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lunedì 26 maggio 2014

La Coop di Bronzolo raccontata in un libro


L’anima di un paese si può sviluppare vicino, attorno e nei pressi di un supermercato. E’ possibile, però, che lo faccia dentro il supermercato? Sì, è possibile e la risposta arriva dalla Famiglia Cooperativa di Bronzolo che ha affidato a un libro questa riflessione storica e sociale. La penna che l’ha guidata è quella, nota, di Pinuccia Di Gesaro che con la sua casa editrice “Praxis” si è anche preoccupata di pubblicare un distillato di storia in poco meno di 100 pagine. “La spesa tu dove la fai? Alla Famiglia Cooperativa!” il titolo dell’opera che lei stessa ci spiega. “La Coop di Bronzolo ha 800 soci su 2.700 abitanti e i numeri dicono subito che peso possa avere questa iniziativa nello sviluppo della piccola comunità. Ancora di più considerando questa cooperazione dal punto di vista della sinergia tra italiani e tedeschi del paese”. Già perché è proprio questa concezione del lavoro comune che, curiosamente, salda il territorio al Tirolo. “Friedrich Wilhelm Raiffeisen, noto oggi per la banca, promosse una prima forma di cooperazione per un forno del pane in territorio tedesco, poi don Luigi Guetti ne riprese la filosofia nel 1922 per dare vita alle Famiglie Cooperative come le conosciamo. Nella storia, comunque, rimane sempre ben saldo il rapporto con la banca Raiffeisen che ha finanziato pure l’ultima ristrutturazione”. La matrice, insomma, è cattolica? “Decisamente e si basa moltissimi sui concetti di solidarietà ed etica. Non a caso si utilizza il termine Famiglia. Un esperimento talmente supportato dalla Chiesa da essere citato nelle encicliche Rerum Novarum di Leone XIII del 1891 e Caritas in Veritate del 2009 scritta da Benedetto XVI. Attraversa i decenni”.
 Un’intuizione di successo che a Bronzolo mette le radici attraverso l’impegno di volontari e professionisti, paesani e simpatizzanti in arrivo da altre zone della Bassa Atesina o di Bolzano. Tra i tanti instancabile è l’operato di Silvio Pisoni, per molti anni presidente e vera guida della cooperativa. Oggi la presidenza è nelle mani di Bruno Specio ma, come da tradizione, a contare davvero è la collegialità in un operatore economico che deve pure difendersi dalla grande distribuzione. Già perché le favole sociali su questo campo poi si scontrano con le armature dei numeri e quelli devono tornare. Come si resiste in mezzo ai potentati della casse? “La Famiglia Cooperativa – conclude Di Gesaro – ha elaborato una strategia decisamente interessante. Si abbandona, infatti, il gigantismo dei punti vendita inseguito negli ultimi anni per concentrarsi più su un supermercato a misura di cliente, ma con ampia disponibilità. Chiaramente non è facile, ma i pilastri su cui muoversi sono tre: ristrutturazione, rispetto dei modelli di consumo e la rassicurazione data dalle garanzie che la Coop non può mai tradire. La ricetta funziona”. Funziona da 90 anni regalando a Bronzolo qualcosa più di un supermercato.
Alan Conti 

I bambini delle Don Milani disegnano come Klimt


Un ponte con la natura, uno con l’arte e uno con il liceo. E’ un progetto che contiene una storia di connessioni forti quello che la scuola primaria Don Milani dell’Istituto Comprensivo Bolzano 3 ha confezionato insieme al liceo artistico Pascoli. Al centro di tutto la figura dell’albero: simbolo per antonomasia del mondo vegetale con una valenza sentimentale e psicologica molto forte. Attraverso lo studio di tre artisti assoluti come Henry Rousseau, Paul Klee e Gustav Klimt i bambini dalla prima alla terza delle sezioni A e B hanno sostanzialmente reinventato le vecchie porte delle loro classi.
 Quel che rende il progetto affascinante, però, oltre al risultato finale è il suo cammino. Un percorso didattico che ha portato bambini ancora piuttosto piccoli al cospetto dell’arte dei grandi artisti, quella che si comincia a masticare solo con qualche anno in più di carriera scolastica. “E’ stato molto interessante scoprire la loro reazione – spiega la docente Donatella Arecco – perchè c’è stato un coinvolgimento totale nel lasciarsi stupire dai colori e dalle figure. Hanno avvertito la carica emotiva che questi artisti riescono a trasmettere nelle loro opere”. Un percorso che si è soffermato proprio sulla struttura stessa dell’albero partendo da quella elementare, stereotipata, di Bruno Munari e procedendo via via nelle forme più complesse. La stessa scelta degli autori è stata tutto fuorchè casuale. “I bambini più piccoli della prima – specifica la fiduciaria Paola Veronesi – sono rimasti affascinanti dai colori e dalle immagini della giungla dipinti da Rousseau, con Klee in seconda abbiamo potuto entrare nel concetto di arte mentre Klimt in terza calzava a pennello per l’interpretazione delle figure geometriche in un contesto artistico più ampio”. Proprio le forme hanno catturato subito l’attenzione dei bimbi. “La capacità di creare nuovi scenari con l’accostamento di elementi della geometria li ha conquistati” continua Arecco. “E’ come una magia dove ciò che avevano studiato come singolo si compone in un disegno più grande. E’ un po’ quello che, metaforicamente, abbiamo cercato di fare con il gruppo classe in questo progetto: unire tutti i compagni in uno scopo unitario e comune”. Aiuto fondamentale, come detto, è arrivato dagli studenti delle classi quarte del liceo Pascoli che hanno realizzato dei deliziosi libriccini per raccontare la storia degli artisti ai bambini. Elementi di biografia alternati alle opere più famose con quel tocco di romanzo che le fanno somigliare più a una fiaba che non a un libro di storia dell’arte.
 Le porte, infine, sono state abbellite incollando gli alberi creati dalle classi. Un tocco di originalità per un infisso abbastanza datato. Talmente ben riuscito che per settembre si pone un problema. Alcune di queste classi, infatti, dovranno cambiare aula per normali ragioni organizzative ma i bambini non ne vogliono sapere di abbandonare la loro porta. Sarà necessario scardinarle e traslocarle: l’amore per l’arte è anche questo.
Alan Conti

Anaci, arriva il nuovo registro 2014


Le riunioni di condominio sono sentieri accidentati, costellati di norme, maggioranze, numeri e soldi. Una guida non fa certo male per arrivare preparati sui meccanismi e, perché no, velocizzare le procedure in sedute che talvolta sembrano conclavi. Per tutto questo torna il tradizionale registro degli amministratori pubblicato dalla sezione locale di Anaci in collaborazione, per la prima volta, con Cassa di Risparmio. Un compendio di indicazioni utili. Le tabelle dei prezzi medi applicati sul territorio per le varie prestazioni, per esempio, funziona da ottima asticella per orientarsi sui preventivi. "L'importante - spiega il presidente di Anaci Bolzano Marco Lombardozzi - è prendere questi valori come indicazione e non come dogma assoluto. Ci possono essere buoni e cattivi motivi per prezzi che si discostano. Avere la base per valutarli è l'aspetto fondamentale". In testa anche la lista di tutti gli amministratori iscritti all'Anaci, il che non regala salto di gioia a tutti. Per qualcuno, infatti, si tratterebbe di un ottimo assist al cambiamento per i condomini. "Per me questo problema non esiste nel modo più assoluto. Se i miei assistiti sono soddisfatti non sentiranno il bisogno di rivolgersi ad altri. In ogni caso i metodi sarebbero comunque molteplici". Il motivo più tecnico della pubblicazione, comunque, rimane l'elenco delle maggioranze percentuali e di millesimi necessarie per le varie procedure in assemblea. Inutile girarci attorno: è l’evergreen costante per ogni singola decisione. A maggior ragione dopo le recenti modifiche introdotte con la legge 220, riportate in un percorso parallelo con le vecchie disposizioni al termine della rivista. Tornano, immancabili, le vignette staccabili in 12 lingue per spiegare bene elementari regole per la vita comune. Un esperimento di successo che aiuta ad assecondare il buon senso. A chiudere, infine, le preziose collaborazioni sociali con Caritas e Avis.
Ora questo registro di 68 pagine sarà distribuito a tutti gli amministratori che a loro volta lo passeranno ai condomini assistiti come avvenuto negli anni passati. La novità, peró, è legata alla tiratura. “Siamo partiti con 500 copie, poi siamo passati a 3.000 e ora siamo arrivati a 5.000 perché la domanda è forte e lo strumento utilizzato”. Nella giungla delle norme una bussola la si afferra sempre volentieri. 
Alan Conti

