Un'immagine delle semirurali (foto gruppo su facebook) |
Dal consiglio di Quartiere la proposta di una consultazione dopo il dietrofront della maggioranza sulla casetta di via Bari. Referendum per tutti o urne solo per qualcuno? Politica e cultura si dividono e l'alternativa sarebbe la memoria del Lager.
BOLZANO. Una consultazione popolare per spingere l’amministrazione ad aprire finalmente il museo delle semirurali. Potrebbe essere un referendum a decidere le sorti dell’ultima casetta sopravvissuta al civico 31 di via Bari storicamente promessa alla memoria del “rione Dux” e oggetto nei giorni scorsi di un dietrofront della maggioranza in consiglio di Circoscrizione a favore di un’esposizione dedicata al Lager. I consiglieri d’opposizione, guidati da Marco Caruso in quota Unitalia, hanno però scovato un cavillo all’interno del Regolamento di Decentramento Comunale che permette di indire una consultazione popolare a fronte della richiesta di un terzo dei consiglieri. Incassato il sostegno dei colleghi Pdl Francesco Mafrici, Pierpaolo Terranova e Walter Seppi la richiesta è subito finita sulla scrivania del presidente di Don Bosco Lino Morabito che ora dovrà stabilire modalità e data secondo i dettami del segretario generale del Comune. L’articolo 55 del Regolamento parla di “specifiche consultazioni di categorie o settori della popolazione” ed è attorno all’interpretazione di questo rigo che si definirà il voto: ristretto alle sole associazioni culturali secondo il presidente Morabito e l’assessore al decentramento Luigi Gallo, aperto a tutti i residenti del Quartiere per i firmatari della richiesta, allargato a tutta la città per studiosi che hanno lavorato moltissimo sulle Semirurali come Emo Magosso ed Enio Marcelli. Su Facebook, intanto, è già nato il gruppo “Vogliamo il Museo delle Semirurali” che ha già raccolto 100 adesioni con una sorprendente fascia d’età maggiormente rappresentata tra i 25 e i 34 anni.
LA CULTURA. "Avevo quasi perso le speranze – le parole di Enio Marcelli, ex presidente di Circoscrizione e autore di alcun e pubblicazioni sulle Semirurali – per un museo che sarebbe un atto culturale dovuto al cambiamento più importante della città. Ricordiamo che fu il “Rione Dux” a innescare i processi di industrializzazione e italianizzazione che modificarono il volto di una Bolzano che in brevissimo tempo passò da 35.000 a 100.000 abitanti. Credo, inoltre, che non si possa comprimere un tema talmente delicato come il Lager nel piccolo spazio della casetta. La consultazione, in ogni caso, dovrebbe insistere su tutto il territorio perché molti degli ex abitanti delle Semirurali risiedono oggi in altri quartieri". Stessa lunghezza d’onda per il fotografo e presidente del Circolo Culturale Don Bosco Emo Magosso: "Non si può ridurre la questione a una singola porzione di Bolzano. Speriamo nella collaborazione e nella convinzione delle nuove generazioni che magari hanno avuto i genitori o i nonni che abitavano nelle casette. Da parte mia sono disposto a donare tutto il materiale che ho raccolto dal ’73 in poi, compreso un prezioso archivio di don Gaetano Prati che ci è stato donato".
LA POLITICA.Da un punto di vista politico, comunque, la polemica comincia a infiammarsi perché la richiesta rappresenta una novità e non esistono precedenti. "Finalmente un atto di democrazia diretta – attacca Caruso – contro un’amministrazione che si rimangia le promesse. Non abbiamo nulla in contrario alla memoria del Lager, ma sarebbe un errore inserire la storia del campo di smistamento in una casetta e in un luogo che poco o nulla c’entrano con quelle vicende. Le Semirurali meritano un’esposizione e tutta la popolazione del quartiere ha il diritto di esprimersi a riguardo". "Aprire il centro civico e permettere a tutti gli interessati di votare – la proposta di Mafrici – per rendere giustizia a un progetto che è ora di portare a termine. Anteporre il Lager alle Semirurali non ha senso perché non possono essere considerati in alternativa. Le casette, comunque, vanno ricordate prima di correre il rischio di perderne la memoria". Frenata corposa, però, arriva dal presidente Lino Morabito: "Attendo in tempi brevissimi una risposta dal segretario generale del Comune su come muovermi in mancanza di precedenti. Personalmente ritengo che organizzare una consultazione di tutta la popolazione residente sia francamente troppo costoso e non è neppure chiaro chi dovrebbe, nel caso, finanziarla. Ritengo più appropriata una chiamata al voto, per esempio, dei soli presidenti delle associazioni culturali". Netta, infine, la posizione dell’assessore al decentramento Luigi Gallo: "Se Unitalia si immagina un referendum vero e proprio si sbaglia di grosso. Non ci sarebbe proporzione, infatti, tra il terzo dei consiglieri necessario per una simile consultazione e le 500.000 firme utili a un referendum. Meglio coinvolgere solo le associazioni popolari".
Alan Conti
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