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domenica 17 gennaio 2010

L'oratorio è tecnologico


Alto Adige — 16 gennaio 2010 pagina 29 sezione: AGENDA

BOLZANO. “Mamma, vado all’oratorio”. Ecco una frase che fatica a resistere nella modernità, ma se il mutamento del linguaggio miete le sue vittime, la spiritualità può ancora trovare spiragli per avvicinare i giovani. Ecco, quindi, che l’ordine dei salesiani cittadino ristruttura la scuola “Rainerum” e il centro giovanile “Juvenes” celebrandoli, nella giornata di ieri, con una dodici ore non-stop attraverso musica, ballo, cucina, sport, animali e scienza. La scuola di via Carducci, per un giorno, si trasforma in un autentico paese dei balocchi per i giovanissimi che giocano a pallone, sfornano crêpes, cantano, suonano, si sfidano alla playstation e coccolano degli splendidi Labrador. La struttura, però, non è fine a se stessa e conta di più in quanto veicolo di valori spirituali e cattolici. Questa la strada, dunque, scelta dai salesiani e declinata a Bolzano da Don Gianfranco, animatore pastorale ed economo del Rainerum, che trascina l’oratorio lontano dall’archivio dei ricordi delle vecchie generazioni e lo riconsegna vita alla quotidianità. «Il contatto giornaliero con i ragazzi è un presupposto fondamentale per un oratorio che sia attuale. La questione di fondo è come veicolare nei giovani di oggi valori storici come il rispetto umano, l’attenzione alla persona, l’educazione alla fede e la stesso esempio di Gesù Cristo». Già, come fare? «Utilizzare i loro strumenti di divertimento e inserirci il messaggio. La ricetta è semplice, l’attuazione meno». Luogo comune, però, vuole le nuove generazioni allergiche alla spiritualità. «Sbagliato. Ne hanno bisogno, solo che è più difficile esternarlo: noi dobbiamo farcelo raccontare, ma soprattutto saperlo ascoltare. La paura più forte? L’incertezza del futuro». Passeggiando tra il vociare dei ragazzini, Don Gianfranco indica un laboratorio. «Questa è la nostra punta d’eccellenza: la robotica. Qui i ragazzi portano a termine lavori di tecnica raffinata stimolando pure qualche riflessione profonda. E’ un esempio di come certi messaggi possano essere trasmessi in forme inusuali». Vedere scienza e religione così unite fa sempre un certo effetto... «è un limite da superare perché i risultati sono sorprendenti». Gli iscritti a “Juvenes” sono 850, per la giornata di ieri si sono resi disponibili 35 genitori e diversi insegnanti: i numeri certificano il successo. «Molto - conclude Don Gianfranco - è dovuto ai nostri animatori». Gli animatori, dunque, sono ragazzi giovanissimi che hanno attraversato un importante percorso di formazione. «Facciamo incontri ricorrenti - ci spiega Marco Zenti - per entrare appieno nello spirito salesiano. Esiste l’ora di preghiera, certo, ma nulla viene impartito in modo radicale». «Perché i giovani qui si interessano alla spiritualità? - interviene Alessia De Paoli - semplicemente perché non esiste più l’imposizione. Alcuni valori, perché no, possono passare attraverso la playstation». Gianluca Mattea precisa: «Non immaginatevi noi animatori come pii ragazzi devoti. Nessuno ci impone nulla, anzi, c’è molto divertimento». Alla festa, come detto, partecipano pure i genitori, come Walter Mattea o Maria Vanzetta, storici studenti del Rainerum. «E’ un altro mondo, oggi, per fortuna, non c’è più quel sistema rigido di una volta. La scala di valori rimane simile, ma modulata sulle esigenze dei ragazzi moderni». Conferma l’insegnante di musica Emanuele Zottino: «Esiste la messa, certo, ma nessuno di noi è forzato. L’opportunità di avere un rapporto meno formale della cattedra, ci permette di interpretare meglio le varie personalità. Il messaggio spirituale può essere trasmesso anche con una partita di calcio, basta saperlo fare». C’è, dunque, una cosa, che l’oratorio non abbandonerà mai: il caro vecchio pallone. - Alan Conti

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