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sabato 29 maggio 2010

Scuola a ottobre: coro di no


Alto Adige — 28 maggio 2010 pagina 20 sezione: CRONACA

BOLZANO. Una bocciatura arriva dal mondo della scuola altoatesina per la proposta di legge firmata dal senatore Pdl Giorgio Rosario Costa, con l’avvallo dal ministro Mariastella Gelmini, di far slittare la riapertura delle scuole a ottobre. Una mano tesa verso il turismo che lascia perplessi i “tecnici” della scuola come insegnanti o studenti, incontrando, invece, qualche timida apertura di alcuni genitori. Tante le perplessità, dalla riorganizzazione dell’anno scolastico alla didattica, passando per la maturità sotto il sole estivo. Davanti al liceo scientifico Torricelli, alcuni studenti intenti a confrontarsi sulla proposta. «Non cambierebbe molto - dice Giacomo Mattei - ma bisogna valutare come riorganizzare i 200 giorni necessari per l’Ue. Se ciò significa tagliare le vacanze di Natale, allora potrebbe essere un problema. Tutto sommato, però, va bene la cadenza scolastica attuale». Davide D’Ambrogio pensa alla maturità: «Non ha nessun senso farla alla fine di giugno o ai primi di luglio, con una situazione climatica difficile e la testa logorata. Non vedo una grande necessità di stravolgere tutto». Chiaro anche il niet di Giacomo Gatti: «Una proposta da respingere prima che diventi seria. Gli esami di Stato spostati sarebbero un danno per gli studenti, ma è la stessa impostazione del governo a essere sbagliata, con la scuola che viene sempre dopo gli interessi di economici e privati come il turismo». Il rappresentante dell’istituto Ayyoub Elhilaa si allinea: «Non toccherei il periodo natalizio che per noi studenti rappresenta uno stacco necessario. Su Pasqua e Carnevale, forse, se ne può parlare: di certo non sarebbe bello continuare fino a giugno inoltrato. Gli unici vantaggi sarebbero legati alla possibilità di concludere meglio i corsi di recupero estivi». L’insegnante Loredana Trotta motiva la sua contrarietà: «Spero non si vogliano abbassare i 200 giorni col rischio di incorrere in una sanzione europea per una proposta dalla ratio discutibile. I problemi, anche di ordine didattico, rimarrebbero tali pure in caso di una traslazione nel calendario dei giorni scolastici». Passando alla scuola primaria è netta la posizione della dirigente dell’Istituto comprensivo Bolzano VI Mirca Passarella. «E’ prima di tutto una questione di diritto all’uguaglianza dell’istruzione. Dobbiamo garantire i 200 giorni per dare la possibilità di apprendimento anche a quegli alunni che non hanno in famiglia la disponibilità economica per coprire gli eventuali giorni di ferie in più con soggiorni studio o vacanze programmate dai genitori. Bisogna ragionare sulla scuola nella sua funzione sociale, prima ancora che a livello concreto sull’organizzazione di istituti e famiglie. Non è ammissibile che la nostra istituzione venga subordinata agli interessi del turismo». Scettica anche l’insegnante di tedesco Franziska Dezini: «Presupposto fondamentale è che non si tocchi il monte totale di 200 giorni, poi ci sarebbero da affrontare alcune criticità legate alla programmazione». Qualche apertura, come detto, arriva dai genitori. «Potrebbe essere una novità positiva a patto, però, di non allungare il periodo estivo e finendo le lezioni a fine giugno», dice Annamaria Bua. «Quando andavo a scuola io - racconta il nonno Mario Rossi - il periodo scolastico era quello proposto dal ministro e le cose funzionavano senza intoppi». Contrarie, invece, Monica Bonomini e Ivano Berto: «Le famiglie devono trovare il modo di organizzarsi e, lavorando entrambi i genitori, diventa difficile coordinare 15 giorni di vacanza in più a settembre. Non ci sembra una soluzione né necessaria né utile». Chiusura con le critiche di Irene Ghiotti: ‹‹Prima ancora che sulla questione del “parcheggio” dei figli bisognerebbe valutare la proposta a un livello più alto. I giorni dedicati alla scolarizzazione sono già pochi: evitiamo il rischio di vederli diminuire ulteriormente». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti

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