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sabato 18 maggio 2013

Referendum demolizione Pascoli: stravincono i contrari

Tanta voglia di dire no, tantissima di partecipare. Il sondaggio organizzato da Alto Adige nel Cuore questa mattina in corso Libertà sulla demolizione dell'edificio Pascoli lascia pochi dubbi sull'orientamento dei bolzanini attorno a un'opera di grande impatto, sia urbanistico sia economico.

Intanto sembra che da alcune riunioni preliminari siano emerse diverse perplessità da parte di noti costruttori bolzanini che nell'analisi del progetto del polo bibliotecario stimano del tutto insufficienti i 70 milioni di euro stanziati. I timori sono quelli di una cattedrale del deserto o di un cantiere nel quale andranno pompate nuove risorse in modo consistente. Le perplessità popolari, insomma, paiono lontane dallo sciogliersi.


IL COMUNICATO DI ALESSANDRO URZI' (Intervista nel telegiornale) Una adesione oltre ogni aspettativa per il referendum istantaneo promosso da Alto Adige nel cuore sul progetto di abbattimento della più ampia parte del complesso architettonico delle ex scuole Pascoli e Longon, nel cuore della città razionalista di Bolzano, lungo l'asse di Corso della LIbertà.

Due ore e la consultazione ha dovuto essere sospesa per una adesione talmente massiccia da parte dei cittadini che in poco tempo ha portato 203 persone a votare per la conservazione dell'intero complesso, contro i 9 favorevoli alla sostituzione dell'intero isolato con un polo bibliotecario. Il sistema usato per la consultazione era quello delle palline da inserire rispettivamente in un cilindro contrassegnato da no (nel caso della volontà di opposizione al progetto) o del sì: e come detto in poco tempo la colonna del no è stata colmata di palline inserite dai cittadini che facevano la fila per potere esprimere il proprio parere. Una adesione massiccia benchè non del tutto inaspettata che però ha espresso chiaramente il sentimento di affetto della cittadinanza per il complesso scolastico ex Longon e Pascoli del quale è previsto il mantenimento solo della scalinata curva, mentre le ruspe dovrebbero radere al solo tutto ciò che si dipana alle sue spalle.

Va precisato con chiarezza cher i cittadini, aderendo al referendum potevano anche esprimere proposte e lasciare considerazioni personali che ci siamo presi l'impegno di trasferire al sindaco Spagnolli ed al Presidente della Provincia Durnwalder, i due principali promotori del progetto della nuova biblioteca al posto della scuola. Ed è emerso un giudizio ampiamente condiviso: nessun no pregiudiziale alla nuova biblioteca ma la richiesta di inserirla nel contesto dell'esistente, attraverso una saggia opera di conservazione e recupero del patrimonio architettonico esistente, e l'inserimento in esso di nuovi corpi di fabbrica capaci di armonizzarsi. No all'intervento indiscriminato delle ruspe, alle ferite insanabili al corpo storico e tradizionale della città.

Molti hanno fatto riferimento a quelle tracce ancora così visibili degli interventi del passato, iniziando dalla demolizione del cinema Corso. Un nuovo delitto del genere, hanno quasi coralmente affermato, deve essere riasparmiato alla città.

I risultati del referendum con le richieste, gli appelli e le proposte dei cittadini saranno nei prossimi giorni tarsferiti ai piani alti di Comune e Provincia con la richiesta a ripensare un intervento definito dai più inutile e pericoloso.

E anche costoso: sono impegnate svariate decine di milioni di euro che in questo momento di ristrettezze, si afferma, potrebbero essere destinate a interventi sociali più urgenti. Insomma ci sono diverse ragioni per dire no al progetto. Sentimentali e di difesa storica ma anche economiche e politiche: lentamente si sta devastando tutto il patrinmonio razionalista di Bolzano, sostengono moltissimi. E quancuno aggiunge: per fare cosa? non una biblioteca unica provinciale, come vogliono farci credere, ma un polo bibliotecario dove dovranno convivere sotto lo stesso tetto ma divise, con consigli di amminsitrazioni separati, strutture e personale separati, tre diverse biblioteche, quella provinciale di lingua tedesca, quella provinciale di lingua italiana e quella civica di Bolzano. Insomma, tutt'altro che l'inno alla convivenza di cui ci si è riempiti la bocca.

E allora ne vale veramente la pena, nell'epoca di internet cancellare una parte della identità della città di Bolzano e dei suoi abitanti per un progetto che appare molto politico e poco culturale?

Alessandro Urzì

Alto Adige nel cuore

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