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martedì 4 maggio 2010

Via della Vigna, la sbarra resta


Alto Adige — 03 maggio 2010 pagina 09 sezione: CRONACA

BOLZANO. A fine marzo l’annuncio del sindaco Luigi Spagnolli al presidente della Circoscrizione Gries-San Quirino Gianni Frezzato: «Leveremo la sbarra di via della Vigna, almeno temporaneamente». Questione di giorni. Risultato? A un mese di distanza sono ancora decine i ciclisti costretti a esibizioni ginniche per superare l’ostacolo, mentre dai soci del Consorzio proprietario della strada arriva una stroncatura netta sull’ipotesi di riapertura. Il tutto acuisce il malcontento dei bolzanini e il fastidio dei residenti, concordi solo nel bollare come «propaganda elettorale» la boutade amministrativa. «Non ne possiamo più di questa situazione», esordisce indispettita Graziella Stuffer. «Ormai mi sono rassegnato a fare tutto il giro pericoloso per viale Druso. Non mi fido più dei proclami politici sterili», le fa eco uno sconsolato Vittorio Tomasi. Walter Lutz scuote la testa: «Bisogna fare qualcosa per una situazione insostenibile, in fondo chiediamo di andare all’ospedale senza inquinare, mica a Gardaland o a divertirci». «Che fastidio può dare - riprendono in coro i coniugi Enzo e Luisa Pavani - una piccola apertura sufficiente al transito delle sole bici? Mi sembrerebbe una soluzione di buon senso». Ingrid Vieider guarda all’aspetto economico: «Il Consorzio prende un mare di contributi, questa strada è pagata pure con i nostri soldi, sarebbe il caso di non costringere ciclisti, pedoni, ma anche le carrozzine a vergognose gimkane». Mauro Meneghini è lapidario: «Si tratta di una vergogna. Prima o poi qualcuno la butterà giù». Stesso tono per Edoardo Liberio: «A mali estremi, estremi rimedi. Finiremo col mettere la colla nelle serrature, così anche i consorziati potranno rendersi conto delle difficoltà che ci causano». Schierato a favore della sbarra è invece Aldo Ferrara: «Giusto così. In tanti non si comportano bene e rubano l’uva. Si tratta, poi, di una strada privata, quindi c’è poco da discutere». Chi ha voglia di dire la sua, invece, è Otto Holzknecht, socio del Consorzio che ci raggiunge dalla sua villetta affiancata alla sbarra. «Poche storie, questa strada ce la paghiamo e rimane privata. I contributi? Li ricevono tutti e non sono certo specifici per il passaggio». Qualcuno, però, vorrebbe il passaggio per le bici, come Roberto Voltani e Roberto Enevio. «Passerebbero anche le moto - ribatte Holzknecht - e poi non mi sembrano si facciano particolari problemi nel transitare. Esistono delle bellissime ciclabili pubbliche e se, al contrario, non vanno bene bisogna andare in Comune a lamentarsi. I pedoni? Se camminano per tutta via della Vigna sono abbastanza atletici da passare pure sotto la sbarra». Holzknecht, in conclusione, torna sul motivo principale della chiusura della strada consorziale: «In caso di incidente le assicurazioni possono rivalersi su di noi fino al 50%. A queste condizioni non possiamo accettare una riapertura e l’esproprio è una soluzione impraticabile. Non è mai esistita la possibilità di riapertura: è stata una pura invenzione». Non sembrano quindi essere servite le oltre mille firme raccolte dalla circoscrizione la scorsa primavera. Frezzato aveva individuato nell’eliminazione della sbarra il desiderio più grande del mandato, a costo di proteste estreme in caso di rifiuto. Per ora, però, rimane solo un annuncio vuoto. - Alan Conti

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