Sette di sera. Dieci giorni fa. Sole pieno e luce brillante. Sono queste le condizioni atmosferiche che accompagnano una giovane bolzanina attraverso la pista ciclabile delle passeggiate. D’un tratto, verso ponte Resia, l’incontro con un uomo di origini nordafricane che la chiama e comincia un dialogo attorno ad argomenti innocui. La ragazza scende dalla bicicletta e si avvicina, ma improvvisamente si ritrova colpita, a terra con i pantaloni strappati e violentata. Il tutto in pochissimi minuti, tanto che nessuno si accorge di nulla. Subito dopo il terribile episodio il criminale si distrae: l’attimo sufficiente perché la giovane, con prontezza di spirito, possa scappare a perdifiato e senza smettere di tremare. Raggiungerà la casa di un’amica e, dopo il racconto scioccante, il consiglio più ragionevole: spostamento immediato in via Dante e denuncia ai Carabinieri. A riportarlo è Silvia Fabbi nell’edizione odierna del Corriere dell’Alto Adige che focalizza anche lo stato delle indagini affidate inizialmente al procuratore di turno Igor Secco che a breve passeranno di competenza agli uffici dedicati e coordinati dal sostituto procuratore Donatella Marchesini. Nonostante la distanza temporale dal fatto c’è un vantaggio per i militi impegnati nella ricerca dell’aggressore: la vittima avrebbe descritto minuziosamente il volto e le fattezze del mostro. Resta il trauma di un episodio di simile crudeltà condotto nella totale noncuranza della luce e della zona frequentata. In un simile scenario diventano preziosissime le capacità descrittive della ragazza anche in un momento drammatico. Il sole era pieno: le immagini di una telecamera sarebbero state nitide.
Nessun commento:
Posta un commento