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domenica 31 gennaio 2010

Parte la petizione degli inquilini Ipes contro il trasferimento degi anziani


Alto Adige — 30 gennaio 2010 pagina 13 sezione: CRONACA

BOLZANO. «Partiamo con una petizione». L’annuncio lo dà Gianfranco Ponte, presidente del Comitato inquilini Ipes, al termine della riunione promossa da Elena Artioli, consigliera provinciale leghista. «Vogliamo bloccare - spiega Ponte - la nuova norma che estende agli over 65 il trasloco. Questa possibilità era già stata esclusa due anni fa e non si può reinserirla adesso». Intanto Enrico Lillo, presidente del consiglio di circoscrizione Don Bosco, si sta muovendo con il consigliere provinciale del Pdl Maurizio Vezzali: «Vorremmo presentare un nuovo testo di legge che abroghi quello che sta togliendo il sonno a molti anziani. C’è chi si aspetta un trasloco da un momento all’altro e per questo sta già ripulendo gli armadi. Queste, purtroppo, sono le conseguenze devastanti dell’annuncio dato dall’Ipes». Molto critico anche Mario Tagnin (Pdl): «Trasferire un anziano dal suo mondo può avere effetti pesanti. È già successo a suo tempo con quanti abitavano alle Semirurali. Non mi sembra il caso di ripetere gli errori». La verità è che trovare la quadratura del cerchio non è facile tra anziani inviperiti dal paventato trasloco forzato e giovani famiglie che chiedono spazio. La possibilità che l’Ipes chieda il trasferimento alle persone che occupano alloggi sociali sovradimensionati spacca in due anche gli abitanti dei condomini popolari di Europa-Novacella. Da una parte c’è chi non vuol sentire parlare di trasferimenti e aumenti del canone, dall’altra chi chiede più spazio. «Chiedere a un anziano di spostarsi e cambiare le proprie abitudini non è proprio una barzelletta - commenta Tiziana Soglia - ma d’altra parte è vero che i giovani hanno bisogno di uscire dalle case dei genitori. Credo che uno spostamento nelle immediate vicinanze possa essere accettabile». «La ratio profonda di questa scelta dell’Ipes - le fa eco Ermano Ferro - è corretta, anche se 5.300 inquilini coinvolti mi sembrano davvero tanti. Chiaro, però, che non possiamo dimenticare come trent’anni fa i giovani, che eravamo noi, abbiano avuto la possibilità di crearsi una famiglia in uno spazio adeguato». Una via di mezzo, insomma, sembra possa essere tollerata. Giuseppe Rausa, invece, è più drastico: «Arrivare e pretendere di buttare fuori tutte queste persone, per altro anziane, non mi sembra corretto. In cinquant’anni nella zona di via Torino non abbiamo mai avuto problemi e adesso vogliono capovolgere tutto. Suona paradossale, anche in considerazione del fatto che, solo nella mia scala, ci sono ben due appartamenti vuoti da anni». La conferma dell’abbandono dei due alloggi arriva da Armando Franchini, anche lui residente nella scala: «Sembra incredibile, eppure non c’è nessuno e si tratta di appartamenti di 70 metri. Tra l’altro è tutto completamente rinnovato perché l’Ipes sistema a dovere gli alloggi una volta che vengono lasciati». Sugli anziani, invece, Franchini prova a sollevare un quesito importante: «Nessuno ha pensato che ci possano essere persone che adesso stanno bene, ma che tra qualche anno potrebbero aver bisogno dell’aiuto di una badante o di un figlio? Se li spostano c’è il rischio che non possano ospitare più nessuno in casa costringendoli a rivolgersi alle strutture di assistenza esterna». Un commento, però, spetta anche ai giovani, come Loris Graziano, ragazzo-padre: «Ho faticato tantissimo per avere un alloggio Ipes. Non è stato facile, davvero. Credo che, in questa faccenda, non esista una parte che ha ragione e una che ha solo torto. I giovani devono poter avere degli sbocchi abitativi, ma chiedere di farlo ai danni di un pensionato può creare delle tensioni sociali. Io penserei, piuttosto, alla miriade di abitazioni desolatamente vuote». Gino Buongiorno, invece, testimonia l’allarme scatenato dalla notizia: «Non sapevo nulla», esclama preoccupato. «Spero di essere a posto, altrimenti sarebbe davvero difficile cambiare casa. L’Ipes non può forzare così tanto la mano perché il trasloco diventerebbe obbligato visto che le pensioni non basterebbero a coprire i costi delle eccedenze a canone provinciale invece che sociale. I giovani? Certo, hanno ragione, ma una volta si cresceva anche in sette dentro abitazioni molto piccole». (a.c.)

Le bollette più care sono della Sel


Alto Adige — 30 gennaio 2010 pagina 03 sezione: CRONACA

BOLZANO. Le bollette dell’energia altoatesine sono tra le più care d’Europa, ma risparmiare si può. L’importante è documentarsi con precisi raffronti tra le varie tariffe: un lavoro che annualmente tenta di fare il Ctcu e dove le sorprese non mancano. Se fino all’anno scorso, infatti, era Seltrade a garantire un risparmio maggiore, quest’anno in testa ci sono alcuni colossi nazionali e internazionali. La tabella comparativa redatta dal Ctcu si basa sul consumo annuale standard di 2.700 kwh di una famiglia con un figlio a carico. La tariffa di riferimento è quella di maggio tutela, utilizzata dal 90% dei nuclei familiari e fissata a 439,08 euro, rapportata ai prezzi del mercato libero. Si scopre che il contratto più conveniente lo offre la Edison che con “Edisoncasa” comporta un esborso di 385,72 euro annuali, 53 euro in meno della maggior tutela pari a un risparmio del 12%. A seguire, nella classifica di convenienza, troviamo la tedesca E.On con “E.On Luce Click” al prezzo di 387,75 euro e due prodotti Enel, “e-light” e “Energia tutto compreso”, rispettivamente a 388,60 e 394,19. Solo quinta Seltrade con il pacchetto “FamigliaPiù” ad un costo di 394,25 euro. Persa la leadership, però, va rilevato che l’azienda provincializzata abbassa di 10 euro la tariffa registrata nell’ottobre 2008 con un pacchetto che diventa più vantaggioso al crescere del numero di figli. Ultima citazione per Flyenergia che propone “Luce Propria” a 398,50 euro. Discorso a parte, invece, merita Sorgenia «che è molto aggressiva sul mercato altoatesino - spiega il direttore del Ctcu Walter Andreaus - ma propone una tariffa “Casa 10 e lode” che è addirittura superiore a quella di maggior tutela con i suoi 451,76 euro». Capitolo a parte meritano le due cooperative Eum Gen, di Moso in Passiria e Energie-Werk di Prato allo Stelvio che testimoniano un fenomeno molto diffuso in provincia e che permette considerevoli risparmi visti i costi annuali rispettivamente di 183 e 338,66 euro. «I dati - precisa il consulente del Ctcu Paolo Guerriero - sono stati presi dal sito “Trova offerte” dell’Autorità per l’energia oppure comunicati direttamente dalle aziende». E Ae? «Come molte altre realtà locali non ha messo i dati in “Trova offerte” né ha voluto comunicarceli direttamente sostenendo che a breve verrà preparata una nuove offerta». Esattamente la stessa dichiarazione fatta nell’ottobre 2008. I consumatori altoatesini, però, sono penalizzati dal costo più alto d’Europa per l’energia. L’Italia, infatti, registra un prezzo esentasse pari a circa 20 cent per 100kwh, la punta più altra tra tutti i paesi del Vecchio Continente. Aggiungendo le imposte, comunque, la situazione non migliora più di tanto dato che il Belpaese rimane comunque al terzo posto, superato solo da Danimarca e Germania. Quella delle tariffe del mercato libero, comunque, è una giungla che i consumatori dovranno imparare ben presto a conoscere. «Da quest’estate - spiega Guerriero - anche la maggior tutela passerà al mercato libero e le tariffe saranno modulate anche per fasce orarie. Diventa determinante, quindi, conoscere esattamente il proprio consumo annuo e fare attenzione agli elettrodomestici e ai periodi di maggior utilizzo. E’ una scocciatura, ma se pensiamo che abbiamo a che fare con conguagli anche di 3.000 euro vale proprio la pena di prendere appunti». Azienda Energetica e Sel però non ci stanno. Così l’amministratore delegato di Ae Pietro Calò: «Mi sorprende che il Ctcu dica di non aver avuto a disposizione i dati relativi alle nostre tariffe. Basta andare sul nostro sito internet e lì si può trovare tutto». Nel merito, Calò avverte: «Prendere come punto di riferimento un’offerta promozionale è rischioso. Il confronto andrebbe fatto sui prezzi praticati a regime». E sui prezzi a regime, chiude l’ad di Azienda Energetica, è difficile battere quelli fissati direttamente dall’authority: «Azienda Energetica per i suoi clienti pratica la tariffa di maggior tutela che è quella più conveniente». Anche Maximilian Rainer, direttore generale di Sel, contesta il raffronto effettuato dal Ctcu: «Non si possono mettere sullo stesso piano offerte diverse. Una cosa è prendere a riferimento un prezzo promozionale, un altro è considerare la tariffa nel medio-lungo periodo. In questo secondo caso, le nostre tariffe continuano ad essere le migliori». - Alan Conti

