La riunione infuocata sui profughi |
Consiglio infuocato per l'imposizione delle porte chiuse da parte dell'assessore Mauro Randi. Sono 30 i profughi in arrivo ad Aslago e Barborini si astiene dall'incontro con Tragust.
BOLZANO. L'ex convitto Josefheim di via
Castel Flavon ospiterà a giorni 30 profughi: la conferma è arrivata ieri da
Karl Tragust, direttore di ripartizione incaricato dal governo di gestire
l'emergenza immigrazione, durante un consiglio di Circoscrizione particolarmente
acceso che a Oltrisarco ha innescato una forte polemica politica. La decisione,
frutto di una direttiva provinciale assecondata dall'assessore comunale alle
politiche sociali Mauro Randi, pare sia stata comunicata ai consiglieri inizio
gennaio come dato di fatto e durante una seduta forzatamente a porte chiuse.
Sul banco degli
imputati, quindi, anche la presidente Wally Rungger che si difende rimettendo la palla nel campo del Comune. Il Quartiere, dunque, non ha preso bene la nuova destinazione dell'ex scuola di economia domestica, non tanto per l'arrivo dei profughi quanto per il metodo politico e le ricadute sul polo Mignone. Non è un mistero, infatti, che in molti puntassero alla riqualificazione della struttura per trovare uno spazio, direttamente in via Castel Flavon o a catena nella zona Mignone, al distretto socio sanitario da tempo invocato. Spunta, intanto, un vecchio progetto Josefheim della Provincia per una riqualificazione totale del complesso di 9,5 milioni di euro che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2010. Una struttura di cinque piani, un volume di 28.365 metri cubi, una superficie di 8.048 metri quadri per 144 posti letto e una riqualificazione della vicina zona sportiva evaporate in favore di un sommario riassetto degli interni.
“L'assessore Randi, la Provincia e la presidente Rungger ci hanno messo di fronte al fatto compiuto pregandoci di spiegarlo alla gente - dichiarano in coro i consiglieri Cristina Baldo (Pd) e Giovanni Barborini (Udc) - senza coinvolgerci. Non solo, la decisione di chiudere le porte del consiglio al pubblico su questi punti fondamentali è gravemente antidemocratica. Evidentemente vanno cambiate alcune regole sul decentramento”. Lo stesso Barborini ha poi abbandonato per protesta l'incontro con Tragust. Parole dure anche da parte di Dario Caldart, membro della Consulta Anziani comunale, presente come spettatore alle sedute di Circoscrizione e allontanato in occasione dell'incontro con Randi. “Non siamo contrari ai profughi, purché inseriti in un contesto di recupero sociale in tempi brevi. Non ho trovato affatto corretto allontanarmi forzatamente dalla riunione che ha deliberato questa decisione. La Provincia, però, dovrebbe seguire il progetto
originario del 2008 che prevedeva una ristrutturazione radicale dello Josefheim con possibili sbocchi sociali”. La presidente Rungger spiega per quale motivo un membro di una Consulta non possa assistere ai colloqui con un membro della giunta. “È stata una richiesta dell'assessore accettata anche nelle altre Circoscrizioni. Preciso, comunque, che non si è trattato di un colloquio incentrato sull'ex convitto, ma riguardava le linee guida complessive del piano sociale. Ci sono consiglieri che continuano a falsificare la realtà”.
Oltre al dibattito, però, Tragust ha spiegato nel dettaglio l'arrivo dei profughi. “Si tratta di 22 stranieri nordafricani attualmente ospitati alla Casa del Giovane Lavoratore e ipotetici 9 alla ex Gorio su cui, però, dobbiamo ancora prendere una decisione. In Alto Adige abbiamo 155 profughi, di cui 93 a Bolzano, ma qualche settimana fa ne contavamo 196. La fase di afflusso di tre mesi fa è stata superata e prevedeva un massimo mai raggiunto di 215: oggi stiamo valutando come distribuire in modo migliore i 93 presenti sul territorio comunale”. Niente appartamenti riservati come a Trento? “Abbiamo preferito operare su piccole comunità”. Il quartiere, però, è preoccupato. “Portare un'attività laddove c'era uno stato di abbandono con atti di vandalismo è anche un aspetto positivo per Oltrisarco”. D'accordo, ma le aspettative sulla struttura dello Josefheim erano ben diverse. “Abbiamo dovuto fare i conti con l'emergenza imposta da Roma.
