“Un maestro vero, uno di quelli che fece dell’insegnamento
una missione prima ancora che un mestiere”.
Sono di Ivan Eccli, ex dirigente scolastico e direttore di dipartimento,
le parole che meglio descrivono lo sguardo verso la vita di Bruno Carli. Storico
maestro della scuola primaria Chini ieri pomeriggio Carli si è spento all’età
di 81 anni, ma l’affetto dei suoi tantissimi alunni ha cominciato subito a
rimbalzare in quel piccolo universo che sono i social network. Inevitabile
fosse così per un insegnante che ha legato a doppio filo il suo percorso umano
e professionale alla scuola dei Piani, istituto di frontiera per moltissimi
motivi. Decenni di attività lo hanno portato a crescere intere generazioni di
bolzanini che in quel rione, anche grazie a lui, hanno piantato radici solide.
“Era un uomo di cui ci si poteva fidare – continua Eccli che in passato lo ebbe
come collaboratore proprio alle Chini – pieno di quell’autorità che si deve a
chi imposta il proprio mestiere con grande serietà e attenzione. Sicuramente
una persona che sapeva ascoltare e con cui, per questo, era facile parlare. I
bambini, naturalmente, amavano molto questo suo modo di essere”. Impegnato nell’area
scientifico-matematica Carli era stato doveroso protagonista della festa per il
cinquantenario delle Chini celebrato nel dicembre 2011. Un giorno di festa
coordinato e organizzato con la dirigente Laura Portesi, anche lei scomparsa da
poco. Carli, infatti, prese per mano questa scuola fin dal suo primo vagito
alla fine degli anni ’60 imponendo subito forti accelerazioni per l’epoca
figlie di un coraggio che di certo non gli faceva difetto. «Nei
primi anni '70 – raccontò in occasione della festa - grazie all'impulso
del preside Remo Ferretti, accettammo la difficile sfida dell'inclusione di
nomadi e disabili. Era la Bolzano post '68, dove la politica entrava
dappertutto, quindi subito fummo etichettati come la scuola comunista
rivoluzionaria. Noi, però, credevamo a un progetto che poi si è rivelato
vincente. Non era ammissibile, infatti, che i nomadi arrivassero a scuola
scortati dalle forze dell'ordine perché la gente non li voleva oppure che i
disabili fossero confinati in aule separate». Tutto, però, sarebbe stato
vano senza l'adozione di uno strumento organizzativo basilare che Carli
promosse. «Per primi adottammo il tempo pieno che ci permise di articolare
meglio i piani orari. Così facendo potevamo permetterci di aspettare gli alunni
con più difficoltà e pianificare. Non tutte le famiglie ci appoggiarono
immediatamente, ma con il tempo e i risultati riuscimmo a imporre un nuovo modo
di vedere la scuola». Un pubblico talmente interessato che l'aula magna
di allora non bastava a contenere tutti nelle riunioni. «Il parroco don Luigi
Bertoldi ci aprì la parrocchia e ci permise di tenere lì gli incontri
stringendo ancor di più il legame con il rione. Siamo stati molto criticati,
vero, ma ci siamo tolti anche tante soddisfazioni».
Commossa è anche la
sovrintendente Nicoletta Minnei. “E’ un momento difficile per la scuola
altoatesina e per l’Istituto Comprensivo Bolzano I che in poco tempo ha perso
grandi personalità. Carli era anima e cuore di un gruppo di insegnanti che ha
scritto la storia della nostra didattica. Ebbero idee innovative e il coraggio
di imporle. In anni in cui il vincolo di residenza era più forte di oggi
c’erano famiglie disposte a tutto pur di portare i propri figli da lui e nel
suo tempo pieno”.
Un maestro per i suoi
bambini e per un rione che fu tra i primi a capire che la crescita di una città
e della sua società passava, prima di tutto, dai banchi di una scuola.
Alan Conti
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