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lunedì 29 settembre 2014

Il Bullone, ecco come amare Sciangai

BOLZANO. A quindici anni a lui mettevano davanti una strada e a lei raccomandavano di non frequentarne un'altra. Fabrizio Lonardi, bolzanino di lingua italiana, sceglieva che tra la scuola e un lavoro in ferramenta preferiva la seconda, mentre Edith Knoll, bolzanina di lingua tedesca, ascoltava i parenti che le raccontavano di quel quartiere poco raccomandabile del capoluogo: Sciangai. Oggi sono sedici anni che formano una squadra al volante della ferramenta "Il Bullone" di via Sassari e Fabrizio ha scoperto che la sua vita professionale era disegnata perfettamente per viti e bulloni, mentre Edith si è piacevolmente stupita di una Don Bosco che ama e che la ama. Già, perché "Il Bullone" è la prosecuzione naturale della vecchia ferramenta "Putrino" e come, tale viene vissuta da decenni da artigiani, professionisti e privati del rione. «Ci fa piacere essere un punto di riferimento per la gente, anche in un momento in cui non è semplice resistere al decentramento nei centri commerciali o nelle grandi strutture», ammette Lonardi - una faccia piuttosto nota anche ai tanti appassionati di hockey su ghiaccio - al bancone. Di certo, però, ci troviamo in un settore dove l'esperienza paga. «Sì, abbiamo questa innegabile fortuna perché dopo 45 anni posso dare dei consigli maturati nel tempo. Difficile che le grandi catene abbiano commessi così formati. Nel settore dei piccoli e grandi lavori manuali capire esattamente come utilizzare un arnese o un componente non è un dettaglio». Per di più se l'edilizia e l'artigianato battono economicamente in testa. «Purtroppo – confermano i soci – le aziende del settore fanno fatica. Per questo si è allargato moltissimo il mercato riferito ai privati che rappresentano una risorsa importante. Sono tanti gli anziani che ci chiedono di tenere duro e non mollare». Voi cosa rispondete? «Che lo decidono loro quanto possiamo tenere duro. Se continuano a scegliersi è più facile». Il futuro, però, è garantito dai giovani. Da coloro che, più degli altri, dovrebbero credere e scommettere nel rilancio. Legato anche alla permanenza di negozi di grande tradizione come "Il bullone". «Ha ragione, ma bisogna ammettere che, a differenza di altri esercizi, le nuove generazioni non hanno perso l'abitudine di rivolgersi a una ferramenta o di pensare di farlo quando devono portare a termine qualche lavoro». Lonardi, come detto, ha dedicato l'intera carriera a questo genere di commercio. Cosa fa scattare una scintilla così forte? «Credo la vastità e l'ampiezza di soluzioni che si possono trovare in una ferramenta. Credo che sia un valore importante la versatilità». Come nasce, però, questa strana coppia professionale? «Lavoravo in via San Quirino ed Edith era impiegata presso una grossa ditta di idraulica delle vicinanze. Ci siamo conosciuti lì. Non appena ho sentito dell'occasione in via Sassari ne ho subito parlato con lei: mi sentivo pronto alla gestione del negozio, ma non sapevo come seguire la parte amministrativa o burocratica. Esattamente il campo in cui lei eccelleva». Cosa ne pensava la signora? «Quando ero piccola mia mamma mi diceva di stare attenta al rione di Sciangai. C'era della diffidenza da parte della Bolzano tedesca. Mi sono ricreduta piuttosto in fretta su un quartiere che ormai è la mia seconda casa. Un posto dove non puoi che trovarti bene». Dopo sedici anni si può dire che l'intuizione è stata giusta? «Certo, si può dire. Ogni tanto litighiamo anche duramente, ma dopo mezz'ora è tutto sistemato e ripartiamo con entusiasmo». D'altronde tutto si può aggiustare: figuriamoci se non lo sanno in una ferramenta.

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