Cerca nel blog

lunedì 29 settembre 2014

Studenti altoatesini, la matematica è la bestia nera


Matematica ostica, vera bestia nera degli studenti altoatesini di lingua italiana. Un ragazzo su quattro, infatti, non supera l’asticella di una sufficienza piena e a dirlo, stavolta, non sono i registri dei docenti ma i risultati dello studio Pisa 2012 coniugati alla nostra realtà territoriale. Una selva di numeri presentata ieri pomeriggio nell’aula magna del liceo classico Carducci che fornisce molti spunti, diversi approfondimenti e qualche trend. Focus primario su matematica, seguita a ruota da lettura e scienze.
 Il primo dato che salta all’occhio sbuca dall’analisi di insufficienze ed eccellenze e il 25,7% degli scolari italiani non supera la linea di galleggiamento. Sono 9,7%, invece, i fuoriclasse della disciplina. Problemi e funzioni, insomma, non scaldano gli animi e a patire sono soprattutto i giovani degli istituti tecnici. In una comparazione dei risultati delle prove con la media nazionale (punteggio di 485), infatti, solo i licei portano a casa punteggi migliori (537) mentre istituti tecnici, professionali e centro di formazione professionale si attestano tutti al di sotto del resto della Penisola. Una situazione che si ripropone identica nelle campionature relative a lettura e scienze. Nel confronto con la scuola tedesca sono gli istituti tecnici ad uscire ammaccati perché gli omologhi dell’altra lingua non solo stanno ben al di sopra del livello italiano, ma si affiancano con una certa disinvoltura ai colleghi liceali. Sempre la matematica registra un tracollo di risultati se rapportata alla rilevazione del 2003. In 11 anni le valutazioni sono calate del 30,1% in tutta la Provincia con un -21,6% nei licei, -14% nei tecnici, -30,1% negli istituti professionali e -43,7% al centro formazione professionale.  Nessuno, insomma, sembra passarsela granchè bene rispetto a una decina di anni fa.
 “La differenza con gli istituti tecnici di lingua tedesca – spiega Roberto Ricci, direttore del nucleo di valutazione provinciale – va ricercata sostanzialmente nel background di preparazione degli studenti che si iscrivono. Nelle scuole italiane troviamo profili diversi, meno preparati, perché la scuola superiore viene scelta più secondo parametri sociali o di interesse e meno considerando gli sbocchi professionali o la natura vera  e propria dell’istituto”. Il liceo, insomma, continua a rivestire un’attrazione magnetica anche tra chi potrebbe trovare via più agevole nel campo tecnico. “Esatto. Questo, semmai, è il dato che emerge con forza da tutte le ricerche. Bisogna migliorare l’atteggiamento nell’orientamento”. Va detto, però, che nelle scuole altoatesine anche di grado inferiore spesso la matematica paga dazio alle lingue in termini di ore di insegnamento. “Sì, ma in un sistema scolastico che regge come quello italiano questo è un aspetto che non ha tutta questa incidenza. L’apprendimento linguistico, per esempio, è sicuramente propedeutico e di supporto a quello matematico”. L’unico teorema che sembra non reggere, insomma, è quello della coperta corta.
Alan Conti (www.altoadige.it)

