Il settore dell’assistenza
sanitaria altoatesina dovrà cambiare faccia nei prossimi anni per diventare più
elastico e rispondere ad esigenze diversificate. Più lavoro di rete tra le
varie strutture, più comunicazione e più capacità di arrivare al paziente anche
tra le mura domestiche: questi gli obiettivi. Il tutto, però, senza sicurezze
sull’ampliamento della pianta organica e con la porta spalancata all’ingresso
di privati. E’ questo il quadro emerso dalla tavola rotonda organizzata dal
direttore del Distretto socio sanitario Centro Piani Rencio Alexej Paoli in
occasione della visita alle strutture dell’assessore provinciale competente
Martha Stocker. Un tour per conoscere i servizi e i collaboratori con
particolare attenzione al centro di accoglienza “Conte Forni” e al fenomeno
dell’aumento delle richieste di sostegno economico. Al termine, però, un
confronto con operatori e direttori che ha permesso di fare la radiografia al
settore. Sono 4.838, infatti, i dipendenti
impiegati nel tecnico-assistenziale per un totale di 4.045 unità a tempo pieno.
Di questi 3.036 sono infermieri o ostetriche, 417 sono gli addetti alla
riabilitazione, 450 gli assistenti tecnici come i radiologi, 195 gli assistenti
sanitari specializzati in prevenzione, 161 impiegati in mansioni atipiche come
i puericultori e 579 gli operatori sanitari tout court. “Una pianta organica di
livello – premette Stocker – che tuttavia dovrà svilupparsi verso un maggiore
coordinamento delle varie necessità. La Giornata Internazionale dell’Infermiere,
il 12 maggio, sarà dedicata proprio a questo tema”. Ci perdoni, ma cosa
significa nel concreto? “L’idea è quella di mettere il paziente al centro con i
servizi che ruotano intorno senza costringere lui o i suoi famigliari a lunghe
peregrinazioni. Vuol dire mettere in piedi sistemi di comunicazione più
efficienti tra le varie aree dell’assistenza, ma anche focalizzarsi meglio e
prevedere un sempre maggiore intervento tra le mura domestiche. Permettere la
cura dei pazienti palliativi a casa, per esempio, è un grande traguardo in
determinati contesti”. Bene, sicuri che basterà concentrarsi nella formazione
per ottenere questo risultato senza ampliare il numero di dipendenti a fronte
di una crescita degli anziani e delle malattie croniche? “Le risorse di bilancio
sono quelle che sono nella sanità. Ci metteremo a tavolino con l’Azienda
Sanitaria e decideremo quali sono davvero i servizi essenziali che non possono
mancare. Sicuramente non si può pensare di allargare tutto”. C’è, infine, una
nuova prospettiva. “Penso che dovremmo aprirci al privato per trovare nuovi
impulsi. Credo sia una strada percorribile, anche se vanno studiate nel
dettaglio le modalità e la relativa organizzazione”.
Alan Conti
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