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mercoledì 28 marzo 2012

Celiaci, arriva il negozio di leccornie


Il logo di Glutenfreeworld.Eu presente nel negozio bolzanino

Marco Lenzi dopo una vita passata nell'azienda di ascensori si lancia in una nuova avventura sospinto dalla storia della figlia Deborah. "Basta coi pochi prodotti delle farmacie, intendiamo lavorare anche con i ristoratori". 

BOLZANO. Regola numero uno: la celiachia non è una malattia, ma un'intolleranza e come tale va trattata senza vergogna. Marco Lenzi, una vita spesa a costruire un successo imprenditoriale con gli ascensori, ha deciso di puntare forte sul mercato di chi non tollera il glutine. Domani aprirà in Galleria Europa il suo "Glutenfreeworld.Eu ", un punto vendita con prodotti totalmente privi di glutine adatti a chi presenta questa fastidiosa intolleranza. Un campionario di alimenti freschi che nelle intenzioni dovrebbe diventare un punto di riferimento anche per i ristoratori. La scelta imprenditoriale di Lenzi è certamente una questione d’affari, ma dettata dall’affetto familiare: la piccola figlia Deborah di 9 anni, infatti, è celiaca.
"Alle soglie della pensione mi concedo un bel colpo di testa" scherza Lenzi che invece dimostra di conoscere a fondo la materia e di non apprestarsi affatto ad un salto nel buio. "Ero stufo di girare l’Italia riempiendo la macchina di prodotti squisiti che qui in Alto Adige non riuscivo mai a trovare. Non trovo giusto, oltretutto, che chi soffre di questa intolleranza debba essere condannato a mangiare unicamente pasta e quei tre prodotti surgelati proposti dalle farmacie". Già, perché inserirsi in questo genere di commercio non è facile data l’esistenza dell’esenzione sanitaria. "Si può arrivare fino a un massimo di 140 euro mensili – continua Lenzi – e per ora sono solo le farmacie che vengono autorizzate dall’Asl alla vendita. Dal canto loro i farmacisti hanno tutto l’interesse a mantenere questo monopolio, quindi diventa difficile pensare di far loro concorrenza. Ora, però, con le liberalizzazioni di Monti abbiamo speranza anche noi privati ed entro luglio contiamo di ricevere il nullaosta dall’Asl". Oltre all’aspetto tecnico, tuttavia, c’è pure una motivazione sociale nell’alternativa alla farmacia. "Con la questione del ticket si presenta la celiachia alla stregua di una malattia, così molti si vergognano di dichiararla. In realtà è perfettamente comparabile con, per esempio, l’intolleranza al lattosio: nessuno, però, ha timore di dichiarare che non mangia formaggi o beve latte. La mentalità va cambiata e io a mia figlia ho sempre detto di sbandierare ai quattro venti la propria celiachia perché è più sicuro e non c’è nulla da temere". Non a caso il mirino di Lenzi è ben puntato su tutte le intolleranze: "L’obiettivo del negozio è di arrivare a offrire opportunità alimentare che estinguano la bellezza di undici intolleranze in generale. Vogliamo essere un’alternativa". D’accordo, ma cosa si può trovare di veramente nuovo? "Dalla sacher fresca alla pasta napoletana, passando per i prodotti della tradizione altoatesina oppure dolci per le ricorrenze. Lo spettro sarà ampio perché intendiamo abbattere il tabù del celiaco che non può mangiare nulla e proporre una soluzione in più in chiave turistica". Viaggiare con l’imposizione di dover prestare attenzione a qualsiasi cibo, infatti, non è sempre facile. "Bisogna sempre farlo presente e sperare che chi hai di fronte dimostri sensibilità. Con il negozio cercheremo da una parte il contatto con esercenti altoatesini fornendo periodicamente alimenti monodose freschi da preparare al momento e dall’altra venderemo singoli pasti ai turisti celiaci da proporre dove vengono ospitati. Ricordiamoci che molto spesso basta un singolo celiaco per garantire una decina di clienti in più e questo in provincia di Bolzano dobbiamo ancora capirlo". In altre zone, invece, l’attenzione è più alta? "In Emilia Romagna, per esempio, sono molto più strutturati. Bisogna superare quell’atteggiamento misto tra diffidenza e vergogna perché l’unica strada è trovare delle contromisure efficaci". Bolzano, comunque, è solo il primo mattoncino: "Abbiamo già in previsione 15 aperture nei prossimi tre anni, tra cui i maggiori centri dell’Alto Adige, Trento e Verona. Credo fortemente in questo progetto imprenditoriale e sociale". Il sorriso della piccola Deborah, infine, sarà certamente la ricompensa più gradita.


COS’E’ LA CELIACHIA
La celiachia è un’intolleranza permanente a una componente alcol solubile del glutine chiamata gliadina. Il glutine altro non è che un insieme di proteine contenuto nel frumento, nell’orzo, nel segale, nel farro e  nel kamut. Tutti gli affetti da celiachia, pertanto, non possono alimentarsi con prodotti che siano direttamente prodotti con queste materie prime o anche semplicemente contaminati. Si tratta, infatti, di alimenti che possono diventare tossici per il loro organismo. L’intolleranza non presenta una rigida trasmissione genetica mendeliana, anche se presenta un certo grado di familiarità: di fatto con un parente diretto celiaco non è matematico esserne affetti, ma potrebbe esserci qualche possibilità. Ingerire glutine provoca nei celiaci fastidiose e pericolose lesioni della mucosa intestinale che regrediscono unicamente adottando un dieta ferrea priva di questa sostanza. Purtroppo questa intolleranza permane per tutta la vita, quindi non esiste altra soluzione a un’alimentazione costantemente controllata. I cibi che maggiormente vengono adottati sono quelli a base di mais, grano saraceno, miglio, soia, amaranto o quinoa in associazione con frutta, verdura, pesce, carne e formaggi: non è affatto vero, insomma, che i celiaci non possano mangiare nulla. Ovviamente sono da evitare pasta, pane, pizza e molti derivati, quindi il campo della scelta inevitabilmente si restringe.
 In Alto Adige, comunque, gli iscritti all’Associazione Celiachia Italiana sezione di Bolzano sono 520, ma si calcola che i pazienti sotto cura e controllo siano un migliaio. In realtà molto spesso vergogna o timore sociale impediscono agli intolleranti di dichiararsi celiaci. E’ ipotizzabile, dunque, che anche in provincia ci siano diversi casi non segnalati e una stima di massima fissa un massimo di 4.000 casi. Il rapporto statistico medio di celiaci, infatti, si attesta su un’intolleranza ogni cento abitanti.
Alan Conti

Un grande concerto per ricordare McAnthony


George McAnthony nella sua condizione "naturale": su un palco country
Il 21 aprile al palaghiaccio di Appiano si riuniranno moltissimi amici del grande musicista country. Una serata internazionale svolta sul leggendario palchetto di George.