venerdì 29 gennaio 2010

Con graffiti e carelli si invitano i giovani a ricordare la Shoah


Alto Adige — 28 gennaio 2010 pagina 45 sezione: AGENDA

BOLZANO. Rimembrare le ferite del passato ricordandosi che coinvolgere i giovani allontana il rischio di una memoria corta. Questo il messaggio lanciato dalle celebrazioni di ieri in occasione della Giornata della Memoria, collegate dal comune ricordo della tragedia della Shoah, con le autorità comunali, provinciali e molti partiti riuniti nel ricordo composto, mentre il futuro si mostra nelle scritte e i graffiti creati da giovani artisti nelle piazze cittadine ma anche nella nuova odonomastica bolzanina che saluta “Passaggio della Memoria” e “Passaggio don Daniele Longhi”. Il vicolo tra via Rovigo e via Bergamo da ieri ha infatti un nome suo: don Daniele Longhi. Il sacerdote bolzanino, arrestato il 19 dicembre 1944 e portato nel Durchgangslager di via Resia, è uno dei simboli della Resistenza altoatesina per il suo spendersi a favore degli internati. Durante la breve cerimonia d’intitolazione il presidente dell’Anpi, Lionello Bertoldi, ha illustrato la sua storia a una classe del vicino Liceo scientifico: un primo ponte verso il futuro. Poco dopo, la delegazione si è spostata lungo il muro del lager in via Resia, nel passaggio intitolato ieri alla Memoria. Depositate le corone, s’è anche reso onore alla targa che ricorda i sinti vittime dell’olocausto e il sindaco Luigi Spagnolli ha richiamato tutti a «non dimenticare quanto avvenuto e chi ha combattuto per un futuro di libertà e democrazia». La cerimonia ha poi avuto una significativa appendice al Cimitero ebraico e alla tomba di Manlio Longon. Toccante la testimonianza della presidentessa della Comunità ebraica di Merano, Elisabetta Rossi Innerhofer, che ha ricordato «tutti gli ebrei scannati senza pietà, strappati dalle loro famiglie e dai loro giacigli» introducendo la preghiera per i deportati. Ai piedi della tomba di Longon, invece, ci avvicina Bruno Barzoni e ci racconta la sua storia: «Sono stato catturato a Cremona e internato in Austria. Lavoravamo come bestie alla produzione di cemento, nelle miniere e poi lungo una teleferica. Cosa ricordo? La fame e il pochissimo cibo, così come gli amici che all’improvviso sparivano e non tornavano più. Prima di essere internato, ricordo che siamo stati messi in fila e uno su dieci veniva portato a San Vittore, forse giustiziato: io ero l’undicesimo». Hanno lo stesso sguardo Iole Beretta e Ierta Ferrari, figlie di due partigiani catturati a Bolzano e giustiziati. «Avevo 13 anni - racconta Ierta - quando la Gestapo venne in casa e rovistò tutto. Non sapevamo che papà fosse partigiano, non ci aveva detto nulla. Oggi sono ancora sconvolta dal dolore quando ricordo i giorni in cui, finito tutto, arrivavano i camion dalla Germania e noi ad aspettare speranzosi chi non sarebbe mai comparso». Intanto in alcune piazze giovani “graffitari” vergavano proprie creazioni dedicate alla Memoria: l’arte dei ragazzi al servizio di un messaggio importante. Fra i vari eventi della giornata, in precedenza il Commissario del Governo, prefetto Fulvio Testi, aveva consegnato le medaglie d’onore, conferite dalla Presidenza della Repubblica a cittadini, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti durante l’ultimo conflitto mondiale. Gli insigniti della medaglia d’onore a Bolzano sono stati Ruggero Bortoletto, Orazio Leonardi, Serafino Iellici, Bruno Mantovani e Giuseppe Rausa. - Alan Conti

Esce la compilation di "Upload 2009" con brani inediti


Alto Adige — 28 gennaio 2010 pagina 50 sezione: ALTRE

BOLZANO. A mesi di distanza e alle porte della prossima edizione, Upload 2009 continua a fare...Rumore. E’ in uscita in edicola, infatti, la compilation del festival bolzanino in abbinamento con la rivista specializzata “Rumore”. In tutta Italia, quindi, il concorso provinciale per la musica giovane potrà presentare i migliori frutti della stagione passata in otto brani inediti. Ad aprire il disco, logicamente, i vincitori di “Upload09” ovvero i marchigiani Violavenere che lasciano spazio a un rock tambureggiante. Passata la ventata di rock, a calmare l’atmosfera arriva la sapiente melodia del pianoforte del duo Salieri-Negrelli, trionfante nella categoria cover, ma riproposto in questo album con i due inediti di ottima fattura intitolati “The darktown strutter balls” e “Pianofortissimo”. Possibilità di mettersi in luce anche per gli Absinth Effect che conquistarono i lettori del nostro giornale portandosi a casa il premio web Alto Adige per la cover di “Frozen” di lady Ciccone. La doverosa spruzzata di musica locale arriva in coda al cd, dove i The Drama, vincitori del premio del pubblico presente alla serata finale di Upload dopo aver sbancato il palco del Festival studentesco, presentano la loro “Faithfully Yours” e il rapper Tachi si gode la sua menzione speciale con il pregevole brano intitolato “Il tempo”. Chiude l’album Antonio Olivieri, primo classificato della categoria producer, con l’inedito “Blackout”. La compilation abbinata alla rivista è il terzo e ultimo premio messo in palio dall’edizione di Upload targata 2009. Gli anconetani Violavenere, infatti, sono stati accompagnati a Oslo per un’esibizione speciale durante il famoso festival della capitale norvegese. Gli Scrat Till Death, metal band trionfante nella categoria local, hanno potuto registrare un cd personale promosso in varie esibizioni altoatesine. Il percorso del festival, dunque, termina su una delle riviste più considerate del panorama nazionale. La musica viene analizzata senza contaminazioni e l’apprezzamento per i brani di Upload arriva da una redazione competente. Un bel trampolino per le band e per il festival che già guarda al 2010. - Alan Conti

giovedì 28 gennaio 2010

Il design si mette in mostra


Alto Adige — 27 gennaio 2010 pagina 37 sezione: AGENDA

BOLZANO. Scovare innovazioni utili, divertenti e semplici, ma che nessuno aveva ancora immaginato. Se uno degli obiettivi del design è questo, allora si può dire che la Facoltà di arti e design della Lub è sicuramente in grado di diventare un riferimento internazionale. Difficile, infatti, concedersi una passeggiata tra le opere realizzate dagli studenti nel semestre invernale senza stupirsi della creatività, abbinata alla funzionalità, di certi oggetti. Sei i filoni tematici in cui sono state raggruppate le settanta proposte di «Gäste-Ospiti-Guests, gli atelier sono aperti» (visitabile anche oggi dalle 10 alle 19 all’università) e che il preside Kuno Prey invita a scoprire. «Il primo è “Handle with care” - racconta - e vede il vetro come protagonista. Un materiale versatile che permette variegate applicazioni». Impossibile non notare «Glasgrün» di Sara Pallua: una piccola tasca ricavata dal vetro delle finestre che permette di appendere piante decorative senza bisogno di mensola o davanzale. Interessante pure l’opera che presenta Katharina Schirl: «Un piccolo sistema di ripiani stilizzati per riporre ordinatamente la frutta senza bisogno del classico cestino». Altra sezione è «Youtopic», dedicata «al tema dell’utopia che, inizialmente, doveva essere in sinergia con il Guggenheim di Berlino e che stiamo sviluppando con gli studenti». Interviene la londinese Sophie Start: «Noi abbiamo realizzato un castello d’aria con dei brik bianchi sui quali ogni visitatore può scrivere un proposito personale». Più avanti c’è Eleonora Barozzi a presentare la sua creazione: «Oggetti di uso quotidiano che veicolano messaggi personali e sociali. Una presina da cucina, per esempio, può essere un invito a non aver paura delle patate bollenti». Stimolante anche «Qwertz»: uno studio, riprende Prey, «sull’influenza delle tecniche di scrittura nel linguaggio». Chiara Sonda propone una serie di tavole con impressi messaggi in perfetto stile da sms: «Il cellulare ha cambiato la comunicazione scritta e, come Mosè, ho riproposto alcuni testi sulle tavole. E’ certamente un fenomeno di costume, ma anche un sottile meccanismo psicologico». Anna Seidel, invece, ha pensato agli extracomunitari: «Creando un sistema didattico della lingua, scovando le lettere nel mondo che ci circonda». Diametralmente opposto il filone «Senza parole?» che attraversa «il linguaggio non verbale con le sue potenzialità». Utile, anche per le scuole, il lavoro di Cindy Strobach, che ha realizzato una serie di cartine del mondo in trasparenza che, di volta in volta, evidenziano le possibilità di accesso internet, piuttosto che la diffusione di automobili o il traffico aereo: un autentico fixing dell’evolversi del globo. Menzione anche ai lavori di Thomas Egger e Luca Bresadola. Il primo decontestualizza il concetto di souvenir, «che può essere anche una bruciatura sulla schiena, una gravidanza o un occhio nero», mentre il secondo presenta tre fotografie che sintetizzano perfettamente il concetto di messaggio subliminale. «Nella prima c’è una Madonna, ma nelle pieghe della tunica si vede il famoso volto dell’assassino del film “Scream”, in centro un ritratto di una ragazza con sei scritte “sex” abilmente camuffate e nell’ultima una pubblicità che sembra del pandoro, ma che sullo sfondo e nei vestiti ha un chiaro rimando alla Coca-Cola». Il mondo del lavoro non è il paese delle meraviglie e Prey nel concludere lo sottolinea: «I ragazzi devono abituarsi che la creatività è importante, ma l’aspetto imprenditoriale e la capacità di proporre i prodotti non sono fattori secondari, men che meno nel campo del design». A giudicare dalla mostra, diversi studenti sono sulla buona strada. - Alan Conti

