Come fanno i giovani a costruirsi una strada? Semplice, ci
provano e rischiano quando trovano l’occasione giusta. E’ questa la scelta che
hanno fatto Martina e Sarah Allegri, sorelle di 27 e 19 anni, che un anno fa
hanno deciso di prendere in mano le redini del bar New Giamar in via Torino.
Parliamo di una sorta di piccolo simulacro storico della strada per i residenti del quartiere.
Una scommessa non
facile, anche perché il bancone non è sempre l’approdo naturale di due giovani
fanciulle. Bisogna avere polso, carattere e una certa predisposizione al
sorriso. “Io ho fatto un percorso di Ragionerie – spiega Martina, la più grande
– mentre Sarah si era da poco diplomata all’Ipc. Entrambe non vedevamo
particolari sbocchi davanti a noi, così quando si è presentata l’opportunità ci
siamo rimboccate le maniche e ci siamo buttate”. Martina aveva già lavorato nel
settore, al bar del Lido, e in qualche modo la palestra professionale l’aveva
frequentata. Per Sarah, però, tutto nuovo. “E’ stata brava perché ha imparato
in fretta. Nei primi mesi sono rimasta spesso qui con lei e ci siamo aiutate e
supportate a vicenda. Lo ammetto, per tre settimane non ho chiuso occhio prima
di aprire. Ci rendevamo conto del rischio imprenditoriale, ma oggi siamo contente”.
Qualche giorno fa la festa con clienti e amici per l’anno di un’attività che è
entrata presto nel tessuto più intimo del rione. Più delle gestioni precedenti,
a detta di qualche residente. “Non
spettanoCome fanno i giovani a costruirsi una strada? Semplice, ci
provano e rischiano quando trovano l’occasione giusta. E’ questa la scelta che
hanno fatto Martina e Sarah Allegri, sorelle di 27 e 19 anni, che un anno fa
hanno deciso di prendere in mano le redini del bar New Giamar in via Torino.
Parliamo di una sorta di piccolo simulacro storico della strada per i residenti del quartiere.
Una scommessa non
facile, anche perché il bancone non è sempre l’approdo naturale di due giovani
fanciulle. Bisogna avere polso, carattere e una certa predisposizione al
sorriso. “Io ho fatto un percorso di Ragionerie – spiega Martina, la più grande
– mentre Sarah si era da poco diplomata all’Ipc. Entrambe non vedevamo
particolari sbocchi davanti a noi, così quando si è presentata l’opportunità ci
siamo rimboccate le maniche e ci siamo buttate”. Martina aveva già lavorato nel
settore, al bar del Lido, e in qualche modo la palestra professionale l’aveva
frequentata. Per Sarah,. Però, tutto nuovo. “E’ stata brava perché ha imparato
in fretta. Nei primi mesi sono rimasta spesso qui con lei e ci siamo aiutate e
supportate a vicenda. Lo ammetto, per tre settimane non ho chiuso occhio prima
di aprire. Ci rendevamo conto del rischio imprenditoriale, ma oggi siamo contente”.
Qualche giorno fa la festa con clienti e amici per l’anno di un’attività che è
entrata presto nel tessuto più intimo del rione. Più delle gestioni precedenti,
a detta di qualche residente. “Non
spettano a noi i confronti – si schermisce Martina – ma di sicuro
abbiamo ottimi rapporti con gli esercenti e i negozianti vicini. Persino con i
colleghi degli altri bar ci troviamo a meraviglia: con il Cin Cin, per esempio,
ci scambiamo i prodotti se per caso li esauriamo improvvisamente. Credo sia
questo, alla fine, lo spirito giusto tra persone che lavorano a un obiettivo
comune, ciascuno con la sua clientela e il suo spazio”.
Certo che in un bar
può capitare di ritrovarsi curiosi clienti intinti nell’alcol, maschietti
provoloni non sempre appropriati o situazioni ingarbugliate da gestire per due
ragazze. Ci si fa il callo? “Fortunatamente spesso alla sera abbiamo nostro
padre, Antonio, che ci aiuta. Per il resto ci si abitua e si impara comportarsi
nelle varie circostanze. Noi, comunque, chiudiamo massimo alle 21 e già con
questa scelta si evitano moltissimi crucci o situazioni poco gradevoli”. Al piano di sopra, poi, abitano gli zii. “Sì
ed è proprio grazie a loro che siamo arrivati in questo locale. Quando l’ultima
gestione ha deciso di lasciare ci hanno avvertite e subito ci è sembrato
adatto. La zona funziona: non ci sbagliavamo”. Come spesso succede, poi, da un
mestiere si finisce per impararne un altro. “A volte raccogliamo le confidenze
dei clienti e con il tempo siamo diventate praticamente delle psicologhe
gratuite. Sappiamo che il nostro lavoro prevede questo e un bel sorriso sempre
presente”. Se la tua scommessa dopo un anno ha un profilo vincente diventa pure
più semplice.
a noi i confronti – si schermisce Martina – ma di sicuro
abbiamo ottimi rapporti con gli esercenti e i negozianti vicini. Persino con i
colleghi degli altri bar ci troviamo a meraviglia: con il Cin Cin, per esempio,
ci scambiamo i prodotti se per caso li esauriamo improvvisamente. Credo sia
questo, alla fine, lo spirito giusto tra persone che lavorano a un obiettivo
comune, ciascuno con la sua clientela e il suo spazio”.
Certo che in un bar
può capitare di ritrovarsi curiosi clienti intinti nell’alcol, maschietti
provoloni non sempre appropriati o situazioni ingarbugliate da gestire per due
ragazze. Ci si fa il callo? “Fortunatamente spesso alla sera abbiamo nostro
padre, Antonio, che ci aiuta. Per il resto ci si abitua e si impara comportarsi
nelle varie circostanze. Noi, comunque, chiudiamo massimo alle 21 e già con
questa scelta si evitano moltissimi crucci o situazioni poco gradevoli”. Al piano di sopra, poi, abitano gli zii. “Sì
ed è proprio grazie a loro che siamo arrivati in questo locale. Quando l’ultima
gestione ha deciso di lasciare ci hanno avvertite e subito ci è sembrato
adatto. La zona funziona: non ci sbagliavamo”. Come spesso succede, poi, da un
mestiere si finisce per impararne un altro. “A volte raccogliamo le confidenze
dei clienti e con il tempo siamo diventate praticamente delle psicologhe
gratuite. Sappiamo che il nostro lavoro prevede questo e un bel sorriso sempre
presente”. Se la tua scommessa dopo un anno ha un profilo vincente diventa pure
più semplice.
Alan Conti (www.altoadige.it)
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