Gli occhi fanno quel che possono, niente meno niente più. Lo
canta Ligabue e questa volta possono tanto. A dare loro questa occasione è il
progetto “Colorcloud, prestaci il colore dei tuoi occhi” ideato dal giovane
fotografo bolzanino Giacomo Flaim, assieme ai colleghi studenti dell’università di Trento Kastriot Sula e
Federico Carotta. Una forma d’arte contro il razzismo che ha trovato
concretezza nella giornata di ieri in occasione del Festival delle Resistenze e
che muove da un’idea originaria tanto immediata quanto spiazzante. “Hai mai
discriminato qualcuno per il colore dei suoi occhi? – la domanda che Flaim,
diplomato al liceo scientifico e iscritto alla facoltà di Interfacce e
Tecnologie dell’Informazione, pone ai partecipanti – Perché farlo, allora, per
il colore della pelle?”. Una buona riflessione, però, funziona meglio se si
porta dietro un riflesso concreto ed è qui che si nasconde il divertente.
“Fotografiamo il primo piano degli occhi di tutti i cittadini che vogliono
prestarsi e li mettiamo insieme in un video aumentando progressivamente la
velocità della successione degli scatti. Dopo un po’ la mente si concentra sul
colore dell’iride e dimentica completamente il colore della pelle dei soggetti:
è un riflesso naturale, ci si concentra sulla variabile più evidente”. Provare
per credere: è esattamente il meccanismo inconscio che si attiva. La tecnologia
utilizzata in post produzione è quella dello stopmotion. Un’idea che Flaim
covava da tempo: “A dire la verità ho cominciato a ragionarci sopra due o tre
anni fa, ora ho trovato il modo e l’occasione pe realizzarla”:
Quella di Bolzano è stata in realtà la terza puntata di
“Colorcloud” che è stato già sperimentato in due date a Rovereto e una a
Trento. In tutto sono 400 le persone che hanno offerto nelle scorse settimane i
loro occhi: un totale di 800 bulbi. L’effetto è assicurato. Anche a Bolzano,
infatti, sono stati diversi i cittadini a presentarsi nel piccolo set allestito
in piazza Matteotti nonostante una giornata che nel pomeriggio si è incupita.
Tutti i partecipanti, oltretutto, possono ricevere il proprio scatto via mail
come testimonianza di un piccolo gesto nella lotta contro il razzismo.
Lasciarsi immortalare in un bel primo piano: in fondo non è difficile per una
battaglia di civiltà che è sempre bene incoraggiare. “Cosa vuoi che sia” si
intitola la canzone di Ligabue. Appunto.
Alan Conti
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