mercoledì 27 gennaio 2010

Una piazza virtuale dentro il Municipio per non dimenticare


Alto Adige — 26 gennaio 2010 pagina 28 sezione: AGENDA

BOLZANO. Per ora si tratta di una piazza virtuale, ma a breve potrebbe diventare un reale patrimonio dell’odonomastica cittadina. Inaugurata ieri, in occasione della prima giornata della Settimana della Memoria, la piazzetta della Memoria che altro non è che il foyer del municipio trasformato, per l’occasione, in un allestimento per i reperti sul lager cittadino dell’Archivio storico e alcuni disegni realizzati dagli studenti. Tutta la cerimonia inaugurale, infatti, ha rappresentato un ipotetico ponte tra il dovere di non dimenticare quanto successo e la necessità di coniugare questa coscienza con la realtà che ci circonda. Ecco quindi che in vicolo Gumer sono arrivate le delegazioni di alcune scuole cittadine per assistere all’inizio ufficiale di questo percorso e conoscere i rappresentanti delle associazioni che raggruppano chi fu colpito dalle leggi razziali. Cerimoniere è stato l’assessore comunale alla cultura, Primo Schönsberg, che ha gettato il primo ponte storico: «Non dobbiamo mai dimenticare che anche l’Italia ha avuto un ruolo in quanto accaduto: le leggi razziali vennero promulgate pure qui e diventa fondamentale, quindi, ricordare ai giovani questo triste passato e contestualizzarlo al meglio». Il sindaco Luigi Spagnolli si rivolge direttamente agli studenti: «Studiate la storia perché la memoria della collettività è importante e tutti sono tenuti a conoscerla». Dalla piazzetta in municipio, dunque, partono i primi messaggi dell’iniziativa, ma la voglia di intitolare ufficialmente uno spazio alla Memoria è tangibile. «E’ possibile - rivela Schönsberg - che si possa trovare un luogo, magari vicino al muro del lager, da dedicare esclusivamente alla commemorazione di questo tragico passato». Presente alla cerimonia anche l’assessore di Laives, Renzo Gerolimon: «Siamo contenti di aver avviato una sinergia così stretta tra i due Comuni. Ogni iniziativa che possa ampliare il significato di queste celebrazioni va salutata con gioia». Dopo lo svelamento della targa, comincia un piccolo concerto di musica zingara. Sottofondo perfetto per le dichiarazioni di Radames Gabrielli, presidente dell’associazione Nevo Drom: «Lo sterminio di sinti e rom è stato orribile e noi abbiamo il dovere di ricordarlo». Poco più in là una bambina si fa pitturare la faccia (foto in alto a destra) dall’artista bolzanina Celestina Avanzini, impegnata in un progetto di coinvolgimento dei giovani. «I ragazzi capiscono la dimensione di questo orrore - spiega il dirigente della scuola Dante, Giulio Clamer - e noi, fin dalle medie, cerchiamo di stimolare la loro riflessione portandoli ai campi di concentramento e costruendo percorsi appositi. Sappiamo che la scuola, nella prevenzione, gioca un ruolo determinante». Proprio la scuola, con famiglia e società, è chiamata in causa dalla presidente della comunità ebraica di Merano, Elisabetta Rossi Innerhofer, e dall’officiante, Simeone Bordon Chazan: «Le derive revisioniste ci spaventano e ci spingono a domandarci dove dobbiamo migliorare per essere più incisivi. Cerchiamo sempre di essere una comunità aperta al dialogo e di tramandare i racconti terribili che hanno vissuto le nostre famiglie. In tutto questo, però, abbiamo bisogno della mano della scuola e dei genitori, gli unici in grado di cogliere in tempo i segnali allarmanti di questa deriva». - Alan Conti

Gries nella morsa delle auto


Alto Adige — 26 gennaio 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. Da via Resia a Gries un filo rosso unisce i due estremi della città: il traffico. Se alla mattina presto transitare per l’arteria principale di Don Bosco significa armarsi di tanta buona pazienza, lo stesso accade tutt’attorno alla zona di piazza Gries. I genitori che si ammassano in auto all’entrata ed all’uscita dalle scuole vanno a sommarsi, infatti, alla congestione di via Vittorio Veneto causata dal passaggio di mezzi di tutti i tipi da e per l’ospedale e dai troppi pendolari che arrivano dal Meranese o dalla Bassa Atesina mentre lungo Corso Libertà la spada di Damocle è sempre la stessa: una pista ciclabile davvero pericolosa. Capita, così, che ad alzare la voce siano anche i residenti di una delle più belle zone residenziali della città. I primi a lanciare l’allarme sono i nonni vigili, costantemente impegnati ad aiutare bimbi e anziani ad attraversare, che vivono in prima linea il caos dell’ora di punta. «È un mix di maleducazione, scarsa educazione stradale e frenesia irrefrenabile - spiega Olivio Berardo. Alla mattina e a mezzogiorno tutti hanno fretta di andare e gli automobilisti pochissima voglia di fermarsi: una volta un’auto mi è passata sulla scarpa. I bambini, logicamente, sono meno attenti e noi siamo costretti ad avere mille occhi. Che fare? Un bel corso di sicurezza al volante per tutti quelli che compiono infrazioni». Il collega Marco che se ne sta a vigilare sulla rotonda principale della piazza, rincara la dose: «La fretta gioca dei brutti scherzi e le auto sono sempre più “invadenti” e impazienti». Ferruccio Dalceggio piantona quotidianamente via Penegal: «Qui è un terno al lotto. Non si sa mai quale giorno sarà tranquillo e quale, invece, presenterà code lunghissime e nervosismo. La pioggia, certamente, è un fattore, ma non sempre è l’unico e noi dobbiamo essere sempre pronti». Lungo Corso Libertà c’è Franco Maraldo: «Il grosso problema qui è rappresentato sempre dalla pista ciclabile. Adulti e ragazzini sfrecciano perché non possono arrivare tardi al lavoro o a scuola e i bambini (o gli anziani) che attraversano sono in pericolo. Ogni tanto, infatti, vengono toccati dalle bici. Le auto, invece, sono più disciplinate». Critica anche la voce di chi intorno a piazza Gries vive o lavora, come per esempio Tania Carti. «All’uscita delle scuole è un disastro perché nessuno rispetta i cartelli o i segnali. Io, oltretutto, abito in via Amalfi che regolarmente viene presa in contromano. Soluzioni? La solita: maggiore presenza e controllo della polizia municipale». Dragan Ludmilla arriva dall’ospedale: «Bisogna prestare attenzione, ma la situazione, per fortuna, non è sempre tragica». Joachim Pichler che dalla cabina del pullman “Silbernagl” guida gli studenti in direzione Ponte Adige e San Maurizio non si allarma: «Non vedo la stessa emergenza che c’è in altre zone della città. Certo, ci vuole attenzione, ma non definirei la situazione allarmante». Della stessa opinione Evi Keiser: «Tutto questo traffico non mi sembra di vederlo. Certo che qualche parcheggio in più non guasterebbe affatto». Silvia ed Emma Brida, invece, ripropongono il problema «soprattutto alla mattina quando contemporaneamente aprono le scuole e smonta il turno notturno dell’ospedale. Via Vittorio Veneto diventa un tappo incredibile. Si potrebbe, comunque, pensare di mettere delle strisce pedonali in piazza Gries all’altezza della fermata del bus: tanto attraversano tutti lo stesso ed almeno si eviterebbero equivoci spiacevoli». Carmina e Silvano Demarchi, infine, puntano di nuovo il dito verso via Vittorio Veneto «quella è la strada che crea disordine e code che, a volte, arrivano anche fino a via Fago. In questo quartiere, però, c’è un altro grosso problema e sono i decibel delle campane che suonano troppe volte e troppo spesso ed il cui risuonare in certi casi è davvero insopportabile». Insomma spaccano i timpani. - Alan Conti

