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venerdì 10 dicembre 2010
Firmian: «La priorità è la farmacia»
BOLZANO. Lentamente Firmian compone il suo puzzle: scuola, asilo, chiesa e ora il via libera al progetto della piazza. I residenti cominciano finalmente a vedere la luce dei servizi in un rione che ha visto prima di tutto l'arrivo dei condomini e poi la composizione di quanto è funzionale alle famiglie. La speranza di chi abita queste strade è di vedere la zona completa nel giro di un quadriennio, comunque un periodo giudicato lungo rispetto alle attese. Nella cornice della presentazione della piazza, rientra un tasto caldo di Firmian: l'apertura della farmacia. Il Comune stanzierà 500 mila euro per l'eventuale acquisto di locali, ma per i residenti bisognerebbe accelerare, magari investendo fin da subito in uno dei tanti negozi desolatamente vuoti. «Le nuove proposte relative alla piazza - comincia Marino Bonati - forse aiuteranno questo quartiere a uscire dalla dimensione dormitorio. Certo che una singola infrastruttura non può bastare: ci vuole una pianificazione a largo raggio che cominci ben prima del fatidico quadriennio necessario per il completamento di tutta l'opera». Mario Taddei è venuto a trovare il figlio che abita a Firmian. «La tendenza a costruire prima i complessi residenziali e poi i servizi necessari è un'abitudine che Bolzano ha mutuato dal resto d'Italia. E' sbagliato e bisognerebbe prendere come esempio gli antichi Romani che procedevano esattamente in modo contrario. Ovvio che ci sia entusiasmo attorno a una nuova piazza, ma tutto questo non sposta di una virgola una valutazione quantomeno discutibile sulla programmazione urbanistica adottata negli anni». Christian Putzer allarga l'orizzonte delle richieste: «La piazza non è sufficiente. Da sola non basta per rianimare la vita sociale del rione. E' necessario aggiungere punti di aggregazione per i giovani come centri dedicati alla musica, qualche bar di riferimento ed iniziative. Potrebbe pure essere una programmazione adatta per non concentrare tutti i ragazzi sempre e solo in Centro o nella zona di piazza delle Erbe». Iris Planninschek inizia con una premessa importante: «A me Firmian piace molto. Ci sono, però, delle mancanze evidenti come quelle che riguardano la scuola. Troppo spesso il problema del dirottamento dei bambini viene analizzato solo dal punto di vista del gruppo italiano, ma posso testimoniare per esperienza diretta che è davvero complesso riuscire ad iscrivere i propri figli nelle primarie o negli asili tedeschi di altre zone che già scoppiano per conto loro. Non è un caso, infatti, che alle Pestalozzi molte classi siano ospitate in container. In quest'ottica, la tempestività delle realizzazioni diventa essenziale per non rischiare di penalizzare proprio quelle famiglie che hanno creduto subito nel progetto Firmian e rischiano di trovarsi delle scuole pronte solo quando i bambini saranno cresciuti. Necessaria, quindi, una sezione tedesca nel quartiere». Lucca Candro, dal canto suo, ripropone un evergreen di Don Bosco. «Benissimo le nuove strutture scolastiche, la piazza, il polo di servizi e la parrocchia. Tutto questo, però, deve essere salvaguardato con sistemi di controllo efficaci e continui perché vandalismi, schiamazzi e piccola delinquenza rischiano di diffondersi anche a Firmian». Giovanni Rinaldi si mette a fare qualche conto, non senza una punta di malizia. «Dunque, la piazza costerà 780 mila euro con l'illuminazione, 500 mila euro sono destinati alla farmacia, mentre il polo per i servizi richiede 2,4 milioni per gli alloggi sociali e 2 milioni per il centro diurno: cifre accettabili. A questo punto diventa clamorosamente inspiegabile il prezzo di 14 milioni per la chiesa, quando i fatti dimostrano che quei soldi sarebbero sufficienti per risolvere l'80% delle mancanze di questo rione». Chiude Elisabetta Conte: «La struttura più utile e necessaria è la farmacia».
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