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lunedì 30 giugno 2014
Salorno, la sfida del rinnovamento
SALORNO. Rinnovare senza buttare l’esperienza, pescando a piene mani nel campo dell’associazionismo . Impegno per Salorno ha fatto la sua scelta nel salutare, dopo tre legislature, il sindaco uscente Giorgio Giacomozzi e mettere sul piatto dei candidati il 44enne Ivan Cortella. Agricoltore pragmatico con grande voglia di confrontarsi: con i sostenitori della lista civica, con i cittadini, ma anche con un futuro che lo vedrà parecchio impegnato.
«Cerchiamo un passaggio generazionale appropriato e che sia il meno traumatico possibile. Stileremo una lista equilibrata andando a cercare le persone giuste nel mondo delle associazioni, con capacità di stare in un direttivo e prendere le decisioni. Abbiamo entusiasmo, ma non dimentichiamo chi ha esperienza politica».
Perché puntare così forte sulle associazioni?
«Salorno ne ha 60. Se ci pensa per un paese di 3.500 abitanti è un numero incredibile e quasi tutte sono floride e attive. Significa che ci sono delle capacità non indifferenti e molte di queste sono concentrate in mani giovani e curiose».
Il vostro Comune è un po’ il cuore della Regione, a cavallo tra Trentino e Alto Adige, ma la sensazione è che questo venga sfruttato poco, per esempio, dal punto di vista turistico. Sviluppo ingarbugliato?
«Abbiamo un numero di strutture alberghiere limitate, questo forse è vero. Godiamo, però, di un transito di biciclette invidiabile: mi piacerebbe trovare delle formule che portino questi appassionati a fermarsi in paese, dirottandoli sulle nostre attività».
Qual è invece la sua idea sullo sviluppo generale del paese?
«E’ ancora presto per un programma che è tutto da definire confrontandosi. Sono orgoglioso, comunque, di far parte del gruppo di lavoro dell’Eurac per lo sviluppo del Masterplan di Salorno in rappresentanza degli agricoltori. Si tratta di un documento che potrà darci una traccia importante per il futuro. Il metodo che stiamo seguendo, con interviste e raffronto continuo, mi pare vincente».
Parliamo, allora, di due opere avviate che sconfineranno nella nuova legislatura: la stazione e la bretella per bypassare le frane sulla Statale al sud.
«Il primo è un progetto ottimamente condotto da Giacomozzi e c’è poco da aggiungere. La seconda è assolutamente importante realizzarla il prima possibile perché con la sicurezza non si scherza. Ho visto un video dove i massi sfiorano le auto: non possiamo accettare una situazione così e dobbiamo essere rapidi».
Ci racconta della sua azienda agricola?
«Nel 1993 la morte di mio padre mi ha costretto a prenderla in mano senza alcuna preparazione. Abbiamo mele e vino, due grandi classici. Ero spaventato: non sapevo nemmeno guidare un trattore. Con il tempo, però, mi sono accorto che si tratta di un lavoro che ti può garantire sicurezze e soddisfazioni. Sarebbe importante trovare maggiori sponde nazionali per le regole sul controllo del prodotto italiano».
Tra le altre attività nel suo curriculum spunta pure un impegno nella direzione dell’Us Salorno Calcio. Passione?
«Sì, amo il calcio e questa squadra è il fiore all’occhiello del nostro movimento. Mi rendo conto, però, che seguirla e gestirla è qualcosa di estremamente impegnativo. Praticamente un secondo lavoro».
Alan Conti (www.altoadige.it)
domenica 29 giugno 2014
Cartelle cliniche digitali, why not?
BOLZANO. Archiviazione digitale di tutte le cartelle cliniche chiuse.
A un neofita parrebbe la soluzione logica di ogni ospedale o clinica e invece ancora oggi, anche nella nostra provincia, siamo abbastanza lontani da questo traguardo.
Eppure una soluzione ci sarebbe addirittura in casa. Si chiama Syncro-Med, infatti, l’azienda di applicazioni sanitarie che dal 2001 cresce costantemente tanto da essere acquisita da un colosso come Fujifilm nel 2008.
Un’azienda che conta quattordici dipendenti, undici sviluppatori, due responsabili di prodotto e l’amministratore delegato. Per parlare di creazione di lavoro tanto vale andare a scoprirla direttamente sul campo.
“Abbiamo cominciato - spiega Nicola Nardino, ceo di Syncro-Med - realizzando software di lettura, visione e catalogazione di file di attività diagnostica in diversi ambiti. Radiologia e cardiologia tra tutte ci hanno dato una spinta essenziale”.
I programmi dell’azienda bolzanina, dunque, hanno cominciato a diffondersi negli ospedali italiani aprendo una breccia che ha portato allo sviluppo di un prodotto che potrebbe davvero abbattere una buona dose di spese amministrative. “Le strutture sanitarie – premette il project manager Carlo Benvenuti – hanno l’obbligo legale di conservare tutte le cartelle cliniche e i documenti dei pazienti per sempre. Come facile immaginare si tratta di un carico burocratico mastodontico che viene ancora gestito, in larghissima parte, con il supporto cartaceo”. Significa stanze di ampia metratura riservate ai faldoni, risme consumate a pioggia, personale impegnato in ore di catalogazione, stampanti a getto continuo e reperibilità complicata.
“La sfida, a questo punto, era creare un software di catalogazione e archiviazione che fosse totalmente digitale, il che non è per nulla una faccenda semplice con le sue tante implicazioni legali e tecniche. Pensiamo, per esempio, al concetto stesso di firma digitale che autentica e sigilla tutti i faldoni”. Superata la fase di progettazione, però, il prodotto ha catturato diversi enti sparsi per l’Italia tra cui la zona di sanità pubblica della Toscana che comprende Massa, Pisa, Livorno e Lucca. Un bacino sicuramente più ampio di quello altoatesino, ma Syncro Med fatica, almeno nel pubblico, ad essere profeta in patria. “Ci piacerebbe riuscire a creare una collaborazione con la nostra Azienda Sanitaria, ma finora non ci sono stati i presupposti” chiude Nardoni.
Dove, invece, questa sinergia è nata è nella casa di cura Villa Melitta. “Avevamo l’esigenza di abbattere i costi di spazio, lavoro e risorse umane nell’opera di archiviazione” spiega il direttore Rupert Waldner. “La soluzione digitale è stata salutata con un entusiasmo quasi inaspettato dal personale che finalmente è riuscito ad eliminare moltissime mansioni del tutto improduttive. L’ammortamento della spesa è piuttosto veloce e secondo le prime stime contiamo di risparmiare circa 20.000 euro annuali”. La nostra sanità non doveva liberare risorse?
