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lunedì 26 aprile 2010
Via Sassari: manca l'illuminazione pubblica
Alto Adige — 25 aprile 2010 pagina 19 sezione: CRONACA
BOLZANO. E’ la porzione di città che più si è trasformata negli anni, accendendo discussioni. Oggi, l’asse via Cagliari-via Sassari continua a dividere residenti e commercianti. Stranieri, adolescenti difficili da domare, rapporti talvolta tesi con i vigili, episodi di microcriminalità e un senso di abbandono verso le istituzioni fanno capolino nella maggior parte delle dichiarazioni di chi vive quotidianamente la “nuova” Don Bosco. Di contro si schierano gli innamorati della zona, intenti a ridimensionare un disagio fin troppo discusso. Ne esce così una nuova spaccatura che si va ad aggiungere alle tante che attraversano la vita del quartiere. «L’Amministrazione ci ha lasciato sempre soli - l’accusa lanciata da Emanuele Maglione, titolare della pizzeria “Il Portichetto” - e se non fosse per un forte spirito imprenditoriale saremmo già spariti. L’illuminazione su via Sassari, per esempio, è completamente assente da più di dieci giorni. La sera le strade sono vuote e pericolose, mentre i vigili massacrano chi si ferma un secondo per acquistare una pizza d’asporto. Così facendo tagliano le gambe al commercio e l’unica risorsa che ci rimane è puntare sulla qualità». Pietro Filippini conferma: «Per noi residenti è sempre più difficile instaurare rapporti con gli stranieri e i vandalismi come l’urina sui muri o i preservativi usati gettati in cortile sono all’ordine del giorno. Le Semirurali, purtroppo, erano tutto un altro mondo». Gianni Bevilacqua butta acqua sul fuoco: «Vero, l’illuminazione è guasta, ma io mi trovo bene». Stesso tono per Luciano Cassini, titolare del bar “Luciano”: «E’ vero, i vigili sono troppo fiscali e gli adolescenti, a volte, bisogna tenerli a bada, ma basta con l’eccessivo vittimismo». Anche Ester Picciarelli della “Latteria del Sole” ammette la «vivacità di alcuni ragazzini, ma anche la possibilità di lavorare bene con tante famiglie meridionali». Davide Galvan, titolare di “Kiklos”, invece, è più drastico: «Personalmente non verrei mai ad abitare qui perché non mi sentirei sicuro. I furtarelli di biciclette sono molto frequenti e una volta ci sono entrati in negozio i ladri. Di notte non camminerei tranquillo per le strade, specie al cospetto di certi gruppi di adolescenti che girano da queste parti. Commercialmente, infine, è evidente che qui non possiamo pretendere di rivolgerci a un potere d’acquisto complessivo come quello di Gries». La storia di Mahdi Abdulhakeem è, per certi versi, simbolo di un quartiere che cambia: «Arrivo dall’Iraq e da quattro mesi gestisco con mia moglie il negozio di ortofrutta “Nuna”. Non è facile inserirsi in una realtà come quella di Bolzano, bilingue, e Don Bosco, a forte matrice italiana con una consistente quota di stranieri. Mi sembra, tuttavia, che lavorando con onestà si possa guadagnare la fiducia di chi vive queste strade da anni e il senso di solidarietà della periferia è forte». La conferma arriva dalla cliente Anna Volpe: «A volte si dipinge questa zona come il Bronx, dove italiani e stranieri vengono ai ferri corti. Non è sempre così ed è necessario rispettare chi viene qui per lavorare e darsi da fare per il bene della comunità». Mirko Cardia, invece, arriva dalla Sardegna e da qualche anno abita in via Cagliari. «Il mio cruccio sono i continui furti di biciclette. A me hanno portato via quella elettrica poco tempo fa. Per il resto direi che si vive piuttosto bene». Benvenuto Castagna è il nonno vigile all’incrocio via Bari-via Cagliari. «Il traffico è sempre un problema, soprattutto nei giorni di brutto tempo. Bisogna ammettere, però, che negli ultimi anni ho visto più educazione nei bolzanini al volante. Gli adolescenti? Sono agitati, certo, ma raramente superano il confine della maleducazione: bisogna saperli prendere. Mi conforta, invece, vedere come il livello d’integrazione tra le giovani generazioni sia superiore a quello di noi adulti». © RIPRODUZIONE RISERVATA - Alan Conti
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