“Metterlo in cella e buttare la chiave”. Quante volte si è sentito questo sfogo legato a reati particolarmente bruti oppure che ci toccano da vicino. Eppure non si tratta esattamente della strategia migliore nell’ottica di un recupero in società del delinquente e a dirlo è, con una mostra, l’associazione “Odos” della Caritas che si occupa esattamente di queste tematiche e di questi percorsi. Nell’atrio del Comune di Bolzano, dunque, sono gli stessi detenuti ed ex detenuti che con una serie di modellini hanno inteso rappresentare gli effetti psicologici di una reclusione in spazi al limite del sopportabile con inevitabili spunti riflessivi sul concetto di pena.
Fino al 9 agosto, dunque, la mostra rimarrà a disposizione del pubblico e si cercherà di sfruttare la manifestazione per rilanciare anche tre proposte di legge avanzate da diverse organizzazioni e associazioni: la depenalizzazione delle droghe leggere, il rispetto della Costituzione in carcere e l’introduzione del reato di tortura. La pena, insomma, deve essere assolutamente umana e la Provincia sta già guardando oltre con un progetto di alto livello per il nuovo penitenziario. Senza dimenticare, però, che se qualcuno ci entra e perché qualcun altro ha sofferto come vittima.
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