giovedì 22 maggio 2014

Egna, la piscina coperta per l'autostrada



L’autostrada è una comodità, ma anche un’infrastruttura impattante da dover sopportare. Da questo assunto nascono le opere complementari da inserire nei bandi di gestione ovvero quei progetti da soddisfare a “risarcimento” dei territori che sopportano la striscia d’asfalto. Il Comprensorio Bassa Atesina-Oltradige ha deciso nell’ultima seduta quale debba essere la soluzione da mettere sul piatto della bilancia della prossima concessione A22: la piscina sovracomunale da realizzare ad Egna. Peccato che questo non sia previsto nel bando attuale, il che ha fatto alzare la voce al Comprensorio con una delibera che parla chiaro. “I Comuni interessati al transito dell’A22 del Brennero – si legge – hanno presentato un ricorso cumulativo contro la concessione presso il Tar del Lazio. In particolare si sottolinea l’assenza nel bando di gara della previsione di opere infrastrutturali complementari, anche urbane”. A scanso di equivoci il presidente Edmund Lanziner, con i due assessori presenti Alessandro Beati e Roland Pichler, mette tutte le carte sul tavolo prendendola alla lontana. “E’ compito delle amministrazioni prendersi cura della salute della popolazione, secondo Costituzione, quindi vanno assolutamente pensate misure perequative. In questo senso è scientificamente provato come il nuoto sia uno sport particolarmente sano per tutte le fasce d’età” l’introduzione della richiesta vera e propria. “Riteniamo, dunque, particolarmente importante riuscire a completare la costruzione di un piscina coperta che permetta questa pratica anche durante i mesi freddi”. E’ il momento, quindi, di rispolverare quel progetto previsto nella zona lido del Comune di Egna e vidimato addirittura dieci anni fa senza mai riuscire a portarlo a compimento. La richiesta di inserimento nel piano concessionario della piscina sovraccomunale, a questo punto, diventa perentoria anche se si lascia aperta la possibilità a rivederne i contorni. “L’importante – l’unica specifica prevista nella delibera – è che sia ubicata in uno dei Comuni interni al Comprensorio”. Il minimo del minimo delle condizioni, insomma, anche se l’accoglimento all’interno della gara per la gestione dell’autostrada è tutto da verificare nelle prossime settimane. I tempi, infatti, potrebbero essere ancora lunghi e la pubblicazione del documento in questi giorni risponde semplicemente all’esigenza normativa di presentarlo entro lunedì prossimo. La Comunità Comprensoriale, conscia delle difficoltà nell’arrivare in buca tramite le vie di finanziamento provinciale o comunale tenta una strada nuova. Così, dopo il parco lungo il rio Trodena legato al fondo per la compensazione della concessione idroelettrica di San Floriano, Egna appende il futuro di un’altra sua grande opera alle misure perequative. Lo stesso Obmann Svp della Bassa Atesina Oswald Schiefer aveva espresso nei giorni scorsi un  certo scetticismo su un progetto che dovrebbe costare circa 12 milioni di euro. “Allo stato delle cose non è facile perché pensare a un finanziamento del tutto pubblico appare quasi impossibile. Senza l’A22 vanno trovati questi 12 milioni e l'iniziativa del Comune e poi della Comunità deve trovare sostegno forte dalla giunta e poi dall'assessorato ai lavori pubblici provinciale per la copertura di un terzo. Credo sia più percorribile una soluzione di cofinanziamento con quote al 51% in mano pubblica e 49% privato". Il problema, a quel punto, sarebbe trovare un privato.
Alan Conti

Attenzione alla dipendenza da web


 Internet è come un coltello: ci puoi tagliare la carne di manzo o quella di un essere umano. Non è lui, di per sé, ad essere buono o cattivo bensì il suo utilizzo. Un’impostazione che si sente spesso, ma che talvolta è necessario ripetere e modulare. Su questo piano si è mossa la conferenza tenuta l’altra sera alla Libera Università di Bolzano dalla società Siipac che tradizionalmente si occupa della lotta alle dipendenze. Assieme al professore Cesare Guerreschi la sua stretta collaboratrice Giulia Tomasi e la mediazione del direttore dell’Alto Adige Alberto Faustini. Una bussola per l’intricata giungla del web. “Bisogna essere molto attenti nel saper valutare bene le situazioni e pensare a come viene usato questo strumento – spiega Tomasi – prima di demonizzare gli smartphone, i tablet o i computer. Nell’ambito dell’individuazione della dipendenza da social network, per esempio, possiamo appoggiarci a quelli che sono i sintomi delle tossicodipendenze”. Addirittura? “Sì perché parliamo di rabbia o malessere quando non si può averne accesso, bisogno di farne uso anche se sto facendo cose più importanti e necessità di aumentare costantemente la dose. Questi sono i casi limite dai sintomi preoccupanti”.
 Oltre alla patologia, però, si finisce immediatamente dentro l’intricata questione dell’educazione: gli adolescenti immersi nel cellulare per dirne una. “Il problema non è tanto il mezzo perché anche in passato l’età adolescenziale aveva questi riflessi, ma quanto si è stati capaci di attivare un dialogo e meccanismi di fiducia nella crescita. Un papà che quando il bimbo aveva quattro anni passava due ore al giorno davanti al computer mentre lui giocava non può stupirsi di certi meccanismi quando il ragazzo compie 16 anni. Conta la costanza”. Si innesta, oltretutto, un gap generazionale. “Inevitabilmente c’è un modo diverso di vivere queste tecnologie tra chi le ha conosciute crescendo e i nativi digitali. Vanno capite queste dinamiche”. Si comunica di più o di meno oggi? “Si comunica diverso. Nei messaggi abbiamo una semantica condensata, un impoverimento emotivo e uno stile più asciutto. Bisogna stare attenti che questo non pregiudichi la capacità di rapportarsi con le persone in carne e ossa”. Molti genitori, inoltre, si domandano quanto e se sia utile scendere sullo stesso piano comunicativo dei figli iscrivendosi, per esempio, a Facebook e diventandone amici. E’ una strada giusta? “Difficile dare una risposta univoca perché dipende da intenzioni e situazioni. Se non si riesce ad avere un dialogo e lo si cerca solo tramite Facebook credo sia deleterio, ma se un ragazzo, per esempio, studia all’estero può diventare una splendida risorsa. Non va nemmeno bene pensare di avere un rapporto diretto talmente bello con il proprio figlio da decidere di ignorare il suo mondo sul web. E’ importante, infine, capire quanto, come, se e perché i ragazzi ci lasciano entrare in questa loro rete e quali possano essere i motivi di una nostra esclusione”. Fondamentale, dunque, non farsi cogliere impreparati e per questo Siipac ha organizzato altre due serate sul tema, il 20 e il 27 maggio al Teatro Cristallo con ingresso gratuito. Per usare bene uno strumento ci vuole anche tanta applicazione.
Alan Conti

mercoledì 21 maggio 2014

Sabato incontriamoci in piazza Erbe



Incontriamoci in piazza Erbe. Il titolo è un’usanza, quindi la vera novità di questa manifestazione organizzata per sabato sera dall’Azienda di Soggiorno si nasconde nel “come” incontrarsi in piazza Erbe. Al posto dei soliti banchetti chiusi a disposizione degli avventori dei locali, infatti, si troveranno piatti e manicaretti realizzati da esercenti e ristoratori. Il tentativo è quello di avvicinare questo luogo alle famiglie anche nelle ore in cui è appannaggio dei giovanissimi.
 Dalle 17 alle 24, dunque, grande assortimento di gastronomia all’aperto, ma anche musica con le esibizioni dei gruppi The Satellites e The King’s friends sul palco allestito nei pressi della fontana del Nettuno. Alle 18.15, invece, prevista la sfilata delle modelle per la presentazione della nuova collezione di Moirè, mentre dalle 18 alle 21 nella filiale della Cassa Rurale, che sostiene la manifestazione, i bambini potranno farsi dipingere il viso da un truccatore.
 Tornando a stuzzicare la pancia, regina dell’iniziativa, vale la pena scorrere parte delle prelibatezze che saranno messe in piazza. Si va, per esempio, dai canederli all’aglio orsino e ortiche con burro fuso e parmigiano proposte da Hopfen alla pasta tailandese con verdure al wok e pollo della pasticceria Peter con la Forsterbräu passando per il tirtlen di Franziskaner, il polipo su crema di piselli e menta del Löwengrube, la polenta di storo del bar Amarcord e la tartara di manzo nostrano con insalata di asparagi del Vögele. Il tutto, volendo, annaffiato dalla sangria preparata dal bar Margi. Parteciperanno alle iniziative con i loro piatti anche il banco 11, il bar Downtown e l’Oca Bianca.
“Ci teniamo – spiega la direttrice di Azienda di Soggiorni Roberta Agosti – a dare importanza e vetrina a piazza Erbe. Un luogo fondamentale dal punto di vista turistico che merita di essere messo al centro di progetti che coinvolgano da vicino cittadinanza e turisti”. Soddisfazione, chiaramente, anche tra gli esercenti: “Occasioni come questa sono importanti per farci conoscere e allargare il nostro raggio d’azione” l’opinione del titolare del ristorante Vögele Willy Aber. Ospite alla presentazione ufficiale anche il vicesindaco Klaus Ladinser da cui, da tempo, cittadini e operatori si attendono un nuovo e chiaro regolamento per il mercato della piazza. “Credo che tra poco tempo la politica comincerà davvero a sedersi e discutere di un piano che definisca bene il futuro di questo spazio attraverso diverse proposte che proporremo”. Di grazia si può saperne qualcuna? “Ancora non le abbiamo decise”. Il rischio, insomma, è il solito: passata la festa, gabbato lo santo.
Alan Conti 

