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venerdì 9 maggio 2014

Assistenza, Stocker apre ai privati


Il settore dell’assistenza sanitaria altoatesina dovrà cambiare faccia nei prossimi anni per diventare più elastico e rispondere ad esigenze diversificate. Più lavoro di rete tra le varie strutture, più comunicazione e più capacità di arrivare al paziente anche tra le mura domestiche: questi gli obiettivi. Il tutto, però, senza sicurezze sull’ampliamento della pianta organica e con la porta spalancata all’ingresso di privati. E’ questo il quadro emerso dalla tavola rotonda organizzata dal direttore del Distretto socio sanitario Centro Piani Rencio Alexej Paoli in occasione della visita alle strutture dell’assessore provinciale competente Martha Stocker. Un tour per conoscere i servizi e i collaboratori con particolare attenzione al centro di accoglienza “Conte Forni” e al fenomeno dell’aumento delle richieste di sostegno economico. Al termine, però, un confronto con operatori e direttori che ha permesso di fare la radiografia al settore. Sono  4.838, infatti, i dipendenti impiegati nel tecnico-assistenziale per un totale di 4.045 unità a tempo pieno. Di questi 3.036 sono infermieri o ostetriche, 417 sono gli addetti alla riabilitazione, 450 gli assistenti tecnici come i radiologi, 195 gli assistenti sanitari specializzati in prevenzione, 161 impiegati in mansioni atipiche come i puericultori e 579 gli operatori sanitari tout court. “Una pianta organica di livello – premette Stocker – che tuttavia dovrà svilupparsi verso un maggiore coordinamento delle varie necessità. La Giornata Internazionale dell’Infermiere, il 12 maggio, sarà dedicata proprio a questo tema”. Ci perdoni, ma cosa significa nel concreto? “L’idea è quella di mettere il paziente al centro con i servizi che ruotano intorno senza costringere lui o i suoi famigliari a lunghe peregrinazioni. Vuol dire mettere in piedi sistemi di comunicazione più efficienti tra le varie aree dell’assistenza, ma anche focalizzarsi meglio e prevedere un sempre maggiore intervento tra le mura domestiche. Permettere la cura dei pazienti palliativi a casa, per esempio, è un grande traguardo in determinati contesti”. Bene, sicuri che basterà concentrarsi nella formazione per ottenere questo risultato senza ampliare il numero di dipendenti a fronte di una crescita degli anziani e delle malattie croniche? “Le risorse di bilancio sono quelle che sono nella sanità. Ci metteremo a tavolino con l’Azienda Sanitaria e decideremo quali sono davvero i servizi essenziali che non possono mancare. Sicuramente non si può pensare di allargare tutto”. C’è, infine, una nuova prospettiva. “Penso che dovremmo aprirci al privato per trovare nuovi impulsi. Credo sia una strada percorribile, anche se vanno studiate nel dettaglio le modalità e la relativa organizzazione”. 
Alan Conti

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