BOLZANO. «Che senso ha fare una delibera con continui rimandi al Masterplan e al progetto dell’Areale negandone, però, i presupposti?». Guido Margheri, consigliere comunale di Sel, ha preso la lente in mano e sottolineato tutte le incongruenze dei criteri adottati dalla giunta comunale in vista della gara alla riqualificazione del quadrante di via Alto Adige. Una riflessione che affonda le radici da lontano, a partire da quell’articolo 55/quinques segnalato all’Autorità nazionale anticorruzione: «Non possiamo accettare il meccanismo di una legge che non ha accorciato i tempi, permettendo solo una via privilegiata alle pressioni esterne». L’appello di Margheri è rivolto all’Areale e ai riflessi, diretti e indiretti, che l’operazione megastore potrebbe avere: «Di fatto si sta rinunciando a uno sviluppo significativo del commercio nel progetto di Arbo. La delibera dice di voler salvaguardare i 6.000 metri cubi della piazza ipogea, ma non si tratta certo della prima opera che sarà messa in piedi. Da un punto di vista delle risorse per l’avviamento poteva essere prezioso contare su qualche spazio in più da spendersi subito». Non si rischia di allungare ulteriormente i tempi con il miraggio Arbo? «Penso si possa anche ipotizzare di stralciare e anticipare l’intervento che il team di Boris Podrecca ha tratteggiato per l’area dell’autostazione». Anche entrando nel dettaglio della delibera, Margheri ha diversi appunti: «Bisogna ammettere che ci si è concentrati pochissimo sulla varietà delle possibili destinazioni d’uso. Ci si limita a parlare del centro congressi, ma perché non si è ipotizzato un secondo albergo? Si poteva pensare ad alloggi per anziani o atelier artigianali per dare dinamicità al tutto». E mancano totalmente riferimenti concreti alla contropartita “pubblica”».
Alan Conti (www.altoadige.it)
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