di catalogazione, stampanti a getto continuo e reperibilità complicata.
“La sfida, a questo punto, era creare un software di catalogazione e archiviazione che fosse totalmente digitale, il che non è per nulla una faccenda semplice con le sue tante implicazioni legali e tecniche. Pensiamo, per esempio, al concetto stesso di firma digitale che autentica e sigilla tutti i faldoni”. Superata la fase di progettazione, però, il prodotto ha catturato diversi enti sparsi per l’Italia tra cui la zona di sanità pubblica della Toscana che comprende Massa, Pisa, Livorno e Lucca. Un bacino sicuramente più ampio di quello altoatesino, ma Syncro Med fatica, almeno nel pubblico, ad essere profeta in patria. “Ci piacerebbe riuscire a creare una collaborazione con la nostra Azienda Sanitaria, ma finora non ci sono stati i presupposti” chiude Nardoni.
Dove, invece, questa sinergia è nata è nella casa di cura Villa Melitta. “Avevamo l’esigenza di abbattere i costi di spazio, lavoro e risorse umane nell’opera di archiviazione” spiega il direttore Rupert Waldner. “La soluzione digitale è stata salutata con un entusiasmo quasi inaspettato dal personale che finalmente è riuscito ad eliminare moltissime mansioni del tutto improduttive. L’ammortamento della spesa è piuttosto veloce e secondo le prime stime contiamo di risparmiare circa 20.000 euro annuali”. La nostra sanità non doveva liberare risorse?
Alan Conti (www.altoadige.it)

Salorno, le frane continuano a fare paura


SALORNO, Salorno continua a guardare in alto e interrogarsi sulle sue frane. Dopo la doppia chiusura negli ultimi mesi della Statale 12 per il crollo di materiale pietroso ora arriva la segnalazione preoccupata di un ciclista della zona. “Passando sulla ciclabile in zona industriale – scrive Massimo Melchiori, cicloamatore – ho visto dei sassi che si sono avvicinati pericolosamente alla sede stradale. Secondo me sarebbe il caso di controllare con dei periti prima che si scriva l’ennesima frase su come si poteva evitare la tragedia”. A corredo alcune foto di un’area che da tempo drizza le antenne del Servizio Geologico Provinciale. La situazione, infatti, è piuttosto ingarbugliata da un tratto stradale che non passa in un punto appropriato e sui c’è grande curiosità per i tempi di risoluzione
La parete che costeggia l’arteria poco a sud della Zona Industriale, infatti, continua a dare problemi di cedimento e l’ultimo crollo evidente è stato nella serata dello scorso 25 maggio. Da lì la chiusura di due giorni, l’ennesima, che ha inviperito molti abitanti della zona sud, ma anche le aziende che operano su questo territorio. La soluzione è sempre quella della deviazione del traffico leggero sulla “Destra Adige” in direzione di Roverè della Luna, non senza qualche mugugno del paese. La frequenza di questo intoppo viabilistico, comunque, è del tutto naturale: la parete di roccia, infatti, sarebbe in permanente disequilibrio con una fessura di una sessantina di metri che si allarga in profondità. I tecnici della Provincia hanno inserito dei fessurimetri che monitorano istante per istante la crepa, ma è chiaro che basta un qualche movimento per portare a valle una fetta di montagna. Non a caso a bordo carreggiata esiste un vallo di 4 metri deputato a raccogliere questo materiale senza correre rischi per le auto o i mezzi pesanti in transito. In questo momento, però, i massi sembrano avvicinarsi in modo pericoloso.
 Una soluzione, comunque, è già sul tavolo e si sta districando come un koala nella difficile giungla delle amministrazioni. Il Comune e la Provincia, infatti, realizzeranno una bretella che bypasserà la zona a rischio con un costo di 7 milioni di euro complessivi. Il problema, come sempre, è legato ai finanziamenti, ma Palazzo Widmann stavolta dovrebbe avere tutte le ragioni per inserire l’opera tra le priorità date le condizioni di sicurezza. Il sindaco di Salorno Giorgio Giacomozzi, dal canto suo, ha sparso ottimismo su procedure e tempistiche. “Entro l’estate predisporremo il bando e assegneremo i lavori per arrivare, sperando di non incontrare intoppi, ad aprire il cantiere già entro l’anno. Sono sicuro che la Provincia sia convinta nel portare avanti il progetto dati gli incontri a cadenza mensile che abbiamo avuto sull’iter preparatorio”. Nell’immediato, però, sarà da gettare lo sguardo su quei massi già così pericolosamente vicini.

Alan Conti
 (www.altoadige.it)

sabato 28 giugno 2014

Orali, tensione e sollievo agli istituti tecnici


BOLZANO. Tensione da ingarbugliare la pancia e sollievo massimo, appropriato per un’estate che finalmente comincia lasciando spazio alla curiosità del futuro: accademico o lavorativo. La giornata dell’esame orale della Maturità è un cocktail di emozioni nei corridoi delle scuole bolzanine.
All’Itc Battisti arriva prima il sorriso e poi Luca Palaoro giù per le scale. «Appena finito, sono sollevato e con ancora un po’ di tensione addosso. Ho fatto la tesina sugli attentati dell’undici settembre e sono riuscito ad esporla senza troppe preoccupazioni. Sul programma annuale, invece, qualche domanda l’ho saputa affrontare, altre meno. Fa parte del gioco, nessun problema, ora godiamoci il riposo». Decisamente meno rilassati Alexis Spoladore e Patrick Boscolo che attendono nel corridoio al primo piano il proprio turno. «Ho una relazione sulla New Economy - le parole del primo - e la mia unica speranza è di trovarmi di fronte domande fattibili. È importante rompere il ghiaccio subito per non avvitarsi». Interessante la scelta fatta da Patrick Boscolo: «Ho realizzato una tesina sulla mente perché sono affascinato dai suoi meccanismi e percorsi». Cosa passa, allora, per il cervello di un maturando a un centimetro dall’ultimo scoglio? «In questo momento la mia testa cerca di dominare le preoccupazioni, anche se l’attesa è certamente peggio dell’esame stesso. Il vero problema della prova orale è il suo non essere allenabile. Durante l’anno non ti troverai mai seduto davanti a un’intera commissione con tutto il programma di tutte le materie di fronte».
Seduta su un banco, sorridente, incontriamo Francesca Frigati: «Finalmente è finita. Sono molto contenta del mio orale perché ero tranquilla e mi sentivo preparata. Ora è presto per pensare al futuro: sono stufa di studiare, ma credo che farò comunque un percorso accademico. Ora, però, godiamoci le vacanze della Maturità e vedremo». Non appena avranno finito tutti, insomma, faranno festeggiamenti in grande stile, come da tradizione. Chi ancora non ci pensa, però, è Andreas Braimi atteso dalla chiamata all’Ipia. «Parlerò di biorisanamento con riferimenti ai batteri e agli inquinanti. Un tema tecnico su cui mi sento decisamente preparato, però è sicuro che arriveranno anche domande sul programma dell’anno nelle varie materie». In una stanza ritirata, intanto, Daniele Baissarda ripete con un’insegnante il programma di storia e italiano: «Sono le materie in cui il programma è più ampio e le trappole possono essere dappertutto». Per lui l’esame scatterà questa mattina. «Sì, e mi presenterò con una tesina sul fotovoltaico: un bello spunto per allargare gli orizzonti della discussione sulla nuova energia verde e tutte le tematiche del consumo moderno. La versatilità dell’argomento è fondamentale per questa ultima prova: ti concede più possibilità di spaziare».
La tornata degli orali avrà durata diversa nelle varie scuole e secondo le commissioni. In ogni caso i voti finali saranno esposti solo ad esami terminati, dopo l’ultimo scrutinio globale che dovrà confermare o meno il voto stabilito dai docenti al termine di ogni singolo colloquio.
Alan Conti (www.altoadige.it)