BOLZANO. Balli e musica country nel paese natio sul piccolo palco di legno che era il suo orgoglio. E’ particolare e sentita la serata che gli amici musicisti di Gorge McAnthony hanno organizzato per ricordarlo. Il 21 di aprile a partire dalle 19, infatti, il Palaghiaccio di Appiano sarà teatro del primo “Memorial George McAnthony”, il grande artista di musica country scomparso improvvisamente nello scorso luglio stroncato da un infarto. L’evento coinvolgerà moltissimi amici di McAnthony, molto amato nell’ambiente musicale altoatesino, nazionale ed internazionale. Nella serata presentata da Roland Leitner ed Agostino Accarrino, quindi, si alterneranno personaggi noti nel panorama musicale locale come Francesco Tono, Hanno Deluggi che dirigerà il coro della scuola elementare di Appiano, Aaron Mayr, Nice Price Acoustic Band, Flavio Delladio, Freeway 101, Tennessee River Country Band, Spolpo Blues Band, Jambalaya News, Elmar Streitberger con i Dalton of Swing, Timmel Truck, Rattlesnake e Westbound. Curiosa la formula: a ogni band viene concesso lo spazio per suonare tre brani, di cui uno del repetorio di McAnthony.
 Come noto, però, il country vive solo a metà senza il ballo, quindi le danze avranno ruolo principale anche durante la serata di Appiano nell’accompagnamento alla musica. Le coreografie saranno assicurate da numerose scuole di ballo line dance provenienti da tutta Italia e da Paesi esteri come Francia, Svizzera, Belgio e Austria. L’intero concerto, dunque, avrà un profumo internazionale, varcando i confini proprio come fece George durante la sua luminosa carriera. Oltre all’amatissimo Belpaese, che nei suoi tour ha girato in lungo e in largo, il musicista nativo di Appiano si è esibito moltissimo in Austria, Svizzera, Francia e Stati Uniti, patria assoluta del genere. Proprio negli States aveva inciso la sua ultima fatica “Dust Off My Boots” collaborando con mostri sacri del country come Brent Mason (chitarrista, tra gli altri, di Shania Twain e Willie Nelson), Paul Franklin (Dire Straits, Mark Knopfler) e Mike Johnson (Kenny Rogers). Non a caso McAnthony riuscì a mettere in bacheca l’ambito premio come “Miglior Artista e Miglior Brano Europeo dell’Anno. Una così fervente attività artistica, però, non ha distratto George da quei progetti di volontariato sociale che seguì con grande spirito di solidarietà e che lo impegnavano tra l’Alto Adige e l’Africa. In occasione della serata di memoria saranno raccolte offerte da parte della Caritas per la costruzione di quattro scuole in Etiopia a lui intitolate. Tutti gli artisti coinvolti, inoltre, parteciperanno a titolo gratuito alla serata senza percepire alcun tipo di compenso. Le esibizioni, invece, avverranno su quel palco di legno che George si costruì da solo e portava con sé in tutti i suoi concerti: un marchio di fabbrica che lo rendeva unico come la sua storica frase finale “Buenas noches coccodrillos, ciao ragazzi alla prossima”.
 L’idea di una serata di festa e allegria per ricordare McAnthony è stata promossa dalla compagna Luciana che assieme a mamma Dora e al fratello Gerhard hanno contattato gli amici musicisti, contando sulla disponibilità dell’Hockey Club di Appiano che ha messo a disposizione le strutture. L’entrata sarà libera e all’interno del palaghiaccio sarà montato uno stand gastronomico. Praticamente certa una forte affluenza internazionale e il Comune di Appiano, in collaborazione con l’Associazione Turistica Appiano, ha già predisposto un piano di informazione e orientamento per i turisti. 
Alan Conti
 

L'11 settembre spiegato da chi aveva tre anni



 Una celebre immagine dell'attentato del 2001 

I ragazzi delle terze della scuola media "Fermi" coinvolti in un progetto legato all'attentato delle Twin Towers. Il vicepreside Gobetti: "Non ne hanno avuto esperienza diretta, giusto aiutarli a storicizzare.

BOLZANO. Sembra ieri, ma non è così e adesso l’11 settembre bisogna cominciare a raccontarlo alle nuove generazioni. Il giorno che retorica vuole abbia cambiato il mondo è stato il protagonista di un bel progetto organizzato dalla scuola media “Fermi” presentato ieri mattina alla presenza della Sovrintendente Nicoletta Minnei e dell’assessore comunale alle politiche sociali Mauro Randi. "I ragazzi di tutte le nostre tre classi terze – spiega il vicepreside della scuola Fermi Giuliano Gobetti – avevano tre anni quando avvenne il crollo delle torri gemelle. Chiaramente non se ne ricordano e per la prima volta abbiamo dovuto pensare a un modo per sensibilizzarli su questa vicenda impedendo che la percepiscano lontana come la Rivoluzione Francese". Non è facile da immaginare, ma chi non ha vissuto in prima persona le immagini di una tragedia in diretta può legittimamente innescare processi di storicizzazione differenti, a maggior ragione se parliamo di adolescenti. Attorno a “11/9”, inoltre, è anche fiorita una nutrita letteratura intinta nella dietrologia: si racconta, insomma, tutto e il contrario di tutto. "Vero – continua Gobetti – ed è per questo che abbiamo ritenuto utile inquadrare bene i fatti ponendo grande attenzione ai loro riflessi sul mondo contemporaneo. E’ innegabile, infatti, che molte vicende del nostro tempo siano fortemente influenzate dalla strage di New York".
 Nasce così, dunque, la linea del tempo con documenti e testimonianze presentata ieri. La prima pietra, però, è stata piuttosto curiosa. "Siamo partiti chiedendo ai ragazzi di indagare in famiglia testimonianze, ricordi, esperienze e reazioni dei propri genitori. Il crollo delle Twin Towers ha segnato la memoria di molti e le indicazioni sono state interessanti. Ovviamente abbiamo anche registrato sensibilità molto differenti". Non è un mistero che nella scuola media di Oltrisarco la percentuale di stranieri tra il 30 e il 40% sia tra le più alte della città: dipende anche da questo la differente sensibilità delle famiglie? "In verità non molto, ma si tratta per di più di differenti contesti culturali o educativi indipendenti dalla nazionalità. Diciamo che abbiamo notato qualche differenza in più affrontando il discorso della salvaguardia dei diritti umani". Con un vero lavoro di storiografia, infatti, i ragazzi hanno agganciato la cronaca dei giorni nostri all’attentato terroristico. La Primavera Araba, quindi, è stata letta in parte come conseguenza di determinati fenomeni innescati quel giorno. "E’ stato spiegando queste manifestazioni – conclude Gobetti – che il tema dei diritti umani si è fatto pressante. Ho visto molti studenti colpiti dal fatto che ci siano ancora troppi Paesi che non li rispettano. Per qualcuno, oltretutto, si tratta della stessa Nazione dove si torna per le vacanze o incontrare alcuni parenti. Si è innescata una riflessione in modo naturale, senza cercare di dare risposte preconfezionate ma lasciando alle singole teste dei ragazzi il ragionamento". La giornata, infine, è stata completata da un incontro con alcuni adolescenti di origine libica ospitati come profughi in città. Giovani che hanno raccontato la loro esperienza a coetanei palesemente più fortunati: vita vera, altro che storia.
Alan Conti

martedì 27 marzo 2012

Cure Palliative ha la sua Oasis


La stanza "Oasis" inaugurata nel reparto di Cure Palliative
Oltre 24.000 firme raccolte dall'associazione "Il Papavero" per l'hospice finalmente inaugurato. Nei racconti dei famigliari e del primario Bernardo l'intensità di una realtà difficile da immaginare.