martedì 26 gennaio 2010

La Scuola di biliardo dove si sfidano i campioni del mondo


Alto Adige — 24 gennaio 2010 pagina 31 sezione: AGENDA

BOLZANO. Ieri era la meta di chi voleva saltare il compito di matematica, oggi il ritrovo quotidiano di chi i banchi di scuola li ha salutati da qualche anno. Il fascino del panno verde, lo sfrigolio del gesso sulla punta della stecca e il tocco secco della bocciata, però, sono rimasti immutati e il biliardo resta una passione che mescola nobiltà e passione popolare. Siamo andati a passare qualche ora alla Scuola biliardo di Bolzano, in viale Trieste, dove si respira atmosfera british e il tavolo con le sponde trasmette i valori più stuzzicanti dello sport: concentrazione, allenamento, vibrazione della sfida e sfottò. In palio niente Champions League, ma il più classico degli aperitivi, niente pubblico strabordante sugli spalti ma amici sulle panche, pronti a rifilare consigli, dove le palle piene non sono un becero refrain da ultras deluso ma semplicemente una connotazione tecnica del gioco. Perché sono giochi l’americana, le boccette, la goriziana e il ramino, ma è anche un gioco trovarsi con gli amici tutti i giorni per poi tornare a casa e raccontare il vero sport ai nipoti. «L’idea è di offrire un ambiente diverso dal solito baretto di quartiere - racconta Mirko Siviero, presidente della Scuola, che ci fa da guida - e trasmettere valori importanti con un divertimento che, comunque, può anche essere agonismo di alto livello, perché da qui è uscito il campione mondiale di tre sponde Marco Zanetti». Ci scappa una riflessione: le quote rosa, ai margini del panno verde, sono ridotte al lumicino? «Eh sì - sorride Siviero - le donne sono pochine, tra noi c’è una specie di gentlemen agreement per cui raramente mogli e fidanzate vengono con i mariti o fidanzati». Chi si aspetta il machismo più puro, però, sbaglia: silenzio e attenzione vanno per la maggiore. «Sono fondamentali, come l’allenamento per affinare la tecnica - spiega Claudio Mezzanato, autentico professionista - e io arrivo ad allenarmi diverse ore al giorno. Una vera passione». Già, come nasce la passione lo chiediamo al vicepresidente, Gianfranco Cecchinato: «Sinceramente il più delle volte inizia proprio a scuola, o meglio quando la scuola si tagliava...». Ancora non esistevano gli sms alle famiglie, ma non è solo per questo che il biliardo ha poca presa sui giovani. «Cercano la soddisfazione immediata - risponde Danilo Riolfatti - ma qui ci vuole pazienza. Di certo non mancano le risate: ricordo quando la palla bianca volò fuori dal panno e centrò in fronte un amico. Dopo il primo spavento, giù risate. E poi assicurammo il club...». Bruno Calovi e Robert Mattiuzzo si sfidano senza sosta a boccette: niente stecche, si usa la mano. «L’aspetto agonistico è importante e fa molto sorridere quando s’innesta il meccanismo della “bestia nera”, per cui un socio meno forte di te riesce sempre a batterti. E’ una spirale psicologica che dimostra come nel biliardo sia decisiva la testa». Nel frattempo entra Diego Festa, pure lui master: «Ogni tanto mi chiedono qualche dritta, ma non mancano gli scherzi come quando, con un fotomontaggio, ho trasformato i soci in James Bond». Oggi gli iscritti sono 124, ma questo club è diverso da tanti altri: «Chi entra a farne parte viene tutti i giorni - rispondono Elia Cremonini e Valter Scaramuzza che disturbiamo durante un match di goriziana, la più complessa tra le discipline - e alcuni arrivano da Merano o Sarentino. Bisogna, però, imparare subito la differenza tra i momenti di silenzio per la concentrazione e quelli più conviviali». Come ogni punto di ritrovo per senior, comunque, non può mancare la sala carte, ma anche in questo caso tutto è finalizzato al panno verde: «Mi scaldo con un bel ramino - rivela Antonio Giuriato - ma non posso perdere lucidità al tavolo: stasera ho la sfida di doppio a boccette. La mente deve essere sgombra. Il club e la sua atmosfera sono bellissimi, ma mancano un po’ le donne e, soprattutto, i giovani». Chissà, forse con i racconti dei senior si appassioneranno anche loro al biliardo. Ma forse la cosa più importante è che ne colgano il vero spirito, che a volte si trova anche solo ingessando la punta di una stecca. - Alan Conti

Via Resia, i residenti contro il traffico


Alto Adige — 24 gennaio 2010 pagina 15 sezione: CRONACA

BOLZANO. Via Resia, sette e mezzo del mattino, la più classica delle ore di punta è il momento in cui ogni semaforo si trasforma in una via crucis. La fretta, di raggiungere la scuola o il lavoro, si sa, è cattiva consigliera e gli animi non di rado si innervosiscono. E’ stato così per anni ma adesso, sostengono i residenti, con Firmian e Casanova la situazione si è fatta insostenibile. Siamo andati a verificare sul campo la situazione e a raccogliere le voci di chi questa strada la percorre ogni mattina e la conferma è sotto gli occhi. Claudio Corradi , nonno vigile che tutte le mattine accompagna i bambini di Casanova e del quartiere fino alla scuola primaria M.L.King: «Ci sono giornate in cui la situazione è insostenibile e anche i pedoni devono stare attenti. La verità è che i bolzanini devono convincersi a usare di più i mezzi pubblici altrimenti da questo problema non se ne esce». Adamo Girolamo abita a Casanova e al semaforo all’incrocio tra via Ortles e via Resia ci racconta: «E’ un autentico disastro e noi nuovi residenti siamo vittime come gli altri - ci racconta - non è colpa nostra se non costruiscono altri sbocchi. Non solo, il passaggio che dal nuovo rione corre lungo la ciclabile viene usato pochissimo perché stretto e si intasa facilmente». Nadia Taraschielli quantifica il disagio: «Per fare meno della metà di via Resia ci si mette, se va bene, un quarto d’ora». La relativa tranquillità degli automobilisti testimonia la buona stella di ieri mattina: il più innervosito, infatti, è un autista che guida un mezzo pubblico della Sasa. L’autista strombazza non appena scatta il semaforo verde. Tutti hanno i loro orari da rispettare. «Da qui a viale Druso - spiega Domenico Lia - ci si impiega una mezz’ora buona. Io, per lavoro, devo fare la spola tra Oltrisarco e Don Bosco e a quest’ora l’asse via Resia-viale Druso diventa improponibile. In confronto via Roma è una passeggiata». Chi ha tagliato la testa al toro è Marta Nicotera che, nonostante la temperatura rigidissima di queste giornate invernali, ha optato per le due ruote: «La bicicletta è l’unico sistema per dribblare il traffico ed evitare ritardi sul lavoro - spiega - c’è poco da fare e se piove meglio incrociare le dita. Firmian e Casanova? Certamente non hanno aiutato». Il fattore meteo è determinante anche per Giancarlo Covi : «Moltissimo dipende dal tempo. Se c’è il sole, anche se freddo, molti decidono di usare la bicicletta e il traffico è più snello, ma con la pioggia o, peggio ancora, la neve, qui tra le sette e le otto diventa un vero inferno». Erica Caliari sposta il problema: «Ad essere sinceri più che la mattina la vera tragedia è alle sei di sera quando si torna a casa e ci si può impiegare tranquillamente mezz’ora per percorrere la via». Hedwig Langschner lavora al bar «Resia» e da decenni osserva il passaggio delle macchine: «Non credo, in tutta sincerità - spiega la donna - che la situazione sia così peggiorata. Forse non ci ricordiamo che prima della realizzazione Mebo i camion erano tantissimi e facevano sobbalzare. Tutto sommato sono spariti i tir e sono arrivati i nuovi residenti, ma la situazione è rimasta simile. Ciò non significa che non si possa intervenire», conclude. Non solo via Resia, comunque, visto che alcuni passanti spostano l’obiettivo su altre strade: «Via Cagliari, per esempio, è una giungla e chi va verso ponte Palermo non si fa problemi ad invadere l’altra corsia, mentre l’incrocio via Milano-via Palermo è costantemente intasato e pericoloso: ci vorrebbe una bella rotonda. Alcuni automobilisti, oltretutto, pretendono di avere la corsia preferenziale per proseguire dritto lungo via Milano pur non essendoci alcuna indicazione sull’asfalto. I vigili, però - conclude con un classico - non si vedono mai». - Alan Conti

sabato 23 gennaio 2010

Museion a caccia di consenso


Alto Adige — 22 gennaio 2010 pagina 38 sezione: SPETTACOLOCULTURA E SPETTACOLI

Passa dal rapporto con le collezioni private e gli sviluppi della scultura in arte plastica contemporanea la strada che il Museion vuole intraprendere nel 2010 per lasciarsi alle spalle la malevola etichetta di «cattedrale del deserto» e approdare ad autentica «piazza urbana per Bolzano». Un cartellone stagionale denso quello presentato ieri nell’imponente cubo che apre idealmente le porte alla città, proponendosi come cuore artistico e, perché no, motivo d’orgoglio. Un programma che sembra sancire l’abbandono della stagione delle ristrettezze economiche e guarda con interesse ai giovani. Sono proprio i fruitori del futuro che possono per primi saltare l’ultimo ostacolo per fare del Museion una coccarda sulla giacchetta cittadina e non solo il contenitore della famigerata rana inchiodata. Collezioni e scultura, dunque, i poli artistici di riferimento del 2010. Il primo filone vedrà la luce in primavera con la mostra «Che cosa sono le nuvole? Opere della collezione di Enea Righi» (21 marzo - 19 settembre, pianoterra, 2° e 3° piano, casa atelier) che porterà nel Museion una delle collezioni più prestigiose dell’arte contemporanea, mostrata finora solo ad Avignone. Per l’occasione si punterà al coinvolgimento del pubblico più diffidente con la presenza di autentici mediatori artistici che contestualizzeranno e spiegheranno la mostra. Corollario dell’allestimento di Enea Righi, dal titolo che rimanda al regista Pasolini, sarà la collaborazione con il Filmclub, così come una tavola rotonda sul rapporto tra collezione privata e luogo pubblico. Aiuterà la riflessione, in autunno, l’esposizione della collezione di Museion allestita da Stefano Arienti e Massimo Bartolini (dal 30 ottobre al 2011), giovani artisti che vantano collaborazioni importanti con il Palazzo Ducale di Mantova e la Biennale di Venezia. Rilevante lo spazio dedicato alla pittura piè fisica e materica, inaugurato oggi dall’artista, non a caso bolzanino, Robert Pan con la sua «Constellation» (fino al 7 marzo al pianoterra). Seguirà l’esposizione di una macchina a vapore del tutto particolare realizzata da Micol Assál (7 febbraio - 2 maggio), artista che indaga nel profondo il rapporto tra arte e scienza e che creerà un campo elettrostatico nell’ambiente del quarto piano. Prevista una cooperazione con l’Eurac che proporrà una tavola rotonda sul rapporto tra scienza e arte. Doppia festa, invece, il 28 maggio con l’inaugurazione della mostra di Nico Vascellari e Gabriel Kuri, altri due giovani affermati. Il primo, in esposizione fino al 22 agosto, propone al pianoterra una scultura monolitica imbevuta di hard-core e offrirà al vernissage uno spettacolo musicale. Il messicano Kuri, invece, esporrà al quarto piano fino al 15 agosto e partirà da oggetti di uso quotidiano per aprire una riflessione sui grandi temi del consumismo e dell’economia. Chiude la pagina della scultura Isa Genzken (11 settembre - 9 gennaio), vero faro in continua evoluzione dell’arte plastica contemporanea che si sofferma sul meccanismo per cui gli stili estetici influenzano ideologie politiche e sociali. Il Museion, inoltre, andrà in trasferta a Milano, dove supporterà il progetto della no-profit «Peep Hole» con un’opera di Alicja Kwade (da marzo a maggio nel capoluogo lombardo). Soddisfatto il commento della direttrice del Museion Letizia Ragaglia: «I visitatori sono stati 36.038, con grande coinvolgimento delle scuole e guardare al futuro è fondamentale. In settembre abbiamo registrato l’88% di ticket ai turisti mentre a novembre il 52% erano residenti. L’evento più importante è stata la Notte dei Musei con 4.827 ingressi». Segno che la città ha voglia di conoscere il Museion: «Dobbiamo avvicinare i ”diffidenti” e penetrare nelle strutture della città. Da qui le molteplici iniziative e le collaborazioni con Eurac, Lub e Hotel Laurin. Per Bolzano intendiamo essere una piazza urbana. Finalmente, infine, contiamo di distribuire dei benefit economici senza rimanere ingessati nel ruolo di filantropi». - Alan Conti