giovedì 26 giugno 2014

Italia, la delusione nei bar popolari

BOLZANO. Nulla da fare, l’Italia ai Mondiali rimane passione popolare. Anche nella profonda amarezza di un’altra eliminazione ai gironi. Bolzano non sfugge alla regola e vive pulsando l’ultima delicatissima giornata nei feudi dei rioni italiani. Il White Cafè di via Cagliari ha srotolato tricolori enormi già diversi giorni prima l’inizio del mondiale, il bar Romagnolo di piazza Matteotti fa il pieno di appassionati anche per una partita dei gironi di Champions League, figuriamoci la rassegna iridata. L’inno in via Cagliari pare il ruggito di uno stadio e le donne, a sorpresa, trascinano il coro. E’ proprio di una ragazza il primo commento tecnico: “Un minuto e siamo già in difesa”. Sarà profeta. Naturalmente vola anche qualche imprecazione, ma quelle sono decisamente a timbro più mascolino. Tra le sedie dello spiazzo prenotato da giorni dai fedelissimi anche i bambini, persino qualche nonno e nonna. Dalla piccola zona adibita a cucina alcune signore lavorano a pieno ritmo e i piatti di linguine al salmone guizzano tra i tavoli, con particolare giubilo dei bimbi. Verso la fine del primo tempo le gocce dal cielo si fanno insistenti: dire pioggia sarebbe banale perché si scatena un vero e proprio temporale che annaffia ma non spegne la passione. Qualche cappello, un paio di giornali sui capelli e il gioco è fatto e può ricominciare. Clima simile al Romagnolo: davanti ai maxischermi c’è sempre un grappolo di persone appese ai minuti che scorrono. Il rosso a Marchisio gela gli animi e serra le fila. “Ora è durissima” si mormora e qualcuno si dispera ancor prima di vedere la reazione azzurra. Che non c’è. L’arbitro, naturalmente, diventa il punching ball verbale di tifosi preoccupati. Ci si consola con le birre, qualcuno anticipa i tempi e ordina uno dei famosi panini del locale. Il numero 36 resta tra i più quotati mentre i baristi sfoderano la maglietta azzurra con la scritta “Italia” d’ordinanza. Tutti appesi alle mani di Buffon: gatto nel primo tempo e puma nel secondo. L’applauso scroscia spontaneo dentro il locale e sa tanto di sollievo momentaneo. Momentaneo perché poi arriva il morso di Suarez a Chiellini, la testa di Godin e un crinale che risucchia gli azzurri fuori da questo Brasile. Fischio finale: cala il silenzio e si piegano gli umori. In piazza Vittoria, la sera, solo triste e banale pioggia.
Alan Conti

martedì 17 giugno 2014

Sabrina, 12 anni: "Vi racconto la mia doppia cultura"

Crescere con due culture può dare una marcia in più. La prossima volta che volete convincere qualcuno di questo prendetevi Sabrina Safi, 12 anni, e lasciare fare a lei. Nata in Italia  con origini tunisine vive in splendido equilibrio la sua dimensione occidentale e africana. Nella giornata dedicata agli stranieri di seconda generazione è la presenza perfetta alla Festa dei Popoli per farsi raccontare una condizione in cui bisogna fare i conti con una doppia realtà e giudizi talvolta galeotti. Mamma Olfa Sassi la affianca nell'intervista, ma alla fine fa tutto lei con grande semplicità. "Sono conscia di alimentare delle curiosità, ma se vissute con equilibrio può essere utile soddisfarle". Badare bene che la questione è bidimensionale perché Sabrina la Tunisia la conosce sul serio recandosi periodicamente a Cartagine, città di famiglia. "Sì, certo, in Tunisia sono molto affascinati dalla vita occidentale, dalle possibilità di un Paese europeo. Qui, invece, molto compagni di classe mi interrogano sulla questione del velo. Mi chiedono perché si porta o se sia giusto considerarlo un simbolo". E tu cosa ne pensi? "Credo che nel rispetto delle leggi chiunque possa indossare ciò che vuole senza innescare particolari preconcetti. Dall'altra parte è giusto sempre ricordarsi che questo è un Paese dove i diritti delle donne sono di più e più tutelati". Sul serio i bambini badano a queste cose? "Sia alle elementari sia adesso alle medie ho sempre avuto compagni senza pregiudizio alcuno. Di solito sono domande pure, prive di malizia. Il più delle volte nascono da quello che si sente in casa dalle famiglie o dalla televisione. Non a caso mi chiedono spesso dei Tuareg, figure affascinanti del deserto che tuttavia sono una popolazione un po' differente dalla nostra che viviamo nelle città". Ci sarebbe, inoltre, una tradizione che Sabrina e Olfa vorrebbero trasferire anche alle nostre latitudini. "La cerimonia del tè. È qualcosa di molto diverso dalle nostre chiacchiere da bar perché è più intensa. Le persone vengono a casa tua, ti conoscono più a fondo e con più tempo si riescono a porre basi più solide alle future amicizie. In Italia siamo bravi a rompere il ghiaccio, forse un po’ meno a coltivare i rapporti”. Tutte riflessioni che non nascerebbero senza una conoscenza linguistica adeguata. “Ho avuto la fortuna di imparare in casa arabo e italiano, mentre a scuola ho preso dimestichezza con il tedesco. Se mi concede una battuta l’arabo diventa una risorsa straordinaria quando io e mamma non vogliamo farci capire dagli altri”. Ride e torna a giocare mentre un banchetto più in là incrociamo Galo Morales nato in Ecuador e con due splendide bambine sudamericano-altoatesine: Giada e Sury. “Sinceramente credo che loro abbiano delle possibilità in più. Con noi imparano lo spagnolo, a scuola e nella società l’italiano: così piccole non hanno problemi e sapranno scegliere gli aspetti delle due culture che più le affascinano”. A voi cosa piacerebbe non perdessero? “Molte nostre feste e tradizioni sono simili a quelle italiane. Paesi latini, paesi cattolici. Posso dire che in questi mesi per noi è stato importante scegliere i padrini di battesimo all’interno del nucleo familiare in modo che le piccole potessero sempre avere una sicurezza qualsiasi cosa succeda”. L’identità è anche famiglia.
 Alan Conti