Lavori nell'ora di punta, via Resia bloccata


Via Resia alle 8 del mattino è uno dei punti più delicati del traffico bolzanino. Lo sanno gli abitanti di Don Bosco, i bolzanini ed è facile ipotizzare lo sappia anche l’Ufficio Mobilità del Comune di Bolzano. Lunedì, però, alla consueta massiccia presenza di automobili si aggiungono i lavori di raschiatura dell’asfalto all’altezza del negozio di biciclette “Zago” finalizzati alla posa della nuova linea Telecom. Risultato: una corsia chiusa, difficoltosa gestione del senso alternato sull’altra, accesso e uscita da ponte Resia a singhiozzo e sbocchi di Casanova intasati. Fin qui l’ambito del disagio, quel che è grave è il blocco di un’ambulanza di passaggio e di ben tre bus della linea urbana con tanto di spostamento della fermata con relativo disorientamento degli utenti della Sasa in larga parte diretti al lavoro. A segnalare per primo il problematico intoppo è il consigliere di Circoscrizione di Alto Adige nel Cuore Francesco Mafrici che alza la voce verso l’Ufficio Mobilità. “Come può l’amministrazione predisporre la chiusura alle otto di via Resia senza predisporre un piano alternativo? E’ stata proprio la difficoltà di manovra degli autobus a determinare una situazione di oggettiva difficoltà. L’emissione di un’ordinanza simile alla ditta è stata fatta con una superficialità che ha dell’incredibile”. Peraltro Mafrici già in passato aveva avuto uno scontro con l’ufficio a causa di un presunto lavoro portato avanti nonostante la mancanza di una specifica ordinanza all’incrocio tra via Milano e via Montecassino.
 In ogni caso lunedì mattina alle 10 la parte più impattante del lavoro su via Resia era finito, quindi viene da chiedersi per quale motivo le due ore di attività non potessero essere spostate in un orario meno problematico per la viabilità della zona. Non solo, desta qualche perplessità l’aver lasciato la gestione di un senso unico alternato così delicato ai soli operai della ditta piuttosto sorpresi dal caos creatosi. La collaborazione della polizia municipale è stata chiesta solo in un secondo momento e su segnalazione di alcuni cittadini. In tanti, infatti, hanno alzato la voce spazientendosi e c’è chi ci ha messo anche 40 minuti per districarsi considerando la colonna fino al Bivio Merano-Mendola. Il tutto lungo un’arteria che è tradizionalmente di transito per i mezzi di soccorso diretti all’ospedale. Quesiti cui l’Ufficio Mobilità, impegnato in riunioni totalizzanti, non ha ritenuto necessario rispondere.
 Intanto anche il consigliere comunale di maggioranza Claudio Della Ratta si chiede per quale motivo sia stato necessario mettersi all’opera proprio in quella fascia oraria del lunedì mattina. Magari nelle tante riunioni di lunedì, in Ufficio, qualcuno si sarà posto il quesito.
Alan Conti

lunedì 19 maggio 2014

Le Chini piangono Carli, padre del tempo pieno


“Un maestro vero, uno di quelli che fece dell’insegnamento una missione prima ancora che un mestiere”.  Sono di Ivan Eccli, ex dirigente scolastico e direttore di dipartimento, le parole che meglio descrivono lo sguardo verso la vita di Bruno Carli. Storico maestro della scuola primaria Chini ieri pomeriggio Carli si è spento all’età di 81 anni, ma l’affetto dei suoi tantissimi alunni ha cominciato subito a rimbalzare in quel piccolo universo che sono i social network. Inevitabile fosse così per un insegnante che ha legato a doppio filo il suo percorso umano e professionale alla scuola dei Piani, istituto di frontiera per moltissimi motivi. Decenni di attività lo hanno portato a crescere intere generazioni di bolzanini che in quel rione, anche grazie a lui, hanno piantato radici solide. “Era un uomo di cui ci si poteva fidare – continua Eccli che in passato lo ebbe come collaboratore proprio alle Chini – pieno di quell’autorità che si deve a chi imposta il proprio mestiere con grande serietà e attenzione. Sicuramente una persona che sapeva ascoltare e con cui, per questo, era facile parlare. I bambini, naturalmente, amavano molto questo suo modo di essere”. Impegnato nell’area scientifico-matematica Carli era stato doveroso protagonista della festa per il cinquantenario delle Chini celebrato nel dicembre 2011. Un giorno di festa coordinato e organizzato con la dirigente Laura Portesi, anche lei scomparsa da poco. Carli, infatti, prese per mano questa scuola fin dal suo primo vagito alla fine degli anni ’60 imponendo subito forti accelerazioni per l’epoca figlie di un coraggio che di certo non gli faceva difetto. «Nei primi anni '70 – raccontò in occasione della festa - grazie all'impulso del preside Remo Ferretti, accettammo la difficile sfida dell'inclusione di nomadi e disabili. Era la Bolzano post '68, dove la politica entrava dappertutto, quindi subito fummo etichettati come la scuola comunista rivoluzionaria. Noi, però, credevamo a un progetto che poi si è rivelato vincente. Non era ammissibile, infatti, che i nomadi arrivassero a scuola scortati dalle forze dell'ordine perché la gente non li voleva oppure che i disabili fossero confinati in aule separate».  Tutto, però, sarebbe stato vano senza l'adozione di uno strumento organizzativo basilare che Carli promosse. «Per primi adottammo il tempo pieno che ci permise di articolare meglio i piani orari. Così facendo potevamo permetterci di aspettare gli alunni con più difficoltà e pianificare. Non tutte le famiglie ci appoggiarono immediatamente, ma con il tempo e i risultati riuscimmo a imporre un nuovo modo di vedere la scuola».  Un pubblico talmente interessato che l'aula magna di allora non bastava a contenere tutti nelle riunioni. «Il parroco don Luigi Bertoldi ci aprì la parrocchia e ci permise di tenere lì gli incontri stringendo ancor di più il legame con il rione. Siamo stati molto criticati, vero, ma ci siamo tolti anche tante soddisfazioni».
 Commossa è anche la sovrintendente Nicoletta Minnei. “E’ un momento difficile per la scuola altoatesina e per l’Istituto Comprensivo Bolzano I che in poco tempo ha perso grandi personalità. Carli era anima e cuore di un gruppo di insegnanti che ha scritto la storia della nostra didattica. Ebbero idee innovative e il coraggio di imporle. In anni in cui il vincolo di residenza era più forte di oggi c’erano famiglie disposte a tutto pur di portare i propri figli da lui e nel suo tempo pieno”.
 Un maestro per i suoi bambini e per un rione che fu tra i primi a capire che la crescita di una città e della sua società passava, prima di tutto, dai banchi di una scuola.
Alan Conti 

