Fare della distrazione spunto di
riflessione. O divertimento. La bufera del questionario universitario con
quesiti discriminatori ha scosso le solide fondamenta del nuovo liceo classico
Carducci accendendo le discussioni tra i ragazzi, liceali e universitari. Tra
loro anche i cabarettisti di Cababoz.
Ieri mattina, comunque, come da programma il
dirigente Andrea Pedevilla ha riunito i rappresentanti di classe per prendere
di petto il modulo distribuito tra gli studenti con tanto di marchio dell’Università
di Verona. A far discutere le domande a risposta chiusa sulla considerazione
verso categorie considerate “altro” come gli omosessuali, i ricchi, i poveri ma
anche i tedeschi e l’organizzazione del potere altoatesino. “Ho affrontato
questi aspetti direttamente con loro – spiega Pedevilla – e mi sono scusato
perché comunque avrei dovuto accorgermi della sbagliata formulazione. Purtroppo
sono stato ingannato dal supporto scientifico dell’ateneo veronese e da un
controllo a campionatura. In ogni caso gli studenti hanno avvertito queste
premesse come estranee o mal poste e lo hanno sottolineato sui documenti che,
con calma, analizzerò e trasmetterò”. La reazione dei giovani, in qualche modo,
è l’aspetto incoraggiante di una vicenda con alcuni contorni d’imbarazzo. “Vero
– conferma Pedevilla – è stata anche l’occasione per fermarci a riflettere
sulla visione che si può avere della nostra realtà anche dall’esterno.
Personalmente cercherò anche di capire quale possa essere la base scientifica
da cui muove questa ricerca. Non siamo solo di fronte a interrogativi
discutibili pensati da un giovane studente, Michael Wegleiter, ma di un
progetto con una vidimazione accademica”. Certo che gli insegnanti si sono
tutti defilati. “Non è proprio così – precisa il dirigente – perché la
compilazione è stata chiesta ai ragazzi in forma autonoma. Solo in una classe si
è accesa una discussione nel merito che comunque è stato affrontata come tema
didattico. Io ho ammesso la mia disattenzione, ma non penalizziamo per un
episodio un lavoro di scambio, apertura e civiltà che, giorno per giorno, viene
fatto nella nostra scuola e in altre. Questo mi dispiacerebbe”.
Intanto il formulario discriminatorio è finito
sotto gli occhi di alcuni ragazzi di Cababoz che subito hanno attivato le
rotelle della creatività per declinarlo in futuro uno sketch (difficile) e
subito in una presa di posizione pubblica arrivata, ovviamente, attraverso la
parodia da social network. “Siamo molto arrabbiati – spiega Salvatore Cutrì –
perché nelle categorie sono totalmente assenti i meridionali. Nessuno che si
sia posto il problema della considerazione che i giovani hanno verso i diversi
del Sud. Per noi originari del Mezzogiorno uno schiaffo indelebile”. Alberto Brugnoli,
dal canto suo, sorride alla richiesta di esprimere un’opinione sui poveri: “Tra
tutte le ridicolaggini è la più inascoltabile. Che parametro è? E’ talmente
ridicolo da sembrare veramente un nostro spettacolo e chissà di non inserirlo
in qualche modo nei nostri sketch. Quereliamo ufficialmente l’Università di
Verona perché nel Patto sull’Ironia firmato con Luis Durnwalder noi soli
possiamo fare delle battute su tedeschi, omosessuali o poveri. Per ridere di
questo bisogna venire ai nostri spettacoli, non andare a scuola”.
Alan Conti
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