Il Pascoli scommette sulle lingue


  Il tedesco alle superiori è il tema forte del ponte tra scuola a politica istituito quest’anno. La mancata delibera di espansione del Clil alle superiori preoccupa chi sta concludendo il percorso di scuola bilingue nelle medie inaugurato dalla primaria Manzoni otto anni fa. Al liceo Pascoli, però, avvertono di non buttare il bambino con l’acqua sporca e lo fanno mettendo sul piatto i diversi progetti linguistici attivati quest’anno e raccontati direttamente dagli studenti. Matteo Girardello ed Elena Tommasatti, per esempio, hanno fatto uno stage di due settimane a Norimberga: uno in un ambulatorio e l’altra in una casa di riposo. “Ci siamo trovati costretti a parlarlo in famiglia e fuori. Forse è paradossale che studenti altoatesini debbano andare in Germania per trovare un contesto d’uso probante”. Sempre a Norimberga, ma tre mesi in un liceo, è rimasta Sara Contado che ha rafforzato così il contatto con il tedesco dopo aver giocato in una squadra di pallavolo sudtirolese. “E’ l’unico modo per prendere davvero dimestichezza e naturalezza nell’uso. Bisogna buttarsi, pur nella convinzione di fare qualche errore. A lungo andare sono arrivata anche a fare dei pensieri in tedesco e mi sono trovata davvero in una fase di allargamento sensibile del mio lessico”. Alle nostre latitudini, insomma, contesto d’uso e contatto sembrano essere mosche bianche e due sono gli elementi galeotti con cui fare i conti: il dialetto e la preferenza accordata all’italiano. “Ho fatto primarie e medie tedesche – interviene Francesca Pisano che con la campagna Michela Bassi frequenta la prima con due materie insegnate con il metodo Clil – per poi passare al liceo italiano essendo mistilingue. Devo dire che né da una parte né dall’altra si riesce davvero a creare un sistema di amicizie o contatto continuativo. Le poche volte che accade, poi, si usa sempre l’italiano. Il dialetto, infine, azzera le possibilità di apprendimento”. Ragazzi di prima che quando iniziò la scorsa legislatura si approcciavano alle elementari e che ripropongono problemi atavici che la politica si è impegnata a sbloccare. Evidentemente i centri giovanili misti non bastano e serve dell’altro. Lorenzo Cosio, per esempio, ha seguito un progetto di teatro sulle identità. “Gli esercizi di improvvisazione in tedesco mi hanno aiutato nel trovare un approccio più naturale all’idioma. E’ stato utile”.
 A tirare le somme del tutto incontriamo l’insegnante di tedesco Daniel Gallo. “Non è vero che alle superiori c’è un buco sul tedesco, ma va detto che cerchiamo di arrangiarci nel miglior modo possibile nell’ambito dei progetti e delle iniziative”. Ce ne sono in quantità. “Dipende sempre dalle risorse a disposizione”. Cosa migliorerebbe, allora, questa attesa delibera? “Ci fornirebbe una cornice certa in cui inserirsi. Sistematica. Potrebbe essere importante chiarire bene i criteri di valutazione e l’organizzazione: per le superiori è più complesso prevedere un Clil puro semplicemente perché il personale attrezzato per farlo non c’è”. Con una scienze della formazione primaria unica ci si potrebbe arrivare? “Guardi, io ancora non ho capito perché ci si ostina a mantenerle separate con uno schema ad “H”. Anche da lì potrebbe partire un cambiamento effettivo e duraturo”.
Alan Conti

martedì 10 giugno 2014

A Egna l'auto elettrica parcheggia gratis


Bisogna credere nella mobilità verde, nel trasporto pulito e nelle nuove frontiere a basso impatto energetico. I propositi, in questi casi, sono sempre ottimi poi solitamente riprende la vita quotidiana e ci si dimentica degli auspici. Un oblio veloce come un Suv ad alto consumo. L’amministrazione di Egna, però, ha deciso di provare una nuova strada: inserirsi proprio nel quotidiano per dare un segnale tangibile e concreto. “Abbiamo deciso – le parole del sindaco Horst Pichler – di fare parcheggiare gratuitamente tutte le macchine elettriche sugli stalli a pagamento del nostro territorio”. Con il veicolo pulito, insomma, ecco la magia che trasforma le righe blu in bianche  depotenziando i dischi orari. Un cambio di prospettiva non da poco. Necessario, comunque, un documento da esibire per evitare sorprese e proprio ieri c’è stata la consegna del primo di questi permessi. A portarselo a casa un raggiante Klaus Dibiasi titolare di una Bmw i3. “Crediamo sia questa una delle strade per sostenere davvero la mobilità alternativa. Una piccola misura che vuole inserirsi nel solco di un contesto più ampio” ribadisce il primo cittadino. Un orizzonte che comunque non è nuovo a queste latitudini considerando che diverso tempo fa l’amministrazione siglò un accordo con la “E-Bike Dreams” di Roberto Mich per l’acquisto di alcun biciclette elettriche da offrire a noleggio. La regia generale fu dell’associazione turistica forte di una politica d’attrazione che punta decisa sui percorsi ciclabili del territorio e sulla loro praticabilità. Un’iniziativa che sta funzionando a favore di chi vuole godersi i paesaggi senza cedere troppo alla fatica o al poco allenamento. “Sono iniziative che riteniamo importanti per lo sviluppo della comunità e della coscienza ambientale – chiude Pichler – e sono sicuro che non ci fermeremo qui. Studieremo altre forme di sostegno a questo genere di mobilità”. E’ un proposito che può sfociare nel concreto: stavolta c’è da credergli.
Alan Conti