venerdì 16 maggio 2014

Four You trampolino per i giovani


 
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Banco ai giovani. Decidere di buttarsi oggi in un’attività commerciale richiede una discreta dose di coraggio e tanta convinzione nelle proprie passioni. E’ ciò che anima il lavoro quotidiano di Elisa Ferrari e Thomas Mittermair, uniti nel progetto di centro commerciale “Four You” e nella forza di crederci. Nella fotografia la prima e nella macelleria il secondo: due settori minacciati dalla grande distribuzione o dalla tecnologia galoppante. Due attività che chiedono la forza di aggiornarsi per sopravvivere e loro ci provano con un sorriso che regala speranze.
 “Mio papà Franco è fotografo – racconta Elisa con gli occhi allegri – e da piccola sono rimasta stregata. Ho cominciato a fare esperienza scattando qui e là, poi è arrivata la prima macchina vera. Un’emozione incredibile. Da due anni abbiamo deciso di provare l’avventura di questo piccolo negozio”. Si chiama “Obiettivo Immagine” ed è nato in via Dalmazia direttamente con lei. Titolare già a 21 anni. “Una bella responsabilità – ammette – perché comunque ero chiamata a un importante salto di qualità. Di carattere sono abbastanza timida, ma questo mi ha aiutata ad uscire dal guscio e aprirmi senza problemi al contatto con la gente”. Poi c’è papà da gestire: “Sì – ride – perché giustamente pretende il massimo. E’ molto importante, però, averlo con me perché confrontando le nostre due visioni ci completiamo e cresciamo. Non ha mai fatto pressioni perché seguissi la sua strada, ma è un aiuto prezioso”. Come si combatte la diffusione di smartphone e applicazioni che rendono tutti fotografi? “A mio parere con l’elaborazione grafica e la creatività che da qui discende. Tecnicamente è diventato più semplice scattare una buona immagine, ma il nuovo fotografo da studio è quello capace di fondere quello scatto con un’idea particolare del cliente. Ecco, questo non tutti sanno farlo e noi possiamo offrirlo intercettando un pubblico giovane”. Ci vogliono, poi, le idee: “Oltre ai gadget classici ho studiato una linea di magliette con elaborazioni grafiche mie che vendo attraverso Instagram su tutto il territorio nazionale. Sono stata contattata anche dal cognato di Belen Rodriguez”. Altro contatto importante è quello con Luciano Bonacini, fotografo di caratura internazionale molto conosciuto. “Ha voluto un mio portfolio e mi ha dato dei suggerimenti incoraggiandomi. E’ stato entusiasmante”.
 In via Milano, invece, Thomas Mittermair ci accoglie con una battuta. “Se dico che ho sempre avuto la passione per la carne fresca mi paragonate ad Hannibal?”. In realtà questa piccola bottega chiamata “Der Fleisch Designer” è stata sviluppata con cura dal giovane 24enne di Nova Ponente. “Ho sempre voluto fare il macellaio e questo mi sembrava un ottimo punto vendita ben avviato. Mai avuto paura della grande distribuzione bolzanina perché la qualità è vincente. Il gusto della carne è qualcosa di molto curato e la gente si accorge della differenza”. Il vero chiodo fisso, semmai, è la provenienza. “Garantiamo tutta carne altoatesina dato che macelliamo direttamente al paese. E’ una carta a nostro favore che cerchiamo di giocare con responsabilità”. Non tutto, però, è stato subito facile. “All’inizio ho incontrato qualche difficoltà perché quando ti vedono così giovane qualcuno cerca di fare il furbo. Pensano tu non abbia abbastanza esperienza per riconoscere la qualità. Poi c’è chi non paga per lungo tempo. Devi imparare a convivere con queste criticità e farti le ossa”. Fondamentale il contatto diretto con la clientela: “Fiducia e consigli sono determinanti nel farti preferire ai punti vendita assai più anonimi e spersonalizzati. Noi cerchiamo di starci attenti”. C’è, però, un taglio tra tanti che lo fa impazzire. “Lo scamone di manzo è in assoluto quello che preferisco. Naturalmente  e rigorosamente al sangue”. Sangue? E’ sempre più difficile non pensare a quel paragone con Hannibal. 
Alan Conti 

giovedì 15 maggio 2014

Nasce dalla zeta l'italiano di Bolzano


Bolzanini depositari di un italiano puro. Un luogo comune gettonatissimo, corroborato dalla convinzione che l’eterogeneità delle origini regionali non potesse che sbocciare nella lingua standard. “Con tutti quei dialetti arrivati insieme non c‘è altro modo di capirsi”. Una convinzione radicata fino a quando, nel 2010, in città arriva la giovane studentessa di Biella Chiara Meluzzi che decide di guardare questo slogan con gli occhiali della scienza per vedere se davvero siamo così integrali. Comincia infilandosi nel gruppo Facebook “Slang di Bolzano”, capace di creare un vocabolario cittadino de motu proprio, chiedendo chi avesse voglia di incontrarla per darle una mano. Lo studio è linguistico quindi i volontari vengono portati in un’aula per raccontare la propria storia e leggere una serie di decine di parole al microfono per capire costanti e variabili. Seduta dopo seduta Meluzzi si accorge che in questa storia, come Zorro, il segreto è nel segno della “zeta”. Così si concentra sull’articolazione di questo suono e scopre che, in realtà, siamo molto meno uniformi di quello che crediamo e stiamo sviluppando un percorso tutto nostro. Ne nasce una tesi di dottorato in linguistica all’università di Pavia con borsa di studio finanziata dalla Lub, intitolata “Le affricate dentali nell’italiano di Bolzano. Un approccio sociofonetico”, presentata ieri nell’ateneo bolzanino assieme al docente del centro linguistico Alessandro Vietti. Tra i lettori anche Silvia Dal Negro, Gabriele Iannaccaro, Ada Valentini e Anna Giacalone Ramat.
 “La prima parola che ha fatto scattare la mia curiosità è stata proprio Bolzano. Il 43% dei cittadini la articola con il suono dz e il 33% con quello ts. Siamo di fronte a una varietà curiosa per la sua diffusione”. Non siamo, insomma, così standardizzati. “No, spesso ho sentito dire che la parlata locale rappresenta una sorta di miscellanea trentino-veneta, ma questa affermazione non è mai stata surrogata da vere ricerche scientifiche. Secondo me non è esattamente così e, anzi, più che a un italiano standard i bolzanini si avvicinano a quello che tecnicamente viene definito italiano settentrionale”. Tanti saluti, dunque, al mito della lingua intonsa. “Non solo – sorride Meluzzi –ma l’analisi dell’evoluzione lascia intendere che si stia andando verso una vera e propria affermazione di un italiano specifico della zona che nella linguistica chiamiamo regionale”. All’orizzonte, dunque, un’inflessione bolzanina? “Più o meno. Sono i giovani a darci questa indicazione. Mi sono accorta, infatti, che tendono ad assimilare le articolazioni più su base generazionale che non famigliare. In parole povere parlano più come gli amici e meno come i genitori: in termini di sviluppo, dunque, si va verso una standard nuovo e locale preferito a quello tradizionale delle origini”. Quanto ci influenza, in questo, dividere il pianerottolo con il tedesco? “Difficile dirlo. Sicuramente ci sono delle sorprendenti analogie tra suoni locali che troviamo in entrambe le lingue pur essendo diverse. Non si può, però, parlare ancora di influenza scientifica: ci vorrebbero più analisi”. Il terreno, insomma, è scientificamente fertile. “Assolutamente, direi davvero interessante. D’altronde mi sono accorta che non esistevano studi prettamente linguistici sulla parlata della città. Lo “Slang di Bolzano” è stato un lavoro comunitario utile e affascinante, ma guardava giustamente all’aspetto lessicale più che fonetico. Un  volumetto che, oltre a essere divertente, è stato un’ottima base di partenza scientifica e pratica”. Basta una parola, a volte, per studiare una civiltà.
Alan Conti 

Maso della Pieve vuole diventare comunità


E’ nato il rione e, onestamente, non  è mai nata la sua comunità. Maso della Pieve prende atto di questa realtà e con l’aiuto di Comune, Circoscrizione e distretto socio sanitario prova a fare passi importanti nella creazione di un’identità e di un sentimento collettivo rionale. A dare il via a questa missione è stata ieri l’inaugurazione del nuovo spazio al civico 60/A (il complesso Trading Center) affidato, dopo appalto, all’associazione “La Vispa Teresa”. Stanze molto ampie, con tanto di cucina e giochi per bambini per un’atmosfera decisamente accogliente e dall’ottimo potenziale. Il tutto affidato alle mani degli operatori Sara Trevisi e Giuseppe Elia, la prima forte di un percorso professionale più tecnico e il secondo intriso di creatività. Un bel mix. “Ci arricchiamo a vicenda – spiega Trevisi – ma quel che conta è riuscire a costruire un pezzo di comunità e di socialità mettendo le basi in questo luogo, ma sfruttando pure altri spazi comuni come gli orti municipali. Allargare sempre più il nostro raggio d’azione”. Entriamo un poco nel dettaglio: come si può fare tutto questo? “Abbiamo già studiato attentamente la composizione sociale del rione, avvertito spesso come di semplice passaggio e con grandi sfide integrative. Ci sono molti stranieri e tante persone che vivono poco queste strade. Bene, noi proporremmo laboratori di cucina, favole per bambini, giochi, corsi di bricolage e costruzione, ma anche semplicemente un posto dove incontrarsi. Fermarsi”. Elia, dal canto suo, prova ad allargare il discorso. “Sarebbe molto bello, per esempio, se si riuscisse in breve tempo a fidarsi di più dei propri vicini di casa. E’ sempre più raro. In  ogni caso abbiamo già delle signore che hanno chiesto di poter proporre delle attività loro: è esattamente il meccanismo che intendiamo innescare. Sarà la gente a chiederci di utilizzare questo spazio”. Un progetto che gode dell’appoggio della vicina Sport City, oltre che di Assb. “Questa iniziativa – le parole dell’assessore comunale Mauro Randi intervenuto ieri all’inaugurazione – è importante per la sua valenza comunitaria, ma anche per la prevenzione. Favorire la socialità e un miglioramento della qualità della vita è sicuramente il primo passo sulla strada di un rione a totale misura di cittadino. Sicuramente è un progetto coraggioso”. Le prime risposte di Maso della Pieve sono positive: gli abitanti, da oggi, hanno una casa in più. 
Alan Conti 