Le Costellazion firmate Robert Pan


Alto Adige — 22 gennaio 2010 pagina 38 sezione: SPETTACOLOCULTURA E SPETTACOLI

La materia utilizzata come porta per l’immaginario e la dimensione spirituale. Non è facile l’obiettivo che si pone il bolzanino Robert Pan con la sua installazione «Constellation» che oggi sarà inaugurata al Museion, dove rimarrà fino al 7 marzo ad ingresso gratuito. L’appuntamento è per le ore 19, ma ieri le opere di Pan hanno fatto da cornice alla presentazione del programma stagionale del museo d’arte contemporanea bolzanino. Grandi pannelli di resina colorati e lavorati finemente e ossessivamente dall’artista dominano il piano terra del cubo di via Dante. Un’opera monumentale e fortemente materica che si propone, tuttavia, di aprire mondi riflessivi che oltrepassano la fisicità dell’installazione, curata personalmente da Letizia Ragaglia. «È il frutto - spiega la direttrice del Museion - di un’ossessione creativa evidente che accompagna da sempre l’opera di Pan. La serialità e la ripetizione di una griglia artistica come quella dei pannelli è tipica di molti movimenti d’avanguardia e la figurazione è sempre più latente, abbandonata com’è ai soli colori». Come mai una serie di pannelli prende il nome di «Constellation»? «Si nota una costante punteggiatura nelle resine ripetutamente asciugate e fresate che rimanda al firmamento e a una riflessione più profonda e metafisica. Il confronto umano con l’immaginario, quindi, non può prescindere dalla dimensione fisica». Le “stelle” dei pannelli, però, aprono le porte a una soluzione più propriamente artistica. «Esatto. Il mutare delle condizioni di luce e tempo permette una molteplicità di variazioni nella fruizione e nell’osservazione. Un po’ come Monet dipingeva più volte la cattedrale di Rouen in diverse condizioni meteorologiche e di luce, così Pan apre a diverse combinazioni delle sue costellazioni». Robert Pan ha alle spalle una formazione cosmopolita tra New York, Parigi e Londra, ma non dimentica mai la sua terra d’origine. (a.c.)

venerdì 22 gennaio 2010

Ecco la strada per il casinò in Provincia


"Quello che oggi è stato un affare da 21,8 milioni potrebbe diventare un tesoro da 120 milioni di euro e vedrete che tutte le ipocrisie di facciata saranno cancellate". A parlare è Eros Ganzina, bolzanino giramondo e general manager del Casinò “Oracle” di Malta, oltre che vero e proprio guru decennale nell’ambito del gioco d’azzardo. Tra le righe dell’accordo siglato poco più di un mese fa tra Stato e Provincia sul federalismo fiscale, infatti, Ganzina ha scovato quella che potrebbe essere una chiave di ricchezza. "Il documento – spiega – prevede l’estensione del principio di ritorno dei 9/10 di alcune imposte, tra queste quella relativa ai giochi. Al momento è quantificata sui 21,8 milioni di euro, ma se la Provincia decidesse di avvallare l’apertura di un Casinò questa cifra potrebbe quintuplicarsi".
Calcolatrice alla mano Ganzina ci snocciola alcune cifre eloquenti: "I quattro Casinò italiani hanno totalizzato una media annuale di 120 milioni. Non solo, nel Belpaese esiste una particolare tassazione dei proventi che viene calcolata al netto e non al lordo. Una pratica piuttosto normale per il mondo commerciale e quello industriale, ma assolutamente inusuale nell’azzardo". Il volume d’affari, a questo punto, potrebbe essere di quelli imponenti, con relativo beneficio per le casse pubbliche: "I margini di guadagno per l’amministrazione potrebbero essere mostruosi". Di Casinò, comunque, se n'è parlato spesso, soprattutto nella città di Merano, ma le resistenze di carattere etico e morale sono diverse. L’ex procuratore generale Cuno Tarfusser, per esempio, aveva ammonito la realtà altoatesina sui rischi di una simile scelta, bollando i Casinò come "veri e propri ambienti di proliferazione della criminalità organizzata". Ganzina, però, respinge in maniera netta queste accuse: "Tarfusser dimostra incompetenza e anacronismo. I sistemi di controllo e sicurezza per queste strutture ci sono e sono estremamente funzionali: l’importante è applicarli rigidamente. Esiste, per esempio, la selezione d’accesso con relativa estromissione di chi viene segnalato come dipendente dal gioco oppure pericoloso. Non solo, le macchine ludiche sono tarate, per legge categorica, in modo da restituire una percentuale tra l’89 e il 92% del giocato, trattenendo in media solo l’8% di guadagno. Nei “gratta e vinci”, per esempio, tutto questo rigore non viene applicato". Oltre all’impennata degli introiti fiscali, però, la struttura potrebbe anche dare una mano all’occupazione locale: "In genere si può tranquillamente affermare che un Casinò con tutti i crismi della buona qualità può dare lavoro a più di 200 persone". Un indotto allargabile anche al settore del turismo, come dimostrato dalle altre realtà italiche, tanto che lo stesso Ministro Michela Brambilla aveva lanciato la proposta di un Casinò interno per tutti gli alberghi a cinque stelle. "I riflessi sarebbero sicuramente positivi e l’idea del Ministro potrebbe funzionare solo a patto di non restringere l’ingresso ai soli ospiti della struttura alberghiera. Diversamente sarebbe un fallimento totale". Lo stesso Ganzina, però, pare parte interessata: "Ci fosse la possibilità di seguire un progetto serio nella mia provincia ci farei davvero un pensierino. Bisogna vedere, però, cosa ne pensa la politica" aveva dichiarato al nostro giornale nel novembre scorso. Il gioco, adesso, passa in mano a Palazzo Widmann.

giovedì 21 gennaio 2010

Firmian chiede più negozi


Alto Adige — 20 gennaio 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. Stranieri con cui non ci si rapporta, negozi che non si trovano nemmeno a cercarli con il lanternino, microcriminalità diffusa e scuole che latitano, il tutto condito da servizi promessi e ancora lontani dalla realizzazione. Firmian cresce e con il quartiere crescono anche i residenti che, se da una parte si mostrano stufi di passare per il rione cittadino di serie B, dall’altra non mancano di sollevare le più svariate proteste. «Stiamo abbastanza bene - raccontano in coro Laura Massalongo e Maria Ploner - ma è chiaro che sarebbe bello avere una farmacia più vicina di quella in via Sassari, così come un traffico meno disastroso e un asilo nido per i nostri piccoli. La polizia, infine, è bene che controlli spesso questa zona perché, come dimostra il piromane, la microcriminalità è sempre in agguato». A rompere il ghiaccio sull’integrazione degli stranieri, invece, ci pensa Dominga Gabrielli che ci propone un punto di vista “rovesciato”: «Alcune famiglie altoatesine sono razziste, inutile girarci intorno. Non ce ne fanno passare una: se i bambini giocano alle 14.30 anziché alle 15 oppure se piangono perché hanno fatto un incubo la notte scatta immediata la protesta. Non mancano, per altro, piccoli dispetti come i graffi alle nostre macchine. Una proposta per il Comune, infine, potrebbe essere quella di creare un bus navetta per i bimbi costretti ad andare a scuola lontano». Rincara la dose Benhour Gabrielli: «Io non posso nemmeno avvicinarmi alla casa di mia moglie perché i vicini hanno firmato un documento che mi impedisce di entrare in casa e l’Ipes non ha mancato di avvertirmi che in caso contrario avrebbe sfrattato la famiglia». Spostandosi al nuovo parco, incontriamo Maila, bimbo in culla e cane al guinzaglio. «Un’area verde ben fatta, salvo due vistose pecche: una zona cani pietosa e i ragazzi che vanno a giocare sulla superficie ghiacciata del laghetto, sarebbero da alzare le protezioni». Luise Rabanser, invece, è una delle poche signore di madrelingua tedesca del rione: «Non mi trovo molto bene perché le mie origini sono rurali e il rapporto con gli stranieri è difficile. Gli italiani, invece, sono più amichevoli e non mancano le occasioni di svago per gli anziani». Teo e Rosa Izzo, al contrario, non ne fanno una questione di etnia: «Chi dà fastidio sono i maleducati, indipendentemente dalla lingua o dalla cultura». Giuliano Franzoso, poco più in là, tesse le lodi del nuovo polmoncino verde: «Perfetto per passeggiare e davvero molto bello. Per incontrarsi con gli amici, invece, bisogna tornare verso via Resia». Manuela Cantone e Sara Ottaviani spostano il problema: «Non è così grave avere la farmacia a cinque minuti di distanza e non sotto casa. Sarebbe opportuno, invece, che il parco di Firmian fosse considerato come il parco Europa: utile per organizzare eventi e feste». Giusto, però, sentire anche la voce dei più piccoli, come quella di Ivan, 4 anni, che aiutato dal papà dice: «Il prato è davvero molto bello e le ciclabili sono comode perché lontane dal traffico. Cosa mi piacerebbe? Un gazebo che ripari dal sole e una vera pista per le biciclette come quella del Talvera». Chiude il giro di opinioni Elisa Ansaloni: «La mia casa, comprata in cooperativa, è davvero bella, ma è chiaro che per il quartiere c’è molto da fare. Dov’è l’asilo promesso? Dove sono i negozi? La scuola elementare? La distribuzione ragionata degli stranieri?». Qualcuno dovrà dare una risposta alle centinaia di famiglie che negli ultimi anni si sono trasferite a Firmian. In Comune si sta lavorando, ma ci vorrà tempo prima che Firmian diventi un vero quartiere, dove accanto agli alloggi ci sono negozi, scuole, strutture. Un primo passo, per dare un’anima al quartiere, lo si è compiuto con l’apertura del nuovo liceo Pascoli. Ogni giorno a Firmian arrivano 600 studenti. - Alan Conti

