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mercoledì 29 ottobre 2014

Contro il tumore vince la terapia del sorriso

C’è la medicina delle terapie e quella del sorriso. Alla prima si tende a dare fiducia, alla seconda si riserva una benevolenza più retorica che pratica. Ecco la vera prospettiva che regala la mostra fotografica inaugurata ieri nel foyer del Municipio di Bolzano a firma di Emanuela Laurenti, trentenne bolzanina guarita dal linfoma di Hodgkin, e di Fabrizio Giusti, presidente del Fotoclub Immagine Merano.  Le sedici fotografie di un caleidoscopio in bianco e nero colorano di vita una lotta, inutile nasconderselo, contro la morte. Emanuela sorride e sbertuccia ironica un destino che ha messo i suoi piedi su un baratro lasciando la testa ben salda a terra. Tra una risata e una riflessione artistica, quindi, questi pannelli non formano solo una rassegna ma sono mosaico di una terapia. Senza paura di ammetterlo.

“Assolutamente – risponde con competenza il dottor Paolo Coser, presidente della sezione bolzanina della Lilt che ha organizzato l’installazione intitolata “Luce” – non bisogna sottovalutare questo messaggio psicologico. Emanuela ha saputo uscire dal buio e tenere bene davanti a sé la luce in fondo al tunnel attraverso uno spirito forte di analisi e divertimento. Di fatto ha esorcizzato la malattia e si è aiutata in modo sostanziale nel percorso di guarigione”. Un atteggiamento che è spia di un carattere solido, ma anche incoraggiante per il sistema altoatesino. “Un punto di vista così dirompente è possibile con determinate qualità personali collegate a un elevato grado di fiducia nei propri medici e nel sistema in cui mettono in pratica le terapie. E’ tutto il contesto che viene premiato da questa storia fotografica che è testimonianza e incoraggiamento”.

 Curiosamente durante il vernissage presentato da Paola Bessega si scopre che persino alcuni scatti hanno giocato un preciso ruolo nel percorso di guarigione come spiega lo stesso Giusti. “Alcune immagini sono fortemente metaforiche ricorrendo al parallelo con il pugilato. Non è stata solo e semplicemente una scelta artistica. In quel momento, infatti, c’era bisogno di allontanare alcune difficoltà e non c’è nulla di più efficace di un buon linguaggio metaforico per mettere a fuoco la giusta distanza”. Poi tocca direttamente ad Emanuela prendere la parola, intimorita più dal pubblico accorso che non dal raccontare un’esperienza comunque difficile. “I momenti peggiori sono stati la diagnosi e la perdita dei capelli. Attraverso le fotografie, per esempio, sono riuscita a trasformare la rasatura in un qualcosa di ironico e divertente. Ho dato a una tappa complicatissima una nuova fisionomia psicologicamente più accettabile e, di conseguenza, anche fisicamente”. Poi, tra una frase e l’altra, sgusciano fuori delle parole che sembrano quasi di contorno e invece sono di sostanza: “Queste foto riprendono attimi in cui onestamente non sapevamo come sarebbe potuto finire questo percorso”. Noi le guardiamo con la coscienza di chi conosce già un lieto fine che per quegli occhi è ancora oscuro. Iridi che sorridono dando una lezione.
Alan Conti

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