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lunedì 31 marzo 2014

Questionario razzista, tra scuse e ironia


Fare della distrazione spunto di riflessione. O divertimento. La bufera del questionario universitario con quesiti discriminatori ha scosso le solide fondamenta del nuovo liceo classico Carducci accendendo le discussioni tra i ragazzi, liceali e universitari. Tra loro anche i cabarettisti di Cababoz.
 Ieri mattina, comunque, come da programma il dirigente Andrea Pedevilla ha riunito i rappresentanti di classe per prendere di petto il modulo distribuito tra gli studenti con tanto di marchio dell’Università di Verona. A far discutere le domande a risposta chiusa sulla considerazione verso categorie considerate “altro” come gli omosessuali, i ricchi, i poveri ma anche i tedeschi e l’organizzazione del potere altoatesino. “Ho affrontato questi aspetti direttamente con loro – spiega Pedevilla – e mi sono scusato perché comunque avrei dovuto accorgermi della sbagliata formulazione. Purtroppo sono stato ingannato dal supporto scientifico dell’ateneo veronese e da un controllo a campionatura. In ogni caso gli studenti hanno avvertito queste premesse come estranee o mal poste e lo hanno sottolineato sui documenti che, con calma, analizzerò e trasmetterò”. La reazione dei giovani, in qualche modo, è l’aspetto incoraggiante di una vicenda con alcuni contorni d’imbarazzo. “Vero – conferma Pedevilla – è stata anche l’occasione per fermarci a riflettere sulla visione che si può avere della nostra realtà anche dall’esterno. Personalmente cercherò anche di capire quale possa essere la base scientifica da cui muove questa ricerca. Non siamo solo di fronte a interrogativi discutibili pensati da un giovane studente, Michael Wegleiter, ma di un progetto con una vidimazione accademica”. Certo che gli insegnanti si sono tutti defilati. “Non è proprio così – precisa il dirigente – perché la compilazione è stata chiesta ai ragazzi in forma autonoma. Solo in una classe si è accesa una discussione nel merito che comunque è stato affrontata come tema didattico. Io ho ammesso la mia disattenzione, ma non penalizziamo per un episodio un lavoro di scambio, apertura e civiltà che, giorno per giorno, viene fatto nella nostra scuola e in altre. Questo mi dispiacerebbe”.
 Intanto il formulario discriminatorio è finito sotto gli occhi di alcuni ragazzi di Cababoz che subito hanno attivato le rotelle della creatività per declinarlo in futuro uno sketch (difficile) e subito in una presa di posizione pubblica arrivata, ovviamente, attraverso la parodia da social network. “Siamo molto arrabbiati – spiega Salvatore Cutrì – perché nelle categorie sono totalmente assenti i meridionali. Nessuno che si sia posto il problema della considerazione che i giovani hanno verso i diversi del Sud. Per noi originari del Mezzogiorno uno schiaffo indelebile”. Alberto Brugnoli, dal canto suo, sorride alla richiesta di esprimere un’opinione sui poveri: “Tra tutte le ridicolaggini è la più inascoltabile. Che parametro è? E’ talmente ridicolo da sembrare veramente un nostro spettacolo e chissà di non inserirlo in qualche modo nei nostri sketch. Quereliamo ufficialmente l’Università di Verona perché nel Patto sull’Ironia firmato con Luis Durnwalder noi soli possiamo fare delle battute su tedeschi, omosessuali o poveri. Per ridere di questo bisogna venire ai nostri spettacoli, non andare a scuola”.
Alan Conti

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