Alan Conti (www.altoadige.it)
Salorno, le frane continuano a fare paura
SALORNO, Salorno continua a guardare in
alto e interrogarsi sulle sue frane. Dopo la doppia chiusura negli ultimi mesi
della Statale 12 per il crollo di materiale pietroso ora arriva la segnalazione
preoccupata di un ciclista della zona. “Passando sulla ciclabile in zona
industriale – scrive Massimo Melchiori, cicloamatore – ho visto dei sassi che
si sono avvicinati pericolosamente alla sede stradale. Secondo me sarebbe il caso
di controllare con dei periti prima che si scriva l’ennesima frase su come si
poteva evitare la tragedia”. A corredo alcune foto di un’area che da tempo
drizza le antenne del Servizio Geologico Provinciale. La situazione, infatti, è
piuttosto ingarbugliata da un tratto stradale che non passa in un punto
appropriato e sui c’è grande curiosità per i tempi di risoluzione
La parete che costeggia l’arteria
poco a sud della Zona Industriale, infatti, continua a dare problemi di
cedimento e l’ultimo crollo evidente è stato nella serata dello scorso 25
maggio. Da lì la chiusura di due giorni, l’ennesima, che ha inviperito molti
abitanti della zona sud, ma anche le aziende che operano su questo territorio.
La soluzione è sempre quella della deviazione del traffico leggero sulla
“Destra Adige” in direzione di Roverè della Luna, non senza qualche mugugno del
paese. La frequenza di questo intoppo viabilistico, comunque, è del tutto
naturale: la parete di roccia, infatti, sarebbe in permanente disequilibrio con
una fessura di una sessantina di metri che si allarga in profondità. I tecnici
della Provincia hanno inserito dei fessurimetri che monitorano istante per
istante la crepa, ma è chiaro che basta un qualche movimento per portare a
valle una fetta di montagna. Non a caso a bordo carreggiata esiste un vallo di
4 metri deputato a raccogliere questo materiale senza correre rischi per le
auto o i mezzi pesanti in transito. In questo momento, però, i massi sembrano
avvicinarsi in modo pericoloso.
Una soluzione, comunque, è già sul tavolo e si
sta districando come un koala nella difficile giungla delle amministrazioni. Il
Comune e la Provincia, infatti, realizzeranno una bretella che bypasserà la
zona a rischio con un costo di 7 milioni di euro complessivi. Il problema, come
sempre, è legato ai finanziamenti, ma Palazzo Widmann stavolta dovrebbe avere
tutte le ragioni per inserire l’opera tra le priorità date le condizioni di
sicurezza. Il sindaco di Salorno Giorgio Giacomozzi, dal canto suo, ha sparso
ottimismo su procedure e tempistiche. “Entro l’estate predisporremo il bando e
assegneremo i lavori per arrivare, sperando di non incontrare intoppi, ad
aprire il cantiere già entro l’anno. Sono sicuro che la Provincia sia convinta
nel portare avanti il progetto dati gli incontri a cadenza mensile che abbiamo
avuto sull’iter preparatorio”. Nell’immediato, però, sarà da gettare lo sguardo
su quei massi già così pericolosamente vicini.
sabato 28 giugno 2014
Orali, tensione e sollievo agli istituti tecnici
BOLZANO. Tensione da ingarbugliare la pancia e sollievo massimo, appropriato per un’estate che finalmente comincia lasciando spazio alla curiosità del futuro: accademico o lavorativo. La giornata dell’esame orale della Maturità è un cocktail di emozioni nei corridoi delle scuole bolzanine.
All’Itc Battisti arriva prima il sorriso e poi Luca Palaoro giù per le scale. «Appena finito, sono sollevato e con ancora un po’ di tensione addosso. Ho fatto la tesina sugli attentati dell’undici settembre e sono riuscito ad esporla senza troppe preoccupazioni. Sul programma annuale, invece, qualche domanda l’ho saputa affrontare, altre meno. Fa parte del gioco, nessun problema, ora godiamoci il riposo». Decisamente meno rilassati Alexis Spoladore e Patrick Boscolo che attendono nel corridoio al primo piano il proprio turno. «Ho una relazione sulla New Economy - le parole del primo - e la mia unica speranza è di trovarmi di fronte domande fattibili. È importante rompere il ghiaccio subito per non avvitarsi». Interessante la scelta fatta da Patrick Boscolo: «Ho realizzato una tesina sulla mente perché sono affascinato dai suoi meccanismi e percorsi». Cosa passa, allora, per il cervello di un maturando a un centimetro dall’ultimo scoglio? «In questo momento la mia testa cerca di dominare le preoccupazioni, anche se l’attesa è certamente peggio dell’esame stesso. Il vero problema della prova orale è il suo non essere allenabile. Durante l’anno non ti troverai mai seduto davanti a un’intera commissione con tutto il programma di tutte le materie di fronte».
Seduta su un banco, sorridente, incontriamo Francesca Frigati: «Finalmente è finita. Sono molto contenta del mio orale perché ero tranquilla e mi sentivo preparata. Ora è presto per pensare al futuro: sono stufa di studiare, ma credo che farò comunque un percorso accademico. Ora, però, godiamoci le vacanze della Maturità e vedremo». Non appena avranno finito tutti, insomma, faranno festeggiamenti in grande stile, come da tradizione. Chi ancora non ci pensa, però, è Andreas Braimi atteso dalla chiamata all’Ipia. «Parlerò di biorisanamento con riferimenti ai batteri e agli inquinanti. Un tema tecnico su cui mi sento decisamente preparato, però è sicuro che arriveranno anche domande sul programma dell’anno nelle varie materie». In una stanza ritirata, intanto, Daniele Baissarda ripete con un’insegnante il programma di storia e italiano: «Sono le materie in cui il programma è più ampio e le trappole possono essere dappertutto». Per lui l’esame scatterà questa mattina. «Sì, e mi presenterò con una tesina sul fotovoltaico: un bello spunto per allargare gli orizzonti della discussione sulla nuova energia verde e tutte le tematiche del consumo moderno. La versatilità dell’argomento è fondamentale per questa ultima prova: ti concede più possibilità di spaziare».
La tornata degli orali avrà durata diversa nelle varie scuole e secondo le commissioni. In ogni caso i voti finali saranno esposti solo ad esami terminati, dopo l’ultimo scrutinio globale che dovrà confermare o meno il voto stabilito dai docenti al termine di ogni singolo colloquio.
