Insegne oscurate in via Torino |
Il tanto atteso punto vendita di via Torino chiude i battenti. Dopo il fallimento della casa madre, la catena di videonoleggio paga dazio anche in Italia. Acqua e sapone o un market orientale in arrivo.
BOLZANO. Alla vigilia della notte degli Oscar cala il sipario su “Blockbuster” e potrebbe allungarsi la mano cinese su via Torino. Da qualche giorno, infatti, ha chiuso i battenti il grande distributore di film a noleggio della catena internazionale che per anni Bolzano ha aspettato. La crisi del commercio in generale e di vicinato in particolare, è bene chiarirlo, in questo caso incide ben poco dato che la fine dell’attività di “Blockbuster” non dipende strettamente dalle condizioni locali, bensì dalla messa in liquidazione di “Blockbuster Italia” conseguente al fallimento della casa madre statunitense. All’orizzonte, come detto, potrebbe esserci un nuovo negozio gestito da cinesi con merceologia varia sulla falsariga dell’enorme e discussa attività aperta mesi fa al posto dell’ex negozio di abbigliamento sportivo “Tacconi” poco più avanti. A questo si deve aggiungere una piccola bottega tra abbigliamento e sartoria dagli occhi a mandorla che da poche settimane ha aperto al fianco dello storico “Cioè”. Via Torino, insomma, rischia di trasformarsi in una nuova enclave orientale che, a differenza da via Claudia Augusta, punta forte sul commerciale e meno sul servizio bar. La zona, è bene non dimenticarlo, è sotto la lente di ingrandimento di Comune e Confesercenti che mirano a rilanciarla con la sfida del centro commerciale naturale di ampio respiro ma i cinesi, inutile nasconderlo, non sempre sono soggetti facili da coinvolgere in progetti di così ampio respiro. Il progressivo insediamento, insomma, potrebbe complicare i piani di amministrazione e associazioni di categoria. Niente, però, è ancora deciso dato che oltre all’interessamento cinese sui locali di via Torino avrebbe messo gli occhi pure un noto marchio di profumi e prodotti per la casa. Data la presenza a pochi metri di un punto vendita “Cad”, tutti gli indizi potrebbero portare alla concorrente “Acqua&Sapone”. In ogni caso gli unici numeri attualmente certi sono i 118.000 euro di canone annuale chiesti dal proprietario per 395 metri quadri di superficie di vendita al piano terra e 260 di interrato gestiti dalla vicina agenzia “Futuro Immobiliare”. Le trattative, comunque, proseguono serrate.
Tornando al saluto di “Blockbuster”, intanto, vanno registrate altre chiusure su tutto il territorio nazionale. Dopo la bandiera bianca del nucleo centrale americano, infatti, il 21 giugno scorso il gruppo italiano ha deciso di sciogliere anticipatamente la società e metterla in liquidazione. Operazioni affidate al manager Generoso Galluccio che per l’occasione ha strappato uno stipendio tutt’altro che fallimentare: 480.000 euro. Lo stesso Galluccio, quindi, ha ricevuto potere di conservare il patrimonio sociale in funzione della liquidazione con facoltà di presentare istanza di fallimento della società e concedere in affitto uno o più rami dell’azienda. Tradotto significa che la concorrenza di pay tv, pirateria, internet e offerte al cinema hanno stritolato il noleggio e i primi a pagare dazio sono i punti vendita meno frequentati: Bolzano, smentite dei titolari a parte, aveva le ore contate da tempo.
Alan Conti
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