BOLZANO. "La degenza del mio parente in cure palliative è stata l'esperienza più bella della mia vita". Dietro la porta del neonato "Hospice" del reparto diretto da Massimo Bernardo è tutto così: si abbattono tabù e ribaltano concezioni comuni. L'inaugurazione ufficiale dei nuovi ambienti nati sull'onda delle 24.707 firme raccolte dall'associazione "Il Papavero- Der Mohn" è il presupposto per entrare in punta di piedi nelle sfumature di un'esperienza difficile da immaginare. "Accompagnare qualcuno nell'ultimo tratto della vita - spiega la presidente del "Papavero" Mara Zussan - è stato per me il più grande arricchimento. Conoscere la serenità e imparare ad affrontare la morte con naturalezza regalano una visione differente delle cose. Il dolore non si cancella, ma una nuova consapevolezza è un bene prezioso". È da qui che nasce il lavoro volontario di 580 iscritti che, giorno dopo giorno, si prodigano per aiutare pazienti e famiglie. La stanza relax chiamata efficacemente “Oasis” è il fiore all’occhiello del loro impegno: una cucina curata con divani comodi e grande attenzione ai piccoli arredi. Si respira aria di casa. "In questo stanzino – ci racconta una mamma che ha da poco perso il giovane figlio – ho pianto diverse volte e avvertivo la pesantezza di un ambiente esterno. Sembrano dettagli, invece in queste situazioni donare un briciolo di quotidianità attraverso l’arredamento può dare un grosso aiuto. Ci sono momenti in cui i famigliari hanno bisogno di raccogliersi o parlare di questioni che potrebbero spaventare i pazienti: giusto che abbiano uno spazio all’altezza". "Talvolta basta un tè di metà pomeriggio - le fa eco Zussan – per ricordare i gesti di casa e trasmettere serenità". “Il Papavero”, comunque, non si ferma qui e i prossimi obiettivi si chiamano “assistenza a domicilio” e, in un futuro più lontano, lo sganciamento dall’ambiente ospedaliero. "In ogni caso – spiega la segretaria Tatiana Wieser – siamo contenti del coinvolgimento popolare che siamo riusciti ad ottenere. E’ importante che anche chi fortunatamente non vive queste situazioni possa conoscere certe realtà".
  Durante la cerimonia immancabile la presenza delle autorità dall’assessore comunale Mauro Randi al direttore del dipartimento provinciale sanità Florian Zerzer, passando per il direttore di comprensorio Umberto Tait. La fotografia vera di quello che accade in queste corsie, però, arriva da un camice bianco e non dai discorsi ufficiali. E’ il primario Massimo Bernardo ad alzare un muro di serenità su temi che la società ha quasi reso tabù. "La consapevolezza della morte dovrebbe essere generalmente accettata, invece tende a sconvolgerci nel momento in cui diventa concreta e si avvicina. In quel momento, però, qualcosa si modifica nella persona e noi dobbiamo semplicemente essere bravi a condurre i pazienti e le famiglie in questa fase. La vita è tale dall’inizio alla fine: non si interrompe nel momento in cui si prende coscienza che a breve non ci saremo più". Dottore, ma come fa un medico a trovare sempre la forza di operare in contesti che appaiono comunque compromessi? "Perché non lavoriamo sulla malattia, ma sulla persona. Appurato il male lo mettiamo da parte e ci concentriamo sul rendere l’ultima parte di vita assolutamente perfetta. Si curano i dolori e si opera perché il paziente si rivolga solamente alle cose che ama fare verso una completa serenità. Nel concreto significa, per esempio, sanare rapporti logorati con i figli, passare molto tempo con chi si ama, dedicarsi alle proprie passioni, sposarsi o stare insieme al proprio animale da compagnia. Periodicamente celebriamo matrimoni e ospitiamo cagnolini: le dirò che negli incontri con i loro padroni ho assistito a scene di un’intensità inimmaginabile". A chiudere il racconto troviamo le lodi di un padre a tutto il team di Bernardo: "Prima di parlare cercano tutti di ascoltare e capire le tue esigenze. E’ una dote rara che rappresenta una mano tesa per chi vive attimi non facili. Basta aggrapparsi e loro ci sono. Sempre".
Alan Conti 
 

lunedì 26 marzo 2012

Da Qumran picconate ai Vangeli

La copertina del libro di Disertori edito Lucus
Il bolzanino Peter Disertori presenta oggi alle 18 alla biblioteca "Claudia Augusta" il suo saggio. Dai manoscritti misteriosi le parabole del Vangelo con altri rabbini. Si discute la storicità di Cristo.


BOLZANO. "La storicità di Cristo e gli stessi Vangeli vanno discussi tenendo ben presente gli interventi massicci dei Dottori della Chiesa". Peter Disertori, bolzanino oggi emigrato sulle sponde del Lago di Garda, presenterà lunedì pomeriggio alle 18 alla Bilbioteca Provinciale “Claudia Augusta” il suo nuovo libro “I segreti dei rotoli di Qumran”: un saggio che cerca di dare finalmente organicità alle tante discussioni che si sono accese attorno al ritrovamento di questi documenti misteriosi. I manoscritti scovati in undici grotte attorno a Qumran, infatti, rappresentano le uniche testimonianze di testi religiosi dell’epoca che non abbiano subito successivi interventi. "Si è scritto molto su questi ritrovamenti – spiega Disertori – ma ho sempre avvertito una certa confusione o parzialità. Da parte mia ho solo cercato di mettere ordine, ponendo delle domande più che dando delle risposte". Gli interrogativi, comunque, sono di quelli pesanti. "Prendiamo la storicità di Gesù Cristo. In questi documenti ritroviamo moltissime parabole di rabbini identiche a quelle presenti nel Vangelo. Non è impossibile che i Dottori della Chiesa abbiano semplicemente dato un nome unico ai vari protagonisti. Etimologicamente, oltretutto, Cristo non è nemmeno un nome, ma significa semplicemente “unto dal Signore”". Anche i Vangeli, comunque, appaiono a tratti confusi. "Gli stessi Luca e Matteo si contraddicono nello stilare la genealogia di Cristo. In un altro episodio della Bibbia si parla specificatamente della mortalità degli dei, in aperta contraddizione con uno dei fondamenti della religione cristiana". Anche i comandamenti di Mosè passano sotto la lente di Disertori: "Sono stati distrutti, ma c’è ragione di pensare che fossero più che altro direttive militari". “I segreti dei rotoli di Qumran” si inserisce in un filone che grandi romanzieri hanno sfruttato con successo. "Ovviamente il romanzo va considerato su un altro piano – conclude Disertori – e credo sia una fortuna. E’ assolutamente legittimo, per esempio, che Dan Brown possa costruire le proprie storie inserendo tutti gli elementi che ritiene opportuno senza per forza doverne dimostrare veridicità o storicità. Non bisogna mai prendersi troppo sul serio e la libertà del romanziere va tutelata".
Alan Conti  

domenica 25 marzo 2012

Il nuovo Lido? Quello degli anni '30


Un rendering dello studio Mottironi della zona del chiosco interno
Nel 2013 restyling della struttura di viale Trieste sotto tutela. L'ingresso tornerà nella palazzina principale, nuove cabine e raddoppio delle docce. Costo di 4 milioni, mentre per 1 milione si rifarà la vasca della coperta.