Alan Conti (www.altoadige.it)
giovedì 26 giugno 2014
Italia, la delusione nei bar popolari
BOLZANO. Nulla da fare, l’Italia ai Mondiali rimane passione popolare. Anche nella profonda amarezza di un’altra eliminazione ai gironi. Bolzano non sfugge alla regola e vive pulsando l’ultima delicatissima giornata nei feudi dei rioni italiani. Il White Cafè di via Cagliari ha srotolato tricolori enormi già diversi giorni prima l’inizio del mondiale, il bar Romagnolo di piazza Matteotti fa il pieno di appassionati anche per una partita dei gironi di Champions League, figuriamoci la rassegna iridata. L’inno in via Cagliari pare il ruggito di uno stadio e le donne, a sorpresa, trascinano il coro. E’ proprio di una ragazza il primo commento tecnico: “Un minuto e siamo già in difesa”. Sarà profeta. Naturalmente vola anche qualche imprecazione, ma quelle sono decisamente a timbro più mascolino. Tra le sedie dello spiazzo prenotato da giorni dai fedelissimi anche i bambini, persino qualche nonno e nonna. Dalla piccola zona adibita a cucina alcune signore lavorano a pieno ritmo e i piatti di linguine al salmone guizzano tra i tavoli, con particolare giubilo dei bimbi. Verso la fine del primo tempo le gocce dal cielo si fanno insistenti: dire pioggia sarebbe banale perché si scatena un vero e proprio temporale che annaffia ma non spegne la passione. Qualche cappello, un paio di giornali sui capelli e il gioco è fatto e può ricominciare. Clima simile al Romagnolo: davanti ai maxischermi c’è sempre un grappolo di persone appese ai minuti che scorrono. Il rosso a Marchisio gela gli animi e serra le fila. “Ora è durissima” si mormora e qualcuno si dispera ancor prima di vedere la reazione azzurra. Che non c’è. L’arbitro, naturalmente, diventa il punching ball verbale di tifosi preoccupati. Ci si consola con le birre, qualcuno anticipa i tempi e ordina uno dei famosi panini del locale. Il numero 36 resta tra i più quotati mentre i baristi sfoderano la maglietta azzurra con la scritta “Italia” d’ordinanza. Tutti appesi alle mani di Buffon: gatto nel primo tempo e puma nel secondo. L’applauso scroscia spontaneo dentro il locale e sa tanto di sollievo momentaneo. Momentaneo perché poi arriva il morso di Suarez a Chiellini, la testa di Godin e un crinale che risucchia gli azzurri fuori da questo Brasile. Fischio finale: cala il silenzio e si piegano gli umori. In piazza Vittoria, la sera, solo triste e banale pioggia.
Alan Conti
Alan Conti
martedì 17 giugno 2014
Sabrina, 12 anni: "Vi racconto la mia doppia cultura"
Crescere con due culture può dare
una marcia in più. La prossima volta che volete convincere qualcuno di questo
prendetevi Sabrina Safi, 12 anni, e lasciare fare a lei. Nata in Italia con origini tunisine vive in splendido
equilibrio la sua dimensione occidentale e africana. Nella giornata dedicata
agli stranieri di seconda generazione è la presenza perfetta alla Festa dei
Popoli per farsi raccontare una condizione in cui bisogna fare i conti con una
doppia realtà e giudizi talvolta galeotti. Mamma Olfa Sassi la affianca
nell'intervista, ma alla fine fa tutto lei con grande semplicità. "Sono
conscia di alimentare delle curiosità, ma se vissute con equilibrio può essere
utile soddisfarle". Badare bene che la questione è bidimensionale perché
Sabrina la Tunisia la conosce sul serio recandosi periodicamente a Cartagine,
città di famiglia. "Sì, certo, in Tunisia sono molto affascinati dalla
vita occidentale, dalle possibilità di un Paese europeo. Qui, invece, molto
compagni di classe mi interrogano sulla questione del velo. Mi chiedono perché
si porta o se sia giusto considerarlo un simbolo". E tu cosa ne pensi?
"Credo che nel rispetto delle leggi chiunque possa indossare ciò che vuole
senza innescare particolari preconcetti. Dall'altra parte è giusto sempre
ricordarsi che questo è un Paese dove i diritti delle donne sono di più e più
tutelati". Sul serio i bambini badano a queste cose? "Sia alle
elementari sia adesso alle medie ho sempre avuto compagni senza pregiudizio
alcuno. Di solito sono domande pure, prive di malizia. Il più delle volte
nascono da quello che si sente in casa dalle famiglie o dalla televisione. Non
a caso mi chiedono spesso dei Tuareg, figure affascinanti del deserto che tuttavia
sono una popolazione un po' differente dalla nostra che viviamo nelle
città". Ci sarebbe, inoltre, una tradizione che Sabrina e Olfa vorrebbero
trasferire anche alle nostre latitudini. "La cerimonia del tè. È qualcosa
di molto diverso dalle nostre chiacchiere da bar perché è più intensa. Le
persone vengono a casa tua, ti conoscono più a fondo e con più tempo si
riescono a porre basi più solide alle future amicizie. In Italia siamo bravi a
rompere il ghiaccio, forse un po’ meno a coltivare i rapporti”. Tutte
riflessioni che non nascerebbero senza una conoscenza linguistica adeguata. “Ho
avuto la fortuna di imparare in casa arabo e italiano, mentre a scuola ho preso
dimestichezza con il tedesco. Se mi concede una battuta l’arabo diventa una
risorsa straordinaria quando io e mamma non vogliamo farci capire dagli altri”.
Ride e torna a giocare mentre un banchetto più in là incrociamo Galo Morales
nato in Ecuador e con due splendide bambine sudamericano-altoatesine: Giada e
Sury. “Sinceramente credo che loro abbiano delle possibilità in più. Con noi
imparano lo spagnolo, a scuola e nella società l’italiano: così piccole non
hanno problemi e sapranno scegliere gli aspetti delle due culture che più le
affascinano”. A voi cosa piacerebbe non perdessero? “Molte nostre feste e
tradizioni sono simili a quelle italiane. Paesi latini, paesi cattolici. Posso
dire che in questi mesi per noi è stato importante scegliere i padrini di
battesimo all’interno del nucleo familiare in modo che le piccole potessero
sempre avere una sicurezza qualsiasi cosa succeda”. L’identità è anche
famiglia.
Alan Conti
Il Pascoli scommette sulle lingue
A tirare le somme del tutto incontriamo
l’insegnante di tedesco Daniel Gallo. “Non è vero che alle superiori c’è un
buco sul tedesco, ma va detto che cerchiamo di arrangiarci nel miglior modo
possibile nell’ambito dei progetti e delle iniziative”. Ce ne sono in quantità.
“Dipende sempre dalle risorse a disposizione”. Cosa migliorerebbe, allora,
questa attesa delibera? “Ci fornirebbe una cornice certa in cui inserirsi.
Sistematica. Potrebbe essere importante chiarire bene i criteri di valutazione
e l’organizzazione: per le superiori è più complesso prevedere un Clil puro
semplicemente perché il personale attrezzato per farlo non c’è”. Con una
scienze della formazione primaria unica ci si potrebbe arrivare? “Guardi, io
ancora non ho capito perché ci si ostina a mantenerle separate con uno schema
ad “H”. Anche da lì potrebbe partire un cambiamento effettivo e duraturo”.
Alan Conti
martedì 10 giugno 2014
A Egna l'auto elettrica parcheggia gratis
Bisogna credere nella mobilità verde, nel trasporto pulito e
nelle nuove frontiere a basso impatto energetico. I propositi, in questi casi,
sono sempre ottimi poi solitamente riprende la vita quotidiana e ci si
dimentica degli auspici. Un oblio veloce come un Suv ad alto consumo.
L’amministrazione di Egna, però, ha deciso di provare una nuova strada:
inserirsi proprio nel quotidiano per dare un segnale tangibile e concreto.
