Nella distribuzione delle competenze di
giunta il presidente Arno Kompatscher si è tenuto bene in mano il
volante dell'Alto Adige di oggi con l'economia e la finanza sotto gli
occhi, ma ha preso le chiavi dell'Alto Adige del futuro e le ha
affidate a Christian Tommasini e Philipp Achammer. Una scelta di
rotta oltre che politica: la fabbrica dei nostri giovani, la scuola,
sotto l'ala di due giovani. Il primo, Tommasini, nonostante sia ormai
noto dalla scorsa legislatura all'anagrafe conta comunque 38 anni,
due lustri in meno per il ventottenne Achammer. La prospettiva,
insomma, è più vicina agli studenti che non ai baroni degli atenei
per intenderci. Da qui, però, passa buona parte della legislatura
perchè non a caso la scuola è stata uno dei punti più problematici
nella stesura dell'accordo di coalizione dato che tanti sono i punti
di domanda che apre e altrettante le possibili sorprese tra cui
scegliere.
Il primo obiettivo, per esempio, è
quello di andare a Roma a prendersi la competenza primaria sulla
formazione sottraendola a lacci e lacciuoli centrali per muoversi con
più libertà sul fronte organizzativo, ma anche della gestione del
personale docente. C'è poi il tasto rosso del settore, ovvero
l'insegnamento della seconda e delle altre lingue. L'accordo gioca un
po' sugli equilibrismi: sì al Clil intensivo, sì a più scambi tra
studenti e attività extrascolastiche, ma sì anche al caposaldo
dell'articolo 19 sulla madrelingua. Tanti punti fermi che,
paradossalmente, rimettono ancora più il pallino in mano ai due
assessori perchè qualsiasi pedale si voglia spingere presenta un
qualche appiglio programmatico. Vedremo.
Riflettori puntati anche sul calendario
scolastico dove il Pd pretende una riforma in nome delle autonomie
degli istituti e l'Svp continua a propendere per una settimana corta
univoca. Attenzione, infine, sulla gestione del personale,
amministrativo e insegnante, perchè tra le pagine spuntano termini
come “razionalizzazione” e “revisione dei contratti” che di
solito fanno fischiare le orecchie dei sindacati come treni e alzano
le antenne dei tanti dipendenti della scuola.
La scuola è la fabbrica del futuro e
ha una responsabilità proporzionale. Cinque anni possono segnare una
strada. Nel bene e nel male. Kompatscher, infatti, ha dato loro le
chiavi del futuro, ma noi tutti affidiamo loro i nostri bambini.
Alan Conti