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lunedì 13 dicembre 2010
Case alla Huber: «Serviranno 10 anni»
di Alan Conti
zoom . BOLZANO. «Anche 10 anni bisognerà aspettare per la dismissione delle aree della caserma Huber in viale Druso». Così i comandi militari, in merito alla possibilità che il trasferimento del Monte Cervino acceleri la ristrutturazione dei reparti nel capoluogo, rendendo subito disponibili alcune caserme. Ieri il commiato dei paracadutisti. «Salutiamo la culla del nostro reggimento che per sempre rimarrà parte della nostra storia». Gli alpini del Monte Cervino si sono congedati con una cerimonia ufficiale da Bolzano e dalla caserma Vittorio Veneto, da più di 50 anni sede storica del "Monte Cervino". L'abbondante retorica militare non è stata del tutto sufficiente a nascondere l'emozione evidente. Il primo scaglione di circa un centinaio di militari è partito ieri alla volta di Montorio a Verona ed entro il giugno 2011 tutto il IVºreggimento alpini paracadutisti "Monte Cervino" avrà abbandonato il capoluogo altoatesino. Il commiato dalla città nasce dalla necessità di un reclutamento più facile impedito a Bolzano, secondo il ministro della Difesa Ignazio La Russa, «dal carovita e dalla scarsa raggiungibilità aerea». Il trasloco, chiaramente, avrà dei riflessi pure sullo sviluppo cittadino: non a caso l'assessore comunale all'urbanistica Chiara Pasquali si è augurata che le operazioni di trasferimento interno delle forze armate avvengano il più presto possibile, in modo da liberare la caserma Huber per l'edilizia residenziale. «Partiti i paracadutisti - spiega però il colonnello Maurizio Paissan, capo ufficio pubblica informazione del comando truppe alpine - ospiteremo militari dell'altra caserma del complesso in via Vittorio Veneto e cominceremo le ristrutturazioni degli edifici. Il trasferimento dalla Huber di viale Druso sarà solo l'ultimo passo e potrebbero essere necessari anche 10 anni». L'umore del reggimento in partenza, comunque, viene riportato al comandante Giuseppe Montalto. «Evidente come ci sia grande dispiacere nel lasciare una città che da mezzo secolo rappresenta la culla della nostra storia. Non a caso l'Alpe di Siusi rimarrà la nostra zona di lancio. Molti di noi hanno vissuto più questa città che non quella di origine, quindi è logico che ci sentiamo legati a Bolzano». Pare di capire, però, che ci siano ragioni di reclutamento dietro al trasferimento: «E' così. Da quando siamo "Rangers" e quindi parte del bacino delle forze per operazioni speciali il nostro addestramento è tra i più qualificati. Operiamo in gran parte delle missioni internazionali e alla cerimonia era presente anche un'aliquota di una quarantina di alpini tornati in mattinata dall'Afghanistan. E' quindi importante che il nostro bacino militare, prevalentemente composto da ragazzi originari del Centro-Sud, possa contare su una base logistica più comoda per i collegamenti aerei come Verona. Il carovita bolzanino e il tedesco, inoltre, rappresentano degli ostacoli per la vita delle famiglie». C'è, però, chi a Verona non vuole andare. «Sono una cinquantina di uomini - conclude Montalto - che verranno riassorbiti dai reparti alpini che rimarranno a Bolzano. Se la Patria ci chiede di spostarci, comunque, noi siamo pronti a fare il nostro dovere».
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