Parking ospedale, la rabbia della gente


Un’arrabbiatura talmente diffusa da rischiare di diventare ripetitiva. Gli utenti del parcheggio dell’ospedale, che poi rientrano tutti nelle categorie pazienti o familiari, hanno già il labbro incrinato quando si avvicinano alle casse automatiche. L’aumento da 1,20 a 1,50 euro, denunciato per primo dal consigliere comunale Claudio Della Ratta, proprio non va giù: per di più in un garage considerato già troppo caro. Non servono nemmeno le domande per spalancare le braccia del malcontento. “Fate bene a insistere, a dire che questa è una tariffa scellerata” le parole di Raffaela Rebecchi.”Io ho il figlio piccolo ricoverato e devo pagare cifre pesanti per stargli vicino. Abbiamo fatto i salti mortali per portare via l’auto con cui siamo venuti in ospedale data la tolleranza di 24 ore per chi viene trattenuto in reparto. Non dico si debba avere una struttura gratis, ma un prezzo equo pare il minimo. Il paradosso è che per alcune prestazioni si sceglie la sanità pubblica per risparmiare e poi si viene spiumati nel parcheggio”. Ci sarebbe sempre il trasporto pubblico migliore del mondo, come auspicato dall’assessore provinciale competente Martha Stocker. “Mia moglie si è fatta male a un piede – ribatte stizzito Roberto Genetti – posso chiedere a qualcuno della giunta di aiutarmi nel sostenerla in bus?”. Il meglio che si può fare è prendere bene nota dell’orario di arrivo: bastano pochi minuti, infatti, per vedersi aggiunta un’altra ora. “Questo è totalmente inaccettabile – il disappunto di Riccardo Marzetta, delegato Cgil alla Funzione Pubblica – se si pensa che ci sono città italiane in cui questi parcheggi sono gratuiti. La sensazione è che si siano fatti calcoli di progetto e contratti sbagliati e che a pagare non siano i responsabili”. A ben vedere, inoltre, nessuno chiede la luna e Antonio Leone prova a mettere in campo una proposta ragionevole. “Una tariffa da un euro all’ora con scatti alla mezz’ora potrebbe essere considerata accettabile. E’ molto meno comprensibile invitare i cittadini a prendere gli autobus in caso di emergenza”. Questione di buon senso, anche perché chi può l’autobus lo prende già. “Assolutamente – confermano le sorelle Raffaella e Sabrina Ceron mentre scendono dal mezzo della Sasa in via Böhler – raggiungere il nosocomio non è così difficile. Saremo controcorrente, ma l’assessore Stocker ha ragione a parlare di servizio funzionale e consigliabile. Noi lo scegliamo sempre e il poter risparmiare qualcosa dal posteggio è certamente un vantaggio in più”.
 Presente ieri con un eloquente striscione anche il movimento Casapound. “Non si lucra sulle disgrazie” il messaggio riportato dai militanti. “Si parla tanto di questo investimento oneroso – le parole di Andrea Bonazza – ma mi devono spiegare come si possano spendere 15 milioni (lievitati poi a 23) per un lavoro dove hanno solo dovuto scavare e gettare due piani di cemento. E’ del tutto evidente che chi si reca all’ospedale lo fa per necessità e non per un pomeriggio di shopping o divertimento. Come si fa a pensare di ripianare i debiti della mano pubblica mettendo le mani nelle tasche di chi soffre?”. La protesta è stata accompagnata da un volantinaggio innocuo che l’Azienda Sanitaria, però, ha espressamente vietato in prossimità delle casse automatiche del parcheggio. Pagare sì, ma senza lamentarsi.
Alan Conti 

Bolzano, arrivano i ghostbusters


Acchiappafantasmi. Non si scompongono se li chiami così, anzi sorridono. “Sì, però noi non li acchiappiamo mica. Non siamo in grado, non ci interessa quello”. La cosa bella è che queste persone sono in arrivo a Bolzano per un’operazione che la Bolzano moderna non conosce da tempo: la rilevazione di fenomeni inspiegabili, misteriosi. Lo diciamo? Paranormali. Si farebbe presto, però, a dipingere tutto come un teatrino di fanatici e invece ci si accorge che il 10 giugno nel capoluogo altoatesino arriverà un qualcosa di molto curioso. “Il nostro nome è National Ghost Uncover, siamo nati nel gennaio 2010, abbiamo un’ottantina di collaboratori e ci occupiamo di rilevare e controllare tutte queste segnalazioni avvolte dal mistero” spiega Massimo Merendi, presidente dell’associazione. Appassionati, verrebbe da pensare, magari un po’ fissati. “Assolutamente no. Per scelta siamo un’associazione composta per metà da persone che credono a questi fenomeni e per metà da chi le rifiuta. A tutti chiediamo l’onestà intellettuale di non farsi influenzare dalle convinzioni. Non solo, non chiediamo soldi a nessuno, ci autofinanziamo tra di noi e non effettuiamo alcuna opera di disinfestazione, seduta spiritica o quant’altro”. Per quanto paradossale “National Ghost Cover” cerca un paradigma quasi scientifico nel mondo più lontano dalla scienza. “Sì, l’orientamento è quello, con un protocollo ben preciso”.
 Quale, dunque, questa procedura? Immaginiamo nessuno zainetto o Slimer per amico. “No – sorride – quando riceviamo una segnalazione procediamo con una verifica accurata chiedendo la fotocopia del documento pur rispettando l’anonimato se lo si desidera. Poi arriviamo con il sopralluogo”. Da brivido? “No, abbiamo un totem che rileva moltissimi fattori di possibile incidenza empirica. Rilevatori di onde elettromagnetiche, di umidità, temperatura, raggi gamma, foto molto dettagliate, telecamere fisse agli infrarossi e sensori acustici”. Metodi appropriati per un’analisi ingarbugliata che vi attirerà addosso molti curiosi? “Cerchiamo di farla con il massimo riserbo. La popolazione e i media vengono poi invitati nella terza fase quando torniamo con una squadra di 4 persone, gli strumenti e due testimoni: uno che crede e uno che non crede. Al termine cerchiamo di dare un giudizio empirico, ma non sempre ci riusciamo”. Sono 1.800 le segnalazioni ricevute in questi anni, non tutte attendibili o interessanti, ma molte dal Trentino e dall’Alto Adige. E’ qui, infatti, che sfrigola il fascino: cosa è accaduto alle nostre latitudini? “Siamo nella fase del sopralluogo e non possiamo ancora svelare molto. La vostra è una terra con molti spunti. Decisamente stimolante”. Va bene l’amore per il mistero, ma proviamo a dare qualche dettaglio in più. “Sicuramente la segnalazione nella vostra città è una di quelle in assoluto più interessanti perché ha a che fare con un personaggio storico. A volte ci segnalano la presenza, a volte addirittura delle parole. Da voi è successo qualcosa di simile in una zona centralissima”. Impossibile scoprire qualcosa di più, ma l’appuntamento per curiosi, scettici o appassionati è per martedì 10 giugno alle 15 davanti al bar Walther’s. Un pomeriggio col brivido.
Alan Conti 

