“Cosa significa che la bellezza
ci salverà? Cosa è il concetto di bellezza?”. E’ con questi interrogativi che la
filosofa Agnes Heller ha spaccato subito l’incontro organizzato ieri sera
nell’aula magna dell’Università di Bolzano. Senza tanti fronzoli, senza troppi
indugi. Domande affilate affrontate davanti a migliaia di bolzanini assieme al
sociologo Zygmunt Baumann in un appuntamento preso letteralmente d’assalto:
lunghe code per entrare e una sala in collegamento video per soddisfare
l’ampissima richiesta. C’è, insomma, grande sete di trovare un bello cui
aggrapparsi.
“La bellezza non è immutabile, ha
affrontato mutazioni, è cambiata nel tempo. Pensiamo alla bellezza di un
paesaggio o di un panorama: a noi toglie il fiato, agli antichi non interessava
per nulla” riflette Heller passando in rassegna il pensiero filosofico dei
grandi nello scorrere del tempo. “E’ importante, però, concentrarsi su cosa
provoca in noi la bellezza. E’ un aspetto ben diverso dal suo concetto: Theodor
Adorno lo spiegava come promessa di felicità collegata in larga parte alla
contemplazione”. La promessa, però, non è realtà. “Sicuri? Nei tempi moderni
credo che la felicità possa trovarsi proprio nel momento della sua promessa” il
contropiede della filosofa ungherese. Può questo salvarci? “Non ci può condurre
alla salvezza in senso religioso perché non ci porta via dalla sofferenza o
dalla morte, ma ci può senz’altro salvare dalla disperazione nell’esperienza
del momento, nel vivere l’istante del bello”.
Fai in tempo ad accomodarti sulla
poltrona della filosofia che arriva la sociologia a scuoterti nuovamente. “Credo
che la salvezza del mondo possa ridursi a uno scopo etico: più essere umano e
meno riduzione della persona a un polo del processo commerciale. Meno mare e
più morale” la stilettata di pensiero sfoderata da Baumann. “La discussione
della bellezza, di fatto, va considerata sostanzialmente come una nota a piè di
pagina sulla riflessione di Immanuel Kant con la sua distinzione tra bellezza
naturale e artificiale”. E’ la seconda che interessa il sociologo ungherese. “L’arte
è in grado di attivare da sola il meccanismo di miglioramento morale, con più
spazio per il bene e meno per il male? Se vogliamo che sia così dobbiamo
cercare di lottare per fare in modo che questo piacere vada ricercato in un qualcosa di diverso
dalla semplice sensazione. Qualcosa che ci consenta davvero di separare il male
dal bene “. La conclusione, dunque, è quasi una cruda presa di coscienza.
“Dobbiamo, insomma, trovarci di fronte alle forme della bruttezza, dell’assenza
di piacere, per innescare un’irrequietezza che porti alla reazione che possa,
quella sì, portarci alla salvezza del mondo”.
“Abbiamo assistito a un evento storico” le
parole finali di Francesco Comina, organizzatore dell’incontro con il Centro
per la Pace. “Siamo rimasti
positivamente sorpresi dall’entusiasmo dei bolzanini per questo dialogo tra
giganti”. C’è, però, una piccola magia che riesce a Baumann e Heller: dopo
l’incontro con questi giganti anziché piccini ci si sente più grandi.
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