BOLZANO. Un restyling per il Lido che nel 2014 potrebbe cambiare volto e somigliare ancora di più all’opera originaria del 1931 di Ettore Sottsass considerata un capolavoro dell’architettura razionalista e posta sotto tutela. Le infiltrazioni d’acqua e una disposizione degli spazi che non è più funzionale spingono il Comune a rivedere complessivamente la struttura della piscina non nella zona delle vasche, ma nel complesso a “L”che corre parallelo a viale Trieste e piega verso la piazzetta dell’ingresso. Visto dall’interno si tratta del complesso spogliatoi, ingresso e ristorante con l’aggiunta dell’angolo occupato oggi dal chiosco addossato alla scala che conduce alla terrazza della pizzeria. L’ingegnere Matteo Mottironi ha presentato ieri alla commissione urbanistica comunale il progetto per il nuovo Lido da 4 milioni di euro che ha accolto consensi e attende solo il finanziamento. "La speranza è di partire con i lavori nell’autunno 2013 – le parole dell’assessore comunale ai lavori pubblici Luigi Gallo presente all’incontro – ma si tratta di un investimento importante che va approvato. La volontà, comunque, è di intervenire il prima possibile". Già sicuro, invece, il risanamento della piscina coperta. "Poseremo una vasca inox dentro quella attuale in piastrelle eliminando il problema delle infiltrazioni. I lavori saranno tra maggio e settembre del 2013, durante la chiusura estiva, con consegna a ottobre per un esborso pubblico di 1.017.000 euro".
  Il cambiamento vero, però, dovrebbe arrivare con la ristrutturazione complessiva dell’edificio secondo una filosofia funzionale e conservativa. L’idea del progetto firmato Mottironi, dunque, è quella di un’organizzazione interna più fluida in una struttura esterna che richiami quella originaria. Paradossalmente il nuovo Lido assomiglierà molto più a quello degli anni Trenta rispetto all’attuale, a partire dall’entrata che tornerà nel complesso principale. "E’ la prima soluzione per valorizzare nuovamente l’edificio architettonicamente più importante – le parole dell’ingegnere – garantendo al contempo una dislocazione dei percorsi verso spogliatoi e vasche migliore di quella attuale. Si accorceranno le distanze da percorrere per i 4.200 utenti giornalieri che la struttura raggiunge d’estate semplificando di molto pure il tragitto dei disabili, oggi difficoltoso". All’interno dello storico foyer, più ampio dell’attuale e impreziosito da uno storico disegno artistico a pavimento, ci saranno la cassa e i tornelli. Da quel punto si irradieranno i percorsi per gli spogliatoi che saranno rivisti con corsia per piedi scalzi, nuovi armadietti, vasca lavapiedi, ristrutturazione e raddoppio delle docce. Novità anche nell’edificio parallelo alla ciclabile: "Butteremo giù la muratura che oggi è al secondo piano per aprire con terrazze. Questo porterà a un rinnovo di alcune cabine in gran parte inutilizzate. Saranno mantenute le finestre originarie e, dove possibile, anche le porte, mentre il colore è ancora oggetto di discussione dato che in origine era un rosa salmone piuttosto appariscente con inserti nocciola". A livello tecnico sarà rifatto interamente l’impianto elettrico, svolti lavori di impermeabilizzazione, predisposta una copertura termica per il complesso spogliatoi, mentre all’interno di uno dei due vecchi negozi presso l’entrata principale sarà realizzato un piccolo museo del Lido. Cambiamenti, inoltre, anche per il chiosco all’interno che sarà staccato dalla scala e riportato nell’originaria posizione all’angolo del porticato, ripristinando una linea architettonica più accattivante per la stessa scala. Saranno interamente eliminate, infine, le barriere architettoniche che oggi rendono il Lido una delle strutture di più difficile accesso per i disabili.
Alan Conti
 

Vertritt die Svp die Interessen der Suedtiroler?

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La divisa? Roba da donne


Tre carabinieri durante l'incontro tenutosi al Circolo Ufficiale (foto Valletti)
Al Circolo Ufficiali l'incontro tra l'assessore Bizzo e alcune rappresentanti delle forze dell'ordine. "Siamo una risorsa in più" e la bella notizia è che è sembrato un incontro inutile.

BOLZANO. Fiocco rosa sulle divise per migliorare l’operato delle forze armate e dell’ordine. Municipale, alpini, guardia di finanza, polizia e carabinieri: nessuno, giustamente, chiude più le porte alle donne e in molti hanno compreso il potenziale qualitativo di questa scelta. Ieri l’assessore provinciale Roberto Bizzo ha voluto incontrare alcune rappresentanti delle agenti per raccogliere la loro esperienza a pochi giorni dalla festa della donna. La buona notizia è che è sembrato un incontro non necessario: la presenza femminile nelle forze dell’ordine, infatti, è ormai considerata abituale da buona parte della popolazione, sicuramente non un evento eccezionale. Oltre ogni retorica, quindi, il bello è scoprire come la loro presenza possa arricchire il lavoro di chi fa rispettare le regole o protegge la popolazione.
 "Fortunatamente – comincia la coordinatrice della viabilità esterna della municipale Stefania Gobbato – ormai nel nostro campo la differenza la fanno le qualità professionali e non certo il genere. Ovviamente siamo tutti responsabili delle stesse mansioni, ma è innegabile come ci possano essere situazioni dove la sensibilità, l’intuito e la disponibilità all’ascolto delle donne può diventare una risorsa in più. Penso, per esempio, a quando abbiamo a che fare con i minori o con le donne vittime di violenza: è logicamente più facile per loro aprirsi se di fronte avvertono solidarietà femminile. Altrettanto onestamente bisogna riconoscere che possono esserci attività più indicate per gli uomini". Basta, insomma, alla solita retorica del farsi rispettare o della vita di caserma: il gentil sesso vuole essere semplicemente una risorsa in più. Concorda pienamente la dirigente del Commissariato di polizia a Merano Cinzia Celluci. "Io fui una delle prime a entrare nelle forze dell’ordine e posso dire che adesso la situazione si è modificata. Abbiamo aperto una strada e giustamente in molte ci hanno seguito. Onestamente non abbiamo incontrato particolari problemi e le pari opportunità sono sempre state rispettate, in particolare in una realtà come quella altoatesina. Ora dobbiamo tutte insistere nella realizzazione di tutti i nostri obiettivi, ma è altrettanto importante che nessuna di noi perda mai la propria femminilità. Arruolarsi non deve mai essere considerata una rinuncia a qualcosa". Poco più in là il capitano Alessia Elia ha lo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore. "Sono entrata in guardia di finanza perché fin da bambina è stata una passione che ho coltivato in famiglia. Sono sempre stata contenta e orgogliosa della scelta che ho fatto. Le operazioni che ci sono assegnate, comunque, possono tranquillamente essere svolte da uomini e donne senza distinzione". Curiosa, invece, la testimonianza di Raffaella Viscolo del reggimento alpini di Vipiteno impegnata nei mesi scorsi in missione in Afghanistan. "E’ stato bello confrontarsi con le donne locali incuriosite dalla nostra presenza. In molte ci hanno chiesto come fosse possibile che in Italia si concedesse alle donne la carriera militare: è stato un vero e proprio scambio culturale. Chiaramente si sono spinte al dialogo proprio perché siamo donne e in questo senso possiamo essere molto preziose in determinati scenari". Efficace, dal canto suo, l’intervento del carabiniere Fiorenza Milani: "Ci chiedono spesso della nostra condizione in un ambiente prettamente maschile. Bene, è esattamente come quando da piccoli si gioca a pallone in cortile: esistono le squadre miste e ognuno svolge al meglio il proprio ruolo per raggiungere l’obiettivo della vittoria. Non ci si pone il problema della differenza di genere". Chiusura con Cristina Benussi della Croce Rossa Italiana: "Noi svolgiamo un ruolo più socio-assistenziale, ma è giusto rendere omaggio anche a chi si spende con passione in questo genere di volontariato". 
Alan Conti

venerdì 23 marzo 2012

Adunata, per i bar ordini aggiuntivi del 500%


Un'immagine dall'ultima Adunata di Torino
Nell'abbazia di Novacella un primo vademecum di Confesercenti su suolo pubblico, registratori di cassa, orari e dipendenti. Intanto cominciano le prima sorprendenti previsioni degli operatori.