venerdì 6 giugno 2014

Imi, prima rata rinviata al 16 settembre


L’Imi slitta e non poteva essere altrimenti. E’ un passaggio tecnico forzato quello che la giunta comunale di Bolzano ha adottato ieri con una delibera di modifica al regolamento dell’imposta. In soldoni la scadenza per il saldo della prima rata si sposta dal 16 giugno al 16 settembre per tutti e a spiegarne il motivo è lo stesso sindaco Luigi Spagnolli. “A Bolzano abbiamo circa 50.000 contribuenti che dovranno saldare l’Imi divisi in tre tipologie. C’è chi ha ricevuto la lettera con l’importo prestabilito, chi l’ha ricevuta senza l’importo e chi ha scoperto che non deve pagare nulla. Il problema sono i secondi, 11.000 cittadini, per cui al momento non siamo in grado di determinare il saldo esatto”. E’ così difficile? “Sì, perché Caaf e commercialisti non sono dotati di un software che permetta di effettuare questo calcolo in modo rapido. Si tratta, infatti, di una tassa locale e non nazionale. Non è come la Tarsi, per capirci, che ha un quadro di riferimento generale”. Tutti, dunque, rimandati a settembre anche se tecnicamente manca ancora l’approvazione definitiva del consiglio comunale. Se ne parlerà nella seduta del 10 o del 12 giugno, ma date le circostanze sono da escludere particolari sorprese, se non altro per mancanza di alternative.
 In realtà Bolzano avrebbe voluto lo slittamento già da tempo. “Lo avrebbe voluto anche Arno Kompatscher – conferma il primo cittadino – ma nel Consorzio dei Comuni molti miei colleghi non hanno ritenuto di dare seguito alla richiesta con un decreto provinciale. Nelle amministrazioni più piccole hanno problemi di liquidità e la desiderano immediatamente”. Per Bolzano il problema non sussiste? “Si tratta certamente di somme importanti, ma su un bilancio di circa 300 milioni possiamo permetterci di attendere tre mesi in più senza particolari scossoni”.  La seconda rata dovrebbe poi essere saldata a conguaglio in dicembre con spedizione del modulo per il pagamento F24 a novembre.
 Ricordiamo che per quanto riguarda l’Imi sulle prime case di residenza e domicilio all’imposta dovuta è applicata una detrazione di 558,77 euro. Per i nuclei familiari con più di due minorenni sono inoltre riconosciuti 50 euro per ogni minore a partire dal terzo. Molti bolzanini, dunque, ricadranno nella categoria degli esenti come già comunicato dalle lettere dell’amministrazione inviate nei giorni scorsi.
Alan Conti 

Torna Playground, l'arte è di strada


Sulla strada l’arte della strada. Torna sabato e domenica in piazza Tribunale l’ormai tradizionale appuntamento con Playground, lo street festival organizzato dall’associazione La Strada e i centri giovanili Villa delle Rose e Charlie Brown. Un giro dell’universo espressivo giovanile che è bene concedersi ogni tanto.
 Ruolo centrale, come sempre, sarà assegnato al torneo di basket quattro contro quattro che conta costantemente 150 iscritti ogni anno. La declinazione dello sport americano patinato alla cultura di strada, nata dal ghetto e capace di consacrare veri e propri campioni o semplicemente portare via ragazzi problematici da occupazioni più pericolose. La vera delizia di questo torneo, però, è certamente l’essere immerso tra la gente: senza barriere e senza biglietti di ingresso. Ad alto contenuto spettacolare è anche il contest di breakdance (domenica, ore 17) dove autentici ballerini acrobatici si sfideranno su pannelli ad hoc preparati dall’organizzazione. Sicuramente una delle gare più amate dal pubblico. Sorpresa garantita pure al capitolo freestyle (sabato, ore 18) con rime indiavolate che paiono impossibili da inventare sul momento. Eppure questi artisti giocano con le parole come fossero un semplice strumento di scena. Durante tutto il weekend, inoltre, sarà presente un angolo dedicato alla pratica del Parkour gestito da ragazzi esperti che presenteranno tecniche e aspetti di questa curiosa disciplina. Immancabile, poi, il corner dei graffiti per sfogare l’arte espressiva che da sempre accompagna questo genere di manifestazioni. Naturale la sfida al migliore pannello gestita da Arciragazzi e Volontarius con il migliore che andrà ad abbellire la sede de La Strada. I centri giovanili Vispa Teresa e Corto Circuito, invece, porteranno in piazza alcuni workshop sull’hip hop realizzati durante l’anno.
 La parte del leone, però, la farà senza dubbio la musica dato che Playground è sostanzialmente un dj set a getto continuo con costante alternanza di deejay più o meno noti.  Spazio anche alle esibizioni dei gruppi hip hop della scena locale: per qualcuno si tratterà della prima volta, il che è da sempre una coccarda sulla giacchetta della manifestazione. Non mancherà, ovviamente, il nome di richiamo nazionale per il finale delle serate di sabato e domenica. Quest’anno Playground sarà affidato alle mani e alle parole di Don Diegoh con Ice Tune e Turi. Una gioia per gli appassionati, una scoperta per gli altri. 
Alan Conti

Emergenza alimentare, torna la colletta



Il banco alimentare corre ai ripari e chiama a raccolta la popolazione il prossimo 14 giugno per una colletta straordinaria. L’ammanco legato alla modifica delle norme sui prodotti forniti dall’Agenzia Europea Elargizioni Alimentari incide per il 25% sui 964.221 chili di risorse recuperate dalla sezione altoatesina nel 2013. Significa che tra la fine dell’estate e l’inizio di autunno le associazioni rischiano di rimanere senza forniture tagliando importanti fili di solidarietà. “Ci rendiamo conto – ha spiegato ieri il responsabile Luca Merlino – che si tratta di un’iniziativa che non potrà mai raggiungere i livelli di quella tradizionale di novembre, ma l’emergenza è piuttosto grave. Ci sono realtà italiane dove le scorte si decurteranno dell’80%. E’ necessario intervenire”. L’ultimo giorno di scuola, dunque, 40 supermercati su tutto il territorio provinciale saranno coinvolti grazie all’aiuto massiccio di volontari e associazioni. “Il periodo è delicato per via dell’inizio dell’estate quindi chiediamo, stavolta più che mai, a tutti i cittadini di dare la loro disponibilità sia nell’offerta di prodotti sia nell’opera di volontariato presso i punti vendita”.(a.c.)