Aslago, infine, è certamente un posto
adatto per queste strutture come dimostrano le esperienze precedenti”.
imputati, quindi, anche la presidente Wally Rungger che si difende rimettendo la palla nel campo del Comune. Il Quartiere, dunque, non ha preso bene la nuova destinazione dell'ex scuola di economia domestica, non tanto per l'arrivo dei profughi quanto per il metodo politico e le ricadute sul polo Mignone. Non è un mistero, infatti, che in molti puntassero alla riqualificazione della struttura per trovare uno spazio, direttamente in via Castel Flavon o a catena nella zona Mignone, al distretto socio sanitario da tempo invocato. Spunta, intanto, un vecchio progetto Josefheim della Provincia per una riqualificazione totale del complesso di 9,5 milioni di euro che avrebbe dovuto vedere la luce nel 2010. Una struttura di cinque piani, un volume di 28.365 metri cubi, una superficie di 8.048 metri quadri per 144 posti letto e una riqualificazione della vicina zona sportiva evaporate in favore di un sommario riassetto degli interni.
“L'assessore Randi, la Provincia e la presidente Rungger ci hanno messo di fronte al fatto compiuto pregandoci di spiegarlo alla gente - dichiarano in coro i consiglieri Cristina Baldo (Pd) e Giovanni Barborini (Udc) - senza coinvolgerci. Non solo, la decisione di chiudere le porte del consiglio al pubblico su questi punti fondamentali è gravemente antidemocratica. Evidentemente vanno cambiate alcune regole sul decentramento”. Lo stesso Barborini ha poi abbandonato per protesta l'incontro con Tragust. Parole dure anche da parte di Dario Caldart, membro della Consulta Anziani comunale, presente come spettatore alle sedute di Circoscrizione e allontanato in occasione dell'incontro con Randi. “Non siamo contrari ai profughi, purché inseriti in un contesto di recupero sociale in tempi brevi. Non ho trovato affatto corretto allontanarmi forzatamente dalla riunione che ha deliberato questa decisione. La Provincia, però, dovrebbe seguire il progetto
originario del 2008 che prevedeva una ristrutturazione radicale dello Josefheim con possibili sbocchi sociali”. La presidente Rungger spiega per quale motivo un membro di una Consulta non possa assistere ai colloqui con un membro della giunta. “È stata una richiesta dell'assessore accettata anche nelle altre Circoscrizioni. Preciso, comunque, che non si è trattato di un colloquio incentrato sull'ex convitto, ma riguardava le linee guida complessive del piano sociale. Ci sono consiglieri che continuano a falsificare la realtà”.
Oltre al dibattito, però, Tragust ha spiegato nel dettaglio l'arrivo dei profughi. “Si tratta di 22 stranieri nordafricani attualmente ospitati alla Casa del Giovane Lavoratore e ipotetici 9 alla ex Gorio su cui, però, dobbiamo ancora prendere una decisione. In Alto Adige abbiamo 155 profughi, di cui 93 a Bolzano, ma qualche settimana fa ne contavamo 196. La fase di afflusso di tre mesi fa è stata superata e prevedeva un massimo mai raggiunto di 215: oggi stiamo valutando come distribuire in modo migliore i 93 presenti sul territorio comunale”. Niente appartamenti riservati come a Trento? “Abbiamo preferito operare su piccole comunità”. Il quartiere, però, è preoccupato. “Portare un'attività laddove c'era uno stato di abbandono con atti di vandalismo è anche un aspetto positivo per Oltrisarco”. D'accordo, ma le aspettative sulla struttura dello Josefheim erano ben diverse. “Abbiamo dovuto fare i conti con l'emergenza imposta da Roma.
Aslago, infine, è certamente un posto
adatto per queste strutture come dimostrano le esperienze precedenti”.
Alan Conti
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