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giovedì 15 marzo 2012

"Noi, cresciuti nella prima coop della città"

Nel 1928 un gruppo di italiani e tedeschi decide di costruire un condominio a prezzo agevolato vicino alla ferrovia di via Claudia Augusta. Un'idea moderna in una Bolzano ancora lontana dalla reale convivenza.
BOLZANO. Oltrisarco non era ancora Bolzano e la convivenza non era ancora reale eppure nel 1924 lungo la ferrovia di via Claudia Augusta si riunisce una manciata di persone dallo sguardo lungo. Nasce così la prima cooperativa edilizia che la città ricordi raccontata dal mensile di Oltrisarco "Taxi" e che ancora oggi trova testimonianza diretta ai civici 8, 10 e 12. A raccontarla è Giuseppe “Pino” Piccoli, noto in città per essere stato l’ultimo presidente del Tennis Club al Virgolo, nipote di quel Clemente Naletto annoverato tra i fondatori dell’antenata delle coop. "L’insediamento italiano procedeva gradualmente, ma a prendere l’iniziativa furono cittadini italiani e tedeschi assieme. I soci erano circa una ventina e il progetto originale fu affidato alle mani del noto Luis Trenker". Firma d’autore, dunque, per una zona che ancora non faceva parte della città: "No – sorride Piccoli – Oltrisarco era a sé stante e i collegamenti con il Centro erano sentieri fangosi. Attorno tutta campagna. Per la precisione il terreno di insediamento della coop veniva chiamato “Eiswiese”, Prati Ghiacciati". Un nome non proprio incoraggiante, ma la scelta si rivelò lungimirante. Oggi il quartiere si espande e la casa rosa della prima coop, di fronte al supermercato “Poli”, sono solo la porta d’entrata di Oltrisarco: l’essere paese rimane nel sentimento dei residenti. "Siamo orgogliosi di essere discendenti di alcuni dei primi abitanti bolzanini – continua Piccoli – e onestamente è emozionante abitare ancora nella stessa casa. Quando ero piccolo abitavo con i miei genitori, poi mio padre partì per la campagna di Russia senza più tornare e noi ci trasferimmo dai nonni. Con il tempo mi sono affezionato alle anticaglie e conservo ancora l’antico regolamento del 1928 e non ho mai voluto cambiare l’originale porta d’entrata di legno".
 Aprire una cooperativa è ormai una delle strade maestre per tagliare, prima o poi, il traguardo di una casa di proprietà, ma nella Bolzano degli anni ’20 non era per nulla facile. Proprio le cronache di “Bolzano Scomparsa” raccontano di una furente polemica nel 1924 tra l’ex sindaco Julius Perathoner e un gruppo di italiani che chiedeva terreni nella zona oltre ponte Talvera, verso il parco di Gries. Sovvenzionati dallo Stato e disposti a rischiare di tasca loro, i trenta soci vennero pesantemente ostacolati dalla governante amministrativa tedesca causando lo sbraitare di una stampa italiana che faceva l’occhiolino alla retorica fascista. Era la stessa coop, insomma, a scatenare il putiferio e non la mancanza di terreni: per una volta non si stava meglio quando intorno era tutta campagna. Non sorprende, quindi, che anche il progetto originario di Trenker ne esca parzialmente ridimensionato. "L’idea – riprende Piccoli – era di realizzare due edifici a “L” costituendo un ferro di cavallo. Alla fine ne edificarono solo uno e solo nel tratto più lungo". Di due “L”, insomma, rimase solo una “I” capace di resistere. Negli anni l’edilizia residenziale si è intensificata portandosi dietro la speculazione e l’ingresso dei privati nel mercato. La palazzina delle coop, logicamente, ha cominciato a modificarsi diventando un condominio a tutto tondo, ma ancora resiste qualche erede del nucleo originario. "Franz Herrnhofer è parente di uno dei primi presidenti della coop, poi abbiamo la famiglia Tessarollo e anche Massimiliano Orlandi è della famiglia dell’ultimo presidente. Abbiamo mantenuto una certa continuità. Tra i nuovi arrivati, invece, c’è il segretario provinciale della Cgil Lorenzo Sola". Le abitazioni, comunque, rivelano la loro età più che altro nell’organizzazione interna: stanze molto ampie come non si usano più. "Oggi le necessità delle famiglie prevedono spazi più stretti, ma una volta la tendenza era questa. E’ anche questa, se vogliamo, una testimonianza storica". Lo è sicuramente l’antico regolamento che Piccoli ci mostra assieme al certificato azionario nella coop del nonno. "L’ho tenuto – chiude Piccoli - perché contiene alcune norme particolarmente curiose.  In una, per esempio, si chiede di mantenere il più possibile le porte delle abitazioni chiuse". Oggi, purtroppo, certe raccomandazioni non servono più.


Alan Conti 

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