Firmian, nasce piazza Montessori


BOLZANO. Per ora piazza lo è di nome, nel giro di 140 giorni dovrebbe diventarlo di fatto. Il cuore di Firmian, perlomeno nei progetti, dovrà essere lo spiazzo intitolato a Maria Montessori: anello di raccordo tra le scuole moderne e l'omonima chiesa preziosissima. Ieri il via ufficiale dei lavori dopo aver ultimato le strutture di servizio: 145 giorni e  572mila euro per dare un volto da vero luogo di aggregazione all'insieme di edifici. Una sfilza di dati tecnici a delineare il profilo di un'urbanizzazione importante perché dovrà consegnare al rione uno spazio, anche emotivo, di riconoscimento. È una scommessa più che un lavoro dato il panorama bolzanino dove le piazze sono ammalate di poca socialità. Non mancano, a onor del vero, le eccezioni che incoraggiano piazzetta Anna Frank che poi in via Ortles è, per tutti, "la piazzetta".
In ogni caso ieri mattina l'assessore ai lavori pubblici Luigi Gallo e l'ingegnere comunale Mario Begher hanno spiegato nel dettaglio quello che si realizzerà nei prossimi 5 mesi a Firmian secondo il disegno originario dell'architetto Matteo Scagnol implementato dalle variazioni del Comune messe a punto dall'ingegnere Enrico Corsani.
Prevista, dunque, la demolizione della pavimentazione attuale in asfalto per fare spazio alla posa di un materiale stabilizzato porfirico ottenendo una nuova conformazione estetica. La superficie sarà di conglomerato bituminoso in doppio strato. In programma, inoltre, la realizzazione di una nuova rete di raccolta delle acque piovane da realizzare con rivestimenti in calcestruzzo. Cambierà, naturalmente, pure l’arredo urbano con un nuovo sistema di illuminazione e la realizzazione di 21 panchine di varie dimensioni in calcestruzzo con seduta in legno. Di fatto si tratterà del raccordo tecnico e urbanistico tra gli edifici costruiti dalle cooperative e quelli affidati alla gestione dell’Ipes: una cerniera di unità tra le parti residenziali oltre che quelle pubbliche. Rimane, invece, da stabilire cosa fare di un piccolo lotto in prossimità della futura casa per anziani su cui ci sarà, probabilmente, da discutere parecchio.
 L’intervento  di piazza Montessori si va a infilare nel canalone dei lavori su piccoli spiazzi sottolineato prontamente da Gallo. “Come amministrazione abbiamo portato a termine con lo stesso gruppo di lavoro l’opera in piazza Don Franzoi ai Piani e presto vogliamo mettere mano a piazzetta Anna Frank che è molto vissuta, ma necessita di una riqualificazione che la renda ancora più adatta alla vita sociale”. La linea, insomma, è tracciata anche se, per esempio, piazza Franzoi continua a essere piuttosto deserta e ieri soffriva pure di un guasto all’impianto di idraulica legato alla fontana. “E’ importante creare delle opportunità – continua Gallo -  e intervenendo con questi lavori poniamo le basi perché questo avvenga”. Nel giro di una manciata di settimane, insomma, Firmian avrà una piazza: resta da vedere quanto ci metterà a farla diventare la “sua” piazza.

Alan Conti (www.altoadige.it)

