Il tedesco alle superiori è il tema forte del
ponte tra scuola a politica istituito quest’anno. La mancata delibera di
espansione del Clil alle superiori preoccupa chi sta concludendo il percorso di
scuola bilingue nelle medie inaugurato dalla primaria Manzoni otto anni fa. Al
liceo Pascoli, però, avvertono di non buttare il bambino con l’acqua sporca e
lo fanno mettendo sul piatto i diversi progetti linguistici attivati quest’anno
e raccontati direttamente dagli studenti. Matteo Girardello ed Elena Tommasatti,
per esempio, hanno fatto uno stage di due settimane a Norimberga: uno in un
ambulatorio e l’altra in una casa di riposo. “Ci siamo trovati costretti a
parlarlo in famiglia e fuori. Forse è paradossale che studenti altoatesini
debbano andare in Germania per trovare un contesto d’uso probante”. Sempre a
Norimberga, ma tre mesi in un liceo, è rimasta Sara Contado che ha rafforzato
così il contatto con il tedesco dopo aver giocato in una squadra di pallavolo
sudtirolese. “E’ l’unico modo per prendere davvero dimestichezza e naturalezza
nell’uso. Bisogna buttarsi, pur nella convinzione di fare qualche errore. A
lungo andare sono arrivata anche a fare dei pensieri in tedesco e mi sono
trovata davvero in una fase di allargamento sensibile del mio lessico”. Alle
nostre latitudini, insomma, contesto d’uso e contatto sembrano essere mosche
bianche e due sono gli elementi galeotti con cui fare i conti: il dialetto e la
preferenza accordata all’italiano. “Ho fatto primarie e medie tedesche –
interviene Francesca Pisano che con la campagna Michela Bassi frequenta la
prima con due materie insegnate con il metodo Clil – per poi passare al liceo
italiano essendo mistilingue. Devo dire che né da una parte né dall’altra si
riesce davvero a creare un sistema di amicizie o contatto continuativo. Le
poche volte che accade, poi, si usa sempre l’italiano. Il dialetto, infine,
azzera le possibilità di apprendimento”. Ragazzi di prima che quando iniziò la
scorsa legislatura si approcciavano alle elementari e che ripropongono problemi
atavici che la politica si è impegnata a sbloccare. Evidentemente i centri
giovanili misti non bastano e serve dell’altro. Lorenzo Cosio, per esempio, ha
seguito un progetto di teatro sulle identità. “Gli esercizi di improvvisazione
in tedesco mi hanno aiutato nel trovare un approccio più naturale all’idioma.
E’ stato utile”.
A tirare le somme del tutto incontriamo
l’insegnante di tedesco Daniel Gallo. “Non è vero che alle superiori c’è un
buco sul tedesco, ma va detto che cerchiamo di arrangiarci nel miglior modo
possibile nell’ambito dei progetti e delle iniziative”. Ce ne sono in quantità.
“Dipende sempre dalle risorse a disposizione”. Cosa migliorerebbe, allora,
questa attesa delibera? “Ci fornirebbe una cornice certa in cui inserirsi.
Sistematica. Potrebbe essere importante chiarire bene i criteri di valutazione
e l’organizzazione: per le superiori è più complesso prevedere un Clil puro
semplicemente perché il personale attrezzato per farlo non c’è”. Con una
scienze della formazione primaria unica ci si potrebbe arrivare? “Guardi, io
ancora non ho capito perché ci si ostina a mantenerle separate con uno schema
ad “H”. Anche da lì potrebbe partire un cambiamento effettivo e duraturo”.
Alan Conti
Nessun commento:
Posta un commento