Cerca nel blog

giovedì 22 maggio 2014

Attenzione alla dipendenza da web


 Internet è come un coltello: ci puoi tagliare la carne di manzo o quella di un essere umano. Non è lui, di per sé, ad essere buono o cattivo bensì il suo utilizzo. Un’impostazione che si sente spesso, ma che talvolta è necessario ripetere e modulare. Su questo piano si è mossa la conferenza tenuta l’altra sera alla Libera Università di Bolzano dalla società Siipac che tradizionalmente si occupa della lotta alle dipendenze. Assieme al professore Cesare Guerreschi la sua stretta collaboratrice Giulia Tomasi e la mediazione del direttore dell’Alto Adige Alberto Faustini. Una bussola per l’intricata giungla del web. “Bisogna essere molto attenti nel saper valutare bene le situazioni e pensare a come viene usato questo strumento – spiega Tomasi – prima di demonizzare gli smartphone, i tablet o i computer. Nell’ambito dell’individuazione della dipendenza da social network, per esempio, possiamo appoggiarci a quelli che sono i sintomi delle tossicodipendenze”. Addirittura? “Sì perché parliamo di rabbia o malessere quando non si può averne accesso, bisogno di farne uso anche se sto facendo cose più importanti e necessità di aumentare costantemente la dose. Questi sono i casi limite dai sintomi preoccupanti”.
 Oltre alla patologia, però, si finisce immediatamente dentro l’intricata questione dell’educazione: gli adolescenti immersi nel cellulare per dirne una. “Il problema non è tanto il mezzo perché anche in passato l’età adolescenziale aveva questi riflessi, ma quanto si è stati capaci di attivare un dialogo e meccanismi di fiducia nella crescita. Un papà che quando il bimbo aveva quattro anni passava due ore al giorno davanti al computer mentre lui giocava non può stupirsi di certi meccanismi quando il ragazzo compie 16 anni. Conta la costanza”. Si innesta, oltretutto, un gap generazionale. “Inevitabilmente c’è un modo diverso di vivere queste tecnologie tra chi le ha conosciute crescendo e i nativi digitali. Vanno capite queste dinamiche”. Si comunica di più o di meno oggi? “Si comunica diverso. Nei messaggi abbiamo una semantica condensata, un impoverimento emotivo e uno stile più asciutto. Bisogna stare attenti che questo non pregiudichi la capacità di rapportarsi con le persone in carne e ossa”. Molti genitori, inoltre, si domandano quanto e se sia utile scendere sullo stesso piano comunicativo dei figli iscrivendosi, per esempio, a Facebook e diventandone amici. E’ una strada giusta? “Difficile dare una risposta univoca perché dipende da intenzioni e situazioni. Se non si riesce ad avere un dialogo e lo si cerca solo tramite Facebook credo sia deleterio, ma se un ragazzo, per esempio, studia all’estero può diventare una splendida risorsa. Non va nemmeno bene pensare di avere un rapporto diretto talmente bello con il proprio figlio da decidere di ignorare il suo mondo sul web. E’ importante, infine, capire quanto, come, se e perché i ragazzi ci lasciano entrare in questa loro rete e quali possano essere i motivi di una nostra esclusione”. Fondamentale, dunque, non farsi cogliere impreparati e per questo Siipac ha organizzato altre due serate sul tema, il 20 e il 27 maggio al Teatro Cristallo con ingresso gratuito. Per usare bene uno strumento ci vuole anche tanta applicazione.
Alan Conti

Nessun commento:

Posta un commento