Il Bullone, ecco come amare Sciangai

BOLZANO. A quindici anni a lui mettevano davanti una strada e a lei raccomandavano di non frequentarne un'altra. Fabrizio Lonardi, bolzanino di lingua italiana, sceglieva che tra la scuola e un lavoro in ferramenta preferiva la seconda, mentre Edith Knoll, bolzanina di lingua tedesca, ascoltava i parenti che le raccontavano di quel quartiere poco raccomandabile del capoluogo: Sciangai. Oggi sono sedici anni che formano una squadra al volante della ferramenta "Il Bullone" di via Sassari e Fabrizio ha scoperto che la sua vita professionale era disegnata perfettamente per viti e bulloni, mentre Edith si è piacevolmente stupita di una Don Bosco che ama e che la ama. Già, perché "Il Bullone" è la prosecuzione naturale della vecchia ferramenta "Putrino" e come, tale viene vissuta da decenni da artigiani, professionisti e privati del rione. «Ci fa piacere essere un punto di riferimento per la gente, anche in un momento in cui non è semplice resistere al decentramento nei centri commerciali o nelle grandi strutture», ammette Lonardi - una faccia piuttosto nota anche ai tanti appassionati di hockey su ghiaccio - al bancone. Di certo, però, ci troviamo in un settore dove l'esperienza paga. «Sì, abbiamo questa innegabile fortuna perché dopo 45 anni posso dare dei consigli maturati nel tempo. Difficile che le grandi catene abbiano commessi così formati. Nel settore dei piccoli e grandi lavori manuali capire esattamente come utilizzare un arnese o un componente non è un dettaglio». Per di più se l'edilizia e l'artigianato battono economicamente in testa. «Purtroppo – confermano i soci – le aziende del settore fanno fatica. Per questo si è allargato moltissimo il mercato riferito ai privati che rappresentano una risorsa importante. Sono tanti gli anziani che ci chiedono di tenere duro e non mollare». Voi cosa rispondete? «Che lo decidono loro quanto possiamo tenere duro. Se continuano a scegliersi è più facile». Il futuro, però, è garantito dai giovani. Da coloro che, più degli altri, dovrebbero credere e scommettere nel rilancio. Legato anche alla permanenza di negozi di grande tradizione come "Il bullone". «Ha ragione, ma bisogna ammettere che, a differenza di altri esercizi, le nuove generazioni non hanno perso l'abitudine di rivolgersi a una ferramenta o di pensare di farlo quando devono portare a termine qualche lavoro». Lonardi, come detto, ha dedicato l'intera carriera a questo genere di commercio. Cosa fa scattare una scintilla così forte? «Credo la vastità e l'ampiezza di soluzioni che si possono trovare in una ferramenta. Credo che sia un valore importante la versatilità». Come nasce, però, questa strana coppia professionale? «Lavoravo in via San Quirino ed Edith era impiegata presso una grossa ditta di idraulica delle vicinanze. Ci siamo conosciuti lì. Non appena ho sentito dell'occasione in via Sassari ne ho subito parlato con lei: mi sentivo pronto alla gestione del negozio, ma non sapevo come seguire la parte amministrativa o burocratica. Esattamente il campo in cui lei eccelleva». Cosa ne pensava la signora? «Quando ero piccola mia mamma mi diceva di stare attenta al rione di Sciangai. C'era della diffidenza da parte della Bolzano tedesca. Mi sono ricreduta piuttosto in fretta su un quartiere che ormai è la mia seconda casa. Un posto dove non puoi che trovarti bene». Dopo sedici anni si può dire che l'intuizione è stata giusta? «Certo, si può dire. Ogni tanto litighiamo anche duramente, ma dopo mezz'ora è tutto sistemato e ripartiamo con entusiasmo». D'altronde tutto si può aggiustare: figuriamoci se non lo sanno in una ferramenta.

venerdì 19 settembre 2014

Chiude l'Assenzio, bagarre con il Comune


Essere attivisti del Movimento Cinque Stelle non si coniuga con il successo commerciale o almeno così sembra essere a Bolzano. I motivi possono essere vari, ma il sasso che ieri ha agitato il mondo bolzanino di Facebook è di quelli destinati a far rumore perché dopo dodici anni di gestione Fabrizio Franchi si appresta a mettere il lucchetto al bar Assenzio. Il tutto qualche giorno dopo le dichiarazioni del fioraio di via Bottai Rudi Rieder che ha denunciato un boicottaggio generale per il suo essere grillino di prima linea sia da parte dei clienti sia da parte degli enti pubblici.  La chiusura del locale sotto il passaggio del vecchio Municipio, comunque, non è di quelle che passano inosservate perché, in un modo o nell’altro, queste piccole scale verso una saletta in discesa hanno scritto una piccola storia della Bolzano del divertimento e dell’impegno civile. Dalle feste al karaoke passando agli incontri, appunto, del Movimento Cinque Stelle o i concerti live. Bene o male sono tantissimi i bolzanini che ci hanno passato più di qualche ora.
 Il commento virtuale con cui Franchi saluta il suo bancone è lapidario e fa presto il giro del web: “Data di morte dell’Assenzio: oggi. Onde evitare illazioni e calunnie, anche se abituato a sopportarle dopo dodici anni da parte di bifolchi per nulla professionali, chiarisco che il problema è solo burocratico e che essere attivista Cinque Stelle non mi ha aiutato di sicuro. Grazie a tutti gli amici che in questi anni mi hanno aiutato a vivere felice di un lavoro che amo”. Nulla più in attesa di una partita che potrebbe essere delicata chiamando in causa l’amministrazione comunale. Se davvero un locale viene strozzato dalla burocrazia e non dai bilanci significa che qualcosa non funziona nel meccanismo di gestione degli esercizi. Inutile girarci attorno: della chiusura dell’Assenzio chiederanno conto i grillini, ca va sans dire, ma anche musicisti, artisti e semplici cittadini. Facebook ospita già decine di punti di domanda da riempire.
Attività commerciali strozzate perché nell’orbita pentastellata, questa l’accusa mossa dai titolari. Al di là del consenso politico le amministrazioni non possono permettersi nemmeno il sospetto.
Alan Conti (www.altoadige.it)