Spagnolli: "Concerti live nel parco Vittoria"


Se proprio non ci riescono gli adulti vediamo cosa frulla nella testa dei ragazzi. Il parco della Vittoria è sempre stato luogo ingarbugliato, poco appropriato per il Centro e ancor meno curioso per turisti e bolzanini. Risultato? Un deserto costante che l’imminente apertura del museo nel Monumento il 27 settembre deve cercare di spazzare via. Così il Comune di Bolzano ha chiesto agli studenti della facoltà di design della Lub di ingegnarsi su una riqualificazione di questo spazio verde dimenticato e della zona limitrofa. Briglia piuttosto sciolta per un progetto che, chiaramente, vedrà i primi risultati solo ad inaugurazione avvenuta. Nel frattempo è lo stesso sindaco Luigi Spagnolli a buttare giù qualche idea. “Mi piacerebbe rendere quello spazio fruibile per i concerti musicali dal vivo. La cornice si presta sicuramente e in questo modo distribuiremmo il disagio su più punti del tanto discusso Corso Libertà”. Intanto i musicisti sono tornati a far sentire la propria voce per i permessi in occasione dei Mondiali. “Non c’è nessuna contrapposizione tra calcio e musica e questo lo hanno ammesso anche loro. Noi approviamo tra i 400 e i 500 concerti live all’anno: non mi sembrano pochi. Poi alcuni di loro sono sempre piuttosto propensi al lamento. Io credo che dovrebbero impegnarsi di più nel dare spazio ai giovani come il Comune fa da tempo, invece qualcuno sembra affezionato al monopolio. Nel frattempo rimango in attesa del concetto per i musicisti di strada che l’assessore Patrizia Trincanato si è impegnata a realizzare per dare una normativa propria a questo genere di artisti coinvolti, al momento, nella famosa delibera per gli spettacoli in strada”. 
Alan Conti 

giovedì 5 giugno 2014

Salorno, nella nuova stazione un bar per tutti


Continua a camminare la nuova stazione di Salorno e la giunta non perde tempo per arrivare a un progetto che sia definitivo ed esecutivo. Nell’ultima seduta, infatti, sindaco e assessori hanno messo la firma su una delibera che appare decisamente tecnica, ma in realtà si rivela estremamente pratica. Il documento, infatti, perfeziona il comodato d’uso di alcuni spazi della stazione in base a una precisa convenzione con la Provincia: sono quelli che serviranno per inserire nuovi servizi come un bar o un tabacchino. “In realtà – precisa il sindaco di Salorno Giorgio Giacomozzi – è una correzione ad alcune ubicazioni che sulla carta erano sbagliate”. Un passaggio, però, che è benzina  nel motore di questo progetto ad ampio respiro.
 Nei giorni scorsi è stato sondato l’umore dei pendolari con un questionario preciso e si vede che il primo cittadino ha voglia di parlare di un progetto che coinvolge moltissimo il paese. Salorno è terra di mezzo, logico sia anche meta e arrivo per molti pendolari. “Sono trecento ogni giorno verso Trentino e Alto Adige. Davvero tanti. La nostra idea, comunque, è di riqualificare la stazione in una doppia dimensione: una proiettata internamente sui servizi al viaggiatore e una esternamente nell’inclusione al paese”. Partiamo dallo stretto necessario per i passeggeri. “I questionari stanno dando delle indicazioni su una richiesta maggiore di servizi. Significa una sala d’aspetto migliore, la possibilità di prendersi un caffè, una rivista o i tabacchi. Insomma, né più né meno di quello che si trova in altri posti analoghi. Chiaramente la riqualificazione degli spazi regala tutto un altro respiro”. Passiamo all’esterno, al dialogo urbanistico dell’opera. “Riporteremo la stazione a contatto con il cuore di Salorno – continua Giacomozzi – attraverso una ciclabile che la avvicinerà moltissimo all’abitato. Non solo, il nuovo ponte sull’Adige e una futura fermata dell’autobus completeranno questo percorso di riavvicinamento. Un ruolo centrale, poi, lo giocherà il bar”. Non sarà, infatti, solo un bancone di passaggio. “Possiamo proporre delle condizioni estremamente vantaggiose ottenendo una presenza fissa all’interno della struttura. In questo modo preveniamo anche i troppi atti di vandalismo degli ultimi giorni. Da un punto di vista gestionale il modello è quanto viene fatto dal Circolo Aurora alla stazione di Ora, ma i dettagli sono ancora tutti da definire”. Tempi e costi? “La speranza è di avere la conferma al progetto entro al fine dell’anno con un costo complessivo di 950.000 euro, coperto dalla Provincia con 800.000 euro. Un investimento garantito a suo tempo dall’assessore Thomas Widmann”. Non siete curiosi di scoprire se il progetto sarà appropriato anche per la nuova giunta nell’ingarbugliato calderone delle opere in attesa? “In effetti si ridiscute tutto, ma credo che questa sia un’opera prioritaria per concludere il disegno di riqualificazione delle stazioni in generale. Non ci aspettiamo nessuna sorpresa”. 
Alan Conti 