“Abbiamo deciso – le parole del sindaco Horst Pichler – di fare parcheggiare
gratuitamente tutte le macchine elettriche sugli stalli a pagamento del nostro
territorio”. Con il veicolo pulito, insomma, ecco la magia che trasforma le
righe blu in bianche depotenziando i
dischi orari. Un cambio di prospettiva non da poco. Necessario, comunque, un
documento da esibire per evitare sorprese e proprio ieri c’è stata la consegna
del primo di questi permessi. A portarselo a casa un raggiante Klaus Dibiasi
titolare di una Bmw i3. “Crediamo sia questa una delle strade per sostenere
davvero la mobilità alternativa. Una piccola misura che vuole inserirsi nel
solco di un contesto più ampio” ribadisce il primo cittadino. Un orizzonte che
comunque non è nuovo a queste latitudini considerando che diverso tempo fa
l’amministrazione siglò un accordo con la “E-Bike Dreams” di Roberto Mich per
l’acquisto di alcun biciclette elettriche da offrire a noleggio. La regia
generale fu dell’associazione turistica forte di una politica d’attrazione che
punta decisa sui percorsi ciclabili del territorio e sulla loro praticabilità.
Un’iniziativa che sta funzionando a favore di chi vuole godersi i paesaggi
senza cedere troppo alla fatica o al poco allenamento. “Sono iniziative che
riteniamo importanti per lo sviluppo della comunità e della coscienza
ambientale – chiude Pichler – e sono sicuro che non ci fermeremo qui.
Studieremo altre forme di sostegno a questo genere di mobilità”. E’ un
proposito che può sfociare nel concreto: stavolta c’è da credergli.
Alan Conti
Parking ospedale, la rabbia della gente
Un’arrabbiatura talmente diffusa
da rischiare di diventare ripetitiva. Gli utenti del parcheggio dell’ospedale,
che poi rientrano tutti nelle categorie pazienti o familiari, hanno già il
labbro incrinato quando si avvicinano alle casse automatiche. L’aumento da 1,20
a 1,50 euro, denunciato per primo dal consigliere comunale Claudio Della Ratta,
proprio non va giù: per di più in un garage considerato già troppo caro. Non
servono nemmeno le domande per spalancare le braccia del malcontento. “Fate
bene a insistere, a dire che questa è una tariffa scellerata” le parole di
Raffaela Rebecchi.”Io ho il figlio piccolo ricoverato e devo pagare cifre
pesanti per stargli vicino. Abbiamo fatto i salti mortali per portare via
l’auto con cui siamo venuti in ospedale data la tolleranza di 24 ore per chi
viene trattenuto in reparto. Non dico si debba avere una struttura gratis, ma
un prezzo equo pare il minimo. Il paradosso è che per alcune prestazioni si
sceglie la sanità pubblica per risparmiare e poi si viene spiumati nel
parcheggio”. Ci sarebbe sempre il trasporto pubblico migliore del mondo, come
auspicato dall’assessore provinciale competente Martha Stocker. “Mia moglie si
è fatta male a un piede – ribatte stizzito Roberto Genetti – posso chiedere a
qualcuno della giunta di aiutarmi nel sostenerla in bus?”. Il meglio che si può
fare è prendere bene nota dell’orario di arrivo: bastano pochi minuti, infatti,
per vedersi aggiunta un’altra ora. “Questo è totalmente inaccettabile – il
disappunto di Riccardo Marzetta, delegato Cgil alla Funzione Pubblica – se si
pensa che ci sono città italiane in cui questi parcheggi sono gratuiti. La
sensazione è che si siano fatti calcoli di progetto e contratti sbagliati e che
a pagare non siano i responsabili”. A ben vedere, inoltre, nessuno chiede la
luna e Antonio Leone prova a mettere in campo una proposta ragionevole. “Una
tariffa da un euro all’ora con scatti alla mezz’ora potrebbe essere considerata
accettabile. E’ molto meno comprensibile invitare i cittadini a prendere gli autobus
in caso di emergenza”. Questione di buon senso, anche perché chi può l’autobus
lo prende già. “Assolutamente – confermano le sorelle Raffaella e Sabrina Ceron
mentre scendono dal mezzo della Sasa in via Böhler – raggiungere il nosocomio
non è così difficile. Saremo controcorrente, ma l’assessore Stocker ha ragione
a parlare di servizio funzionale e consigliabile. Noi lo scegliamo sempre e il
poter risparmiare qualcosa dal posteggio è certamente un vantaggio in più”.
Presente ieri con un eloquente striscione
anche il movimento Casapound. “Non si lucra sulle disgrazie” il messaggio
riportato dai militanti. “Si parla tanto di questo investimento oneroso – le
parole di Andrea Bonazza – ma mi devono spiegare come si possano spendere 15
milioni (lievitati poi a 23) per un lavoro dove hanno solo dovuto scavare e
gettare due piani di cemento. E’ del tutto evidente che chi si reca
all’ospedale lo fa per necessità e non per un pomeriggio di shopping o
divertimento. Come si fa a pensare di ripianare i debiti della mano pubblica
mettendo le mani nelle tasche di chi soffre?”. La protesta è stata accompagnata
da un volantinaggio innocuo che l’Azienda Sanitaria, però, ha espressamente
vietato in prossimità delle casse automatiche del parcheggio. Pagare sì, ma
senza lamentarsi.
Alan Conti
Bolzano, arrivano i ghostbusters
Acchiappafantasmi. Non si scompongono se li chiami così,
anzi sorridono. “Sì, però noi non li acchiappiamo mica. Non siamo in grado, non
ci interessa quello”. La cosa bella è che queste persone sono in arrivo a
Bolzano per un’operazione che la Bolzano moderna non conosce da tempo: la
rilevazione di fenomeni inspiegabili, misteriosi. Lo diciamo? Paranormali. Si
farebbe presto, però, a dipingere tutto come un teatrino di fanatici e invece
ci si accorge che il 10 giugno nel capoluogo altoatesino arriverà un qualcosa
di molto curioso. “Il nostro nome è National Ghost Uncover, siamo nati nel
gennaio 2010, abbiamo un’ottantina di collaboratori e ci occupiamo di rilevare
e controllare tutte queste segnalazioni avvolte dal mistero” spiega Massimo
Merendi, presidente dell’associazione. Appassionati, verrebbe da pensare,
magari un po’ fissati. “Assolutamente no. Per scelta siamo un’associazione
composta per metà da persone che credono a questi fenomeni e per metà da chi le
rifiuta. A tutti chiediamo l’onestà intellettuale di non farsi influenzare
dalle convinzioni. Non solo, non chiediamo soldi a nessuno, ci autofinanziamo
tra di noi e non effettuiamo alcuna opera di disinfestazione, seduta spiritica
o quant’altro”. Per quanto paradossale “National Ghost Cover” cerca un paradigma
quasi scientifico nel mondo più lontano dalla scienza. “Sì, l’orientamento è
quello, con un protocollo ben preciso”.