BOLZANO. L'Adunata degli Alpini sarà certamente un affare per gli esercenti bolzanini, ma al momento dietro i banconi a farla da padrone sono il timore di sbagliare le previsioni e la necessità di ottenere chiarezza sui regolamenti. I circa cinquanta esercenti che si sono presentati ieri pomeriggio presso l'Abbazia di Novacella all'incontro specifico organizzato da Confesercenti sono testimonianza diretta di un interesse più che diffuso in città. Dall’occupazione del suolo pubblico alle ipotesi di approvvigionamento: per baristi e ristoratori l'Adunata assomiglia a una mano di poker in cui alcune carte sono scoperte e le altre tutte da indovinare. L'impressione è che molto si giochi sulle stime con i bar piú grandi che calcolano almeno un 500% in più di forniture e 5-6 collaboratori di rinforzo.

SUOLO PUBBLICO. A fare chiarezza ci prova la direttrice dell'ufficio comunale attività economiche Fabiola Petilli: "Chi possiede già un'occupazione potrà levare i tavolini e installare un banco di mescita. Chi ne è privo, invece, può usufruire di 3 mq aggiuntivi all'esterno sistemati in modo che non pregiudichino i 3,5 metri di passaggio di sicurezza per le emergenze. I prodotti somministrabili sono esclusivamente quelli previsti dalle singole licenze: niente autorizzazioni per grigliate o eventi musicali".

REGISTRATORI DI CASSA. Lorenzo Maron, professionista del settore, prospetta tre soluzioni legate alle casse. "Ci si può munire di misuratori fiscali aggiuntivi che vanno richiesti in anticipo e noleggiati prevedendo chiusure fiscali apposite oppure arrangiarsi con ricevute fiscali o scontrini manuali. In ogni caso è meglio prima incassare e poi somministrare cibo o bevande: si corrono meno rischi di incorrere in infrazioni".

ORARI E DIPENDENTI. Il Comune, come noto, autorizzerà l'apertura fino alle 3 di notte di venerdì e sabato, mentre il resto dovrebbe essere come da licenza, ma non sono da escludere altre novità. Molti esercenti, inoltre, si doteranno di personale aggiuntivo "ed è doveroso - precisa Mirco Benetello, segretario di Confesercenti - rivolgersi ai propri consulenti per i necessari inquadramenti contrattuali. Attenzione alle assicurazioni in caso di infortunio".
 
LE PREVISIONI. È lo stesso Benetello, comunque, ad ammettere alcuni interrogativi. "Purtroppo è molto difficile consigliare gli iscritti su modalità e quantità di approvvigionamenti perché non sappiano nemmeno noi esattamente cosa aspettarci e come si organizzerà la mobilità. Molto dipende dall’ubicazione dell’esercizio: in genere prevedo grande affluenza a ridosso del percorso della sfilata, allo scioglimento  e nel centro storico. Saranno determinanti pure gli accampamenti e tra un paio di settimane conto di avere in ufficio la loro mappa precisa che tutti gli esercenti possono venire a visionare". Eva Pasello, titolare del bar “Persefone” di via Rovigo chiede chiarezza: "Capisco non sia facile, ma abbiamo bisogno di parametri certi su cui poggiare le nostre decisioni. Non bisogna farsi cogliere impreparati". Arrivano, comunque, le prime stime “gestionali” da parte di Francesco Bianchi del bar “Romagnolo” di piazza Matteotti: "Personalmente ho calcolato come minimo un 500% in più delle forniture con contratti di garanzia che prevedano il reso come funziona per i giornali e almeno 6 dipendenti di supporto durante i tre giorni di massima affluenza".
Alan Conti
 

giovedì 22 marzo 2012

Lillo: "Sulle semirurali niente cappelli politici"


Una classica semirurale del Rione Dux
Il consigliere comunale ex presidente di Don Bosco prende posizione. "Ben venga la consultazione per tutti i cittadini, lì ci andava anche il centro civico"

BOLZANO. Il Comune conosce da mesi l’empasse sul delicato nodo del museo dedicato alle Semirurali, ma non ha mai fornito alcuna risposta se non l’alternativa di un’esposizione sul Lager all’interno della casetta di via Bari. Sulla questione sollevata dalla richiesta di consultazione popolare di alcuni consiglieri dell’opposizione all’interno della Circoscrizione interviene anche l’ex presidente di Don Bosco Enrico Lillo, oggi vice capogruppo comunale di Pdl-Berlusconi Presidente. "Da tempo pende una mia mozione sulla questione, ma è necessario che sulla questione, importante storicamente, non venga apposto nessun cappello politico". Del museo, d’altronde, se ne parlò anche durante la sua presidenza. "Si era predisposto un progetto che doveva trasferire il centro civico all’interno della casetta come “supporto” alle testimonianze del “Rione Dux”. Sarebbe stata un’opera di importante rivalutazione della zona". Ora, però, è spuntata l’alternativa “Lager” "che non ha alcun senso – attacca Lillo – perché si intende mettere una di fronte all’altra due storie che non possono essere contrapposte. Tutti sappiamo quali sofferenze e tragedie abbia comportato il campo di concentramento, ma si tratta di contesti differenti seppur abbiano qualche contatto nelle tante storie di residenti nelle Semirurali che hanno portato conforto agli internati". L’ex presidente di Quartiere, infine, chiude la porta ai partiti e apre al referendum. "Ben venga il voto che potrebbe anche portare alla scoperta di nuovi reperti o testimonianze. Non c’è motivo, invece, di dividere la memoria storica di un importante momento di sviluppo per Bolzano come l’industrializzazione ad attività di destra o sinistra. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti".
Alan Conti
 

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mercoledì 21 marzo 2012

Scuola e mestieri: si va verso gli stati generali


Un giovane artigiano al lavoro
A settembre incontro tra scuola imprenditori, artigianato e associazioni datoriali: in vista progetti strutturati e da estendere a tutte le scuole. E gli iscritti agli istituti tecnici aumentano

