“Siamo di fronte a un totale
asservimento della cultura alla politica per cui se ti allontani dall’ala
dell’assessorato diventi un qualcosa da eliminare”. La linea rovente tra il
circolo “La Comune” e la Ripartizione Provinciale alla cultura diventa qualcosa
più di una pesante diatriba legata allo sfratto esecutivo dal Pascoli fissato
al 31 marzo e alla sforbiciata dei contributi. Dalla riunione del direttivo di
ieri sera, tenuta alla presenza di stampa e interessati, partono siluri
fischianti contro la politica del Dipartimento nelle mani di Christian
Tommasini e le accuse sono pesanti.
“Ci vogliono demolire – attacca
senza mezzi termini la direttrice artistica Elisa Forcato – perché siamo
indipendenti e perché non prestiamo sempre il fianco alle volontà politiche.
Fanno con noi quello che hanno fatto al circolo Masetti e ad altre attività
culturali con una propria autonomia: eliminarle con la leva economica”. Come,
secondo il circolo, è presto detto. “Il 31 marzo la polizia arriverà a metterci
alla porta dalla nostra sede in via Longon perché c’è fretta di sgombrare
l’edificio per iniziare i lavori del polo bibliotecario che, sicuramente, non
sono imminenti. Abbinato a questo ecco in arrivo un’altra sforbiciata del 10%
ai contributi per l’associazione. Passeremo così da un totale di 180.000 euro a
162.000 euro: prima che arrivasse Tommasini eravamo a 215.000 euro. Ovviamene
si tratta di voci di corridoio perché l’amministrazione trasparente non si è
degnata nemmeno di risponderci sulle cifre esatte e non lo ha fatto nemmeno di
fronte alla richiesta ufficiale avanzata da funzionari della presidenza della
Provincia. Serve ricordare che abbiamo speso un milione di euro per la candidatura
a Capitale della Cultura?”. Il problema è che la cesoia arriva in un momento
delicato proprio per lo sfratto. “Dobbiamo andare sul mercato privato come ci
ha consigliato il sindaco, ma questo significa affrontare costi più alti con
entrate minori. In prospettiva ci strangolano”. Dall’amministrazione comunale,
per la verità, viene rimarcato come due soluzioni erano state prospettate al
circolo che le ha però rifiutate giudicandole inadeguate.
Chi non va per il sottile politicamente è
Lidia Menapace, membro del cda. “La cultura viene usata come strumento di
accrescimento del proprio potere per cui uno tiene in mano il volante dei soldi
e condiziona ogni mossa. E’ un restringimento della libertà gravissimo”.
Rasoiata finale è quella sfoderata da Andreas Perugini, presidente del
Cineforum. “Il Masetti fu annientato per problemi economici, ma anche per la
mancata voglia di creare un nuovo direttivo. La Comune viene strangolata. E’
sempre lo stesso modus operandi di un assessorato che impone alle associazioni di
fare quello che chiede e se non ottiene risposta positiva sfodera tutte le
pressioni che può permettersi dirottando milionate di euro in progetti di
dubbio successo inscritti nel cerchio magico di chi è sempre disponibile”. Non
è più questione di soli soldi e affitto.
Alan Conti
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