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lunedì 19 aprile 2010
Bartolomei, o la dolce storia
Alto Adige — 16 aprile 2010 pagina 36 sezione: AGENDA
BOLZANO. Hai voglia a intitolare il bar col nome di famiglia “Bartolomei”, se poi per tutti diventa “il Castagnaccio”. E’ questo il bizzarro destino di uno dei luoghi di ritrovo storici del rione attorno a via Torino, conosciuto e apprezzato trasversalmente da tante generazioni. Era il 1936, infatti, quando i coniugi Pietro e Argia Bartolomei, appena arrivati a Bolzano dalla loro Altopascio, provincia di Lucca, decidono che nella strada della “villette” ci starebbe proprio bene un bar per tutto il rione. Nasce così uno dei simboli di Bolzano che ancora oggi si mantiene inalterato nella memoria e nel presente quotidiano. A mettere il nome di Bartolomei su tutte le bocche cittadine, comunque, fu un tipico dolce toscano che proprio le bocche coccolava: il castagnaccio. E’ così che in pochi mesi in via Torino si genera un viavai a tutte le ore, tutti i giorni e in tutte le stagioni, nonostante il dolce si presti meglio, ovviamente, ai mesi autunnali. Chi porta la moglie, chi il figlio e chi se lo fa incartare da portare a casa: il castagnaccio diventa ben presto patrimonio dei bolzanini. Una ricetta che qualcuno cerca pure di riprodurre in casa, ma non riuscendo a eguagliare la proposta di quel bar che nel frattempo diventa per tutti “Al Castagnaccio”. Oggi di quell’epoca rimane il ricordo di Lina Bartolomei, figlia dei coniugi fondatori, che ancora porta avanti il negozio di bomboniere di fianco al bar. «Una bella storia - commenta - che ci ha permesso di entrare nel cuore di questo rione e ancora oggi essere ricordati. Son contenta, comunque, che la nuova gestione abbia mantenuto il nome storico». Ecco, nuova gestione del bar. Oggi infatti “Bartolomei” è nelle mani di Roberto Fontana, che ci accoglie con un sorriso dal bancone. «Abbiamo la stessa tipologia di clientela che caratterizzava questo locale nel passato: residenti, lavoratori, gente del quartiere. La tradizione della pasticceria l’abbiamo voluta mantenere e la ricetta del castagnaccio, logicamente, è la stessa di una volta». Ad aiutarlo c’è Cristina Braescu: «La tradizione della colazione domenicale da noi è rimasta negli anni e ancora adesso coinvolge fasce di tutte le età». Michela Tschafeller lavora nel vicino negozio di biciclette ed è assidua frequentatrice del bancone del “Castagnaccio”. «Vengo almeno tre volte al giorno per il caffè o la brioche». Vicino a lei Mario Dalla Paola, che apprezza «servizio e cortesia di un luogo storico per la città». Nei tavolini della sala, invece, troviamo Sonia Franchi e Lidia Bernard, venute per due chiacchiere tra amiche. «Già ai tempi del castagnaccio frequentavamo questo posto. E’ stato un punto di riferimento per tutti in quegli anni. Indimenticabile». Rosa Viadana conferma: «Per chi abitava qui era una tradizione venire la domenica mattina. Oggi è cambiato ma vedo che l’atmosfera è rimasta simile». Luciana Rossi, infine, ritrova su questi tavolini i sapori di “casa”. «Sono originaria della provincia di Siena e il castagnaccio è per me una tradizione storica. Mi fa piacere frequentare questo piccolo tempio bolzanino della specialità». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti
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