mercoledì 20 gennaio 2010

Via Resia: troppi camion


Alto Adige — 19 gennaio 2010 pagina 16 sezione: CRONACA

BOLZANO. Via Resia nelle ore di punta è un lungo, interminabile, serpentone di auto e soprattutto camion che lavorano nei cantieri aperti di Firmian e Casanova. Un andirivieni di traffico pesante e pericoloso, che da troppi anni esaspera gli abitanti di una delle zone più popolose della città. Tutti sanno che di mattina o nel tardo pomeriggio si procede, ad essere fortunati, a passo d’uomo. L’emergenza è per così dire attestata, ma c’è chi propone anche delle contromisure come per esempio la costruzione di un’arteria parallela o quella del ponte sull’Isarco per raggiungere Casanova direttamente dalla Zona industriale. «Passare di qua alle ore 7.30 - dice Salvatore Dardano - vuol dire rassegnarsi. Ma per me la colpa non è solo di Firmian e di Casanova, ma anche di buona parte del pendolarismo che arriva da Appiano o Caldaro e che si butta tutto da questa parte». Renzo Padovan, invece, mette sotto accusa tutta la Zona industriale: «Hanno fatto uffici, aziende, supermercati e laboratori senza preoccuparsi minimamente di collegare meglio la nuova area che pulsa col quartiere ed i comuni limitrofi. Sempre meglio optare, se si può, per la bicicletta». Lino Paulato evidenzia un problema serio perché si è deciso di inserire una realtà residenziale gigantesca dentro strade che non reggono, che non ce la fanno a sopportarlo. Per i residenti alla fine è come infilare un elefante in una gabbia per scoiattoli. Gemma Azzolini parla di un vero disastro: «Se penso che qualche anno fa il problema che ci si poneva era quello del passaggio di qualche camion c’è da avere nostalgia. E siamo messi davvero male pure con i parcheggi». Chi si discosta dall’opinione generale è Annemarie Knollseisen: «Ma no, il traffico qui c’è sempre stato, non vedo peggioramenti!». Posizione intermedia quella della panettiera Lidia Agostini per la quale «nelle ore di punta il traffico è più caotico, ma per il resto la strada è tranquilla». Ogni giorno è un’altra storia anche se moltissimo dipende «dai cantieri, dai camion e dalla pioggia». Andrea Placereani, invece, è rassegnato: «C’è poco da fare. Qui sono stati aggiunti due interi rioni e adesso ne paghiamo le conseguenze». Per Luciano Zagato è anche un problema di inquinamento che si aggiunge alla puzza del depuratore: «Bisogna dare subito un altro sbocco a Casanova che non può pesare solo su via Similaun e progettare un’arteria parallela». Graziella Altadonna ha le idee chiare e non vede soluzioni: «Le intersezioni con le strade laterali sono tantissime e di conseguenza i semafori». Luciano Padoani spiega che abita in una casa che si affaccia proprio su via Resia e, nelle ore di punta, non riesce ad attraversare la strada «il problema è che non esiste sfogo e sono tanti anche i turisti che passano di qua perché vogliono arrivare a Merano dalla vecchia statale». Enrico Lillo, presidente della Circoscrizione Don Bosco, condivide la preoccupazione dei residenti stretti tra smog e traffico e boccia i continui rallentamenti: «Troppi semafori e poi pensate alla chicca di ponte Resia che finisce nell’incrocio con l’Arginale che obbliga a dare la precedenza alle auto che arrivano da sinistra. Nelle ore di punta ci troviamo davanti ad un enorme fiume di macchine che porta alla paralisi di tutta la strada». Di contromisure se ne discute da lungo tempo, quali quelle valide? «Sicuramente una nuova arteria verso Castel Firmiano offrirebbe una soluzione efficace. Non mi convince invece, conclude Lillo, il ponte per Casanova perché avrebbe un’utilità solo per gli abitanti del rione mentre bisogna ragionare su una scala cittadina». E, a proposito, è giusto ricordare la simulazione fatte dagli architetti che hanno lavorato al Masterplan che punterebbero a ridurre della metà la carreggiata di via Resia: metà per le macchine, l’altra metà tutta verde. - Alan Conti

martedì 19 gennaio 2010

In centinaia in coda per il medico delle orchidee


Alto Adige- 19 gennaio 2010
Bolzano - Tutti in fila per curare la creatura di casa. Pediatra? Medico? Veterinario? No, molto semplicemente il dottore delle orchidee. E’ un vero successo l’iniziativa che la giardineria Schullian dedica alle orchidee, autentica passione bolzanina. Quattro espositori di grande impatto abbelliscono il vivaio di via Merano e fanno da cornice al banchetto più affollato della manifestazione: il pronto soccorso per le piante.
Giovanni Zambaldi risponde pazientemente a tutte le domande che, senza soluzione di continuità, gli vengono poste. Quanto si annaffia? Quanta luce? E il concime? Riusciamo a sottrarlo per qualche minuto dal fuoco di fila: "Non c’è un attimo – sorride – tutto il giorno c’è un capannello fisso di persone che chiedono il mio aiuto. E’ anche un buon segno perché significa che c’è amore per questa pianta". Ci uniamo al gruppo e, taccuino alla mano, ripetiamo gli stessi quesiti dei clienti. "L’orchidea è molto semplice, l’importante è bagnarla solo quando è realmente secca, diciamo ogni 14 giorni, altrimenti si rischia di far marcire i serbatoi naturali delle radici. Luce è necessaria, ma niente sole diretto che brucia le foglie e la concimatura deve essere rarissima". Tutti i “pazienti”, bene o male, presentano patologie legata alla mancata osservazione di queste semplici regole.
Accodata per un consulto incontriamo Rita Fava, armata di libretto portafoto. Ci mostra subito gli scatti dei suoi gioielli quando di solito, in borsa, si tengono le foto dei nipoti. "Eh lo so – ride – ma per le orchidee ho una passione vera e a casa ne ho parecchie. Consiglio a tutti l’argilla espansa, ma oggi sono qui per chiarirmi le idee sui germogli di uno dei miei esemplari". Gianni Faranna, invece, è venuto per conto della suocera: "Aveva quest'orchidea ancora viva, ma palesemente in sofferenza. Aveva bisogno di cure e di qualche chiarimento su come farla vivere al meglio: adesso tornerà bella come prima e non c’è dubbio che la signora sarà contentissima". Sciaves Marsoner, invece, ha accompagnato il marito "autentico appassionato di piante e orchidee. Anche a me piacciono, ma lui ha un attaccamento viscerale: ogni tanto ci parla anche". Chi condivide la tendenza alla conversazione con le proprie creature verdi è Marisa Marini: "A casa ho quattro orchidee e capita di farci due chiacchiere. Insomma, fior di esperti dicono che faccia bene perché non dovrei? Oggi sono venuta a sentire quello che consiglia il “medico”: per me una vera e propria lezione da ascoltare. Non sapevo, per esempio, che a Bolzano la luce non è ottimale per le orchidee che, originarie del Madagascar, qualcosa patiscono e vanno quindi aiutate". E’ raggiante, infine, la padrona di casa Martina Schullian: "Da 15 anni questa iniziativa legata all’orchidea riscuote un successo grandissimo. Posso dire che i bolzanini, senz’altro, sono davvero affezionati a questa pianta".
Per entrare completamente nel mondo delle orchidee è bene farsi guidare dalle parole dell’espositore varesino Giancarlo Pozzi e del suo collaboratore vicentino Francesco Revere. Le orchidee, anzitutto, sono tantissime: "Pensare solo a un tipo – spiega Giancarlo – è sbagliato perché ce n’è di ogni dimensione e colore. Ce ne sono di profumate, ma anche che puzzano così come di un centimetro o di trenta metri. Pensate che ogni singola tipologia ha un singolo insetto che la impollina e se si estingue l’insetto sparisce anche l’orchidea. Come spiegare la mia passione? Un grande personaggio una volta disse “Le orchidee non sono parassite, ma sono estremamente contagiose". Chiediamo a Giancarlo di mostrarci un esemplare unico: "Questa è l’orchidea di Darwin che ha un serbatoio del polline lungo 30 centimetri. Lo studioso affermò che doveva esistere un insetto con un aspiratore della stessa lunghezza e tutti lo presero in giro. Trent’anni dopo la sua morte, però, scoprirono una falena con un’aspirotromba proprio di 30 centimetri che la impollinava". Francesco, infine, ci svela un’altra chicca: "Sapete, per esempio, che anche la vaniglia non è altro che un’orchidea che usavano pure gli aztechi per dare gusto al cacao?".