Talvera, siringhe a un passo dai bambini


Lo spaccio presuppone dei consumatori, la rapina il pericolo della casualità. I Prati del Talvera baciati dal sole nel pomeriggio sono ancora feudo delle famiglie, ma è inevitabile che quanto accaduto negli ultimi giorni abbia lasciato dietro di sé un alone. La cronaca ha steso i suoi teli sull’erba e anche se per molte mamme nulla cambia in concreto è evidente che le antenne della preoccupazione sono un poco più dritte. Spaccio e rapine non sono accidenti casuali. Intanto lungo il greto del fiume, a cinque metri dai tappetoni elastici e venti dai giochi, si trova agevolmente un piccolo drappello di pericolose siringhe usate e abbandonate in mezzo a una foresta di confezioni sanitarie. Iniezioni di eroina si presume a spanne. Vero che un bambino sorvegliato lì non ci dovrebbe mettere nemmeno un’unghia, ma altrettanto vero che non sarebbe la prima volta che un pargolo o un cane scappa in quella direzione. Entrambi, Fido e Baby, non si fanno troppe domande sugli oggetti curiosi da toccare.
 “Frequento questi Prati da quando li hanno costruiti – inizia Margherita Morosin di Collalbo – e non si può negare che nella frequentazione sono cambiati. L’aumento degli stranieri è evidente, ma non siamo certo ai livelli del parco della Stazione rovinato nel corso degli anni. Qui sono ancora i cittadini i padroni”. Inna Ivliyeva, dal canto suo, si iscrive al partito delle mamme contente dell’aumento dei controlli. “Passano spesso con le auto di servizio, sia polizia sia carabinieri, e questo contribuisce a stare più tranquilli. Probabilmente gli episodi spiacevoli hanno contribuito a far tornare alta l’attenzione”. Nonno Sebastian Unterholzner, poco più in là, tesse le lodi del Talvera. “E’ un luogo che ci permette di essere nonni in tranquillità, una ricchezza che non può essere dispersa”. Una mamma, invece, ci avvicina chiedendo l’anonimato. “Il giorno prima degli arresti ho assistito sbigottita a uno scambio pomeridiano tra un pusher e un cliente. Da una parte i soldi, dall’altra una piccola busta di stupefacente: un commercio alla completa luce del sole, davanti alle altalene dei bambini. Incredibile la tranquillità che hanno mostrato. Ben vengano le operazioni di polizia e i controlli in borghese”. Più tranquilla è Simone Tarneller: “Sinceramente non ho visto grandi cambiamenti negli anni e continuo a sentirmi tranquilla. Il massimo dei crucci possibili sono gli escrementi dei cani. Certo, scoprire che così vicino si possono trovare delle siringhe non fa affatto piacere, ma cerchiamo di essere sempre attente a come si muovono i piccoli in uno spazio che è comunque particolarmente aperto”. Nel recinto dei cani incontriamo Sara Lorenzoni: una rapina non passa inosservata a chi può essere spesso in giro da sola. “La paura è che possa capitare chiunque. Ben vengano i controlli di qualsiasi natura: in pattuglia, borghese o con le telecamere. Lo spaccio ai ragazzini, invece, è certamente grave ma dal punto di vista della pericolosità sociale rimane più circoscritto ai protagonisti della compravendita”.
 Il Talvera, insomma, continua a scorrere nella vita sociale come approdo quotidiano dei bolzanini, ma qualche piccolo graffio è rimasto. Va difeso perché non si allarghi.
Alan Conti (www.altoadige.it)