BOLZANO. La sinergia tra mestieri e scuola diventerà sistematica e a settembre andrà in scena un incontro programmatico con le associazioni datoriali. In agenda, insomma, si profilano veri e propri Stati Generali, con tanto di convegno, che determineranno iniziative, progetti e attività che legheranno sempre più gli istituti tecnici professionali al mondo dell’industria, imprenditoria, artigianato e commercio. L’obiettivo è di spianare la strada che conduce al mondo del lavoro favorendo contatti con le aziende già in tenera età e ricalibrare l’orientamento, oggi sempre più determinate. A spingere sul tasto dell’acceleratore c’è l’assessore provinciale alla scuola italiana Christian Tommasini, spalleggiato dalla sovrintendente Nicoletta Minnei e da alcuni dirigenti degli istituti tecnici.
 "Intendiamo rendere questo rapporto continuativo e sistematico – le parole di Tommasini – quindi a settembre metteremo in piedi un importante incontro con le associazioni da cui scaturiranno linee concrete di intervento. Sarà una sorta di tavola programmatica cui probabilmente abbineremo un convegno pubblico che coinvolga la cittadinanza interessata". Oltre a un discorso professionale, infatti, la rivalutazione dei mestieri nasce anche da un cambio di mentalità. "Da anni insistiamo perché si dia agli istituti tecnici la stessa dignità qualitativa dei licei. Si tratta di percorsi didattici di livello che conferiscono competenze importanti. Non è un caso che in Italia la nostra provincia sia l’unica ad aver registrato un'inversione di tendenza nelle iscrizioni rispetto all’eccessiva liceizzazione che si stava verificando. E’ innegabile, inoltre, che tra le responsabilità della scuola ci sia anche la capacità di guardare alla società e ai suoi sbocchi occupazionali. Non possiamo pensare che tutti i ragazzi diventino insegnanti, giornalisti o letterati: c’è bisogno di manualità e di artigianato". La Sovrintendente Minnei, dal canto suo, insiste sul tasto dell’orientamento: "Bisogna essere in grado di calibrarlo al meglio. Non è giusto pretendere scelte troppo precoci e vanno pensate possibilità di reindirizzamento in caso di errore, ma la strada della collaborazione con varie associazioni che ci hanno manifestato la loro disponibilità è quella giusta. Ora intendiamo definire iniziative e progetti sistematici che siano adatti al mondo scolastico, insistendo su un meccanismo che non spinga più verso i licei come unica scelta elitaria e di qualità".
 La nuova ventata di curiosità attorno ai mestieri da parte del mondo italiano viene salutata con favore dal dirigente dell’Istituto Tecnico Commerciale “Battisti” Alberto Delcorso: "Negli ultimi anni abbiamo un trend di costante crescita parallelo a una maggiore ricerca della professionalità. Non è un caso che la nostra scuola venga spesso accusata di essere troppo selettiva, ma intendiamo seguire la strada della qualità. Tutti i docenti sanno che i ragazzi devono raggiungere tassativamente certi standard. Ovviamente non si tratta di un cruccio di severità: è solo la conseguenza naturale di un mondo del lavoro dove le qualità individuali fanno sempre più la differenza tra un successo e un insuccesso. Abbiamo il dovere di essere sensibili mutuando criteri molto selettivi che un tempo venivano descritti come appannaggio esclusivo dei licei". Una bella panoramica di settore, infine, la offre il vicedirettore della scuola professionale “Einaudi” Marco Schöpf: "Ci sono corsi che al momento godono di grande appeal. I ragazzi, per esempio, sono davvero affascinati dall’automeccanica un po’ per passione un po’ trascinati da un mondo che esalta personaggi legati ai motori come i piloti Ferrari oppure Valentino Rossi. Per le adolescenti, invece, registriamo sempre molta attenzione per il corso di estetiste che trovano affine alla loro vita quotidiana. Grafica, infine, è costantemente tra i primi a riempirsi". 
Alan Conti

San Paolo avrà una nuova scuola


La scuola primaria di San Paolo che sarà ristrutturata
Presentato il bando per la struttura della primaria. Priorità alla separazione tra spazi didattici e aperti ad associazioni e cittadini. Lavori nel 2013, sarà pronta nel 2014

APPIANO. Scolari e associazioni vanno divisi: è questo il punto centrale della ristrutturazione che coinvolgerà nei prossimi anni la scuola primaria di San Paolo. Pubblicato ieri il bando di concorso per l’istituto che al momento ospita 8 classi, 137 scolari, 20 docenti e alcune importanti associazioni del territorio. La promiscuità tra dimensione scolastica e pubblica, però, sta danneggiando la didattica quindi il Comune di Appiano ha deciso di rivedere la suddivisione degli spazi prevedendo 3,8 milioni di euro per un’importante ristrutturazione che dovrebbe partire nel 2013. Perno centrale della riqualificazione, dunque, sarà la divisione tra zona per la scuola sul lato est e i locali destinati all’associazionismo o comunque alla vita pubblica nel tratto ovest. Il tutto in un’ottica che prevede un futuro aumento demografico con conseguente stima di una capienza massima di 220 alunni divisi in due sezioni.
LATO EST: LA SCUOLA. L’organizzazione interna si baserà sul principio delle unità didattiche e si suddividerà su due piani. Al livello inferiore sono previste 4 aule per il ciclo di I e II elementare, mentre al piano superiore le aule saranno 6 per le classi III, IV e V. Gli spazi dovranno rispondere a una logica didattica che si basa molto sul lavoro in piccoli gruppi, quindi saranno previsti angoli più raccolti o piccole nicchie in ambienti comunicanti, luminosi e caratterizzati da un arredo interno flessibile e dinamico. Previsto pure un laboratorio “Atelier” ,con cucinino comunicante con l’esterno, e isole telematiche con collegamento ad internet garantito da apposito server. Riscaldamento tutto a pavimento e tecnologia energetica certificata CasaClima A.
LATO OVEST: AULE PUBBLICHE. Previsti tre locali per giovani, gruppi e riunioni con accesso esterno indipendente come per la palestra e la biblioteca. Utilizzabile dai cittadini, ovviamente, anche la sala polifunzionale che rimarrà intatta. Sarà riprogettato completamente, invece, l’ambiente dedicato alle prove del coro che verrà dotato di angolo cottura e di un’acustica migliore. Profonda anche la rivisitazione della biblioteca che in 320 m² riunirà la collezione civica e scolastica con organizzazione a scaffale aperto, arredamento flessibile e zone lettura o multimediali. Doppia utenza, civica e scolastica, pure per la palestra che rimarrà praticamente identica fatta eccezione per ingressi esterni e accessi agli spogliatoi.
L’ESTERNO. L’entrata scolastica dovrà rimanere lungo la strada a nord, mentre le strutture utilizzate dal pubblico potranno essere raggiunte anche attraverso il cortile. Le dimensioni di quest’ultimo rimarranno identiche a quelle di oggi, ma i progettisti potranno intervenire sul padiglione della musica e sulla struttura che ospita le bancarelle del mercato. Lo spazio rimarrà a disposizione per le feste. Intoccabile è anche il campo giochi, ma è prevista la possibilità di edificare un piccolo edificio di supporto all’attività sportiva che non dovrà superare i 15 m². Rimarranno dieci, infine, i posti auto riservati al personale.
TEMPISTICA. Il campo delle scadenze, al solito, è minato dai sempre possibili contrattempi burocratici o tecnici. Al momento, comunque, dal Comune si aspettano la pubblicazione dei risultati del concorso nell’ottobre 2012, la partenza del cantiere nel 2013 per approdare all’inaugurazione ufficiale nel 2014. Al momento, però, c’è solo l’impalcatura teorica senza particolari stanziamenti a bilancio.
Alan Conti
 
SCUOLA PRIMARIA DI SAN PAOLO “FRITZ EBNER”
8 classi nel 2011/2012
137 scolari iscritti nel 2011/2012 (147 previsti il prossimo anno, 136 nel 2014/2015)
20 i docenti in pianta organica 2011/2012
1992 l’anno dell’ultimo ampliamento lato est
10 le aule di lezione presenti al momento oltre a sala polifunzionale, palestra, biblioteca e aula insegnanti
4116 i m² di superficie lorda
2127 i m² di superficie strettamente scolastica
11 m di altezza massima
3 m³/m² densità edilizia massima
10 metri la distanza minima dagli altri edifici (5 metri ad est per deroga)
15 m² il massimo di superficie utile per i locali di supporto al parco giochi
160/220 gli alunni divisi in due sezioni che la nuova scuola dovrà poter contenere secondo le stime comunali
Ottobre 2012 la pubblicazione dei risultati

Al voto per il museo delle Semirurali


Un'immagine delle semirurali (foto gruppo su facebook)
Dal consiglio di Quartiere la proposta di una consultazione dopo il dietrofront della maggioranza sulla casetta di via Bari. Referendum per tutti o urne solo per qualcuno? Politica e cultura si dividono e l'alternativa sarebbe la memoria del Lager. 