Quale, dunque, questa
procedura? Immaginiamo nessuno zainetto o Slimer per amico. “No – sorride –
quando riceviamo una segnalazione procediamo con una verifica accurata
chiedendo la fotocopia del documento pur rispettando l’anonimato se lo si
desidera. Poi arriviamo con il sopralluogo”. Da brivido? “No, abbiamo un totem
che rileva moltissimi fattori di possibile incidenza empirica. Rilevatori di onde
elettromagnetiche, di umidità, temperatura, raggi gamma, foto molto dettagliate,
telecamere fisse agli infrarossi e sensori acustici”. Metodi appropriati per
un’analisi ingarbugliata che vi attirerà addosso molti curiosi? “Cerchiamo di
farla con il massimo riserbo. La popolazione e i media vengono poi invitati
nella terza fase quando torniamo con una squadra di 4 persone, gli strumenti e
due testimoni: uno che crede e uno che non crede. Al termine cerchiamo di dare
un giudizio empirico, ma non sempre ci riusciamo”. Sono 1.800 le segnalazioni
ricevute in questi anni, non tutte attendibili o interessanti, ma molte dal
Trentino e dall’Alto Adige. E’ qui, infatti, che sfrigola il fascino: cosa è
accaduto alle nostre latitudini? “Siamo nella fase del sopralluogo e non
possiamo ancora svelare molto. La vostra è una terra con molti spunti.
Decisamente stimolante”. Va bene l’amore per il mistero, ma proviamo a dare
qualche dettaglio in più. “Sicuramente la segnalazione nella vostra città è una
di quelle in assoluto più interessanti perché ha a che fare con un personaggio
storico. A volte ci segnalano la presenza, a volte addirittura delle parole. Da
voi è successo qualcosa di simile in una zona centralissima”. Impossibile
scoprire qualcosa di più, ma l’appuntamento per curiosi, scettici o
appassionati è per martedì 10 giugno alle 15 davanti al bar Walther’s. Un
pomeriggio col brivido.
Alan Conti
venerdì 6 giugno 2014
Imi, prima rata rinviata al 16 settembre
L’Imi slitta e non poteva essere altrimenti. E’ un passaggio
tecnico forzato quello che la giunta comunale di Bolzano ha adottato ieri con
una delibera di modifica al regolamento dell’imposta. In soldoni la scadenza
per il saldo della prima rata si sposta dal 16 giugno al 16 settembre per tutti
e a spiegarne il motivo è lo stesso sindaco Luigi Spagnolli. “A Bolzano abbiamo
circa 50.000 contribuenti che dovranno saldare l’Imi divisi in tre tipologie.
C’è chi ha ricevuto la lettera con l’importo prestabilito, chi l’ha ricevuta
senza l’importo e chi ha scoperto che non deve pagare nulla. Il problema sono i
secondi, 11.000 cittadini, per cui al momento non siamo in grado di determinare
il saldo esatto”. E’ così difficile? “Sì, perché Caaf e commercialisti non sono
dotati di un software che permetta di effettuare questo calcolo in modo rapido.
Si tratta, infatti, di una tassa locale e non nazionale. Non è come la Tarsi,
per capirci, che ha un quadro di riferimento generale”. Tutti, dunque,
rimandati a settembre anche se tecnicamente manca ancora l’approvazione
definitiva del consiglio comunale. Se ne parlerà nella seduta del 10 o del 12
giugno, ma date le circostanze sono da escludere particolari sorprese, se non
altro per mancanza di alternative.
In realtà Bolzano avrebbe
voluto lo slittamento già da tempo. “Lo avrebbe voluto anche Arno Kompatscher –
conferma il primo cittadino – ma nel Consorzio dei Comuni molti miei colleghi
non hanno ritenuto di dare seguito alla richiesta con un decreto provinciale.
Nelle amministrazioni più piccole hanno problemi di liquidità e la desiderano
immediatamente”. Per Bolzano il problema non sussiste? “Si tratta certamente di
somme importanti, ma su un bilancio di circa 300 milioni possiamo permetterci
di attendere tre mesi in più senza particolari scossoni”. La seconda rata dovrebbe poi essere saldata a
conguaglio in dicembre con spedizione del modulo per il pagamento F24 a
novembre.
Ricordiamo che per
quanto riguarda l’Imi sulle prime case di residenza e domicilio all’imposta
dovuta è applicata una detrazione di 558,77 euro. Per i nuclei familiari con
più di due minorenni sono inoltre riconosciuti 50 euro per ogni minore a
partire dal terzo. Molti bolzanini, dunque, ricadranno nella categoria degli
esenti come già comunicato dalle lettere dell’amministrazione inviate nei
giorni scorsi.
Alan Conti
Torna Playground, l'arte è di strada
Sulla strada l’arte della strada.
Torna sabato e domenica in piazza Tribunale l’ormai tradizionale appuntamento
con Playground, lo street festival organizzato dall’associazione La Strada e i
centri giovanili Villa delle Rose e Charlie Brown. Un giro dell’universo
espressivo giovanile che è bene concedersi ogni tanto.
Ruolo centrale, come sempre, sarà assegnato al
torneo di basket quattro contro quattro che conta costantemente 150 iscritti
ogni anno. La declinazione dello sport americano patinato alla cultura di
strada, nata dal ghetto e capace di consacrare veri e propri campioni o
semplicemente portare via ragazzi problematici da occupazioni più pericolose.
La vera delizia di questo torneo, però, è certamente l’essere immerso tra la
gente: senza barriere e senza biglietti di ingresso. Ad alto contenuto
spettacolare è anche il contest di breakdance (domenica, ore 17) dove autentici
ballerini acrobatici si sfideranno su pannelli ad hoc preparati dall’organizzazione.
Sicuramente una delle gare più amate dal pubblico. Sorpresa garantita pure al
capitolo freestyle (sabato, ore 18) con rime indiavolate che paiono impossibili
da inventare sul momento. Eppure questi artisti giocano con le parole come
fossero un semplice strumento di scena. Durante tutto il weekend, inoltre, sarà
presente un angolo dedicato alla pratica del Parkour gestito da ragazzi esperti
che presenteranno tecniche e aspetti di questa curiosa disciplina. Immancabile,
poi, il corner dei graffiti per sfogare l’arte espressiva che da sempre
accompagna questo genere di manifestazioni. Naturale la sfida al migliore
pannello gestita da Arciragazzi e Volontarius con il migliore che andrà ad
abbellire la sede de La Strada. I centri giovanili Vispa Teresa e Corto
Circuito, invece, porteranno in piazza alcuni workshop sull’hip hop realizzati
durante l’anno.
La parte del leone, però, la farà senza dubbio
la musica dato che Playground è sostanzialmente un dj set a getto continuo con
costante alternanza di deejay più o meno noti. Spazio anche alle esibizioni dei gruppi hip
hop della scena locale: per qualcuno si tratterà della prima volta, il che è da
sempre una coccarda sulla giacchetta della manifestazione. Non mancherà,
ovviamente, il nome di richiamo nazionale per il finale delle serate di sabato
e domenica. Quest’anno Playground sarà affidato alle mani e alle parole di Don
Diegoh con Ice Tune e Turi. Una gioia per gli appassionati, una scoperta per
gli altri.