lunedì 15 settembre 2014

Mille chilometri a piedi col sorriso






I grandi camminatori si preparano, hanno percorsi tracciati nel cervello o su mappe dettagliatissime e si mettono in marcia per ideali religiosi o filosofie profondissime. Poi c’è Michael Anzalone, bolzanino che ha trovato fortuna lavorando come artista sulle navi da crociera “Aida”, capace di macinare un migliaio di chilometri nel Mezzogiorno d’Italia solo per il gusto di farlo, guidato da una risata. Con lui Nico Colucci, amico ballerino di Noicattaro in provincia di Bari, con cui l’altro giorno ha esultato all’ombra del faro di San Vito Lo Capo in Sicilia dopo più di un mese da pedone. La partenza, infatti, è datata 2 agosto da Santa Maria di Leuca. Robetta da 1100 chilometri e simpatia proporzionale. Il seguito di un  analogo cammino compiuto tre anni fa da Ravenna a Santa Maria di Leuca. Il primo lo hanno chiamato “Il cammino del cretino”, il secondo “la via del cous cous” e su Facebook la loro pagina seguitissima è “The walking mad”: nomi che sono un programma.

"Una sera – racconta Anzalone - ho ascoltato la storia di un uomo che fuggì dalla Germania durante la guerra raggiungendo la Sicilia a piedi e ho subito pensato che si poteva fare qualcosa di simile. Un’idea talmente pazza che l’abbiamo concretizzata, ma il cammino di Santiago ci pareva troppo facile. A noi inesperti piacciono le complicazioni". Spazio, dunque, a un’estate 2014 passata a lambire le coste del Sud  seguendo un tracciato istintivo con il mare come bussola, salvo uno scollinamento sul Monte Pollino. La bellezza di un iter ingarbugliato, dettato solo da una curiosità appropriata a scorci meravigliosi. "Seguiamo i sentieri, certo, ma mica sempre. Qualche volta il mio amico Nico si inventa che guadando un fiume si taglia e ci troviamo a valicare corsi d’acqua con lo zaino in testa al margine di un golfo artificiale del tutto insuperabile. Ecco, in quelle situazioni trovi il modo di cavartela con il sorriso". Con la preparazione fisica come la mettiamo? "Chiaramente non facciamo allenamento specifico, però si tratta certamente di qualcosa di probante. Viaggiamo a una media di 36 chilometri al giorno. Impressionanti le distanze che si possono coprire a piedi".

 Nel marasma di aneddoti che spuntano come coriandoli ne spunta uno proprio nel parco del Pollino. "Una storia da film – sorride Colucci – perché abbiamo salvato un cagnolino trovato in un pozzo. Lo abbiamo battezzato Ziggy Stardust. Come premio il destino ci ha fatto sbagliare sentiero fermandoci in un posto senza acqua né cibo arrabbiati come vespe". Già, perché vi sarete mica immaginati che ci siano campeggi prenotati? "Ah no – ridono – abbiamo una tenda che usiamo all’occorrenza un poco dove capita. Certo, se possiamo preferiamo i camping o le aree attrezzate per i servizi".  Tutto il resto è raccolto in un libro di futura pubblicazione o sulla pagina social.

 In ogni caso all’orizzonte spunta la voglia di un terzo cammino aperto a tutti. "Per venire con noi basta contattarci, siamo ben contenti". Non servono particolari sofismi o itinerari precisetti: solo la capacità di sorridere è imprescindibile. Pronti a mettersi in cammino?
Alan Conti (www.altoadige.it)