BOLZANO. Una consultazione popolare per spingere l’amministrazione ad aprire finalmente il museo delle semirurali. Potrebbe essere un referendum a decidere le sorti dell’ultima casetta sopravvissuta al civico 31 di via Bari storicamente promessa alla memoria del “rione Dux” e oggetto nei giorni scorsi di un dietrofront della maggioranza in consiglio di Circoscrizione a favore di un’esposizione dedicata al Lager. I consiglieri d’opposizione, guidati da Marco Caruso in quota Unitalia, hanno però scovato un cavillo all’interno del Regolamento di Decentramento Comunale che permette di indire una consultazione popolare a fronte della richiesta di un terzo dei consiglieri. Incassato il sostegno dei colleghi Pdl Francesco Mafrici, Pierpaolo Terranova e Walter Seppi la richiesta è subito finita sulla scrivania del presidente di Don Bosco Lino Morabito che ora dovrà stabilire modalità e data secondo i dettami del segretario generale del Comune. L’articolo 55 del Regolamento parla di “specifiche consultazioni di categorie o settori della popolazione” ed è attorno all’interpretazione di questo rigo che si definirà il voto: ristretto alle sole associazioni culturali secondo il presidente Morabito e l’assessore al decentramento Luigi Gallo, aperto a tutti i residenti del Quartiere per i firmatari della richiesta, allargato a tutta la città per studiosi che hanno lavorato moltissimo sulle Semirurali come Emo Magosso ed Enio Marcelli. Su Facebook, intanto, è già nato il gruppo “Vogliamo il Museo delle Semirurali” che ha già raccolto 100 adesioni con una sorprendente fascia d’età maggiormente rappresentata tra i 25 e i 34 anni.
 LA CULTURA. "Avevo quasi perso le speranze – le parole di Enio Marcelli, ex presidente di Circoscrizione e autore di alcun e pubblicazioni sulle Semirurali – per un museo che sarebbe un atto culturale dovuto al cambiamento più importante della città. Ricordiamo che fu il “Rione Dux” a innescare i processi di industrializzazione e italianizzazione che modificarono il volto di una Bolzano che in brevissimo tempo passò da 35.000 a 100.000 abitanti. Credo, inoltre, che non si possa comprimere un tema talmente delicato come il Lager nel piccolo spazio della casetta. La consultazione, in ogni caso, dovrebbe insistere su tutto il territorio perché molti degli ex abitanti delle Semirurali risiedono oggi in altri quartieri". Stessa lunghezza d’onda per il fotografo e presidente del Circolo Culturale Don Bosco Emo Magosso: "Non si può ridurre la questione a una singola porzione di Bolzano. Speriamo nella collaborazione e nella convinzione delle nuove generazioni che magari hanno avuto i genitori o i nonni che abitavano nelle casette. Da parte mia sono disposto a donare tutto il materiale che ho raccolto dal ’73 in poi, compreso un prezioso archivio di don Gaetano Prati che ci è stato donato".
 LA POLITICA.Da un punto di vista politico, comunque, la polemica comincia a infiammarsi perché la richiesta rappresenta una novità e non esistono precedenti. "Finalmente un atto di democrazia diretta – attacca Caruso – contro un’amministrazione che si rimangia le promesse. Non abbiamo nulla in contrario alla memoria del Lager, ma sarebbe un errore inserire la storia del campo di smistamento in una casetta e in un luogo che poco o nulla c’entrano con quelle vicende. Le Semirurali meritano un’esposizione e tutta la popolazione del quartiere ha il diritto di esprimersi a riguardo". "Aprire il centro civico e permettere a tutti gli interessati di votare – la proposta di Mafrici – per rendere giustizia a un progetto che è ora di portare a termine. Anteporre il Lager alle Semirurali non ha senso perché non possono essere considerati in alternativa. Le casette, comunque, vanno ricordate prima di correre il rischio di perderne la memoria". Frenata corposa, però, arriva dal presidente Lino Morabito: "Attendo in tempi brevissimi una risposta dal segretario generale del Comune su come muovermi in mancanza di precedenti. Personalmente ritengo che organizzare una consultazione di tutta la popolazione residente sia francamente troppo costoso e non è neppure chiaro chi dovrebbe, nel caso, finanziarla. Ritengo più appropriata una chiamata al voto, per esempio, dei soli presidenti delle associazioni culturali". Netta, infine, la posizione dell’assessore al decentramento Luigi Gallo: "Se Unitalia si immagina un referendum vero e proprio si sbaglia di grosso. Non ci sarebbe proporzione, infatti, tra il terzo dei consiglieri necessario per una simile consultazione e le 500.000 firme utili a un referendum. Meglio coinvolgere solo le associazioni popolari".
Alan Conti 
 

Gli italiani riscoprono i mestieri


La manualità torna protagonista nella formazione
Un'iniziativa dell'Apa indirizzata alle scuole medie per migliorare l'orientamento e far conoscere il mondo artigianale. Entusiasmo sopra le aspettative per percorsi con sbocchi occupazionali incoraggianti

BOLZANO. L’artigianato sfonda il muro delle scuole medie italiane, strizza l’occhio all’apprendistato e cerca di aprire nuove porte ai giovanissimi che si apprestano ad affrontare un mercato del lavoro complesso. Per quanto le varie riforme scolastiche abbiano cercato di attenuare le conseguenze di un’errata scelta di orientamento al termine delle medie, giocare d’anticipo per evitare di sbagliare strada e perdere tempo prezioso è ancora fondamentale per gli adolescenti. L’Apa ha quindi deciso di avviare alcuni incontri specifici all’interno di istituti comprensivi in lingua italiana sparsi sul territorio provinciale. Un totale di 9 scuole medie coinvolte e 650 alunni interessati a capire se nutrono la passione per la manualità e, nel caso, per quale settore. L’iniziativa è rodata da decenni nelle scuole tedesche, ma l’entusiasmo con cui è stata accolta dalle classi italiane ha sorpreso persino i vertici dell’associazione di via Artigiani. Oltre agli incontri con specialisti dei vari settori artigianali, l’Apa ha anche predisposto il sito internet www.ilmestieredeisogni.apabz.it dove i ragazzi possono svolgere un veloce giochino e capire quale può essere il mestiere più adatto loro. Non solo, per ogni categoria sono presenti tutti i contatti professionali e formativi dei vari distretti altoatesini oltre alla possibilità di iscriversi alla borsa apprendisti per offrirsi alle aziende sul territorio. Alla luce della revisione della legge sull’apprendistato e della crisi, insomma, il lavoro manuale torna ad essere centrale.
 "Lentamente stiamo cercando di cambiare la mentalità che divide nettamente tra lavoro manuale e intellettuale – le parole del vicepresidente Apa Ivan Bozzi – e ai giovanissimi suggerisco di rivolgersi verso mestieri altamente specializzanti. Penso, per esempio, agli installatori dove la professionalità è determinante e le capacità possono aprire porte importanti nel mondo del lavoro. Un posto sicuro e il grande potenziale che deriva da una forte tradizione d’apprendistato come quella altoatesina sono fattori che le famiglie cominciano a considerare non secondari rispetto ai percorsi universitari storicamente preferiti". Oggi più di una volta c’è la paura di sbagliare percorso di studi e ritrovarsi in ritardo già in giovane età. "Purtroppo è un rischio – continua Bozzi – e in un certo senso la strada dell’artigianato è da questo punto di vista un po’ più sicura. E’ difficile, infatti, che chi è più portato verso un mestieri tecnico si riscopra all’improvviso artista : a differenza di quanto si crede, oltretutto, ci sono ampie possibilità di passaggio tra professioni".  
 Nemmeno l’Apa, come detto, si aspettava un’adesione tanto entusiasta al progetto. "Sinceramente non avevamo ipotizzato subito un simile coinvolgimento da parte dei ragazzi – rivela il presidente Apa Gert Lanz – ma evidentemente la passione c’è. Il sistema di formazione duale è una possibilità che sul nostro territorio offre sbocchi importanti ponendo un freno a precariato e disoccupazione giovanile. I ragazzi hanno capito che si può sfruttare e si interessano: sicuramente il prossimo anno riproporremo l’iniziativa. Alcune scuole ci hanno già chiesto di tornare". Enrico Broccanello, membro della giunta Apa che ha curato gli incontri nelle scuole, affronta infine un altro nodo importante del settore: il riconoscimento del percorso formativo. "Il discorso sulla Maturità professionale è a un punto di svolta importante, ma è decisivo garantire più dignità a titoli prettamente artigianali come quello di “Mastro”. La professionalità, oltretutto, è in grado di aprire nuove opportunità anche all’estero, ma è necessaria un’armonizzazione maggiore nel riconoscimento dei vari titoli accademici". 
Alan Conti
 