Piscina e bocciodromo, viale Trieste cambia faccia



Lo sport che pulsa e cambia faccia a viale Trieste. La zona del Lido e dello stadio Druso vivrà in questi mesi una fase di profonda trasformazione saltando rapidamente dagli anni ’60 ai giorni nostri. Dalla piscina alle tribune passando per il bocciodromo e il sogno di un nuovo PalaMazzali. Ieri sono state messe sul tavolo tutte le carte durante un sopralluogo con i tecnici comunali.
PISCINA COPERTA. L’opera più impattante, al momento, è la completa riqualificazione della vasca interna del lido che da anni causa di infiltrazioni e perdite fastidiose nei locali tecnici. Il Lido esterno è stato riaperto in anticipo proprio per fare spazio a questo cantiere che dovrà procedere a ritmi serrati. “Tutta le piastrelle della vasca – spiega l’ingegnere comunale Georg Gschliesser – saranno smantellate per fare spazio a una rivestitura inox. L’estetica sarà come quella della piscina olimpionica esterna, mentre le misure finali saranno 25 metri di lunghezza, 16 di larghezza con una profondità variabile di 1,40 metri sul lato ovest e 5,12 lato est”. L’acqua sarà a sfioro e questo comporterà l’innalzamento di 28 centimetri del corpo piattaforme per i tuffi con allargamento delle pedane per renderlo omologabile anche per le gare di sincro. Costo dell’operazione 1,15 milioni di euro. I tempi, qui, sono la vera tagliola perché il 24 settembre tutto deve essere pronto e infiocchettato vista la chiusura della stagione outdoor il 14. “La ditta austriaca Berndorf che fornirà il rivestimento – chiude Gschliesser – si è detta pronta a lavorare anche di notte pur di rispettare la consegna”.
BOCCIODROMO. Poco più in là il bocciodromo si affaccia verso la pista ciclabile con un sorriso sdentato. In corso, infatti, i lavori di ristrutturazione del ristorante con la realizzazione di due nuove terrazze e la sistemazione di tutta la zona antistante. Un intervento da 700.000 euro che verrà poi riconsegnato alla vecchia gestione a luglio per gli arredi e a settembre per la nuova inaugurazione. Vicino a dei rendering sufficientemente poco primaverili , quindi graditi all’assessore Luigi Gallo, vien da chiedere il perché di un lavoro che nemmeno sfiora le piste da bocce della comunità. “Il locale è patrimonio del Comune, il gestore paga un canone e se migliora il suo lavoro migliorano anche le nostre entrate. In ogni caso contiamo di mettere mano anche alle bocce e al PalaMazzali se possibile” la risposta del rappresentante di giunta.
PALAMAZZALI. Qui si entra nella dimensione meno certa e più insicura. L’idea di un rinnovamento rende curiosi, ma il procedimento è ingarbugliato e la diffidenza appropriata. “Sarebbe bello poter mettere mano in modo efficace a questo palazzetto, ma ci sarà bisogno di convincere la Provincia” spiega Gallo. Più netto è il direttore della ripartizione lavori pubblici Marco Spada: “Solo per una ristrutturazione di quello che c’è ci vorrebbero 4 milioni, mentre un progetto serio costerebbe sui 10 milioni. Difficile perché l’amministrazione provinciale non ha mai finanziato impianti sportivi su Bolzano a parte il Druso, ma si potrebbe collegare il tutto proprio alla nuova curva per gli spettatori del pallone”.
STADIO DRUSO. L’impianto calcistico, infatti, è in rampa di lancio progettuale. Dopo Pentecoste l’architetto Ralf Dejaco di Bressanone riceverà l’incarico per passare dallo studio di fattibilità alla parte più concreta. Chiare, comunque, le intenzioni dell’amministrazione. “Qui avremo un sostegno provinciale per un’opera da 4 milioni – continua Spada – che porterà la capienza a 4.500 spettatori. Verrà cancellata la pista d’atletica, avvicinato il campo alle tribune e costruita la nuova curva sul lato del lido da riservare in larga parte ai tifosi ospiti. Verrà rivista anche la “Canazza” (lato fiume) che oggi ha moltissimi problemi. L’altra curva, come detto, speriamo di includerla nel progetto del PalaMazzali rendendoli comunicanti”. Non si partirà fino al 2015 con lavori che dureranno tra i due e i tre anni e che dovranno convivere con l’attività agonistica. Dovessimo fare il salto di categoria sul campo non saremmo certo l’unica città a giocare con un cantiere, ma sicuramente non ci saranno altri stadi dove la curva di casa è destinata agli ospiti. 

Ecco la gang del würstel


Li hanno scelti come alfieri del cibo di strada nostrano per i prodotti che propongono ma anche per la simpatica personalità. Non c'è alcun dubbio andando a conoscere da vicino i protagonisti bolzanini della puntata "Unti e Bisunti" proposta da Dmax e condotta dalla star della mangiata popolare Chef Rubio (al secolo Gabriele Rubini). Così, dopo la trasmissione di lunedì sera, Thomas Schrott e Paula Ebner sono diventati la "Gang del Würstel" e se la ridono. Non senza svelare come il mondo del set sia ingarbugliato, anche se è sufficiente seguire alcune regole appropriate per godersi una curiosa esperienza nuova. "Nonostante la brevità delle scene abbiamo girato per diverse ore - ammette Schrott - ma eravamo stati selezionati e avvertiti già a febbraio. Vennero due emissari della trasmissione per un sopralluogo e hanno deciso in base alla qualità dei prodotti e, presumo, alla nostra personalità". Già, intanto una buona parte della puntata è stata realizzata nel magazzino della macelleria. "Sì, in via Castel Roncolo. C'erano alcuni trucchetti scenici come il fumo creato da apposite macchine, ma diversi scambi sono stati del tutto improvvisati. Non c'era, per capirci, un copione stretto". Chef Rubio, peró, è assai meno duro di quel che vuole far credere. "In realtà è un ragazzo simpaticissimo e gentile. Sicuramente, oltre lo show, è un professionista che conosce la cucina e l’importanza nella scelta delle materie prime". Star dell'episodio, anche nei social network, è stata sicuramente Paula Ebner: presenza tradizionale al "brat" di piazza Erbe. Talmente spontanea da dimenticarsi una delle regole maestre della televisione: nessun cambio di abito in scene che vanno montate vicine. "Nella puntata, a un certo punto, mi sposto dal banchetto per andare nel magazzino. Peccato che quando abbiamo ripreso a girare con Schrott mi ero cambiata la maglietta. Per un po' non ci siamo accorti poi uno della produzione ha fermato tutto e mi ha mandato di corsa a rimettermi quella delle altre scene. Logico che abbiamo perso un po’ di tempo”. Per la gioia dei tecnici. “Ma no – ride – sono stati pazienti. E’ stata una bella esperienza. Vedevo la gente che fermava Rubio per strada, ma io sinceramente non lo conoscevo. Forse anche per questo non ero troppo emozionata”.
 Tra chi compare nella prima parte dell’episodio, prima del trasferimento a Varna per i canederli e in val di Funes per la sfida a colpi di Gröstl, c’è anche John Diaz con il suo banchetti del pane in piazza Erbe. “Pensavo fosse una cosa decisamente più rapida, invece per girare una scena ci abbiamo messo molto tempo. Purtroppo non ho ancora avuto modo di vedere la puntata, ma mi hanno detto che è ben riuscita”. In effetti i commenti sui social network sono stati più che positivi e in molti hanno scoperto con gioia le bellezze naturali e culinarie altoatesine, non senza qualche risata o sfottò rivolto agli aspetti tirolesi un filo troppo stereotipati. Nel complesso una vetrina positiva anche grazie alla simpatia dei nostri chef “di strada”.
Alan Conti 

martedì 3 giugno 2014

Park disabili al coperto? Non all'ospedale


Inzupparsi d’acqua o combattere con una pendenza. Nei giorni di pioggia i disabili diretti con la propria auto al Padiglione W dell’Ospedale di Bolzano devono mettere in conto almeno uno di questi disagi. “E’ inevitabile – denuncia Enzo Golinelli costretto a frequentare spesso il nosocomio con la moglie – perché la distribuzione è del tutto senza senso. Non esiste, per esempio, uno stallo che sia coperto”. In effetti nel piccolo parcheggio che porta al piano zero su 48 posteggi solo due sono segnati con le linee gialle (ma senza segnaletica verticale), mentre nell’area grande dietro la fermata dei bus i posti dedicati sono 13, tutti piuttosto sbiaditi e senza un minimo di copertura. Tutti in rigorosa pendenza. “Purtroppo per noi le operazioni di uscita dalla macchina sono più lunghe e complicate. Praticamente impossibili da fare con un ombrello. Così capita che ci laviamo completamente prima delle visite e dobbiamo rimanere bagnati per ore”. Il paradosso di tutto questo è che nel nuovo, splendente e carissimo parcheggio interrato non esiste uno stallo che sia uno per i disabili. In un ospedale. “Lì sotto sarebbe tutto più semplice perché potremmo stare coperti e poi muoverci internamente con ascensori e scale mobili. Si allungano i percorsi, d’accordo, ma sarebbe comunque un passo avanti”. La motivazione ufficiale dell’assenza di questi posti è che la gestione è in mano alla “Hospital Parking” che decide in autonomia. Impensabile, per esempio, provare a scendere e poi chiedere l’esenzione per disabili: “Una volta per disperazione, sotto il temporale, abbiamo scelto il garage. Abbiamo dovuto pagare le 4 ore di sosta senza fiatare”.  Ci sarebbero, infine, anche i posti bianchi in superfice a disposizione ma le dimensioni sono diverse e non sempre sufficienti per permettere uno spostamento su carrozzella. In ogni caso questi posteggi, riservati alle persone che riescono perfettamente a camminare, li hanno posizionati più vicini all’entrata. Con l’ombrello il tratto è più corto. 