Alan Conti
Emergenza alimentare, torna la colletta
Spagnolli: "Concerti live nel parco Vittoria"
Se proprio non ci riescono gli adulti vediamo cosa frulla
nella testa dei ragazzi. Il parco della Vittoria è sempre stato luogo
ingarbugliato, poco appropriato per il Centro e ancor meno curioso per turisti
e bolzanini. Risultato? Un deserto costante che l’imminente apertura del museo
nel Monumento il 27 settembre deve cercare di spazzare via. Così il Comune di
Bolzano ha chiesto agli studenti della facoltà di design della Lub di
ingegnarsi su una riqualificazione di questo spazio verde dimenticato e della zona
limitrofa. Briglia piuttosto sciolta per un progetto che, chiaramente, vedrà i
primi risultati solo ad inaugurazione avvenuta. Nel frattempo è lo stesso
sindaco Luigi Spagnolli a buttare giù qualche idea. “Mi piacerebbe rendere
quello spazio fruibile per i concerti musicali dal vivo. La cornice si presta
sicuramente e in questo modo distribuiremmo il disagio su più punti del tanto
discusso Corso Libertà”. Intanto i musicisti sono tornati a far sentire la
propria voce per i permessi in occasione dei Mondiali. “Non c’è nessuna
contrapposizione tra calcio e musica e questo lo hanno ammesso anche loro. Noi
approviamo tra i 400 e i 500 concerti live all’anno: non mi sembrano pochi. Poi
alcuni di loro sono sempre piuttosto propensi al lamento. Io credo che dovrebbero
impegnarsi di più nel dare spazio ai giovani come il Comune fa da tempo, invece
qualcuno sembra affezionato al monopolio. Nel frattempo rimango in attesa del
concetto per i musicisti di strada che l’assessore Patrizia Trincanato si è
impegnata a realizzare per dare una normativa propria a questo genere di
artisti coinvolti, al momento, nella famosa delibera per gli spettacoli in
strada”.
Alan Conti
giovedì 5 giugno 2014
Salorno, nella nuova stazione un bar per tutti
Continua a camminare la nuova
stazione di Salorno e la giunta non perde tempo per arrivare a un progetto che
sia definitivo ed esecutivo. Nell’ultima seduta, infatti, sindaco e assessori
hanno messo la firma su una delibera che appare decisamente tecnica, ma in
realtà si rivela estremamente pratica. Il documento, infatti, perfeziona il
comodato d’uso di alcuni spazi della stazione in base a una precisa convenzione
con la Provincia: sono quelli che serviranno per inserire nuovi servizi come un
bar o un tabacchino. “In realtà – precisa il sindaco di Salorno Giorgio
Giacomozzi – è una correzione ad alcune ubicazioni che sulla carta erano
sbagliate”. Un passaggio, però, che è benzina
nel motore di questo progetto ad ampio respiro.
Nei giorni scorsi è stato sondato l’umore dei
pendolari con un questionario preciso e si vede che il primo cittadino ha
voglia di parlare di un progetto che coinvolge moltissimo il paese. Salorno è
terra di mezzo, logico sia anche meta e arrivo per molti pendolari. “Sono
trecento ogni giorno verso Trentino e Alto Adige. Davvero tanti. La nostra
idea, comunque, è di riqualificare la stazione in una doppia dimensione: una
proiettata internamente sui servizi al viaggiatore e una esternamente
nell’inclusione al paese”. Partiamo dallo stretto necessario per i passeggeri.
“I questionari stanno dando delle indicazioni su una richiesta maggiore di
servizi. Significa una sala d’aspetto migliore, la possibilità di prendersi un
caffè, una rivista o i tabacchi. Insomma, né più né meno di quello che si trova
in altri posti analoghi. Chiaramente la riqualificazione degli spazi regala
tutto un altro respiro”. Passiamo all’esterno, al dialogo urbanistico
dell’opera. “Riporteremo la stazione a contatto con il cuore di Salorno –
continua Giacomozzi – attraverso una ciclabile che la avvicinerà moltissimo
all’abitato. Non solo, il nuovo ponte sull’Adige e una futura fermata
dell’autobus completeranno questo percorso di riavvicinamento. Un ruolo
centrale, poi, lo giocherà il bar”. Non sarà, infatti, solo un bancone di
passaggio. “Possiamo proporre delle condizioni estremamente vantaggiose
ottenendo una presenza fissa all’interno della struttura. In questo modo
preveniamo anche i troppi atti di vandalismo degli ultimi giorni. Da un punto
di vista gestionale il modello è quanto viene fatto dal Circolo Aurora alla
stazione di Ora, ma i dettagli sono ancora tutti da definire”. Tempi e costi?
“La speranza è di avere la conferma al progetto entro al fine dell’anno con un
costo complessivo di 950.000 euro, coperto dalla Provincia con 800.000 euro. Un
investimento garantito a suo tempo dall’assessore Thomas Widmann”. Non siete
curiosi di scoprire se il progetto sarà appropriato anche per la nuova giunta
nell’ingarbugliato calderone delle opere in attesa? “In effetti si ridiscute
tutto, ma credo che questa sia un’opera prioritaria per concludere il disegno
di riqualificazione delle stazioni in generale. Non ci aspettiamo nessuna
sorpresa”.
Alan Conti
Piscina e bocciodromo, viale Trieste cambia faccia
PISCINA COPERTA. L’opera più impattante, al momento, è la
completa riqualificazione della vasca interna del lido che da anni causa di
infiltrazioni e perdite fastidiose nei locali tecnici. Il Lido esterno è stato
riaperto in anticipo proprio per fare spazio a questo cantiere che dovrà
procedere a ritmi serrati. “Tutta le piastrelle della vasca – spiega
l’ingegnere comunale Georg Gschliesser – saranno smantellate per fare spazio a
una rivestitura inox. L’estetica sarà come quella della piscina olimpionica
esterna, mentre le misure finali saranno 25 metri di lunghezza, 16 di larghezza
con una profondità variabile di 1,40 metri sul lato ovest e 5,12 lato est”.
L’acqua sarà a sfioro e questo comporterà l’innalzamento di 28 centimetri del
corpo piattaforme per i tuffi con allargamento delle pedane per renderlo
omologabile anche per le gare di sincro. Costo dell’operazione 1,15 milioni di
euro. I tempi, qui, sono la vera tagliola perché il 24 settembre tutto deve essere
pronto e infiocchettato vista la chiusura della stagione outdoor il 14. “La
ditta austriaca Berndorf che fornirà il rivestimento – chiude Gschliesser – si
è detta pronta a lavorare anche di notte pur di rispettare la consegna”.
BOCCIODROMO. Poco più in là il bocciodromo si affaccia verso
la pista ciclabile con un sorriso sdentato. In corso, infatti, i lavori di
ristrutturazione del ristorante con la realizzazione di due nuove terrazze e la
sistemazione di tutta la zona antistante. Un intervento da 700.000 euro che
verrà poi riconsegnato alla vecchia gestione a luglio per gli arredi e a
settembre per la nuova inaugurazione. Vicino a dei rendering sufficientemente
poco primaverili , quindi graditi all’assessore Luigi Gallo, vien da chiedere il
perché di un lavoro che nemmeno sfiora le piste da bocce della comunità. “Il
locale è patrimonio del Comune, il gestore paga un canone e se migliora il suo
lavoro migliorano anche le nostre entrate. In ogni caso contiamo di mettere
mano anche alle bocce e al PalaMazzali se possibile” la risposta del
rappresentante di giunta.
