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lunedì 27 maggio 2013

"Calcio dilettantistico? Le società facciano giocare tutti"

E’ sempre bello quando una buona iniziativa si trasforma in terreno fertile per i semi di valide idee. Ieri il fiabesco pareggio dell’Excelsior dopo anni di sconfitte, proprio nella giornata dedicata alla memoria di Daniele Pirilli è stata l’occasione giusta per prospettare una novità. Una gioia sportiva che è stata occasione per lanciare una proposta direttamente ai vertici calcistici locali e nazionali. L’idea prende forma dalla filosofia stessa dell’Excelsior che, come noto, concede a tutti i suoi tesserati la possibilità di giocare senza distinzioni o classifiche e a proporla è uno dei giocatori della squadra, Mario Endrizzi, che oltre che calciatore è anche medico sportivo noto e profondo conoscitore dei meccanismi sportivi. “Spero – scrive in una nota - che un giorno molti altri ragazzi, compresi anche giocatori forti, vorranno condividere con noi la filosofia per cui tutti siamo ugualmente meritevoli di giocarci le nostre chance. E forse anche la federazione un giorno farà un regolamento, prendendo spunto da noi, che obblighi tutte le squadre dilettantistiche a far giocare tutti i tesserati un minimo di partite per diffondere il gusto del divertimento più che quello della vittoria a tutti i costi”. L’idea, insomma, è che fino al professionismo, ovvero la Lega Pro, tutte le squadre debbano far giocare a tutti i tesserati un minimo di minutaggio sul campo. “Più nello specifico – precisa Endrizzi – prevederei un obbligo di almeno tre partite complete a stagione, ovvero un non impossibile monte minuti di 270 minuti con possibilità di avere rose allargate fino a 40 elementi”. A guardarla bene si tratta di un’idea che prova a rendere onore all’idea di calcio come passione che, per inciso, è esattamente come dovrebbe essere vissuto da chi nella vita professionale si dedica ad altro. Si gioca sì e si gioca tutti perché prima del risultato è quello l’importante. Per non sminuire, poi, quella giusta quota di spirito competitivo resta alle squadre la possibilità di allestire la squadra con gli elementi che ritengono più opportuni e funzionali all’obiettivo, senza considerare che per gli allenatori i margini di discrezionalità su campionati che hanno, a star stretti, almeno 21 partite rimangono belli ampi. In alcune squadre, non è mistero, ci sono ragazzi che per l’intera stagione si limitano ai semplici allenamenti. Riconsegnare il calcio alla sua dimensione di puro gioco: non può essere una missione senza soldati.

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