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giovedì 2 febbraio 2012

Mountaineering a caccia dei pericoli naturali


Silvia Simoni impegnata in sopralluoghi di alta montagna

Società spin off dell'Università di Trento, oggi è un riferimento per le mappe di rischio. I soci studiano sul territorio e sui libri. Silvia Simoni: "La politica impari a guardare lontano".

BOLZANO. "L’Alto Adige è all’avanguardia, ma non deve rilassarsi nella valutazione dei pericoli. Lungimiranza, mediazione politica e vincoli sulle valutazioni tecniche sono gli aspetti da migliorare". Sivia Simoni è una giovane imprenditrice che dal 2008, assieme ai soci Fabrizio Zanotti e Matteo Dall’Amico nonché al docente dell’ateneo trentino Riccardo Rigon, ha creato la società “Mountain-eering Srl” specializzata nella mappatura dei rischi idrogeologici e naturali di varie porzioni di terreno. Provincia, Comuni, Comprensori ed enti pubblici si rivolgono a lei per conoscere i pericoli nascosti negli sviluppi urbanistici di impatto ambientale. Precisione, chiarezza e il sapersi proporre senza posizioni radicali hanno fatto il resto e, dopo tre anni, quella che è nata come uno spin-off dell’Università di Trento è oggi una realtà solida con cinque soci, due sedi tra Bolzano al Tis e Pergine, un collaboratore, un dipendente e lavori sempre più importanti.
 "La cartina finale – comincia Silvia cercando di essere la più chiara possibile – è il frutto di un processo laborioso che passa attraverso sopralluoghi, ricerche e grafici singoli che riflettano in modo preciso i dati". Sembrerà strano, ma oltre alle valutazioni ai bordi dei torrenti o in vetta alle montagne il team di “Mountain-eering” passa ore sui libri degli archivi. "Comuni, enti specializzati, persino le parrocchie: tutti possono nascondere volumi con informazioni determinanti attorno ad eventi storici. E’ importante sapere, per esempio, se un torrente è stato protagonista durante le alluvioni: ne traccia alcuni aspetti del suo identikit". Già, perché ogni singolo tratto d’acqua o di terreno viene radiografato. "Idrogrammi e grafici ci permettono di codificare con la maggior precisione possibile il grado di rischio che poi viene inserito nel prodotto finale della mappa seguendo scale e valori utilizzati da ogni singola amministrazione. Il prodotto finale è una carta dei pericoli che possa guidare le scelte". Qui, però, entra in scena il nodo importante dei rapporti tra tecnici e politica. Silvia conosce entrambi i mondi e llancia una proposta interessante: "Purtroppo i nostri sono studi che prevedono pianificazioni in grado di essere ottime se lungimiranti. Bisogna saper ragionare nel lungo periodo, ma capisco la posizione dei politici che a volte si trovano di fronte a richieste pressanti e con un orizzonte legato alla propria legislatura. Sarebbe bello che i pareri tecnico-scientifici contrari a opere di forte impatto possano diventare vincolanti con potere di veto: forse toglierebbe pressione agli amministratori. Dall’altra, però, non si può mettere nelle mani degli studiosi tutto il potere decisionale, quindi le perizie contrarie necessarie a bloccare i procedimenti dovrebbero essere almeno due. La ricerca dell’oggettività, in questo, caso, è centrale". Simoni conosce i meccanismi istituzionali e nell’analisi della nostra realtà non fa sconti. "Ammettiamo subito che per tradizione e bravura l’Alto Adige è certamente tra i territori più sensibili, attenti e attivi nella prevenzione. A volte, però, si ha l’impressione di una certa superficialità nello studio degli impatti. Penso alla Val Gardena che quest’estate è stata martoriata dai cantieri da Ortisei a Selva passando per Arabba, ai nuovi impianti sciistici e di collegamento pensati per Sesto o al passo Sella. Non dimentichiamoci che si tratta di opere che producono ricchezza, ma costano tanto in termini di energia da produrre, acqua comune e beni naturali in generale. E’ qui che i bilanci andrebbero fatti sul lungo periodo". Non a caso la “Mountain-eering” sta mettendo a punto la nuova snow-maps. "E’ una mappa che indica composizione, densità, qualità, quantità in acqua e distribuzione della neve secondo temperatura, ventilazione e morfologia. Può trovare applicazione tra gli appassionati, certo, ma anche all’interno della pianificazione generale". Vale la pena, infine, concedersi una riflessione tecnica su A22 e parcheggio di via Fiume. "La prima nel tratto Fortezza - Brennero va seguita con grande attenzione. Problemi di cascate di detriti e la sua ubicazione obbligano a un monitoraggio costante e attento. L’errore è stato fatto in fase di progettazione e oggi si può solo tamponare, ma è importante che la gente sappia che c’è sempre un margine di rischio relativo e che non esiste mai una sicurezza totale. Sul parcheggio di via Fiume ritengo azzeccata la scelta dei carotaggi e assolutamente da evitare qualsiasi vicinanza o coinvolgimento con la falda acquifera".
Alan Conti
 
 
I NUMERI DI MOUNTAIN-EERING
3 soci attivi di partenza
1 componente nel cda dell’Università di Trento
1 docente dell’Università di Trento nel cda: Riccardo Rigon
2008 la data di formazione di “Mountain-eering”
1 dipendente
1 collaboratore
5 gli anni di presenza prevista dell’ateneo nel cda di un proprio spin-off
2 sedi (una a Bolzano e una a Pergine Valsugana)
 

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