mercoledì 14 maggio 2014

Ragazzi gay in aula contro l'omofobia


Partire dalle scuole è la soluzione fornita per ogni emergenza culturale. Spesso un’intenzione che rimane tale, l’educazione al tifo corretto per dirne una, ma che l’associazione altoatesina Centaurus ha deciso di mettere seriamente in campo. Il progetto è tanto semplice quanto destinato a far discutere: portare nelle classi coetanei omosessuali, ma anche transessuali. Finora nella battaglia scolastica per il rispetto di ogni orientamento ci si era spinti al massimo ai colloqui con i sessuologi. Ogni passo più avanti è fatto nel rischioso terreno della polemica. Centaurus, però, intende provare a rompere un muro che non è solo provinciale, ma anche nazionale. “Il progetto si chiama Peer Education Project – spiega il presidente Andreas Unterkircher – e prevede l’ingresso nelle aule di gay, lesbiche e transessuali adeguatamente preparati. Ci rivolgiamo alle scuole medie e superiori perché riteniamo che l’impatto con esperienze positive dei coetanei possa essere assai più efficace di una normale lezione. Tra i nostri collaboratori, per esempio, abbiamo un ragazzo di 16 anni in fase di transizione di sesso”. Ci vuole, comunque, una buona dose di coraggio come spiega il dottore Michael Peintner, consulente sessuale che ha preparato i ragazzi agli incontri. “Non è semplice, lo sappiamo. Quando queste piccole conferenze le abbiamo tenute noi siamo entrati in ambienti dove alcuni studenti si dicevano addirittura disposti a compiere violenza contro gli omosessuali. Il nostro ragionamento, tuttavia, è che a una discriminazione forte va data una risposta forte. Questa è la nostra”. Si tratta, come detto, del primo esperimento di questo tipo in Italia. “Trovarsi faccia a faccia con un coetaneo, compagno, se vogliamo collega, è sicuramente qualcosa di diverso e meno astratto”. Non è detto, però, che tutte le famiglie siano contente. “Noi intendiamo solo spiegare senza intenti polemici”.
 I fronti di intervento di Centaurus, in ogni caso, non si fermano qui e sono pronte altre due iniziative per colpire l’immaginario collettivo. La prima, abituale, è quella della realizzazione di alcuni manifesti da portare in ogni angolo della provincia con l’immagine di una coppia nuziale con due sposi dello stesso sesso. “Un messaggio forte – continua Unterkircher – per porre l’attenzione in modo evidente sulla questione dei diritti civili delle coppie omosessuali. Per noi devono essere totali, matrimonio compreso”. La campagna inizierà lunedì 12 e batterà al tappeto tutto il territorio. “Purtroppo anche in Alto Adige registriamo alcune difficoltà discriminatorie. Per questo è importante essere in ogni angolo per far sentire la nostra voce o anche solo stimolare qualche riflessione”.
 Chiude il trittico una campagna interamente appoggiata sul web con la promozione della serie “Julian, un amore diverso”. Si tratta di una fiction on line tedesca che ha riscosso grandi consensi in Germania e che Centaurus ha voluto portare in Italia. “Con l’aiuto di una collaboratrice specializzata, Martine De Biasi, abbiamo prima tradotto e poi doppiato tutti gli episodi. Per le voci abbiamo ingaggiato solo ragazzi giovani per dare loro un’opportunità di crescita professionale”. Da oggi, dunque, basta andare su You Tube e inserire il titolo della serie per cominciare a seguirla.
 Partiranno a breve, infine, le mail dirette a tutte le direzioni scolastiche per proporre gli incontri con i ragazzi. Chi accetterà la sfida?
 Alan Conti

Eva Klotz saluta la politica

Sarà l’ultima legislatura di una Eva Klotz pronta ad affrontare qualsiasi nuova legge in arrivo dal consiglio regionale per mettere un freno a quei vitalizi che hanno ricoperto d’oro anche lei. Nel dettaglio sono 435mila gli euro già accreditati alla pasionaria e 701mila quelli riscattabili tra quattro d’anni, ma la leader dell’autodeterminazione non è politica di primo pelo e l’aria l’ha già fiutata: il crollo dei Freiheitlichen non è passato inosservato nelle stanze della nuova sede del partito al civico 9 di via Portici. “Io non sono mai stata Obfrau o leader del partito. Il nostro, poi, viene considerato movimento.  Il lavoro che stiamo facendo non può essere identificato o annacquato con questa vicenda”. Ci perdoni, ma alle elezioni provinciali lei è stata la più votata della lista con 13.037 voti e, al di là di questo, ci vuole del coraggio a dire che lei sia solo una tra i tanti. “E’ così, in ogni caso io sono pronta ad accettare qualsiasi soluzione ci venga prospettata a livello regionale e se ci sarà da restituire qualcosa non mi tirerò indietro. Non ho certo iniziato a fare politica per arricchirmi”.  Intanto, seppur con la rincorsa, la treccia più famosa di Palazzo Widmann annuncia il suo graduale ritiro. “Sicuramente sarà il mio ultimo mandato perché il nostro movimento ha tanti giovani che meritano di essere valorizzati e dobbiamo lasciare loro lo spazio”. Non mancano, dunque, le novità per un partito che ha inaugurato ieri la sua nuova casa snocciolando numeri incoraggianti per quanto riguarda i tesseramenti con 317 nuove adesioni (nel 2010 erano state 230) per un totale di 3.659. L’età media si attesta a 38,6 e ben il 44% degli iscritti è under 30, addirittura il 6,7% under 18. Klotz ha ragione quando dice che i giovani sono tanti. “Significa – interviene il consigliere provinciale Sven Knoll -  che noi non registriamo questa disaffezione politica che sta colpendo un po’ tutti i partiti in questi ultimi anni. Le nostre istanze, evidentemente, sono attuali e buone anche per il futuro”. Orientamento che, a onor del vero, sono sempre gli stessi: autodeterminazione attraverso un referendum che godrebbe di una rinnovata legittimazione in arrivo dagli esempi in zone europee come Scozia o Catalogna. In conferenza stampa fa capolino persino quanto fatto in Crimea. Da qui discendono altri capisaldi del programma destinati a far discutere. “Ci vorrebbe – continua Knoll – un ente previdenziale altoatesino e non nazionale per cercare di bloccare una dispersione continua di soldi. Sono molti di più, infatti, i contributi che versiamo rispetto a quelli che vengono elargiti nel complesso. In seconda battuta continuiamo a ritenere che gli sportivi di punta dovrebbero vestire i colori provinciali e non quelli italiani. Basterebbe assumerli all’interno dell’amministrazione anziché nelle forze dell’ordine”. Turnover e scatti bloccati per candidati qualificati, dunque, ma porte aperte agli olimpionici che un posto già lo hanno.
Alan Conti

venerdì 9 maggio 2014

Il mercato? In via Claudia Augusta


Il mercato di via Aslago si sente stretto e cerca delle soluzioni. Ieri è andata in scena una giornata importante per le tradizionali bancarelle di Oltrisarco. In programma, infatti, la prova di transito a sorpresa per il mezzo di emergenza dei vigili del fuoco lungo il tratto occupato dalle bancarelle dei vestiti. Tutto sembra andato abbastanza bene, ma il nulla osta definitivo potrà darlo nelle prossime ore solo l’amministrazione comunale di concerto con la polizia municipale. Una criticità nota cui gli ambulanti propongono due vie d’uscita: una più tecnica e l’altra più intrigante.
 La prima è quella testata ieri del passo indietro fulmineo degli espositori in caso di emergenza. “A spostare parti della bancarella – spiega il direttore di Confesercenti Mirco Benetello – ci mettiamo un secondo. Il camion può passare senza intoppi anche con i furgoni posizionati lungo la strada. La prova di oggi lo ha dimostrato e siamo contenti di essere stati noi a proporre un modo per uscire dall’empasse con il Comune”. La seconda, dicevamo, implica più coraggio: spostare il mercato su via Claudia Augusta. Sembra un azzardo eppure potrebbe avere riflessi positivi. “Questo mercato non cresce perché è infilato in una via secondaria e viene avvertito come secondario. In pochi lo conoscono. Il trasloco nel cuore del quartiere, da piazza Bersaglio all’incrocio con via San Vigilio, sarebbe un segnale importante e potrebbe coinvolgere le nuove generazioni delle case appena costruite. L’impatto sarebbe totalmente diverso” l’opinione di Benetello. IL rappresentante di Confesercenti nel mercato, Marco Peverotto, sposa totalmente la causa. “Sarebbe una rivoluzione positiva per noi, ma anche un grande beneficio per le attività lungo via Claudia Augusta che dalla chiusura del transito da sud dell’arteria attendono un’occasione di riscatto”. D’accordo però c’è il problema della viabilità, dei parcheggi, degli autobus. “Il traffico e i bus si possono spostare lungo la via Aslago liberata, dove si possono recuperare posteggi bianchi in buona quantità. Per gli stalli blu ricordiamoci sempre che sotto piazza Nikoletti c’è un parcheggio dimenticato da mesi. Bisognerebbe, invece, pensare a qualcosa per i residenti con l’uscita nel mercato, ma mi sembra che in via Rovigo il problema sia stato risolto brillantemente”. I bar della strada, ovviamente, farebbero ponti d’oro alle bancarelle e la chiusura di via Claudia Augusta viene quasi sempre salutata con entusiasmo dai residenti in occasione dei giorni di festa. L’applicazione sistematica non sarebbe facile, ma se si discute della rivoluzione di un grande areale in Centro di certo lo si può fare anche per quella di una piccola area in periferia.
Alan Conti

Park Fiume, via a ottobre?


