“E’ divertente –
spiega Elisa Chemolli impegnata a disegnare un murales alla casa di riposo
Villa Armonia di viale Trento – perché non sapevamo di cosa ci saremmo dovuti
occupare ed è stata una piacevole scoperta”. Il suo gruppo è formato da ragazzi
delle scuole professionali di indirizzo grafico di Trento: la scelta degli
organizzatori è stata ponderata. “In una sala interna, utilizzata anche per le
messe, creeremo un muro di mattoni affacciato su un prato verde con delle
spighe e il sole alto in cielo. Il muro rappresenta la solida esperienza degli
anziani, il prato la loro giovinezza che dentro non sparisce, le spighe il
sostegno degli animatori e il sole Dio che accompagna le messe”. Finito
l’interno passeranno all’esterno per dipingere un albero che contiene in sé
tutte le 4 stagioni.
Arrampicandosi per
Aslago ecco che a Casa Freinademetz incontriamo un altro gruppo di ragazzi
trentini, parrocchia di Gardolo. Un mix di universitari e studenti delle superiori
che, armati di badili e falci, stanno disboscando la zona dell’antica piscina.
La presenza delle cantine sotterranee impedisce di riempirla nuovamente con
l’acqua così i ragazzi eliminano le erbacce e srotoleranno le coperture di
plastica riconsegnando, di fatto, uno spazio del tutto nuovo alla struttura. I
responsabili se li coccolano con gli occhi e all’interno fanno borbottare una
grande caffettiera per regalare ai giovani una pausa. Quasi bisogna strapparli
dal loro lavoro. “Sono davvero da applausi – ammette un’assistente – in poco
più di un pomeriggio hanno ottenuto risultati strabilianti”. Tutto a bassa voce
che i giovani, si sa, sono facili all’entusiasmo da complimento.
Spostandosi a San Giacomo incontriamo un gruppo di ragazzi
altoatesini che brulica nel campo adiacente l’oratorio. Sarebbe un grande prato
per il calcio, ma il cantiere per la riqualificazione della parrocchia lo ha
trasformato in un percorso costellato da sassi enormi ed erba alta. I giovani
in arrivo da Bressanone, Bassa Atesina e persino val Passiria non si sono fatti
spaventare. “Abbiamo cominciato dalle piante che dall’esterno si infilavano
pericolosamente nelle reti – spiega la capogruppo Ancilla Lechner – e poi siamo
passati alla rimozione di tutti i sassi e delle piante. Alla fine dovremmo
restituire alla parrocchia uno spazio molto ampio da usare come meglio
credono”. Del campo si interesserà in particolare il neonato centro giovanile
che approfitterà della notevole superfice per organizzare manifestazioni,
feste, incontri o anche partite da calcio acquistando e montando la porta che
manca.
Il filo conduttore di
queste 72 ore, dunque, è impegnarsi in un percorso che continuerà a dare i suoi
frutti anche in futuro lasciando, al contempo, ai ragazzi una bella esperienza e
la soddisfazione di aver contribuito a qualcosa che da soli è praticamente
impossibile fare.
Alan Conti
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