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giovedì 1 marzo 2012

La Diocesi insiste: "No al lavoro domenicale"


Pronto un manifesto da distribuire su tutto il territorio. I sindacati: "Impossibile l'aumento dei consumi  nel commercio". De Nicolò: "Intervenga la Provincia".
BOLZANO. Nessun aumento dei consumi e famiglie col fiatone costrette a rincorrersi senza nemmeno un giorno libero per stare assieme. L'offensiva della Diocesi di Bolzano e Bressanone contro la domenica lavorativa si intensifica. Dopo la prima pastorale del vescovo Ivo Muser sul valore del giorno di riposo e preghiera, infatti, è in arrivo un manifesto da distribuire su tutto il territorio provinciale condito da chiari inviti alla giunta di attivarsi per porre un freno autonomista alle liberalizzazioni romane. 
In una conferenza stampa tenuta ieri mattina all'interno del centro pastorale l'Alleanza per la domenica libera dal lavoro ha lanciato l'iniziativa "Di domenica? No grazie!" incassando l'appoggio delle sigle sindacali. Un manifesto con un carrello e il segnale di divieto troverà posto sui cartelloni di tutti i comuni altoatesini per ribadire l'invito a non recarsi alla cassa durante i giorni festivi. "Intendiamo mantenere vivo il dibattito su una questione socialmente fondamentale - le parole del presidente del forum delle associazioni cattoliche Herbert Denicolò - per pungolare la Provincia a un intervento celere di tutela per le famiglie altoatesine. Ci riempiamo la bocca di autonomia, ma credo che questioni come tradizione e vita sociale non possano essere considerate secondarie. La giunta riconsideri le priorità". Contro le domeniche incassa si schierano anche i sindacati che, per bocca del segretario Cgil Alfredo Ebner e con un comunicato congiunto di tutte e sigle ribadiscono "la contrarietà a un provvedimento che avrà pesanti ripercussioni sui lavoratori e non comporterà l'auspicato aumento di consumi, Pil e occupazione. Il sostanziale immobilismo di stipendi e pensioni, infatti, scoraggia qualsiasi previsione ottimistica". Il problema è particolarmente sentito in Alto Adige e i numeri lo confermano: "Gli impiegati del commercio - continua Ebner - sono circa 26.000 euro per un totale di circa 80.000 altoatesini colpiti dal disagio di un settore lavorativo dove gli orari di lavoro sono sempre più incerti e inconciliabili con la vita familiare. Il risultato è che il commercio perde attrattiva e il numero di apprendisti è in calo, mentre il 48% di loro ha cambiato settore di lavoro dopo aver preso la qualifica professionale. Necessaria, a questo punto, la messa a punto di un calendario definitivo che metta un freno alle troppe eccezioni".
Chiusura con il presidente delle Acli in lingua tedesca Josef Stricker: "Si cerca di ridurre l'uomo a essere unidimensionale totalmente incentrato su consumi ed economia. Dobbiamo ribellarci a questa logica".
Alan Conti 

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