Una celebre immagine dell'attentato del 2001 |
BOLZANO. Sembra ieri, ma non è così e adesso l’11 settembre bisogna cominciare a raccontarlo alle nuove generazioni. Il giorno che retorica vuole abbia cambiato il mondo è stato il protagonista di un bel progetto organizzato dalla scuola media “Fermi” presentato ieri mattina alla presenza della Sovrintendente Nicoletta Minnei e dell’assessore comunale alle politiche sociali Mauro Randi. "I ragazzi di tutte le nostre tre classi terze – spiega il vicepreside della scuola Fermi Giuliano Gobetti – avevano tre anni quando avvenne il crollo delle torri gemelle. Chiaramente non se ne ricordano e per la prima volta abbiamo dovuto pensare a un modo per sensibilizzarli su questa vicenda impedendo che la percepiscano lontana come la Rivoluzione Francese". Non è facile da immaginare, ma chi non ha vissuto in prima persona le immagini di una tragedia in diretta può legittimamente innescare processi di storicizzazione differenti, a maggior ragione se parliamo di adolescenti. Attorno a “11/9”, inoltre, è anche fiorita una nutrita letteratura intinta nella dietrologia: si racconta, insomma, tutto e il contrario di tutto. "Vero – continua Gobetti – ed è per questo che abbiamo ritenuto utile inquadrare bene i fatti ponendo grande attenzione ai loro riflessi sul mondo contemporaneo. E’ innegabile, infatti, che molte vicende del nostro tempo siano fortemente influenzate dalla strage di New York".
Nasce così, dunque, la linea del tempo con documenti e testimonianze presentata ieri. La prima pietra, però, è stata piuttosto curiosa. "Siamo partiti chiedendo ai ragazzi di indagare in famiglia testimonianze, ricordi, esperienze e reazioni dei propri genitori. Il crollo delle Twin Towers ha segnato la memoria di molti e le indicazioni sono state interessanti. Ovviamente abbiamo anche registrato sensibilità molto differenti". Non è un mistero che nella scuola media di Oltrisarco la percentuale di stranieri tra il 30 e il 40% sia tra le più alte della città: dipende anche da questo la differente sensibilità delle famiglie? "In verità non molto, ma si tratta per di più di differenti contesti culturali o educativi indipendenti dalla nazionalità. Diciamo che abbiamo notato qualche differenza in più affrontando il discorso della salvaguardia dei diritti umani". Con un vero lavoro di storiografia, infatti, i ragazzi hanno agganciato la cronaca dei giorni nostri all’attentato terroristico. La Primavera Araba, quindi, è stata letta in parte come conseguenza di determinati fenomeni innescati quel giorno. "E’ stato spiegando queste manifestazioni – conclude Gobetti – che il tema dei diritti umani si è fatto pressante. Ho visto molti studenti colpiti dal fatto che ci siano ancora troppi Paesi che non li rispettano. Per qualcuno, oltretutto, si tratta della stessa Nazione dove si torna per le vacanze o incontrare alcuni parenti. Si è innescata una riflessione in modo naturale, senza cercare di dare risposte preconfezionate ma lasciando alle singole teste dei ragazzi il ragionamento". La giornata, infine, è stata completata da un incontro con alcuni adolescenti di origine libica ospitati come profughi in città. Giovani che hanno raccontato la loro esperienza a coetanei palesemente più fortunati: vita vera, altro che storia.
Alan Conti
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