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sabato 13 febbraio 2010

Le mamme di via Crispi raccolgono 150 firme per salvare l'area giochi


Alto Adige — 12 febbraio 2010 pagina 19 sezione: CRONACA

BOLZANO. Un fazzoletto verde che sarà appallottolato e gettato nel cestino. Al Dopolavoro Ferroviario di via Crispi, ieri, è stata una festa di Carnevale particolare: mamme e bambini insieme per chiedere di non abbattere un parco giochi che, protetto dalle case, rappresenta uno svago sicuro per i piccoli e un tranquillo luogo d’incontro per i più grandi. La storia è recente: il cortile retrostante il Dopolavoro verrà rivoltato per permettere la costruzione di una palazzina di sei piani e l’innalzamento di ulteriore cubatura aderente al civico 38. Tutti appartamenti per l’edilizia privata, salvo un pianoterra dove sorgeranno una palestra e una struttura per bambini. Uno stravolgimento che porterà alla sparizione del parco giochi che ha visto crescere decine di bimbi della zona. Da qua la petizione lanciata ieri da un gruppo di genitori e nonni che in poche ore ha toccato quota 150 firme: «L’obiettivo - spiega una delle promotrici Chiara Rabini - è di arrivare a 200 adesioni. Attenzione, però, che noi non protestiamo solamente, ma proponiamo delle alternative: ci piacerebbe, per esempio, venisse costruito un parco simile in piazza della Madonna oppure in vicolo San Giovanni. Qui è bello e riparato, ma salvarlo sarà molto difficile». Il parco giochi, infatti, sorge su una proprietà dell’associazione nazionale del dopolavoro ferroviario che intende avviare l’operazione delle palazzine per fare cassa. La stessa commissione edilizia comunale ha approvato il progetto senza battere ciglio, trattandosi di zona residenziale. «Un’alternativa - chiede Francesca Califano - va trovata per non penalizzare questa parte del centro che rischia di rimanere completamente sprovvista di un parco di prossimità: una mancanza rilevata anche dal Vke e dallo stesso Masterplan». L’accesso al fazzoletto verde, comunque, è ristretto: «Bisogna avere la tessera del dopolavoro - chiarisce Diego Mantovan - ma non è mai stato un problema. Adesso, invece, si rischia di creare in città dei veri e propri pendolari del verde che per far giocare i propri figli sono costretti a prendere la macchina». La petizione di ieri, accompagnata dal vociare allegro dei bambini in maschera, non è la prima iniziativa simile del Comitato. «Qualche mese fa raccolsi cinquanta firme - racconta Michela Lazzari - in una lettera che ho mandato a sindaco, circoscrizione, Vke, Dopolavoro Ferroviario locale e nazionale e nessuno che si sia degnato di darmi una risposta. Non lamentiamoci, poi, che lentamente sparisce la cultura del cortile, mangiata dalla televisione. L’unico spazio che ci rimarrà, infatti, sarà un parcheggio. Se non sbaglio qualche anno fa si verificò una situazione simile in via Max Valier e il parco fu salvato». Gli adulti, comunque, non sono lasciati da soli nella protesta visto che Mattia, 8 anni, ha scritto di suo pugno una lettera per il sindaco. «Da quando ero piccolo - si legge - vado a giocare nel parchetto, mi diverto con il pallone, ad osservare gli insetti e annaffiare i fiori. Ho una ventina di amici che vengono con me e se ci comportiamo bene possiamo addirittura comprarci un gelato al bar lì vicino. Sono preoccupato perché mi hanno detto che tra poco il parco non ci sarà più: non ho una casa al mare o in montagna e in estate rimarrò da solo a casa. Lei ci può costruire un altro parco giochi, così poi io lo dico ai miei amici e ci troviamo tutti lì?». - Alan Conti

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