lunedì 18 gennaio 2010

Il Parco del Talvera? Una spiaggia per nudisti


Il parco del Talvera? Una spiaggia per nudisti. L’incredibile affermazione non è una battuta estiva al cospetto di qualche disinvolto costume da bagno, ma semplicemente una delle primissime voci fornite dal motore di ricerca “Google” ricercando “Talvera Bolzano”. Già la qualifica di “spiaggia” suona stonata, ma a far strabuzzare gli occhi a qualsiasi bolzanino è addirittura la dedica a chi la tintarella ama farla integrare: una definizione che cozza in modo evidente con la realtà dei fatti che vede i prati da primavera pieni di famiglie, bambini, ragazzi e anziani, ma tutti decisamente vestiti. A guardare meglio, però, l’informazione fornita dal sito www.travelforgay.com sottintende attività che poco hanno a che fare con la luce del sole. La mappa, infatti, riporta la zona antistante al Cafè “Theiner” come un posto ideale per il cosiddetto “Cruising Gay”, nomignolo che definisce in rete gli “incontri sessuali clandestini tra omosessuali” nella versione più edulcorata e il “sesso tra le fratte” in quella più esplicita. Una pratica che deve il suo nome al discusso film “Cruising”, con Al Pacino, distribuito negli anni ’80 dalla Warner Bros che racconta la storia di un serial-killer di omosessuali braccato da un corpo di polizia sfacciatamente omofobo. La sostanza, però, è che nel web i prati frequentati da decine di famiglie bolzanine vengono consigliati come meta preferita per incontri sostanzialmente più adatti ad un letto casalingo che non all’erba pubblica. Una sorta di “camporella” trasgressiva. Il sito “Travel for gay”, nato nel febbraio del 2007, rimarca, oltretutto, l’assoluta certificazione e completezza di informazioni e contenuti destinati ai turisti omo- e bisessuali in cinque lingue. Evidentemente, dunque, il “Cruising” del Talvera è attività “certificata”.
Non solo le passeggiate, però, vengono indicate come zona soddisfacente per gli amanti del Cruising bolzanino, ma rientra nel novero pure il parco Petrarca, mentre punta forte sul parco Stazione il sito “Centaurus”. A differenza del Talvera, però, questi due spazi verdi sono oggetto in città di un discreto chiacchiericcio su attività notturne che coinvolgerebbero anche il mondo degli scambisti. Anche Merano, comunque, si fregia della sua precisa segnalazione per il “Cruising”, svolto preferibilmente nei pressi del ponte Tappeiner sul Passirio.
La radiografia gay-friendly provinciale, comunque, è completata da una serie di informazioni più strettamente turistiche e sono diverse le strutture alberghiere che in provincia possono ritenersi particolarmente tolleranti ed accoglienti. Citati, dunque l’Hotel Post di Dobbiaco, l’Alpin Gardness Wellness Resort Ortisei, il Fedinella Design Hotel di Campo Tures, il Santeshotel Wegerhof di Anterselva di Mezzo e l’Hotel Miravalle di Selva Gardena. Indicata, infine, anche la sauna gay presso il salone “Exit” di via Visitazione. Tutti luoghi più intimi e romantici di un parco pubblico da trasformare in spiaggia per nudisti.

domenica 17 gennaio 2010

L'oratorio è tecnologico


Alto Adige — 16 gennaio 2010 pagina 29 sezione: AGENDA

BOLZANO. “Mamma, vado all’oratorio”. Ecco una frase che fatica a resistere nella modernità, ma se il mutamento del linguaggio miete le sue vittime, la spiritualità può ancora trovare spiragli per avvicinare i giovani. Ecco, quindi, che l’ordine dei salesiani cittadino ristruttura la scuola “Rainerum” e il centro giovanile “Juvenes” celebrandoli, nella giornata di ieri, con una dodici ore non-stop attraverso musica, ballo, cucina, sport, animali e scienza. La scuola di via Carducci, per un giorno, si trasforma in un autentico paese dei balocchi per i giovanissimi che giocano a pallone, sfornano crêpes, cantano, suonano, si sfidano alla playstation e coccolano degli splendidi Labrador. La struttura, però, non è fine a se stessa e conta di più in quanto veicolo di valori spirituali e cattolici. Questa la strada, dunque, scelta dai salesiani e declinata a Bolzano da Don Gianfranco, animatore pastorale ed economo del Rainerum, che trascina l’oratorio lontano dall’archivio dei ricordi delle vecchie generazioni e lo riconsegna vita alla quotidianità. «Il contatto giornaliero con i ragazzi è un presupposto fondamentale per un oratorio che sia attuale. La questione di fondo è come veicolare nei giovani di oggi valori storici come il rispetto umano, l’attenzione alla persona, l’educazione alla fede e la stesso esempio di Gesù Cristo». Già, come fare? «Utilizzare i loro strumenti di divertimento e inserirci il messaggio. La ricetta è semplice, l’attuazione meno». Luogo comune, però, vuole le nuove generazioni allergiche alla spiritualità. «Sbagliato. Ne hanno bisogno, solo che è più difficile esternarlo: noi dobbiamo farcelo raccontare, ma soprattutto saperlo ascoltare. La paura più forte? L’incertezza del futuro». Passeggiando tra il vociare dei ragazzini, Don Gianfranco indica un laboratorio. «Questa è la nostra punta d’eccellenza: la robotica. Qui i ragazzi portano a termine lavori di tecnica raffinata stimolando pure qualche riflessione profonda. E’ un esempio di come certi messaggi possano essere trasmessi in forme inusuali». Vedere scienza e religione così unite fa sempre un certo effetto... «è un limite da superare perché i risultati sono sorprendenti». Gli iscritti a “Juvenes” sono 850, per la giornata di ieri si sono resi disponibili 35 genitori e diversi insegnanti: i numeri certificano il successo. «Molto - conclude Don Gianfranco - è dovuto ai nostri animatori». Gli animatori, dunque, sono ragazzi giovanissimi che hanno attraversato un importante percorso di formazione. «Facciamo incontri ricorrenti - ci spiega Marco Zenti - per entrare appieno nello spirito salesiano. Esiste l’ora di preghiera, certo, ma nulla viene impartito in modo radicale». «Perché i giovani qui si interessano alla spiritualità? - interviene Alessia De Paoli - semplicemente perché non esiste più l’imposizione. Alcuni valori, perché no, possono passare attraverso la playstation». Gianluca Mattea precisa: «Non immaginatevi noi animatori come pii ragazzi devoti. Nessuno ci impone nulla, anzi, c’è molto divertimento». Alla festa, come detto, partecipano pure i genitori, come Walter Mattea o Maria Vanzetta, storici studenti del Rainerum. «E’ un altro mondo, oggi, per fortuna, non c’è più quel sistema rigido di una volta. La scala di valori rimane simile, ma modulata sulle esigenze dei ragazzi moderni». Conferma l’insegnante di musica Emanuele Zottino: «Esiste la messa, certo, ma nessuno di noi è forzato. L’opportunità di avere un rapporto meno formale della cattedra, ci permette di interpretare meglio le varie personalità. Il messaggio spirituale può essere trasmesso anche con una partita di calcio, basta saperlo fare». C’è, dunque, una cosa, che l’oratorio non abbandonerà mai: il caro vecchio pallone. - Alan Conti

Gli animatori, cercano anche dei valori profondi

Alto Adige — 16 gennaio 2010 pagina 29 sezione: AGENDA

BOLZANO. Il Rainerum si rinnova e così tiene vivo il rapporto coi giovani. L’istituzione Chiesa, però, sembra sempre più lontana dalla gioventù. Don Gianfranco non lo nega, e dà anche una spiegazione: «Perché è un’Ecclesia asettica. Paolo VI diceva che “se la Chiesa perde i giovani, chi perde veramente è la stessa Chiesa”: bisognerebbe rifletterci di più». In via Carducci la miscela sembra invece funzionare. L’animatrice Sarah Kusstatscher ammette: «Molti ragazzini escono da famiglie atee e sono poco inclini, a volte, a recepire alcuni messaggi, ma l’importante è trovare la chiave giusta e non forzare». (a.c.)

sabato 16 gennaio 2010

Dall aperitivo alla grande musica



Alto Adige — 15 gennaio 2010 pagina 28 sezione: AGENDA

BOLZANO. Il padrone di casa, il titolare Franz Staffler, ha presentato ieri mattina gli eventi celebrativi per i 100 anni del Parkhotel Laurin, insieme ai responsabili delle istituzioni che collaborano al programma e insieme al sindaco Luigi Spagnolli e al maestro Gustav Kuhn. Eventi di svago culturale, potremmo definirli, come si può capire dalla descrizione nell’articolo sopra. Qui di seguito, invece, ecco l’elenco degli eventi già definiti precisamente come data. - Ogni giovedì dal 21 gennaio: aperitivo lungo “Six to nine”, Bar Laurin o Sommer Lounge nel parco in estate. - Dal 24 gennaio al 31 dicembre: distribuzione gratta e vinci “Lucky at Laurin” per ogni consumazione. - Inizio di marzo: primo workshop della facoltà di design della Lub sui rumori e odori del Laurin. - Il 12 marzo: presentazione del cd “Dj Kuhn im Rosengarten”. - Da aprile a metà novembre: “Laurin suite@Paradeis”, Tenuta Alois Lageder a Magrè. - Da aprile a maggio: “Open Space” con Museion. - Aprile e novembre: dialoghi musicali mattutini a cura del Conservatorio Monteverdi, nel Salone delle Dame. - Il 28 giugno: concerto della Street Marching Band per “Jazz Festival Alto Adige”, nel parco. - Il 29 giugno: concerto di Hamilton del Holanda e Yamandù Costra per “Jazz Festival Alto Adige”, nel parco. - Il 28 agosto: ore 20.30, cena di gala con concerto dell’Orchestra Haydn dedicato a Rossini, Puccini e canzoni napoletane. - Dal 4 all’8 dicembre: ore 18, concerti dell’Orchestra Haydn con le sinfonie di Beethoven, a seguire ogni sera cena nel ristorante. a.c.

