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lunedì 19 maggio 2014

Le Chini piangono Carli, padre del tempo pieno


“Un maestro vero, uno di quelli che fece dell’insegnamento una missione prima ancora che un mestiere”.  Sono di Ivan Eccli, ex dirigente scolastico e direttore di dipartimento, le parole che meglio descrivono lo sguardo verso la vita di Bruno Carli. Storico maestro della scuola primaria Chini ieri pomeriggio Carli si è spento all’età di 81 anni, ma l’affetto dei suoi tantissimi alunni ha cominciato subito a rimbalzare in quel piccolo universo che sono i social network. Inevitabile fosse così per un insegnante che ha legato a doppio filo il suo percorso umano e professionale alla scuola dei Piani, istituto di frontiera per moltissimi motivi. Decenni di attività lo hanno portato a crescere intere generazioni di bolzanini che in quel rione, anche grazie a lui, hanno piantato radici solide. “Era un uomo di cui ci si poteva fidare – continua Eccli che in passato lo ebbe come collaboratore proprio alle Chini – pieno di quell’autorità che si deve a chi imposta il proprio mestiere con grande serietà e attenzione. Sicuramente una persona che sapeva ascoltare e con cui, per questo, era facile parlare. I bambini, naturalmente, amavano molto questo suo modo di essere”. Impegnato nell’area scientifico-matematica Carli era stato doveroso protagonista della festa per il cinquantenario delle Chini celebrato nel dicembre 2011. Un giorno di festa coordinato e organizzato con la dirigente Laura Portesi, anche lei scomparsa da poco. Carli, infatti, prese per mano questa scuola fin dal suo primo vagito alla fine degli anni ’60 imponendo subito forti accelerazioni per l’epoca figlie di un coraggio che di certo non gli faceva difetto. «Nei primi anni '70 – raccontò in occasione della festa - grazie all'impulso del preside Remo Ferretti, accettammo la difficile sfida dell'inclusione di nomadi e disabili. Era la Bolzano post '68, dove la politica entrava dappertutto, quindi subito fummo etichettati come la scuola comunista rivoluzionaria. Noi, però, credevamo a un progetto che poi si è rivelato vincente. Non era ammissibile, infatti, che i nomadi arrivassero a scuola scortati dalle forze dell'ordine perché la gente non li voleva oppure che i disabili fossero confinati in aule separate».  Tutto, però, sarebbe stato vano senza l'adozione di uno strumento organizzativo basilare che Carli promosse. «Per primi adottammo il tempo pieno che ci permise di articolare meglio i piani orari. Così facendo potevamo permetterci di aspettare gli alunni con più difficoltà e pianificare. Non tutte le famiglie ci appoggiarono immediatamente, ma con il tempo e i risultati riuscimmo a imporre un nuovo modo di vedere la scuola».  Un pubblico talmente interessato che l'aula magna di allora non bastava a contenere tutti nelle riunioni. «Il parroco don Luigi Bertoldi ci aprì la parrocchia e ci permise di tenere lì gli incontri stringendo ancor di più il legame con il rione. Siamo stati molto criticati, vero, ma ci siamo tolti anche tante soddisfazioni».
 Commossa è anche la sovrintendente Nicoletta Minnei. “E’ un momento difficile per la scuola altoatesina e per l’Istituto Comprensivo Bolzano I che in poco tempo ha perso grandi personalità. Carli era anima e cuore di un gruppo di insegnanti che ha scritto la storia della nostra didattica. Ebbero idee innovative e il coraggio di imporle. In anni in cui il vincolo di residenza era più forte di oggi c’erano famiglie disposte a tutto pur di portare i propri figli da lui e nel suo tempo pieno”.
 Un maestro per i suoi bambini e per un rione che fu tra i primi a capire che la crescita di una città e della sua società passava, prima di tutto, dai banchi di una scuola.
Alan Conti 

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