Fase progettuale ultimata in estate e lavori, nella migliore delle ipotesi, in partenza a settembre. E’ questo il timing che la cooperativa Park Fiume prova a immaginare per la discussa opera del garage sotto le Passeggiate del Talvera. Ieri, infatti, è andata in scena la riunione di approvazione del bilancio: l’occasione per fare il punto con il presidente Guido Ferrari. “Al momento siamo concentrati nell’ottenere il progetto definitivo per arrivare al più presto alla creazione del bando e a tutte le procedure burocratiche necessarie per mettere in piedi davvero il cantiere”. Quando si potrà parlare di scavo? “Per una procedura normale a settembre si vedrebbero i primi lavori. Noi non so”. Non siete normali? “No, mi pare evidente. I tempi dell’amministrazione con noi sono biblici e se per una pratica basta un’occhiata con noi, dato il caso particolare, viene analizzata ogni minuzia”. Intanto la sete di parcheggio in zona, vero motore dell’opera, non sembra placarsi. “Abbiamo 110 soci e altri 35 in lista d’attesa – conferma Ferrari – ed è nostra intenzione provare a non scontentare nessuno. Appena avremo il progetto definitivo passeremo alla scelta dei box o dei posti secondo l’ordine prestabilito”.
 Intanto l’operazione contabile vede un bilancio a pareggio di 55.290 euro tra attività e passività nello stato patrimoniale e di 28.469 euro tra costi e ricavi. “E’ un bilancio inevitabilmente da scatola vuota – il commento di Ferrari – perché finchè non passeremo alla fase operativa non potremmo avere l’ammontare esatto dei costi che, causa le attese, stanno inevitabilmente crescendo di mese in mese”.  La coop, ora, ha fretta.
Alan Conti 

Assistenza, Stocker apre ai privati


Il settore dell’assistenza sanitaria altoatesina dovrà cambiare faccia nei prossimi anni per diventare più elastico e rispondere ad esigenze diversificate. Più lavoro di rete tra le varie strutture, più comunicazione e più capacità di arrivare al paziente anche tra le mura domestiche: questi gli obiettivi. Il tutto, però, senza sicurezze sull’ampliamento della pianta organica e con la porta spalancata all’ingresso di privati. E’ questo il quadro emerso dalla tavola rotonda organizzata dal direttore del Distretto socio sanitario Centro Piani Rencio Alexej Paoli in occasione della visita alle strutture dell’assessore provinciale competente Martha Stocker. Un tour per conoscere i servizi e i collaboratori con particolare attenzione al centro di accoglienza “Conte Forni” e al fenomeno dell’aumento delle richieste di sostegno economico. Al termine, però, un confronto con operatori e direttori che ha permesso di fare la radiografia al settore. Sono  4.838, infatti, i dipendenti impiegati nel tecnico-assistenziale per un totale di 4.045 unità a tempo pieno. Di questi 3.036 sono infermieri o ostetriche, 417 sono gli addetti alla riabilitazione, 450 gli assistenti tecnici come i radiologi, 195 gli assistenti sanitari specializzati in prevenzione, 161 impiegati in mansioni atipiche come i puericultori e 579 gli operatori sanitari tout court. “Una pianta organica di livello – premette Stocker – che tuttavia dovrà svilupparsi verso un maggiore coordinamento delle varie necessità. La Giornata Internazionale dell’Infermiere, il 12 maggio, sarà dedicata proprio a questo tema”. Ci perdoni, ma cosa significa nel concreto? “L’idea è quella di mettere il paziente al centro con i servizi che ruotano intorno senza costringere lui o i suoi famigliari a lunghe peregrinazioni. Vuol dire mettere in piedi sistemi di comunicazione più efficienti tra le varie aree dell’assistenza, ma anche focalizzarsi meglio e prevedere un sempre maggiore intervento tra le mura domestiche. Permettere la cura dei pazienti palliativi a casa, per esempio, è un grande traguardo in determinati contesti”. Bene, sicuri che basterà concentrarsi nella formazione per ottenere questo risultato senza ampliare il numero di dipendenti a fronte di una crescita degli anziani e delle malattie croniche? “Le risorse di bilancio sono quelle che sono nella sanità. Ci metteremo a tavolino con l’Azienda Sanitaria e decideremo quali sono davvero i servizi essenziali che non possono mancare. Sicuramente non si può pensare di allargare tutto”. C’è, infine, una nuova prospettiva. “Penso che dovremmo aprirci al privato per trovare nuovi impulsi. Credo sia una strada percorribile, anche se vanno studiate nel dettaglio le modalità e la relativa organizzazione”. 
Alan Conti

mercoledì 7 maggio 2014

L'italiano sgrammaticato dell'Ipes


“Si tieni presente chè la pulizia scala e piani e la pulizia generale devono essere rispettare, altrimente venga una ditta che vieni pagata dell famiglia del’turno”. Non abbiamo versato del latte caldo sulla tastiera, ma è esattamente il testo che la sede meranese dell’Ipes ha inviato ad alcuni inquilini delle proprie case a Merano. Una comunicazione sul rispetto dei turni della pulizia scale come ce ne sono tante, ma che ha dell’incredibile per l’italiano surreale utilizzato. A postarla su facebook è Paola Zampieri che se l’è ritrovata, sbigottita, nella posta. “Sinceramente ho pensato subito a uno scherzo, poi ho visto il timbro ufficiale dell’Istituto e sono rimasta basita”. Ovviamente per non farci mancare nulla anche il nome della signora da Zampieri si tramuta in Zambiero senza comprenderne bene il motivo.
 In realtà una spiegazione, abbastanza palese, ci sarebbe: prendendo il testo in tedesco (anche questo, incredibilmente, con qualche errore) e incollandolo in uno dei traduttori web più in voga il risultato ottenuto è esattamente quello riportato nella comunicazione ufficiale. Si tratta di una spiegazione intuitiva perché, naturalmente, anche l’Ipes di Merano in questi giorni si è concessa il ponte del Primo Maggio ed è impossibile contattare qualcuno per capire cosa possa essere successo. Sul social network immediata è scattata l’indignazione di un ente pubblico totalmente incapace di esprimersi nella lingua nazionale: una figuraccia anche per chi sventola ostinatamente il vessillo del patentino di bilinguismo a tutti i costi. Qui è palese che l’ufficio incaricato fosse totalmente sfornito di personale in grado di masticare anche solo vagamente la lingua di Dante. Senza contare che un ripassino andrebbe fatto pure su quella di Goethe. Inaccettabile, inoltre, che l’Ipes nemmeno sappia perfettamente i cognomi dei propri residenti: se Zampieri diventa Zambiero in una comunicazione sulla pulizia delle scale c’è da chiedersi, col brivido, cosa accade in documenti ben più importanti e delicati. Resta, dunque, l’incredulità e un suggerimento per il prossimo giorno feriale incastrato tra due festivi: organizzare un paio di corsi di lingua fatti bene. Non faranno male. 
Alan