Il Laurin ha un secolo, la festa dura un anno fra concerti, cene e arte

Alto Adige — 15 gennaio 2010 pagina 28 sezione: AGENDA

BOLZANO. Il famoso Cappellaio matto della favola “Alice nel paese delle meraviglie”, tornerebbe di colpo savio. Per il Parkhotel Laurin, il 2010 non vedrà alcun giorno definibile come “non compleanno”, ma invece tanti giorni per festeggiarne uno, di compleanno. L’occasione, del resto, è di quelle storiche: si festeggiano i 100 anni di vita e le celebrazioni non si ridurranno a un singolo fuoco d’artificio, ma si protrarranno per dodici mesi coinvolgendo gran parte del mondo della cultura altoatesina d’alto livello. Su tutti, senza voler fare graduatorie di merito, spicca il maestro dell’Orchestra Haydn, Gustav Kuhn, abituato del resto a stare sul podio: dal 4 all’8 dicembre, infatti, l’Orchestra Haydn darà vita a un ciclo di concerti di Beethoven, che saranno seguiti da una cena prelibata (82 euro a persona il costo), e i concerti verranno poi incisi su un cd celebrativo. Che non sarà il solo cd, peraltro, legato ai cent’anni del Laurin: ci sarà infatti un altro cd, dedicato a Re Laurino e alle Dolomiti, intitolato “Dj Kuhn im Rosengarten”, e sarà inciso dal maestro Kuhn con l’etichetta “Col Legno” e presentato il 12 marzo, naturalmente al Laurin. Il clou della festa, però, è fissato per il 28 agosto (giorno peraltri vicino a quello d’inaugurazione dell’albergo nel 1910, che fu il 15 agosto), nel parco dell’hotel dove, dalle ore 20.30, un concerto incentrato sulle musiche di Rossini e Puccini e sulle canzoni napoletane scandirà le portate di una cena davvero fuori dal comune (150 euro il costo a persona). Altro grande cerimoniere nelle feste, poi, sarà un altro grande personaggio altoatesino: Reinhold Messner, che curerà personalmente la realizzazione di alcuni video incentrati sul patrimonio culturale dolomitico. Poi sarà creata l’estempornea “Laurin suite@Paradeis”: nel giardino della tenuta di Alois Lageder a Magrè, l’artista altoatesina Claudia Barcheri creerà una suite di 60 m³ immersa nella natura e abbellita dai mobili originari del primo Laurin, stile Belle Epoque. Stile? E allora arte: la sinergia con il Museion porterà lo stile moderno nel parco dell’albergo e Jacopo Candotti, Christian Kaufmann e Sonia Leimer, artisti locali, creeranno “Open space”, rielaborazione scultorea della vita dell’albergo con creazione di opere installate nel parco. Ancora, partnership con la facoltà di design della Lub, l’università bolzanina, che attraverso i suoi migliori studenti rielaborerà il rapporto dell’albergo con l’esterno e creerà workshop sulle attività alberghiere. Il Laurin, poi, nel suo Laurin Bar da anni ospita musica jazz e quindi spazio ancora al jazz e al classico aperitivo. “All that jazz” proporrà una rivisitazione musicale attraverso appuntamenti di prestigio affiancati alle esibizioni speciali legate al “Jazz festival Alto Adige”, poi il giovedì arriva “Six to nine”, aperitivo lungo a base di stuzzichini e cocktail. Non manca, inoltre, un occhiolino alla fortuna con il concorso “Lucky at Laurin”, dei gratta e vinci con in palio 10.000 premi tra bevande, cene, libri d’arte e pernottamenti. E il palato? Lo chef del ristorante, Egon Heiss, ha rispolverato l’antico ricettario del 1910 scritto da Helgi Staffler, ne ha fatto proprie le basi e ne ha reinterpretato le classiche pietanze tradizionali; chi le ordinerà riceverà copia della ricetta originale e della sua versione rivisitata. Spazio pure al cinema con l’aiuto del Filmclub, che trasformerà il parco del Laurin in una sala all’aperto dove saranno proiettati film di alto profilo, alla presenza di attori e registi. Giovani musicisti, infine, saranno coinvolti dal Conservatorio Monteverdi in matinèe all’insegna della musica da camera e il festival Transart porterà diversi spettacoli sul palco nell’albergo di via Laurino. - Alan Conti

venerdì 15 gennaio 2010

Cercano moglie con le agenzie ma trovano debiti

Alto Adige — 14 gennaio 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. Cercano l’anima gemella e trovano la compagnia dei debiti. Sono almeno 50 l’anno gli altoatesini che si rivolgono alle agenzie matrimoniali e poi si ritrovano con un pugno di mosche e le tasche alleggerite di due o tremila euro. I dati sono quelli forniti dalle associazioni dei consumatori del Ctcu e del Centro Europeo Consumatori. A rimetterci maggiormente sono gli agricoltori di lingua tedesca, oggetto di un modus operandi di alcune agenzie che, pur sul filo della legalità, ha tutto l’aspetto di una “trappola” ben riuscita. Monika Nardo, consulente giuridica del Cec, raccont: «Alcune agenzie hanno sede a Vienna e sfruttano il nostro territorio e il target rurale. Sulle testate dei giornali tedeschi pubblicano annunci calibrati per questo tipo di clientela». Per dirla in breve: fioccano le aspiranti mogli avvenenti, di ogni età, tutte rigorosamente amanti della vita contadina, del lavoro nella natura, della vita paesana e della cultura tradizionale altoatesina. Si trovano addirittura figlie di veterinari o di proprietari di masi delle più svariate vallate. Tutto, logicamente, infiocchettato da un numero di cellulare. Chiamando, però, non risponde la fanciulla desiderata «ma un agente della compagnia che propone immediatamente un incontro e promette l’offerta di svariate proposte. Qui scatta la trappola: l’appuntamento è fissato in luoghi come bar w ristoranti, persino caselli autostradali dove l’obiettivo è ottenre subito la firma di un contratto da 2.000 euro per dieci proposte o 3.500 per venti». L’accordo, però, deve essere “incoraggiato”. «Facendo leva su uno stato psicologico imbarazzato, sull’età che avanza, sulla solitudine ottengono una firma senza lettura delle clausole da parte del cliente». Qui, anche per imprudenza del cliente, iniziano i dolori. «Si compila una lista di desideri e dopo pochi giorni, con raccomandata, arriva a casa un catalogo di proposte, buona parte delle quali totalmente diversa dai desiderata. Non solo, provando a chiamare le papabili compagne ci si imbatte in indisponibilità, donne non più iscritte e cellulari muti. Passano rapidamente dieci giorni». Intervallo chiave perché sui contratti fuori sede, chiamati “porta a porta”, esiste un diritto di recesso, così la contestazione scritta delle proposte esercitabili entro dieci giorni. «Difficile ottenere anche solo una delle due: il recesso del contratto è contestato perché l’agenzia rivendica il grande lavoro dei primi giorni e pretende il pagamento delle proposte inviate. La contestazione del “catalogo”, invece, è difficile deciderla entro dieci giorni a fronte di rinvii e telefoni che non rispondono». A quel punto, non resta che accettare la sconfitta o richiedere altre proposte, con conseguente lievitazione del prezzo. Il contratto, intanto, è un lenzuolo fitto di clausole e gli agenti si guardano bene dal permetterne una lettura serena. Il consiglio del Centro Consumatori è di farsi consegnare una copia in bianco per valutarla: «Un’azienda seria, e ci sono, non avrà problemi a fornirvela». Gli agenti in questione, interpellati telefonicamente fingendoci clienti, respingono bruscamente la richiesta: «Il contratto va firmato subito, non li consegniamo per letture private». (a.c.)

<> ma è falso

Alto Adige — 14 gennaio 2010 pagina 17 sezione: CRONACA

BOLZANO. Se il 95% dei delusi sono uomini, il 5% sono donne, attirate, a volte, dall’inserimento gratuito: «Scarseggiano - spiega la consulente del Cec Monika Nardo -, così le invogliano regalando il servizio. Per ovviare alla penuria femminile, però, non le eliminano mai dalle liste, nemmeno dopo essersi dichiarate fidanzate». E l’ormai celebre “figlia di veterinario”? «Sparita. Mai avuta l’opportunità di conoscerla: d’improvviso non è più interessata a voi. Non si può dire che non esista, ma il dubbio rimane». Non mancano i furbetti, però, nemmeno nel mondo italiano dove «approfittando della buona fede - conclude Monika Nardo -, alcuni propongono contratti commerciali a tutto tondo, senza possibilità di recesso. Tutto accompagnato da un bel finanziamento con tassi dal 5 al 7%. Uscire da questo ginepraio diventa impossibile». (a.c.)

giovedì 14 gennaio 2010

Masterplan, venerdì il convegno. Organizza l'Istituto di urbanistica

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2010/01/13/AZ7PO_AZ704.html

Il futuro non è il 3D

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2010/01/13/A2TPO_A2T02.html

Con Nanga Parbat grandi emozioni, parola di Messner

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2010/01/13/A2TPO_A2T01.html

Inps in ferie, niente sussidi agli operai

http://ricerca.gelocal.it/altoadige/archivio/altoadige/2010/01/13/AZ6PO_AZ602.html

Il Conti in tasca


Lo so, il nome non è del tutto originale, ma tutto sommato funziona per quello che vuole essere questo piccolo blog. In un impeto di autocelebrazione ho deciso di aprirlo, più che altro per permettere anche a chi è lontano di leggere quello che scrivo sul giornale (oddio, non è che si perdano nulla di particolarmente avvincente, però magari a qualcuno fa piacere). Nel mezzo, ogni tanto, potrebbe scapparci anche qualche scritto, diciamo così, "inedito" che magari salta per motivi di spazio o semplicemente perchè poco calzante con la cronaca stretta. Non mi dilungo più di tanto. A tutti il più sentito benvenuto...ammesso che qualcuno entri prima o poi...