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lunedì 28 aprile 2014

Colorcloud, un'occhiataccia al razzismo


Gli occhi fanno quel che possono, niente meno niente più. Lo canta Ligabue e questa volta possono tanto. A dare loro questa occasione è il progetto “Colorcloud, prestaci il colore dei tuoi occhi” ideato dal giovane fotografo bolzanino Giacomo Flaim, assieme ai colleghi studenti  dell’università di Trento Kastriot Sula e Federico Carotta. Una forma d’arte contro il razzismo che ha trovato concretezza nella giornata di ieri in occasione del Festival delle Resistenze e che muove da un’idea originaria tanto immediata quanto spiazzante. “Hai mai discriminato qualcuno per il colore dei suoi occhi? – la domanda che Flaim, diplomato al liceo scientifico e iscritto alla facoltà di Interfacce e Tecnologie dell’Informazione, pone ai partecipanti – Perché farlo, allora, per il colore della pelle?”. Una buona riflessione, però, funziona meglio se si porta dietro un riflesso concreto ed è qui che si nasconde il divertente. “Fotografiamo il primo piano degli occhi di tutti i cittadini che vogliono prestarsi e li mettiamo insieme in un video aumentando progressivamente la velocità della successione degli scatti. Dopo un po’ la mente si concentra sul colore dell’iride e dimentica completamente il colore della pelle dei soggetti: è un riflesso naturale, ci si concentra sulla variabile più evidente”. Provare per credere: è esattamente il meccanismo inconscio che si attiva. La tecnologia utilizzata in post produzione è quella dello stopmotion. Un’idea che Flaim covava da tempo: “A dire la verità ho cominciato a ragionarci sopra due o tre anni fa, ora ho trovato il modo e l’occasione pe realizzarla”:
Quella di Bolzano è stata in realtà la terza puntata di “Colorcloud” che è stato già sperimentato in due date a Rovereto e una a Trento. In tutto sono 400 le persone che hanno offerto nelle scorse settimane i loro occhi: un totale di 800 bulbi. L’effetto è assicurato. Anche a Bolzano, infatti, sono stati diversi i cittadini a presentarsi nel piccolo set allestito in piazza Matteotti nonostante una giornata che nel pomeriggio si è incupita. Tutti i partecipanti, oltretutto, possono ricevere il proprio scatto via mail come testimonianza di un piccolo gesto nella lotta contro il razzismo. Lasciarsi immortalare in un bel primo piano: in fondo non è difficile per una battaglia di civiltà che è sempre bene incoraggiare. “Cosa vuoi che sia” si intitola la canzone di Ligabue. Appunto.
Alan Conti

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