PALAMAZZALI. Qui si entra nella dimensione meno certa e più
insicura. L’idea di un rinnovamento rende curiosi, ma il procedimento è
ingarbugliato e la diffidenza appropriata. “Sarebbe bello poter mettere mano in
modo efficace a questo palazzetto, ma ci sarà bisogno di convincere la
Provincia” spiega Gallo. Più netto è il direttore della ripartizione lavori
pubblici Marco Spada: “Solo per una ristrutturazione di quello che c’è ci
vorrebbero 4 milioni, mentre un progetto serio costerebbe sui 10 milioni.
Difficile perché l’amministrazione provinciale non ha mai finanziato impianti
sportivi su Bolzano a parte il Druso, ma si potrebbe collegare il tutto proprio
alla nuova curva per gli spettatori del pallone”.
STADIO DRUSO. L’impianto calcistico, infatti, è in rampa di
lancio progettuale. Dopo Pentecoste l’architetto Ralf Dejaco di Bressanone
riceverà l’incarico per passare dallo studio di fattibilità alla parte più
concreta. Chiare, comunque, le intenzioni dell’amministrazione. “Qui avremo un
sostegno provinciale per un’opera da 4 milioni – continua Spada – che porterà
la capienza a 4.500 spettatori. Verrà cancellata la pista d’atletica,
avvicinato il campo alle tribune e costruita la nuova curva sul lato del lido
da riservare in larga parte ai tifosi ospiti. Verrà rivista anche la “Canazza”
(lato fiume) che oggi ha moltissimi problemi. L’altra curva, come detto,
speriamo di includerla nel progetto del PalaMazzali rendendoli comunicanti”.
Non si partirà fino al 2015 con lavori che dureranno tra i due e i tre anni e
che dovranno convivere con l’attività agonistica. Dovessimo fare il salto di
categoria sul campo non saremmo certo l’unica città a giocare con un cantiere,
ma sicuramente non ci saranno altri stadi dove la curva di casa è destinata
agli ospiti.
Ecco la gang del würstel
Li hanno scelti come alfieri del cibo di strada nostrano per
i prodotti che propongono ma anche per la simpatica personalità. Non c'è alcun
dubbio andando a conoscere da vicino i protagonisti bolzanini della puntata
"Unti e Bisunti" proposta da Dmax e condotta dalla star della
mangiata popolare Chef Rubio (al secolo Gabriele Rubini). Così, dopo la
trasmissione di lunedì sera, Thomas Schrott e Paula Ebner sono diventati la
"Gang del Würstel" e se la ridono. Non senza svelare come il mondo
del set sia ingarbugliato, anche se è sufficiente seguire alcune regole appropriate
per godersi una curiosa esperienza nuova. "Nonostante la brevità delle
scene abbiamo girato per diverse ore - ammette Schrott - ma eravamo stati
selezionati e avvertiti già a febbraio. Vennero due emissari della trasmissione
per un sopralluogo e hanno deciso in base alla qualità dei prodotti e, presumo,
alla nostra personalità". Già, intanto una buona parte della puntata è
stata realizzata nel magazzino della macelleria. "Sì, in via Castel
Roncolo. C'erano alcuni trucchetti scenici come il fumo creato da apposite
macchine, ma diversi scambi sono stati del tutto improvvisati. Non c'era, per
capirci, un copione stretto". Chef Rubio, peró, è assai meno duro di quel
che vuole far credere. "In realtà è un ragazzo simpaticissimo e gentile.
Sicuramente, oltre lo show, è un professionista che conosce la cucina e
l’importanza nella scelta delle materie prime". Star dell'episodio, anche
nei social network, è stata sicuramente Paula Ebner: presenza tradizionale al
"brat" di piazza Erbe. Talmente spontanea da dimenticarsi una delle
regole maestre della televisione: nessun cambio di abito in scene che vanno
montate vicine. "Nella puntata, a un certo punto, mi sposto dal banchetto
per andare nel magazzino. Peccato che quando abbiamo ripreso a girare con
Schrott mi ero cambiata la maglietta. Per un po' non ci siamo accorti poi uno
della produzione ha fermato tutto e mi ha mandato di corsa a rimettermi quella
delle altre scene. Logico che abbiamo perso un po’ di tempo”. Per la gioia dei
tecnici. “Ma no – ride – sono stati pazienti. E’ stata una bella esperienza.
Vedevo la gente che fermava Rubio per strada, ma io sinceramente non lo
conoscevo. Forse anche per questo non ero troppo emozionata”.
Tra chi compare nella
prima parte dell’episodio, prima del trasferimento a Varna per i canederli e in
val di Funes per la sfida a colpi di Gröstl, c’è anche John Diaz con il suo
banchetti del pane in piazza Erbe. “Pensavo fosse una cosa decisamente più
rapida, invece per girare una scena ci abbiamo messo molto tempo. Purtroppo non
ho ancora avuto modo di vedere la puntata, ma mi hanno detto che è ben
riuscita”. In effetti i commenti sui social network sono stati più che positivi
e in molti hanno scoperto con gioia le bellezze naturali e culinarie
altoatesine, non senza qualche risata o sfottò rivolto agli aspetti tirolesi un
filo troppo stereotipati. Nel complesso una vetrina positiva anche grazie alla
simpatia dei nostri chef “di strada”.
Alan Conti
martedì 3 giugno 2014
Park disabili al coperto? Non all'ospedale
Inzupparsi d’acqua o combattere con una pendenza. Nei giorni
di pioggia i disabili diretti con la propria auto al Padiglione W dell’Ospedale
di Bolzano devono mettere in conto almeno uno di questi disagi. “E’ inevitabile
– denuncia Enzo Golinelli costretto a frequentare spesso il nosocomio con la
moglie – perché la distribuzione è del tutto senza senso. Non esiste, per
esempio, uno stallo che sia coperto”. In effetti nel piccolo parcheggio che
porta al piano zero su 48 posteggi solo due sono segnati con le linee gialle
(ma senza segnaletica verticale), mentre nell’area grande dietro la fermata dei
bus i posti dedicati sono 13, tutti piuttosto sbiaditi e senza un minimo di
copertura. Tutti in rigorosa pendenza. “Purtroppo per noi le operazioni di
uscita dalla macchina sono più lunghe e complicate. Praticamente impossibili da
fare con un ombrello. Così capita che ci laviamo completamente prima delle
visite e dobbiamo rimanere bagnati per ore”. Il paradosso di tutto questo è che
nel nuovo, splendente e carissimo parcheggio interrato non esiste uno stallo
che sia uno per i disabili. In un ospedale. “Lì sotto sarebbe tutto più
semplice perché potremmo stare coperti e poi muoverci internamente con
ascensori e scale mobili. Si allungano i percorsi, d’accordo, ma sarebbe
comunque un passo avanti”. La motivazione ufficiale dell’assenza di questi
posti è che la gestione è in mano alla “Hospital Parking” che decide in
autonomia. Impensabile, per esempio, provare a scendere e poi chiedere
l’esenzione per disabili: “Una volta per disperazione, sotto il temporale,
abbiamo scelto il garage. Abbiamo dovuto pagare le 4 ore di sosta senza
fiatare”. Ci sarebbero, infine, anche i
posti bianchi in superfice a disposizione ma le dimensioni sono diverse e non
sempre sufficienti per permettere uno spostamento su carrozzella. In ogni caso
questi posteggi, riservati alle persone che riescono perfettamente a camminare,
li hanno posizionati più vicini all’entrata. Con l’ombrello il tratto è più
corto.
