“Assolutamente – risponde con
competenza il dottor Paolo Coser, presidente della sezione bolzanina della Lilt
che ha organizzato l’installazione intitolata “Luce” – non bisogna
sottovalutare questo messaggio psicologico. Emanuela ha saputo uscire dal buio
e tenere bene davanti a sé la luce in fondo al tunnel attraverso uno spirito
forte di analisi e divertimento. Di fatto ha esorcizzato la malattia e si è
aiutata in modo sostanziale nel percorso di guarigione”. Un atteggiamento che è
spia di un carattere solido, ma anche incoraggiante per il sistema altoatesino.
“Un punto di vista così dirompente è possibile con determinate qualità
personali collegate a un elevato grado di fiducia nei propri medici e nel sistema
in cui mettono in pratica le terapie. E’ tutto il contesto che viene premiato
da questa storia fotografica che è testimonianza e incoraggiamento”.
Curiosamente durante il vernissage presentato
da Paola Bessega si scopre che persino alcuni scatti hanno giocato un preciso
ruolo nel percorso di guarigione come spiega lo stesso Giusti. “Alcune immagini
sono fortemente metaforiche ricorrendo al parallelo con il pugilato. Non è
stata solo e semplicemente una scelta artistica. In quel momento, infatti, c’era
bisogno di allontanare alcune difficoltà e non c’è nulla di più efficace di un
buon linguaggio metaforico per mettere a fuoco la giusta distanza”. Poi tocca
direttamente ad Emanuela prendere la parola, intimorita più dal pubblico
accorso che non dal raccontare un’esperienza comunque difficile. “I momenti
peggiori sono stati la diagnosi e la perdita dei capelli. Attraverso le
fotografie, per esempio, sono riuscita a trasformare la rasatura in un qualcosa
di ironico e divertente. Ho dato a una tappa complicatissima una nuova
fisionomia psicologicamente più accettabile e, di conseguenza, anche
fisicamente”. Poi, tra una frase e l’altra, sgusciano fuori delle parole che
sembrano quasi di contorno e invece sono di sostanza: “Queste foto riprendono
attimi in cui onestamente non sapevamo come sarebbe potuto finire questo
percorso”. Noi le guardiamo con la coscienza di chi conosce già un lieto fine
che per quegli occhi è ancora oscuro. Iridi che sorridono dando una lezione.
Alan Conti