Art May Sound, un balloon di eventi


Come un grande balloon che si allarga partendo da un fumetto, torna questo fine settimana il festival  Art May Sound. Nata come una festa per gli amanti dei comics oggi questa manifestazione è un giro artistico nella creatività giovanile. Mentre si alzava progressivamente il livello di sceneggiatori e disegnatori coinvolti crescevano anche la musica, la scrittura e la pittura. Non a caso per questo Art May Sound 2014 si aprono le prestigiose porte di un Museion che ha sempre sete di iniziative che possano coinvolgere il territorio, ma che di certo non si concede facilmente.  Tutto, dunque, al Museion Passage.
 Nel concreto si parte giovedì con l’inaugurazione alle 20 (programma completo su www.artmaysound.com) e subito un live painting condotto da Armin Barducci con giovani promesse locali e disegnatori più affermati. Contestualmente ci sarà l’apertura dell’esposizione delle opere originali di Claudio Sciarrone, Giacomo Bevilacqua, Marco Villa, Fabiano Ambu, Andrea Freccero e lo stesso Barducci. Per la musica un accompagnamento di duetti leggeri con Roberta&Davide e Twins Unchains.
 Venerdì sveglia presto per andare a scuola. Alle 9, infatti, in programma il workshop di fumetto alla scuola primaria Manzoni con due mostri sacri di casa Disney come il sceneggiatore Giorgio Salati e Claudio Sciarrone. I maghi di paperi e topi, dunque, incanteranno i bambini. Per i più grandi del liceo artistico Pascoli lezione sabato mattina con Davide Aicardi e Sciarrone. Nel pomeriggio, invece, l’avvio ufficiale di tutte le aree creative di Art May Sound con i giochi, da scatola e di ruolo, oltre ai diversi progetti e percorsi proposti e da scoprire. La serata di venerdì, infine, sarà all’insegna del reggae con l’esibizione degli Skankin’ Drops, costola dei sciolti Ragareggae, e il noto trentino Anansi impegnato nella promozione del suo nuovo album. In caso di pioggia show al chiuso del Pippo Stage.
Sabato andrà in scena la collaborazione con le biblioteche civiche di Bolzano e Merano che chiederanno ai ragazzi di ideare un disegno per il segnalibro ufficiale della prossima stagione. Alle 9, inoltre, Museion proporrà ai giovani il Sabato dell’Arte in una curiosa fusione di stili. Fissata per le 15.30, invece, l’attesa sfilata di Cosplayer che, come spesso accade in questi casi, si trasformerà in un contest per premiare i migliori. Curioso come Bolzano abbia cominciato a conoscere questa arte dell’immedesimazione proprio con le prime edizioni di Art May Sound. Musica in primo piano anche per  sabato sera con le note acustiche di Tynnitus e Color Collectif. Soul e funky nei concerti di chiusura con il giovane gruppo D.F.M.C.  e la Homeless Band particolarmente affezionata al festival. 
 “Quello che ci sorprende di questa manifestazione – ha spiegato Giacomo Morello, responsabile del complesso reticolo d’organizzazione che muove dai centri giovanili Charlie Brown e Villa delle Rose supportati dall’associazione La Strada – è sempre la capacità di fare rete in modo abbastanza naturale tra varie realtà del nostro territorio. E’ la voglia di crescere, di dare qualcosa in più e tirare fuori qualcosa in più dai ragazzi, dai quartieri e dalla città”.
Alan Conti 

martedì 6 maggio 2014

Artioli contro la Lega: "Affonda Bolzano"


Se la costituzione di Team Autonomie aveva il placet di Roberto Maroni oggi, a mesi di distanza, Elena Artioli scarica completamente quella Lega Nord che contribuì a darle un seggio provinciale nella scorsa legislatura. Sono sempre le alleanze a giocare un ruolo chiave in questa rottura. Se prima l’avvicinamento di Artioli a Forza Italia per le Provinciali non era andato giù al carroccio ora è la consigliera provinciale a criticare il patto Lega Nord-Freihietlichen, con Südtiroler Freiheit inclusa per estensione. “Sono finiti i tempi in cui si lavorava per un progetto di convivenza tra i gruppi linguistici. Oggi spunta l’alleanza con Pius Leitner che vuole togliere i fondi a Bolzano perché troppo italiana e torna in auge Eva Klotz ospitata a Pontida. Ecco il nuovo volto della Lega di Matteo Salvini, il milanese so tutto mi”. La rasoiata è servita, così come l’avvertimento ai bolzanini. “Chi tra loro voterà la Lega segnerà un clamoroso autogol. E’ una politica che vuole togliere tutto al capoluogo e continuare la vecchia politica degli scontri etnici. Nella nostra città serve investire di più per diventare un vero laboratorio di convivenza. Non si può buttare via tutto il lavoro fatto finora”. 
Alan Conti

Funzionano le cooperative scolastiche


I meccanismi della cooperazione come metro didattico per insegnare ai ragazzi delle medie come concepire e portare in porto un progetto comune. E’ l’obiettivo che si sono poste le scuole secondarie di Salorno ed Egna per l’anno scolastico che si incammina verso il tramonto. Un percorso, impostato con l’aiuto di Confcooperative, che ha conosciuto molte e diverse tappe, tutte piuttosto partecipate e di successo. Fil rouge il cammino tra solidarietà e divertimento per un cartellone che, alla fine, si è dimostrato particolarmente vario.
 Si è partiti con un classico nell’ottobre scorso: torneo di calcetto a Bronzolo organizzato dalla classe 3A di Egna. A fine novembre ecco che sempre la 3A, stavolta della scuola “Mameli” di Salorno, si è infilata alla fiera vendendo dolci e tè caldo per un banchetto che ha fatto seguito a una rassegna cinematografica pensata per piccoli alunni e studenti. La 2A di Salorno, invece, ha messo in piedi un vero e proprio mercatino di manufatti realizzati in diversi corsi laboratoriali finalizzato al sostegno economico del progetto “Missione Baba Camillo” in Tanzania. Considerevole e meritata la somma raccolta. Originale anche l’idea della 3B della scuola “Calvino” che ha realizzato un vero e proprio concorso di idee dal titolo “Reinventiamo il cortile della scuola” per riqualificare gli spazi comuni a misura di studente. I tanti progetti sono stati visionati e giudicati da una commissione formata da professori e genitori che ha infine assegnato ai primi tre classificati alcuni e-book e diversi libri messi a disposizione dall’assessorato alla cultura di Egna guidato da Giorgio Nones. Tutti i lavori rimarranno esposti nella biblioteca pubblica del paese fino al termine dell’anno scolastico.
 Questo quanto già portato a termine, ma il calendario delle iniziative delle “cooperative” scolastiche ha ancora qualche data cerchiata di rosso. A fine maggio, per esempio, la 3B di Salorno presenterà ai piccoli della primaria uno spettacolo teatrale sui diritti dei bambini. A Egna, invece, tutti gli studenti della scuola potranno vivere una giornata all’insegna dei giochi organizzati dalla 2A spaziando dalla tombola alla caccia al tesoro passando per la battaglia navale. Per la chiusura si torna nel campo degli spettacoli teatrali con la 2B di Egna che il 13 giugno porterà in scena un pezzo di “Plauto Aulularia”.
“Oltre al divertimento – spiega l’insegnante Marisa Zanin – il fine di tutti questi percorsi è che i ragazzi riescano a scoprire attraverso il lavoro di cooperativa un’attività di progetto che richiede un confronto, l’ascolto dell’altro, la collaborazione, la fatica di rinunciare alle proprie aspettative, il mettersi in gioco e la responsabilità di portare a termine un disegno. Tutti aspetti che rivelano la bellezza del lavorare uniti con uno scopo unico”. Remare insieme nella stessa direzione: servirà anche in futuro.
Alan Conti

lunedì 5 maggio 2014

Si rinnova la croce bianca di Salorno


Quando si assiste a un ricambio puntare sui giovani diventa quasi un riflesso naturale. E’ quanto sta accadendo alla sezione di Salorno della Croce Bianca che nell’assemblea dell’altro giorno ha rinnovato i propri organi direttivi. La novità più consistente, naturalmente, arriva con il cambio al vertice della sezione dove al posto dello storico capo Erich Pichler arriva Stefan Franceschini, volontario della Croce Bianca da 15 anni. Pichler, come detto, lascia la plancia di comando dopo quasi vent’anni: un periodo che, sui 25 di vita della sezione di paese, rappresenta praticamente un libro di storia. Franceschini, dunque, raccoglie un’eredità pesante e sarà affiancato dal vice confermato Roberto Amort e dai tre nuovi innesti del direttivo Laura Del Fabbro, Matthias Delvai e Stefan Nicolodi. Completano il vertice Marco Didonè, già capo servizio, e la responsabile per i giovani Daniela Michelon. “In questi quattro anni – le prime parole di Franceschini – intendiamo investire molto su progetti che possano coinvolgere i ragazzi ampliando la base dei volontari su cui possiamo contare”. In ogni caso la Croce Bianca di Salorno conta già 58 soccorritori volontari, 6 dipendenti, 23 ragazzi del gruppo giovani e una persona in servizio civile volontario. Sono 16.000, invece, le ore di servizio prestate alla popolazione a titolo gratuito: numeri ragguardevoli.
 Presenti all’assemblea anche il sindaco Giorgio Giacomozzi e l’assessore comunale per la protezione civile Roland Lazzeri a testimonianza della vicinanza del Municipio all’associazione. In sala pure il membro della direzione provinciale Stefan Fink e il responsabile del Comprensorio Patrick Lageder. Per coinvolgere le giovani generazioni ci sarà bisogno delle istituzioni anche oltre le presenze in assemblea.
Alan Conti 

