Le scarpe servono per camminare e
la passione della famiglia Nicotera di strada ne ha fatta parecchia. Un
mestiere che germoglia con l’intreccio di alcuni sandalini per bambini a
Serrastretta in Calabria e passa per Milano e l’Australia prima di atterrare a
Bolzano in via Milano: regno dei calzolai Nicotera, Angelino prima e Raffaele
poi, dal 1969. “E’ una storia lunga – sorride Raffele che oggi gestisce
l’attività con immutato entusiasmo – e il primo ricordo che ho dell’amore per
questo mestiere è proprio durante la preparazione di una colonia per noi
bambini in provincia di Catanzaro. Mi aggiravo tra i banchi di mio papà, che
lavorava lungo la strada, e guardavo affascinato i sandali che realizzava per
tutti noi”. Una punta d’orgoglio che diventa il battito di farfalla per un
percorso che cresce attraverso l’apprendistato e la professionalità vera e
propria imparata da un papà mastro che cercò, come detto, fortuna anche in
Australia. “Fu a Bolzano, però, che trovammo l’ambiente ideale e dopo un anno
di via Resia ecco nel ’68 via Milano, qualche metro più avanti rispetto alla
bottega di oggi”.
Già, oggi. Si è quasi portati a pensare che la
grande distribuzione e l’ampia offerta di calzature segni il tramonto di questo
antico mestiere. Troppo facile cambiare la scarpa se è rotta. Cosa ci spinge ad
aggiustarla? “Sono ancora tantissimi coloro che chiedono questi interventi. Non
solo sulle scarpe eleganti o di pregio, ma anche su calzature che non hanno un
particolare valore. Il lavoro c’è ed è molto”. Due i motivi forti. “Da una
parte – continua Nicotera – la crisi che spinge a mantenere bene quello che già
si ha e dall’altra il non volersi staccare da scarpe in cui ci si cammina
comodi. Sembra una banalità, ma non lo è affatto”. Naturalmente le donne
giocano in casa. “Sì, certo, per loro c’è un rapporto particolare perché amano
avere ampia scelta e fanno in modo di poterla mantenere. L’uomo è più
abitudinario e si attornia di meno paia, ma quando trova quelle giuste le cura
con altrettanta passione”. Perché, allora, di botteghe di calzolai non ne
nascono più? “Perché i giovani non vogliono fare questo mestiere. Interessa
poco come poco interessano alcune mansioni artigiane storiche. Attenzione
perché si tratta di un discorso molto diverso dalla carenza di lavoro. La mia
clientela giovane mi lascia tranquillamente supporre che ci sia un certo
orizzonte di tranquillità”. Anche le figlie di Raffaele, Sara e Marta, hanno
preso strade diverse ma il sangue è sangue. “Marta ogni tanto viene in negozio,
si mette le borchie sulle scarpe e segue il mio lavoro. Le piace anche se non
l’ha scelto come professione. Ho anche una piccola nipotina, Nina, che già si
aggira per le macchine ad appena un anno e mezzo”. Chissà, magari il gene del
calzolaio è diventato come quello dei gemelli e salta una generazione.
Decine di anni di esperienza, però, non
possono rispondere a un dilemma che strappa solo una risata senza risposta a
Raffaele: “Perché le scarpe piacciono
nettamente più alle donne, ma i calzolai sono quasi tutti maschi?”.
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