Torneo dell'integrazione: il calcio che unisce
Il razzismo, la violenza e la maleducazione sono la faccia
brutta del calcio che ogni tanto si prende la copertina sporcandola. Questo
sport, però, è anche condivisione, unione e solidarietà: la faccia bella che la
Consulta Immigrati del Comune di Bolzano ha voluto spolverare per un torneo
particolarmente significativo. E’ andato in scena ieri allo Sport City di Maso
della Pieve, infatti, il torneo “Siamo tutti nella stessa squadra” di calcio a
5 con squadre miste composte da componenti delle diverse istituzioni cittadine
e dai membri delle associazioni comunali e provinciali che si occupano di
immigrazione. Una vera e propria festa per il decennale della Consulta
all’insegna della quintessenza degli sport di squadra dove ci si spoglia dei
propri ruoli sociali per remare, tutti uguali, verso un unico obiettivo. Una
giornata baciata dal sole e dalla partecipazione di pubblico curioso nonostante
una formula un po’ ingarbugliata dalle tante presenze, ma dalla filosofia
sicuramente appropriata. L’iscrizione, infatti, è stata completamente gratuita
e ha visto comparire rappresentanti di Consiglio Provinciale, Coordinamento
all’integrazione della Provincia, Consiglio Comunale di Bolzano, Assessorati
alla Partecipazione e Pari Opportunità, Consulta Giovani, Circoscrizioni,
Intendenza Scolastica, Caritas, Curia, Lub ed Eurac. Un plateau importante
senza considerare l’elenco a cascata delle associazioni provenienti da tutto il
territorio e disseminate su diversi ambiti. Al di là della bellezza del gioco è
stata anche l’occasione per vedersi, conoscersi e apprezzarsi un poco di più lasciando da parte
i vincoli della vita quotidiana. Il calcetto, di per sé, crea dei modelli di
interazione tra i compagni che si potrebbe cercare di traslare anche nelle
dinamiche della società e la partecipazione istituzionale ha chiaramente questa
finalità pratica e simbolica. “Nella vita reale i partiti politici scrivono le
regole del gioco e, volente o nolente, hanno il potere di determinare i
titolari e le riserve della società – scrivono i rappresentanti della Consulta
nel documento di presentazione – ma spesso capita che chi entra dalla panchina
è colui che poi risolve la partita”. Un torneo, insomma, del tutto particolare:
senza primi, ma nemmeno ultimi.
lunedì 2 giugno 2014
Rubio: "Quanto affetto a Bolzano"
Si chiama Gabriele Rubini, ma è noto come chef Rubio. E’
l’ex rugbista appassionato di cucina che ha incollato davanti alla televisione
le famiglie con il suo programma “Unti e Bisunti” dove si valorizza il cibo da
strada attraverso le sfide con i suoi migliori interpreti. Gente da banchetto,
al massimo da trattoria che Rubio affronta sul loro campo armato di un piccolo
carretto: grande cucina di popolo. Di popolo è stata anche la sua comparsa a
Bolzano per girare la puntata della nuova serie che dal 21 aprile è in onda su
DMax (Canale 52 del digitale terrestre) ogni lunedì dalle 22. La puntata
altoatesina, in palinsesto il 2 giugno, vede Rubio passare in rassegna le bontà
della cucina nostrana dal banchetto del Bratwurst in piazza Erbe fino
all’osteria “dei Carrettai” passando per l’ambulante con il pane tipico. Oggi
tutto il set si sposta in direzione val di Funes e poi Varna, dove si terrà la
sfida vera e propria. Massimo segreto sull’avversario. In ogni caso la sua
presenza scatena subito i fan e Facebook si trasforma ben presto in un tam tam,
favorito anche dalla sua sostanziale predisposizione al contatto con la gente.
Eppure si aspettava di passare più inosservato come Gabriele Rubini che non
riconosciuto a ogni angolo come chef Rubio.
“Vero, ammetto di essere rimasto sorpreso dal calore e
dall’affetto di questa città. Avevamo fatto un sopralluogo a febbraio, altro
clima decisamente. In tutta la giornata, però, sono stato letteralmente
sommerso dall’affetto”.
Che effetto le fa gestire una fama piuttosto repentina?
“Primo ho avuto tanta fame, poi non mi aspettavo certo il
cambio di vocale. In realtà sono contento di dedicarmi a una mia passione, poi
la popolarità è imprevedibile”.
Parliamo di cibo
allora. Cosa le ha fatto leccare le dita qui a Bolzano?
“Mi ha stupito molto il formaggio grigio. Poi potrò sembrare banale, ma lo speck assaggiato qui è davvero un’altra cosa. Purtroppo alcuni alimenti vengono davvero svalutati dalla grande distribuzione. Lo speck in vaschetta non ha nulla a che fare con questo”
“Mi ha stupito molto il formaggio grigio. Poi potrò sembrare banale, ma lo speck assaggiato qui è davvero un’altra cosa. Purtroppo alcuni alimenti vengono davvero svalutati dalla grande distribuzione. Lo speck in vaschetta non ha nulla a che fare con questo”
Oggi la sfida della
puntata: non ci crediamo che nessuno sappia nulla.
“Io davvero avrò l’effetto sorpresa. So che si tratta di un
signore che lavora in un maso e arriverà con un trabiccolo simile al mio. Credo
sarà divertente”
Senta, lei per la
prima volta ha portato in televisione un modo molto “fisico” di rapportarsi con
il cibo. Si tocca, si porta direttamente alla bocca, quasi si consuma. Insomma
quello che si dice ai bambini di non fare. Infatti i bambini lo adorano.
“Non è una forzatura, è il mio modo di intendere la cucina.
Chiaro che se sono ospite a casa di qualcuno non mi metto a mangiare con le
mani, ma ammetto che se posso mi piace farlo. L’alimento da strada ha una
grandissima tradizione, è basilare e così va vissuto”
Li vede gli altri
programmi di cucina?
“Per fortuna no”
Brutta opinione degli
chef stellati?
“No, di quelli che non vanno in televisione ho grande
rispetto”
E di quelli che ci vanno?
“Non rispecchiano il mio modo di intendere la cucina”
Rubio è così: duro e crudo. Chef da strada.
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