Torneo dell'integrazione: il calcio che unisce


Il razzismo, la violenza e la maleducazione sono la faccia brutta del calcio che ogni tanto si prende la copertina sporcandola. Questo sport, però, è anche condivisione, unione e solidarietà: la faccia bella che la Consulta Immigrati del Comune di Bolzano ha voluto spolverare per un torneo particolarmente significativo. E’ andato in scena ieri allo Sport City di Maso della Pieve, infatti, il torneo “Siamo tutti nella stessa squadra” di calcio a 5 con squadre miste composte da componenti delle diverse istituzioni cittadine e dai membri delle associazioni comunali e provinciali che si occupano di immigrazione. Una vera e propria festa per il decennale della Consulta all’insegna della quintessenza degli sport di squadra dove ci si spoglia dei propri ruoli sociali per remare, tutti uguali, verso un unico obiettivo. Una giornata baciata dal sole e dalla partecipazione di pubblico curioso nonostante una formula un po’ ingarbugliata dalle tante presenze, ma dalla filosofia sicuramente appropriata. L’iscrizione, infatti, è stata completamente gratuita e ha visto comparire rappresentanti di Consiglio Provinciale, Coordinamento all’integrazione della Provincia, Consiglio Comunale di Bolzano, Assessorati alla Partecipazione e Pari Opportunità, Consulta Giovani, Circoscrizioni, Intendenza Scolastica, Caritas, Curia, Lub ed Eurac. Un plateau importante senza considerare l’elenco a cascata delle associazioni provenienti da tutto il territorio e disseminate su diversi ambiti. Al di là della bellezza del gioco è stata anche l’occasione per vedersi, conoscersi e  apprezzarsi un poco di più lasciando da parte i vincoli della vita quotidiana. Il calcetto, di per sé, crea dei modelli di interazione tra i compagni che si potrebbe cercare di traslare anche nelle dinamiche della società e la partecipazione istituzionale ha chiaramente questa finalità pratica e simbolica. “Nella vita reale i partiti politici scrivono le regole del gioco e, volente o nolente, hanno il potere di determinare i titolari e le riserve della società – scrivono i rappresentanti della Consulta nel documento di presentazione – ma spesso capita che chi entra dalla panchina è colui che poi risolve la partita”. Un torneo, insomma, del tutto particolare: senza primi, ma nemmeno ultimi. 

lunedì 2 giugno 2014

Rubio: "Quanto affetto a Bolzano"


Si chiama Gabriele Rubini, ma è noto come chef Rubio. E’ l’ex rugbista appassionato di cucina che ha incollato davanti alla televisione le famiglie con il suo programma “Unti e Bisunti” dove si valorizza il cibo da strada attraverso le sfide con i suoi migliori interpreti. Gente da banchetto, al massimo da trattoria che Rubio affronta sul loro campo armato di un piccolo carretto: grande cucina di popolo. Di popolo è stata anche la sua comparsa a Bolzano per girare la puntata della nuova serie che dal 21 aprile è in onda su DMax (Canale 52 del digitale terrestre) ogni lunedì dalle 22. La puntata altoatesina, in palinsesto il 2 giugno, vede Rubio passare in rassegna le bontà della cucina nostrana dal banchetto del Bratwurst in piazza Erbe fino all’osteria “dei Carrettai” passando per l’ambulante con il pane tipico. Oggi tutto il set si sposta in direzione val di Funes e poi Varna, dove si terrà la sfida vera e propria. Massimo segreto sull’avversario. In ogni caso la sua presenza scatena subito i fan e Facebook si trasforma ben presto in un tam tam, favorito anche dalla sua sostanziale predisposizione al contatto con la gente. Eppure si aspettava di passare più inosservato come Gabriele Rubini che non riconosciuto a ogni angolo come chef Rubio.
“Vero, ammetto di essere rimasto sorpreso dal calore e dall’affetto di questa città. Avevamo fatto un sopralluogo a febbraio, altro clima decisamente. In tutta la giornata, però, sono stato letteralmente sommerso dall’affetto”.
 Che effetto le fa gestire una fama piuttosto repentina?
“Primo ho avuto tanta fame, poi non mi aspettavo certo il cambio di vocale. In realtà sono contento di dedicarmi a una mia passione, poi la popolarità è imprevedibile”.
Parliamo di cibo allora. Cosa le ha fatto leccare le dita qui a Bolzano?
“Mi ha stupito molto il formaggio grigio. Poi potrò sembrare banale, ma lo speck assaggiato qui è davvero un’altra cosa. Purtroppo alcuni alimenti vengono davvero svalutati dalla grande distribuzione. Lo speck in vaschetta non ha nulla a che fare con questo”
Oggi la sfida della puntata: non ci crediamo che nessuno sappia nulla.
“Io davvero avrò l’effetto sorpresa. So che si tratta di un signore che lavora in un maso e arriverà con un trabiccolo simile al mio. Credo sarà divertente”
Senta, lei per la prima volta ha portato in televisione un modo molto “fisico” di rapportarsi con il cibo. Si tocca, si porta direttamente alla bocca, quasi si consuma. Insomma quello che si dice ai bambini di non fare. Infatti i bambini lo adorano.
“Non è una forzatura, è il mio modo di intendere la cucina. Chiaro che se sono ospite a casa di qualcuno non mi metto a mangiare con le mani, ma ammetto che se posso mi piace farlo. L’alimento da strada ha una grandissima tradizione, è basilare e così va vissuto”
Li vede gli altri programmi di cucina?
“Per fortuna no”
Brutta opinione degli chef stellati?
“No, di quelli che non vanno in televisione ho grande rispetto”
E di quelli che ci vanno?
“Non rispecchiano il mio modo di intendere la cucina”
Rubio è così: duro e crudo. Chef da strada.
 Alan Conti