venerdì 2 maggio 2014

Un documentario sui tirolesi brasiliani


Partivano per il sogno americano. Non quello moderno di carriera e libertà al Nord, ma quello di terra che permettesse di sfamare le bocche di famiglia al Sud. Nel 1850 il Brasile divenne meta di un’emigrazione massiccia dal Tirolo austroungarico, tedesco e italiano. Partirono per primi i tirolesi del Nord e fondarono Dorf Tirol, poi fu la volta dei trentini che nel 1875 posarono la prima pietra di Nova Trento, entrambe nello Stato meridionale di Espirito Santo.
 L’eco di una storia incredibile che è risuonato fino ad Egna dove il regista Luis Walter ne ha fatto un progetto professionale. Il 5 maggio, infatti, sarà in Brasile con il fidato cameraman di Laives Marco Sonna per girare il film “Tirolesi nella foresta”. Per Walter un ritorno. “Ho già realizzato un primo documentario su questa vicenda che trovo davvero suggestiva. Tornarci mi fa davvero molto piacere”. La prima opera si intitola “Dove le caramelle crescono sugli alberi” e già il titolo è un racconto. “Il responsabile tirolese dell’agricoltura – spiega Walter – era fermamente convinto che l’emigrazione potesse essere una risposta alla crescente crisi dell’agricoltura. Così arrivò prima in Uruguay e poi in Brasile, ma non era soddisfatto. Temeva che la sua gente patisse troppo il caldo. Così salì su un’altura a 600 metri sopra il livello del mare e visitò il cimitero del vicino paese verificando a spanne la mortalità infantile. Una volta convinto tornò in Tirolo per magnificare le possibilità e le bellezze di questa nuova terra. Lo fece talmente bene che qualcuno si immaginava le caramelle sugli alberi”.
 Ora, dunque, si torna a raccontare le storie di questo viaggio di speranza in queste città davvero molto particolari. “Ho la fortuna di potermi basare su un solido aiuto scientifico che mi arriva dal professore dell’università di San Paolo Everton Altmayer laureatosi proprio su queste tematiche”. Gli abitanti di Dorf Tirol e Nova Trento, infatti, non  hanno certo dimenticato le proprie origini e accanto all’ovvio portoghese continuano ad alimentare lo studio del tedesco e del trentino, chiamato semplicemente dialetto tirolese. Non solo, Nova Trento è oggi addirittura il secondo centro di maggior turismo religioso in Brasile per i tanti pellegrini che visitano la città dove visse Santa Paolina Visintainer, considerata la prima santa brasiliana e originaria di Vigolo Vattaro in Trentino. Lo stesso scudo municipale riporta il sole brasiliano e l’aratro di origine agricola, ma anche il bastone vescovile di San Vigilio scelto come patrono in omaggio a Trento.
Per un film sempre più completo, però, ci vogliono delle storie e Walter invita espressamente chiunque abbia conoscenze tra gli emigranti (o anche di ritorno) a farsi vivi all’indirizzo info@studiowalter.it. Entrare in un racconto affascinante e in un film da seguire con curiosità: l’opportunità e ghiotta. 
Alan Conti 

Salorno, cercasi fisioterapista bilingue


La ricetta per trovare lavoro velocemente? Specializzarsi in fisioterapia e superare il patentino di bilinguismo di grado B. E’ quanto emerge dalla vicenda della casa di riposo di Salorno “Kofler” costretta, ormai da anni, ad assumere professionisti di assistenza sanitaria tramite ordinanza sindacale anziché concorso. Una prassi resa necessaria dal deserto dei bandi degli ultimi anni: senza intervento amministrativo la struttura chiuderebbe i battenti. Un orizzonte logicamente impensabile considerato ijl parco anziani che la casa di riposo assiste in edificio e a domicilio. Fatto sta che con cadenza periodica il sindaco Giorgio Giacomozzi si trova a nominare l’assunzione per chiamata diretta attraverso ordinanze che fanno richiamo, addirittura, agli atti di igiene urgente pena  il mancato mantenimento del servizio di assistenza geriatrica. Lo stesso documento parla apertamente di  “compromesso per la mancanza di personale qualificato”. La qualifica assente, manco a dirlo, è quella del certificato di bilinguismo.
“E’ un meccanismo decisamente comune alle strutture come la nostra - precisa il direttore della “Kofler” Roberto Panizza – e deriva dall’effettiva incapacità di trovare candidati con il patentino”. Non è difficile comprendere come il fenomeno possa essere diffuso, ma a Salorno assume contorni simbolici data l’incollatura al confine trentino e la difficoltà di attirare lavoratori tedeschi da altri territori altoatesini più distanti. La fisioterapista recentemente confermata con un contratto part time all’80%, per dire, è nata a Cles e vive a Mezzocorona. Non si tratta nemmeno di una soluzione straordinaria dato che nella casa di riposo di Salorno praticamente tutta la sfera assistenziale di primo livello ne è coinvolta. “Le assunzioni per ordinanza interessano la fisioterapia e le infermiere”. Naturalmente il servizio pubblico, in questo caso, deve muoversi come un’azienda privata.  “Per scegliere a chi affidarci operiamo una selezione interna tra eventuali candidati multipli. Poi la nomina spetta al sindaco”. Colloqui, esperienza, curriculum e preparazione: tutto il menù degli incarichi privati. Il tutto, però, intervallato costantemente da bandi andati deserti: “A breve dovremmo ufficializzarne un altro – continua Panizza – e ci aspettiamo che qualcosa possa muoversi. D’altronde la formazione si è mossa perché in futuro possano tranquillamente arrivare candidati specializzati e in possesso del patentino”. Il rovescio della medaglia, però, sarebbe dare il benservito a dipendenti che hanno apportato un contributo buono viste le frequenti conferme. “Purtroppo questa è una situazione che può capitare e non possiamo esserne contenti dato che si tratta di personale apprezzato che conosce le dinamiche della casa di riposo” conclude il direttore. La logica del concorso pubblico, chiaramente, predomina. Tutta la vicenda, però, lascia il solito quesito che galleggia in sospeso: è necessario sapere il tedesco per essere di ottimo supporto a un anziano che già da anni si è affezionato?
Alan Conti


Dissertori: "Kompastcher ci lascia indietro"


“Kompatscher non può fare il cavallo che scappa via e lascia la carrozza nel fango”. Ci sono politici che hanno le metafora pronta: gli scappa via, forse, senza nemmeno volerla. Werner Dissertori, sindaco di Termeno in quota Svp, è certamente tra questi e così una chiacchierata sul bilancio comunale appena approvato scivola veloce su accese considerazioni di finanza locale. Non è solo Bolzano ad alambiccarsi con crucci vari per far quadrare i conti e la sensazione che i tagli sulle tasse finiscano per riflettersi sulle amministrazioni comunali comincia a farsi spazio anche nelle fila della Stella Alpina.
“Sì, l’ho detto ad Arno. La politica dell’abbassamento delle tasse piace a tutti, ma lui non può fare lo scatto in avanti mediatico e poi lasciare noi impantanati a districarci con le ristrettezze di bilancio. Deve essere più ponderato, ma credo sia questione di esperienza”.
Cosa farebbe lei?
“Io vorrei tanto una clausura tra tutti i sindaci del Consorzio dei Comuni e la giunta provinciale. Si mette tutto sul tavolo e si esce con un programma condiviso. Inutile fare gli annunci e poi aggiustare il tiro: le retromarce fanno male a tutti. Luis Durnwalder in questo era più accorto”.
Per questo il bilancio è arrivato più tardi?
“Per forza. La Provincia non ci ha dato cifre certe e abbiamo dovuto aspettare. I nodi, però, vengono al pettine. Kompastcher sa bene quale difficoltà sia amministrare un Comune con 400.000 euro in meno. Avrebbe avuto grosse difficoltà anche lui a Fiè”.
Veniamo proprio a Termeno: bilancio approvato con 14 voti a favore, 2 contrari e 1 astenuto. Spesa corrente di 4,1 milioni, investimenti a quota 3,6 milioni e debiti sui 2 milioni di euro. Tutto come previsto?
“Sì, abbiamo dato via libera in un’ora. Credo sia un record. Sono particolarmente contento della situazione debitoria considerando che negli ultimi anni ci siamo molto impegnati per rifare, tra le altre, l’asilo, la scuola elementare e media, la palestra e la casa di riposo. Senza contare che abbiamo appena finito i lavori sulla Strada del Vino relativi a illuminazione e gestione dell’impianto delle acque. Cantieri chiusi prima di Pasqua: era importante per non compromettere la stagione turistica”.
 Il paese ha una faccia praticamente nuova. Curioso per un periodo di crisi.
“E’ stato tutto impostato prima e abbiamo goduto dell’80-90% di contributo provinciale per ogni intervento. Le associazioni, inoltre, hanno fatto la loro preziosa parte. In ogni caso i patti sono chiari, anche con i miei cittadini: abbiamo avuto i sette anni di vacche grasse, ora arrivano i sette di quelle magre. Giusto per fare una citazione biblica”.
Nulla che rimanga indietro?
“No perché i progetti li terminiamo. Abbiamo già impostato la ristrutturazione della caserma dei vigili del fuoco che oggi è troppo stretta e piccola. Ci servirà pure come magazzino centrale e unico del Comune perché oggi abbiamo il materiale sparso in vari punti e non è un sistema efficiente. Questo è l’obiettivo della prossima legislatura”.
Che voglia essere lui a pilotarla non lo dice, ma si intuisce. Annunciarlo sarebbe come fare il cavallo che scappa dalla carrozza.
Alan Conti