Il rettore dell'Università di Bolzano Walter Lorenz |
Il rettore Walter Lorenz svela i numeri della Lub: "L’86% dei laureati trova un lavoro affine al suo percorso di studi e il 75% ritiene utile la sua preparazione accademica". Plurilinguismo, visione multidisciplinare e dialogo con il territorio i punti di forza. "Ai nuovi studenti garantisco una visione del mondo più aperta e globale".
Un investimento a basso margine di rischio con una percentuale dell’86% di resa sul mercato del lavoro. Sceglie un linguaggio economico, se vogliamo molto attuale, il rettore della Libera Università di Bolzano Walter Lorenz per fotografare i motivi dello studio accademico nel capoluogo altoatesino. In una società in cui il profitto ha perlomeno affiancato il sogno, Lorenz è consapevole di dover toccare alcune corde legate all’interesse. Non tutto, però, si riduce al mero calcolo e l’impegno con cui il rettore si spende per l’autonomia dell’ateneo da qualsiasi forma di controllo abbinato alla garanzia di un percorso capace di aprire la mente tradiscono le sue origini più prettamente umanistiche.
Rettore Lorenz, ha ancora un senso iscriversi all’Università?
"Certamente. Si tratta di un investimento per il futuro che richiede impegno e costanza. Non è, per intenderci, un gioco d’azzardo, ma una scommessa sulle proprie capacità individuali. Oggi viviamo in un periodo storico di disillusione attorno al termine investimento, ma in questo caso il margine di rischio è molto basso dato che alla Lub l’86% degli studenti trova un impiego conforme al proprio percorso di studi e il 75% ritiene utile la sua preparazione accademica. La media italiana si ferma al 50% in entrambi i casi".
Bolzano, forse, gode dei benefici del surplus plurilingue.
"Credo di sì, ma si tratta di un connotato che non può mancare a un’università. Il monolinguismo è un fenomeno che non può trovare spazio all’interno di un ateneo. Io non garantisco agli studenti di avere maggiore successo rispetto a chi decide di fermarsi e andare a lavorare, ma di certo assicuro una visione del mondo più aperta e globale. La nostra specificità, inoltre, risiede nel mettere le tre lingue sul medesimo piano: l’inglese viene studiato, ma con la stessa intensità riservata a italiano e tedesco. Senza leadership di un idioma si arriva più facilmente a un trilinguismo compiuto".
Senza dimenticare, però, il radicamento territoriale.
"Assolutamente. Il rapporto con l’Alto Adige deve rimanere di reciproca collaborazione e puntare a un rafforzamento. La Provincia e i cittadini hanno investito molto in strutture di alto livello che gli studenti possono apprezzare, ma mi impegnerò sempre per garantire a tutta l’università autonomia di giudizio e critica. Qui il sapere è libero".
I confini nazionali sembrano sciogliersi. I tanti stranieri sono un vantaggio?
"Nessun ateneo italiano può vantare la nostra percentuale di presenza straniera. Studiare da noi significa entrare in contatto con realtà, culture e lingue diverse. L’arricchimento personale è quotidiano, senza contare le decine di opportunità di studio all’estero che i corsi propongono".
Le cinque facoltà cominciano a svilupparsi in modo tentacolare: un buon segnale?
"Sono contento del nostro spirito di iniziativa e dell’ampliamento dell’offerta. Mi preme, però, mantenere una visione di insieme che colleghi tutte le Facoltà. Prendiamo il futuro parco tecnologico di Bolzano di cui la Lub vuole essere protagonista: ecco, in questo caso collaborano tutte in modo complementare. Abbiamo chiaramente un progetto scientifico (Scienze e Tecnologie) che deve garantire un profitto economico (Economia), ben inserito nel contesto sociale (Scienze Sociali e della Formazione), con un gusto estetico (Design) e naturalmente connesso al mondo informatico (Informatica). L’atteggiamento pluridisciplinare è un carattere distintivo dell’insegnamento accademico che intendiamo fare nostro".
C’è, infine, chi vorrebbe una Bolzano più universitaria e una Lub meno chiusa.
"Negli ultimi anni siamo migliorati su questo fronte e sono convinto che il dialogo con la società debba sempre essere aperto, propositivo e franco. Nella vita del capoluogo siamo ormai un componente fondamentale e i nostri studenti si integrano splendidamente con il tessuto urbano di questa città".
Alan Conti
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