lunedì 19 marzo 2012

Soll der Josefitag wieder Feiertag werden?

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Eurotherm, la versatilità come faro dei radianti


Da piccola iniziativa di un installatore, oggi l'azienda di Frangarto è leader nel campo dell'impiantistica, riscaldamento, raffreddamento e isolamento acustico.

BOLZANO. Basta un’idea e il sistema radiante vien  da sé.  La versatilità è il faro della Eurotherm di Frangarto che da piccola iniziativa di un installatore altoatesino è oggi una delle aziende leader nel campo dell’impiantistica, riscaldamento, raffreddamento, isolamento acustico e ricambio di aria all’interno degli edifici. I cantieri, logicamente, sono l’habitat naturale per lo sviluppo dei prodotti di punta dell’azienda, ma la chiave che l’ha portata alla ribalta è certamente la sua capacità di adattamento. Non si spiegherebbe, altrimenti, la capacità di intervento all’interno di edifici monumentali come la Certosa di Parma, così come nei grandi caseggiati di Casanova, passando per Il museo di Leonardo Da Vinci a Vinci oppure per un hotel totalmente biologico in Alto Adige. L’Eurotherm, insomma, ha saputo evolversi e in pochissimi d’anni è letteralmente esplosa sul mercato, sul territorio e nell’organigramma. Dalla sede di Pillhof, infatti, oggi Eurotherm conta avamposti in tutta Italia, ma anche in Irlanda, Repubblica Ceca, Slovacchia, Francia e Spagna, mentre il diagramma societario si è trasformato da lineare a stella.
 "Stiamo seguendo una strada di sviluppo – spiega l’amministratore delegato Christian Pezzei, figlio del presidente Cleto che nel 1984 assieme al socio Giuseppe Scarperi fondò l’azienda con grande fiuto imprenditoriale – che ci ha consentito di trasformare vari settori dell’azienda in “spin off” indipendenti". Eureca, per esempio, è il braccio aziendale più legato all’architettura e si occupa di operazioni progettistiche all’avanguardia come i rilevamenti termici all’interno dell’edificio oppure le mappature acustiche. Dati che sono nati come supporto all’attività principe dell’impiantistica e che ben presto si sono rivelati oro colato sulle carte dei progettisti. "Abbiamo capito, quindi, che poteva essere utile sia per l’uso integrato e funzionale per Eurotherm sia per le sue attività singole come servizio. Abbiamo quindi sciolto la briglia e permesso di svolgere operazioni in autonomia". Procedimenti del tutto simili stanno alla base di Enetec (focalizzata maggiormente su sviluppo prodotti e produzione), Ecoform (settore imballaggio ed eps alimentare e industriale), Ecoen (green power) ed Eurass (assistenza di cantiere con otto dipendenti che funziona anche da feed back). Stampella e propellente di tutto, però, sono gli installatori autonomi. "Sono il nostro tramite con la committenza – continua Pezzei – quindi giocano un ruolo chiave. Proprio per questo stiamo formando professionisti che hanno scelto le nostre tecnologie per la comunicazione. Si tratta di artigiani in grado di eseguire perfettamente i nostri lavori e, al contempo, consigliare le nostre soluzioni. Un arricchimento bilaterale che speriamo possa portare vantaggi a tutti". E’ anche sul campo, però, che nasce la ricerca: "Cerchiamo attentamente nuove vie di sviluppo e nel nostro centro dedicato in azienda possiamo seguire l’intera filiera dalla carta al prodotto finito. Al momento stiamo sviluppando un sistema di gestione domotica di temperatura, ricambio aria e umidità divisibile anche per singole stanze". Input, comunque, arrivano pure dall’esterno: "Ci chiedono di sviluppare idee e per noi è sempre stimolante perché si tratta di banchi di prova per valutare la nostra qualità". Pare incredibile, eppure si tratta di studi che possono anche migliorare la vita condominiale. Da qui, infatti, nasce Silentium: tecnologia di isolamento acustico all’avanguardia. "Il risultato migliore è la sostanziale riduzione del rumore causato dai passi sul pavimento. La scelta dei materiali è in questo caso determinante". E’ più complesso, però, intervenire sul costruito. "In linea di massima sì – ammette Pezzei – ma le ristrutturazioni possono tranquillamente portare a nuove soluzioni di riscaldamento, isolamento acustico, raffreddamento o quant’altro". Proprio il fresco è la porta verso il mercato meridionale: "Al Sud c’è grande attenzione verso queste tecnologie e la richiesta si basa principalmente sulla velocità di esecuzione. In Alto Adige, al contrario, il primo fattore considerato è spesso l’efficienza. Bisogna saper rispondere a entrambe e magari implementare la capillarità nel Centro Italia". Ad Alberobello, intanto, esiste un trullo con un sistema radiante targato Eurotherm: l’originalità non ha confini.
Alan Conti

SCHEDA
E-group raggruppa Eurotherm, Enetec, Ecoform. All’interno di Eurotherm troviamo le business units Ecoen, Eureca e Eurass.
Il fatturato dell’azienda è passato dai 12 milioni di euro del 2006 a più di 20 milioni di euro nel 2010.
Il personale è formato da 160 persone di cui 101 dipendenti e 59 agenti esterni. Nel dettaglio dei dipendenti 54 sono gli impiegati, 35 gli operai e 12 agenti interni. L’età media è di 38,9 anni, le donne sono 21 e gli uomini 139.
L’amministratore delegato di Eurotherm Christian Pezzei è il primo presidente del neonato consorzio italiano Q-Rad, con sede a Bolzano, che riunisce alcune aziende leader del settore sul territorio nazionale